Abbiamo
elencato i chakras, ma, sempre, senza parlarne singolarmente, per il
fatto che eravamo intenti a rivelare i fattori cosmici ai quali ci
inseriscono, di costante. Teniamo, ora, presente che i chakras, a
differenza della statica funzione di ogni arto biologico e tangibile
del fisico, si qualificano perché palpitano di una nota, o, natura
sconosciuta al mondo materiale: la quarta
dimensione. Ogni chakra è collegato, naturalmente, a tutte
le parti dell'universo; il chiaroveggente, difatti, non porta il
chakra verso l'oggetto eterico denso, o, eterico-cosmico che vuole
raggiungere. Egli lo vede riflesso in quel chakra, ovunque l'oggetto
si trovi; lì, ove il tempo e lo spazio sono aboliti. E, ad un più
attento esame, la immagine dell'entità contemplata e rispecchiata
nel chakra, si rivelerà, non già per un fantasma, ma per l'entità
stessa.
Però,
ogni chakra ha delle funzioni soggettive, che è necessario
comprendere, per potersi avvalere delle sue specifiche possibilità.
Nel
descrivere i chakras dell'essere umano, noi faremo conto di
osservarli nel corpo eterico di un uomo sviluppato spiritualmente e
che li abbia tutti funzionali. Il chiaroveggente, difatti, dove un
Adepto ha, per chakras, dei soli, rutilanti di splendore e di
colore, vede, in un uomo sottosviluppato, dei grigi bottoni larghi,
di materia eterica torbida, senza alcun balenìo manifesto, e con
una luce potenziale appena accennata.
Il
chakra è, anzitutto, un innesto di due tipi di forze: quella
planetaria e quella umana. Ecco, i due bracci della croce; ecco, il
Cristo e l'uomo. Esistono settantasette chakras in tutto il corpo
eterico: hanno un'apparenza sferica. Sette sono i maggiori: quattro,
lungo la spina dorsale; tre, riguardano la testa. Ed i Maestri danno
molta importanza al fatto che il discepolo afferri, alla radice, le
loro funzioni. Nè, presumiamo che esso possa farlo di primo
acchitto. La strada, in ogni modo, è tale, quale gliela stiamo
indicando.
Il
chakra è composto dal coesistere di varie linee magnetiche:
a)
Il Punto;
b)
il Triangolo;
c)
le Linee Irradianti;
d)
la Sfera di Incidenza.
Incapsulato
in ogni chakra, come perla nello scrigno, v'è il Punto
Centrale, che dissemina le indescrivibili potenze della
Monade; il Punto Centrale è racchiuso in un triangolo:
tre linee di forza, che riflettono il colore, la natura, il potere
del raggio monadico, di quello del corpo causale e di quello della
personalità. S'ergono, in direzione quadrimensionale, dalla
presente tetraktis magica, i cosiddetti petali del
chakra. Cioè, le singole irradiazioni, diverse per ogni chakra, e
che sono proprio le linee di forza che il discepolo deve imparare a
trattare a dirigere, nel suo lavoro di mago bianco. Simile divino
armonicum si assomma nel circolo che ne
rappresenta la zona di confluenza e la sintesi radicale.
Il
gioiello monadico, risiede, manifesto a chi lo sappia localizzare,
nel chakra alla sommità del capo. E si riflette in quello
posto fra gli occhi ed in quello della gola. La sua visione è più
labile negli altri.
Il
chakra alla base della spina dorsale ha quattro petali, o
linee di forza, ed è di color arancione.
Il
chakra lombare ha sei petali.
Il
chakra, detto plesso solare, ha dieci petali ed il suo colore
dà sul verde, con deviatura verso il rosa.
Il
chakra cardiaco ha dodici petali ed il suo colore è di un
giallo intenso.
Il
chakra della gola ha sedici petali ed il suo colore è
turchino-bleu, con riflessi argentei.
Il
chakra ajna, posto tra gli occhi, riunisce, in una sintesi
sostanziale, la personalità dell'uomo; dove la natura inferiore si
collega alla superiore. È curioso, infatti, constatare, che i
petali sono novantasei, cioè il doppio della somma dei precedenti
cinque. Le totalità di colore si raffinano altamente, e, qui, sono
rosa-giallo, bleu-splendido.
Il
chakra brahmarandra, alla sommità del capo, ha mille petali
ed è rappresentato, simbolicamente, nelle statue del Buddha, dal
misterioso vestimento lenticolare al capo, che quasi tutte portano.
È composto da due elementi: una zona interna ed una esterna. La
zona interna (la Luce nella Luce) è bianco-gialla. La esterna, di
un indescrivibile balenìo di colori. La zona interna è il
riflesso, sul cerebro eterico, del chakra del cuore. Nell'ultima
rivelazione, si trova un accenno alla magìa del numero sette. Il
numero sette, pur costituendo il ripetersi eterno di un medesimo
eterno ritmo, lo vediamo, sempre, inguainato nell'otto. "Colui
che non si deve nominare" è un Raggio Cosmico; ma si manifesta
attraverso sette sistemi solari. Il nostro Logos Solare è un unico
Logos, ma si manifesta attraverso sette Logoi Planetari. Il nostro
Logos Planetario è un unico Logos ma si manifesta attraverso i
sette Kumara. In tutti i casi emerge il numero otto. Sta di fatto,
però, che noi, i sette chakras, sia dell'uomo, che del Logos
Planetario, che del Logos Solare, che del Logos Cosmico li possiamo
analizzare e circoscrivere esattamente. Mentre, quando arriviamo
all'ultimo di essi, a quello del capo, vediamo che l'unità si
risolve in un nuovo dualismo. E diciamo, quindi, che il chakra
interiore (ed ultimo dei sette), alla sommità del capo, si
ricongiunge all'ottavo, che ne costituisce la sfera circostante, con
cui fa blocco unico. Ed è così che l'otto continua ad essere
sette, che il finito si tramuta in infinito, che si compie la
catarsi di Brahman, il quale resta Brahman, pur divenendo
Parabrahaman.
È,
comunque, al centro brahmarandra che si focalizzano tutte le
attenzioni delle Guide dell'umanità. Viene detto, difatti, di
continuo, ai discepoli: "Vivete nella testa". Con
ciò, simbolicamente, esortando l'uomo a postularsi alla vetta delle
sue sensazioni fisio-psicologiche, per giungere al contatto monadico.
Contatto che scaturisce solo da tale chakra.
L'insieme
d'incidenza delle rispettive circonferenze dei sette chakra
determina un'entità energetica, chiamata l'aura dell'individuo.
È l'irradiazione combinata dei gradi evolutivi dei suoi chakras che
dà la nota occulta all'individuo, in seno ai valori invisibili
dell'umanità. Noi continuiamo a riferirci all'ideale individuo che
abbia risvegliato armoniosamente tutti i sette punti nevralgici
eterici. Tale aura avrà, allora, acquistato un incredibile potenza,
silenziosa e suggestiva. Senza parlare del fatto che costui, appunto
perché essi lo collegano ai Sette Signori del Mondo, al Logos
Planetario, e, più su ancora, alle Sfere Celesti, possiederà la
padronanza del costante colloquio con i Poteri Divini dell'Essere,
confermiamo che egli potrà dirigere le sue forze risvegliate,
ovunque lo voglia e con tutto il successo che desidera. Convergerà
le linee magnetiche dei chakras, o, petali, in determinate note
posizioni e in determinate direzioni; le unificherà, ritmicamente,
in un blocco unico; le vedrà trasformarsi nei poteri angelici che
presiedono alla loro struttura, e oltre..... Ma, possiederà
un'aura, meravigliosa conchiglia, da cui sfavillerà la luce della
perla della Gerarchia Bianca, in ogni atto quotidiano che compie.
Consideriamo,
adesso, la naturale predisposizione che l'uomo ha, nei contatti con
il mondo delle idee. Esiste, come è riferito da Patanjali, nelle
sue lezioni di Yoga, "la nuvola delle cose intellegibili",
(quella che è stata chiamata il Piano Divino, da un
altro Maestro), che, dalle vette del supremo ordine celeste,
lambisce, di continuo, il terreno spirituale dell'uomo. Il problema
è di entrare in contatto con essa e di tradurla in espressione. Vi
sono vari metodi graduali per farlo. Aspirazione, concentrazione,
meditazione, illuminazione; e l'ispirazione avviene. Spesso, il
discepolo si incapriccia a volere che il Maestro intavoli con lui un
discorso più diretto, sulla natura di simili processi occulti, che,
per lo più, sfuggono all'analisi della coscienza ordinaria. Cosa
che il Maestro non può fare, semplicemente perché soltanto la
maturità individuale ci può permettere di comprendere cosa siano i
piani superiori, troppo spesso confusi e scambiati con qualcosa, pur
se radiante, di statico e incombente. Cogliamo, adesso, l'occasione,
per suggerire al discepolo, se egli cade in preda a tale tipo
d'illusione, di volgere altrove lo sguardo. Non solo i Maestri hanno
cessato di occuparsi personalmente dell'evoluzione singola dei
discepoli; ma, desiderano collaboratori, capaci ed esperti. Tutto ciò
che di teorico poteva essere rivelato all'uomo, sulla magìa
creatrice, è stato rivelato. Il resto è questione di intuizione
personale. Solo quando il discepolo è diventato un collaboratore
capace ed efficiente, il Maestro si fonde con lui, in una
consapevole unità d'azione e continuità di presenza.
Comunque,
costretti come siamo a parlare per simboli, torniamo a
rappresentarci "la nube di cose intellegibili", quale lago
inesauribile di sostanza archetipica, che alimenta e continua a far
crescere il fiore della civiltà. I Portatori dell'acqua divina,
sono i Maestri che, con la borraccia del loro sapere e del loro
potere, raccolgono, da una parte, il liquore vitale, e, dall'altra,
innaffiano, con esso, tramite la telepatia planetaria, le menti
degli uomini, accelerandone il processo evolutivo. All'uomo, ciò
appare come un rivelarsi di improvvise intuizioni, come un impulso a
nuove mète... Si tratta, non solo di accettare il fatto ed
abituarsi a lui; ma, di aiutare il desiderio che i Maestri hanno di
unirsi al genere umano, con l'apprendere l'arte della ricezione e
della impressione. I Maestri non si trovano lì, o, qui. I Maestri
si trovano latenti, nell'ovunque. E cade ben a proposito tornare
a sottolineare le capacità che un Maestro possiede. La quinta
iniziazione Gli ha dato il dominio su tutti i tre mondi. Il che
significa libertà da essi; ma, anche, un completo incatenamento ad
ogni più rarefatta particola dei medesimi: dagli elementi singoli
che li compongono, alla loro vasta panoramica generale.
L'uomo
non è ancora capace di vivere, unificato al silenzio della Parola
Divina Informale, che palpita in seno alla "nube delle cose
intellegibili". La vibrazione rarefatta, composta dai mille
segmenti energetici del suo chakra alla sommità del capo, per forza
di cose, è immersa, continuamente, in tanto mondo archetipico. Ma,
l'atmosfera è troppo alta perché le parole possano descriverla.
L'uomo si trova costretto, tramite l'articolazione occulta del suo
Io, a dare una veste a ciò che veste non ha e che è il puro
Essere. Ivi, regna, sovrana, la Monade. E la Monade è: "VOLONTÀ
DI ESSERE". Ecco la ragione per cui il chakra alla sommità
del capo è stato chiamato il chakra della volontà, e soltanto la
volontà risvegliata e cosciente può compiere la magica incisione
che ne liberi il fuoco ardente. Quando l'uomo, prima pigramente,
poi, in maniera più precisa e sempre più precisa, inizia a portare
giù la semenza d'oro delle astrazioni pure che riceve dalla Monade,
a cui si è unito, alla quarta iniziazione, distruggendo il suo
corpo causale e acquistando la completa padronanza del chakra
brahmarandra, egli è costretto a prendere la strada del chakra
ajna, posto tra le due sopracciglia. È tale chakra che plasma il
materiale luminoso, ne estrae il messaggio contenuto, e lo inquadra
in una forma intellettuale, comprensibile all'umanità. Ma, la
forma-pensiero non è ancora pronta per venire manipolata e tradotta
in atto. Il Primo Raggio, dal Piano Adi, o Piano di fuoco (primo dei
sette Piani Superiori) ha dato un pezzetto incandescente della lava
che costituisce il suo Sé; il Secondo Raggio ha tradotto e
preparato il campo d'azione alla lava, raffreddandola; il Terzo
Raggio, o, dell'adattamento e della manipolazione, risiedente nel
chakra della gola, lo trasforma in argilla, emana il verbo e l'uomo
divino prende costrutto, nato dalla terra. Ecco la strada
dell'inserimento, nell'uomo, da parte dell'Idea. Essa è una
rappresentazione, non solo simbolica, ma, anche, di fenomeni magici
e di metodi occulti, del tutto realistici. In ciò, ritroviamo il
potere del Verbo e della Parola. In ciò, ripetiamo la creazione
originale. In ciò, constatiamo come l'uomo possa rinnovare tale
principio, da solo.
E
rintracciamo il monismo primordiale, che si risolve in un dualismo
successivo: impressione e ricezione.
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