Lezione Diciassettesima (parte seconda)

 

Abbiamo elencato i chakras, ma, sempre, senza parlarne singolarmente, per il fatto che eravamo intenti a rivelare i fattori cosmici ai quali ci inseriscono, di costante. Teniamo, ora, presente che i chakras, a differenza della statica funzione di ogni arto biologico e tangibile del fisico, si qualificano perché palpitano di una nota, o, natura sconosciuta al mondo materiale: la quarta dimensione. Ogni chakra è collegato, naturalmente, a tutte le parti dell'universo; il chiaroveggente, difatti, non porta il chakra verso l'oggetto eterico denso, o, eterico-cosmico che vuole raggiungere. Egli lo vede riflesso in quel chakra, ovunque l'oggetto si trovi; lì, ove il tempo e lo spazio sono aboliti. E, ad un più attento esame, la immagine dell'entità contemplata e rispecchiata nel chakra, si rivelerà, non già per un fantasma, ma per l'entità stessa.

Però, ogni chakra ha delle funzioni soggettive, che è necessario comprendere, per potersi avvalere delle sue specifiche possibilità.

Nel descrivere i chakras dell'essere umano, noi faremo conto di osservarli nel corpo eterico di un uomo sviluppato spiritualmente e che li abbia tutti funzionali. Il chiaroveggente, difatti, dove un Adepto ha, per chakras, dei soli, rutilanti di splendore e di colore, vede, in un uomo sottosviluppato, dei grigi bottoni larghi, di materia eterica torbida, senza alcun balenìo manifesto, e con una luce potenziale appena accennata.

Il chakra è, anzitutto, un innesto di due tipi di forze: quella planetaria e quella umana. Ecco, i due bracci della croce; ecco, il Cristo e l'uomo. Esistono settantasette chakras in tutto il corpo eterico: hanno un'apparenza sferica. Sette sono i maggiori: quattro, lungo la spina dorsale; tre, riguardano la testa. Ed i Maestri danno molta importanza al fatto che il discepolo afferri, alla radice, le loro funzioni. Nè, presumiamo che esso possa farlo di primo acchitto. La strada, in ogni modo, è tale, quale gliela stiamo indicando.

Il chakra è composto dal coesistere di varie linee magnetiche:

a)  Il Punto;

b)  il Triangolo;

c)  le Linee Irradianti;

d)  la Sfera di Incidenza.

Incapsulato in ogni chakra, come perla nello scrigno, v'è il Punto Centrale, che dissemina le indescrivibili potenze della Monade; il Punto Centrale è racchiuso in un triangolo: tre linee di forza, che riflettono il colore, la natura, il potere del raggio monadico, di quello del corpo causale e di quello della personalità. S'ergono, in direzione quadrimensionale, dalla presente tetraktis magica, i cosiddetti petali del chakra. Cioè, le singole irradiazioni, diverse per ogni chakra, e che sono proprio le linee di forza che il discepolo deve imparare a trattare a dirigere, nel suo lavoro di mago bianco. Simile divino armonicum si assomma nel circolo che ne rappresenta la zona di confluenza e la sintesi radicale.

Il gioiello monadico, risiede, manifesto a chi lo sappia localizzare, nel chakra alla sommità del capo. E si riflette in quello posto fra gli occhi ed in quello della gola. La sua visione è più labile negli altri.

Il chakra alla base della spina dorsale ha quattro petali, o linee di forza, ed è di color arancione.

Il chakra lombare ha sei petali.

Il chakra, detto plesso solare, ha dieci petali ed il suo colore dà sul verde, con deviatura verso il rosa.

Il chakra cardiaco ha dodici petali ed il suo colore è di un giallo intenso.

Il chakra della gola ha sedici petali ed il suo colore è turchino-bleu, con riflessi argentei.

Il chakra ajna, posto tra gli occhi, riunisce, in una sintesi sostanziale, la personalità dell'uomo; dove la natura inferiore si collega alla superiore. È curioso, infatti, constatare, che i petali sono novantasei, cioè il doppio della somma dei precedenti cinque. Le totalità di colore si raffinano altamente, e, qui, sono rosa-giallo, bleu-splendido.

Il chakra brahmarandra, alla sommità del capo, ha mille petali ed è rappresentato, simbolicamente, nelle statue del Buddha, dal misterioso vestimento lenticolare al capo, che quasi tutte portano. È composto da due elementi: una zona interna ed una esterna. La zona interna (la Luce nella Luce) è bianco-gialla. La esterna, di un indescrivibile balenìo di colori. La zona interna è il riflesso, sul cerebro eterico, del chakra del cuore. Nell'ultima rivelazione, si trova un accenno alla magìa del numero sette. Il numero sette, pur costituendo il ripetersi eterno di un medesimo eterno ritmo, lo vediamo, sempre, inguainato nell'otto. "Colui che non si deve nominare" è un Raggio Cosmico; ma si manifesta attraverso sette sistemi solari. Il nostro Logos Solare è un unico Logos, ma si manifesta attraverso sette Logoi Planetari. Il nostro Logos Planetario è un unico Logos ma si manifesta attraverso i sette Kumara. In tutti i casi emerge il numero otto. Sta di fatto, però, che noi, i sette chakras, sia dell'uomo, che del Logos Planetario, che del Logos Solare, che del Logos Cosmico li possiamo analizzare e circoscrivere esattamente. Mentre, quando arriviamo all'ultimo di essi, a quello del capo, vediamo che l'unità si risolve in un nuovo dualismo. E diciamo, quindi, che il chakra interiore (ed ultimo dei sette), alla sommità del capo, si ricongiunge all'ottavo, che ne costituisce la sfera circostante, con cui fa blocco unico. Ed è così che l'otto continua ad essere sette, che il finito si tramuta in infinito, che si compie la catarsi di Brahman, il quale resta Brahman, pur divenendo Parabrahaman.

È, comunque, al centro brahmarandra che si focalizzano tutte le attenzioni delle Guide dell'umanità. Viene detto, difatti, di continuo, ai discepoli: "Vivete nella testa". Con ciò, simbolicamente, esortando l'uomo a postularsi alla vetta delle sue sensazioni fisio-psicologiche, per giungere al contatto monadico. Contatto che scaturisce solo da tale chakra.

L'insieme d'incidenza delle rispettive circonferenze dei sette chakra determina un'entità energetica, chiamata l'aura dell'individuo. È l'irradiazione combinata dei gradi evolutivi dei suoi chakras che dà la nota occulta all'individuo, in seno ai valori invisibili dell'umanità. Noi continuiamo a riferirci all'ideale individuo che abbia risvegliato armoniosamente tutti i sette punti nevralgici eterici. Tale aura avrà, allora, acquistato un incredibile potenza, silenziosa e suggestiva. Senza parlare del fatto che costui, appunto perché essi lo collegano ai Sette Signori del Mondo, al Logos Planetario, e, più su ancora, alle Sfere Celesti, possiederà la padronanza del costante colloquio con i Poteri Divini dell'Essere, confermiamo che egli potrà dirigere le sue forze risvegliate, ovunque lo voglia e con tutto il successo che desidera. Convergerà le linee magnetiche dei chakras, o, petali, in determinate note posizioni e in determinate direzioni; le unificherà, ritmicamente, in un blocco unico; le vedrà trasformarsi nei poteri angelici che presiedono alla loro struttura, e oltre..... Ma, possiederà un'aura, meravigliosa conchiglia, da cui sfavillerà la luce della perla della Gerarchia Bianca, in ogni atto quotidiano che compie.

Consideriamo, adesso, la naturale predisposizione che l'uomo ha, nei contatti con il mondo delle idee. Esiste, come è riferito da Patanjali, nelle sue lezioni di Yoga, "la nuvola delle cose intellegibili", (quella che è stata chiamata il Piano Divino, da un altro Maestro), che, dalle vette del supremo ordine celeste, lambisce, di continuo, il terreno spirituale dell'uomo. Il problema è di entrare in contatto con essa e di tradurla in espressione. Vi sono vari metodi graduali per farlo. Aspirazione, concentrazione, meditazione, illuminazione; e l'ispirazione avviene. Spesso, il discepolo si incapriccia a volere che il Maestro intavoli con lui un discorso più diretto, sulla natura di simili processi occulti, che, per lo più, sfuggono all'analisi della coscienza ordinaria. Cosa che il Maestro non può fare, semplicemente perché soltanto la maturità individuale ci può permettere di comprendere cosa siano i piani superiori, troppo spesso confusi e scambiati con qualcosa, pur se radiante, di statico e incombente. Cogliamo, adesso, l'occasione, per suggerire al discepolo, se egli cade in preda a tale tipo d'illusione, di volgere altrove lo sguardo. Non solo i Maestri hanno cessato di occuparsi personalmente dell'evoluzione singola dei discepoli; ma, desiderano collaboratori, capaci ed esperti. Tutto ciò che di teorico poteva essere rivelato all'uomo, sulla magìa creatrice, è stato rivelato. Il resto è questione di intuizione personale. Solo quando il discepolo è diventato un collaboratore capace ed efficiente, il Maestro si fonde con lui, in una consapevole unità d'azione e continuità di presenza.

Comunque, costretti come siamo a parlare per simboli, torniamo a rappresentarci "la nube di cose intellegibili", quale lago inesauribile di sostanza archetipica, che alimenta e continua a far crescere il fiore della civiltà. I Portatori dell'acqua divina, sono i Maestri che, con la borraccia del loro sapere e del loro potere, raccolgono, da una parte, il liquore vitale, e, dall'altra, innaffiano, con esso, tramite la telepatia planetaria, le menti degli uomini, accelerandone il processo evolutivo. All'uomo, ciò appare come un rivelarsi di improvvise intuizioni, come un impulso a nuove mète... Si tratta, non solo di accettare il fatto ed abituarsi a lui; ma, di aiutare il desiderio che i Maestri hanno di unirsi al genere umano, con l'apprendere l'arte della ricezione e della impressione. I Maestri non si trovano lì, o, qui. I Maestri si trovano latenti, nell'ovunque. E cade ben a proposito tornare a sottolineare le capacità che un Maestro possiede. La quinta iniziazione Gli ha dato il dominio su tutti i tre mondi. Il che significa libertà da essi; ma, anche, un completo incatenamento ad ogni più rarefatta particola dei medesimi: dagli elementi singoli che li compongono, alla loro vasta panoramica generale.

L'uomo non è ancora capace di vivere, unificato al silenzio della Parola Divina Informale, che palpita in seno alla "nube delle cose intellegibili". La vibrazione rarefatta, composta dai mille segmenti energetici del suo chakra alla sommità del capo, per forza di cose, è immersa, continuamente, in tanto mondo archetipico. Ma, l'atmosfera è troppo alta perché le parole possano descriverla. L'uomo si trova costretto, tramite l'articolazione occulta del suo Io, a dare una veste a ciò che veste non ha e che è il puro Essere. Ivi, regna, sovrana, la Monade. E la Monade è: "VOLONTÀ DI ESSERE". Ecco la ragione per cui il chakra alla sommità del capo è stato chiamato il chakra della volontà, e soltanto la volontà risvegliata e cosciente può compiere la magica incisione che ne liberi il fuoco ardente. Quando l'uomo, prima pigramente, poi, in maniera più precisa e sempre più precisa, inizia a portare giù la semenza d'oro delle astrazioni pure che riceve dalla Monade, a cui si è unito, alla quarta iniziazione, distruggendo il suo corpo causale e acquistando la completa padronanza del chakra brahmarandra, egli è costretto a prendere la strada del chakra ajna, posto tra le due sopracciglia. È tale chakra che plasma il materiale luminoso, ne estrae il messaggio contenuto, e lo inquadra in una forma intellettuale, comprensibile all'umanità. Ma, la forma-pensiero non è ancora pronta per venire manipolata e tradotta in atto. Il Primo Raggio, dal Piano Adi, o Piano di fuoco (primo dei sette Piani Superiori) ha dato un pezzetto incandescente della lava che costituisce il suo Sé; il Secondo Raggio ha tradotto e preparato il campo d'azione alla lava, raffreddandola; il Terzo Raggio, o, dell'adattamento e della manipolazione, risiedente nel chakra della gola, lo trasforma in argilla, emana il verbo e l'uomo divino prende costrutto, nato dalla terra. Ecco la strada dell'inserimento, nell'uomo, da parte dell'Idea. Essa è una rappresentazione, non solo simbolica, ma, anche, di fenomeni magici e di metodi occulti, del tutto realistici. In ciò, ritroviamo il potere del Verbo e della Parola. In ciò, ripetiamo la creazione originale. In ciò, constatiamo come l'uomo possa rinnovare tale principio, da solo.

E rintracciamo il monismo primordiale, che si risolve in un dualismo successivo: impressione e ricezione.