Lezione Diciannovesima (parte quinta)

 

Seguito e fine della descrizione del Devachan.

La reincarnazione, dopo il periodo del Devachan.

Come, dove e perché si reincarna l'anima, dopo aver trascorso l'intervallo tra due vite

"..Quanto precede non è stato detto, come potreste credere, in vista ad una argomentazione (forse troppo prolungata); ma, per servire ad una discussione futura "at home", per seguire, a quanto dite, gli studenti ed ammiratori di Kant e di Platone, che potreste incontrare. In termini più semplici, affermerò quanto segue: se, nuovamente, non riuscirete a comprenderlo pienamente, non sarà per mia colpa. L'intensità cumulativa dell'esistenza fisica progredisce, dall'infanzia alla maturità; la sua energia decrescente è destinata, quindi, all'indebolimento senile ed alla morte. Il sogno vissuto in Devachan si sviluppa nello stesso modo. Avete, dunque, ragione a dire che "l'anima" non può mai accorgersi del suo errore e giudicarsi illusa dalla natura - tanto più che, parlando alla lettera, tutte le vite umane e le loro vantate realtà di fatto costituiscono, in fin dei conti, una identica "fantasmagoria". Comunque, avete torto di prestarvi ai pregiudizi ed alle idee preconcette dei lettori occidentali. Nessun asiatico sarà mai d'accordo con voi su questo punto. Quando affermate che "tutta la situazione s'accompagna ad un sentimento d'irrealtà, di cui soffre la nostra mente", voi siete il primo a divenirne preda; la principale causa di ciò è molto più la vostra incomprensione perfetta di quel che sia l'esistenza in Devachan, che un difetto del vostro sistema. Per tale ragione ho pregato un chela (discepolo) di riprodurre, in appendice al vostro articolo, degli estratti di questa lettera, con delle spiegazioni destinate a disingannare il lettore ed a togliergli, per quanto è possibile, la penosa impressione che, certamente, gli faranno provare le vostre affermazioni.

Credetemi: la natura non inganna l'abitante del Devachan, più di quanto essa non inganni l'uomo fisico, durante la vita. La natura gli riserva, "laggiù", molte più beatitudini e felicità veraci, di quanto non faccia, "qui", ove egli ha contro di lui il male ed il destino sotto ogni forma. La sua debolezza innata - quella di un fuscello di paglia, violentemente trasportato, qui e là, dallo spietato soffio di tutti i venti - ha reso, in terra, completamente impossibile all'essere umano ogni felicità, qualunque siano le sue possibilità e la sua condizione. Di conseguenza, chiamate questa vita un triste, un orribile incubo, e sarete nel giusto.

Considerare l'esistenza devachanica un sogno, è rinunciare, definitivamente, a conoscere la dottrina esoterica, sola depositaria della verità

Permettetemi, ancora una volta, il tentativo di spiegarvi qualcuno dei numerosi stati esistenti in Devachan ed in Avitchi. Esattamente come per la vita fisica, avviene per l'ego, in Devachan, un primo tremore di vita fisica, un salire verso l'apogeo, poi, uno spegnersi graduale dell'energia limitata - attraverso uno stato semicosciente, attraverso l'amnesia progressiva e il letargo - non verso la morte, ma, verso la nascita, la nascita di una personalità nuova, il risveglio dell'attività che, ogni giorno, crea molteplici cause nuove, destinate a raggiungere un altro stadio devachanico, seguito da un'altra rinascita fisica, quella di una nuova personalità. Il karma determina come saranno, ogni volta, rispettivamente, le vite in Devachan e le vite terrestri ed è necessario seguire questa interminabile successione di nascite, sino a quando l'uomo raggiunge la fine della settima Ronda, oppure, egli non sia, nell'intervallo, giunto alla saggezza di Arhat, poi, a quella di un Buddha. In tal caso, egli conserva la sua libertà, per una, o, due Ronde, poiché ha appreso ad evadere dai circoli viziosi ed a passare in para-Nirvana.

Ma, supponete che si tratti, non di Bacone, di un Goethe, di un Shelley, o, di un Howard, ma, di qualche entità dalla personalità incolore, debole, che non abbia mai agito sul suo ambiente al punto che ci si sia accorti della sua presenza; che succede, allora? Semplicemente che il suo stato devachanico è così incolore e così vuoto, quanto lo fu la sua personalità. E come potrebbe essere altrimenti? La causa e l'effetto sono eguali. Supponete, ancora, che si tratti di un mostro di perversità, di ambizione, di avarizia, di orgoglio, di furbizia, ecc., ma che, nello stesso tempo, possegga il germe, o, i germi delle disponibilità migliori, con il lucore di una natura più divina: dove andrà? Simile scintilla, in combustione sotto un mucchio di fango, controbilancerà, malgrado tutto, l'attrazione dell'Ottava Sfera, ove sono destinate solo le entità del tutto negative, i falliti della natura, per subire un rimodellamento completo; la loro Monade Divina si è separata dal quinto principio, durante la vita (o, anche, nella incarnazione precedente, poiché noi abbiamo registrato questo caso), ed essi hanno vissuto quali esseri umani sprovvisti d'anima. (Leggete Iside Svelata, Volume 4, pag. 29. La parola anima significa, beninteso, l'anima spirituale; è il suo distacco che determina l'attrazione del quinto principio, anima animale, nella Ottava Sfera). Di tali persone, prive del sesto principio, mentre il loro settimo, che ha perduto il proprio veicolo non può esistere in maniera indipendente, il quinto, o anima animale, cade, in modo naturale, nell'abisso senza fondo. Ciò, forse, vi renderà più intelleggibile quanto dà ad intendere Eliphas Lévi, se rileggete quel che scrisse, ed il mio commentario marginale (vedete Theosophist, ottobre 1881, "La morte") e pesate i termini impiegati, come "calabroni inutili", ecc.. Ebbene, l'entità considerata, in primo luogo, non può, malgrado tutta la sua perversità, passare nella Ottava Sfera, perché tale perversità è di natura troppo spirituale, troppo raffinata. Essa è un mostro, ma, non è un semplice bruto senza anima: non sarà annichilita; ma, punita. In effetti, l'annichilimento, cioè, l'amnesia totale, e la definitiva privazione di energia cosciente, in loro medesimi non costituiscono alcuna punizione. Qui, alcun zeffiro spegnerà il lucignolo; ma, una potente, positiva e malefica energia, alimentata e sviluppata dalle circostanze. Per una simile natura, deve esistere uno stato corrispondente al Devachan. Esso lo trova nell'Avitchi, antitesi perfetta del Devachan, idea volgarizzata dalle nazioni occidentali sotto il nome di Inferno e di Cielo, che voi avete completamente lasciato da parte nei vostri FRAMMENTI. Ricordatevene: per essere immortali nel bene, bisogna identificarsi con il bene (o Dio); e per essere immortali nel male, identificarsi con il male (o Satana). Erroneamente interpretate, delle parole come "Spirito", "Anima", "Individualità", "Personalità" e (particolarmente) "Immortalità" provocano delle logomachìe tra i numerosi polemizzatori idealisti. Per completare il vostro FRAMMENTO, ho ritenuto necessario aggiungere l'Avitchi al Devachan, come suo complemento ed applicargli le stesse leggi. Ciò è fatto, con vostro permesso, nell'appendice.

Avendo sufficientemente elucidata le situazione, posso rispondere, adesso, in maniera diretta, alla vostra domanda numero uno. Sì, certamente, si cambia, senza posa, di occupazione in Devachan e, ciò, tanto quanto, e anche molto più, nella vita di un uomo, o, di una donna che consacra la propria esistenza ad una sola occupazione qualsiasi; con la differenza che, per l'abitante del Devachan, le sue occupazioni sono sempre gradevoli ed egli fa della propria esperienza una continua gioia. I mutamenti sono, dunque, necessari, poiché questo sogno vissuto non è che la maturità, il raccolto dei semi psichici caduti dall'esistenza fisica, come da un albero che abbia le radici da un ingrato terreno sociale, ma, i cui frutti fioriscano nei delicati colori dell'alba del Devachan e maturino sotto l'influenza sempre feconda del suo cielo. Lì, non esiste alcun insuccesso, alcuna disillusione. Ammettiamo, come voi pensate, che l'uomo non abbia gustato, durante la sua vita, che un solo ed unico istante la felicità di esperienze ideali; anche in tal caso, il Devachan non potrà costituire, come supponete a torto, il prolungamento indefinito di questo "unico istante"; ma, darà la nascita a degli sviluppi indefiniti, a delle situazioni differenti ed avvenimenti, che hanno per base, o, per sorgente, questo unico momento, o, questi momenti, a seconda del caso: in breve, tutto ciò che si presenterà all'immaginazione del sognatore. Questa unica nota, emanata dalla lira della nostra vita, non può che servire di tonica allo stato soggettivo, e darà nascita agli innumerevoli toni e sottotoni della fantasmagoria psichica.

Là, le speranze, le aspirazioni, i sogni insoddisfatti si realizzano tutti, in pieno, e i desideri dell'esistenza oggettiva diventano la realtà dell'esistenza soggettiva. È là, dietro il velo, che le apparenze vaporose e deludenti di Maya sono trascese dall'Adepto, che ha saputo apprendere il grande segreto che gli permette di penetrare così profondamente negli arcani dell'essere."

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Nella lettera che precede bisogna considerare due fatti; essa parla del Devachan, raggiunto dall'anima, quando la medesima ha superato i due cicli intermedi: il piano astrale ed il piano mentale inferiore. Inoltre, si riferisce alle sensazioni devachaniche della gran massa degli ego. Ripetiamo, definitivamente, che l'anima evoluta, una volta "oltre il velo", entra in diretto rapporto con il suo Maestro di Raggio, con la Gerarchia dei poteri Planetari e Solari e diviene una cosciente forza attiva a favore dell'evoluzione del Piano. La reincarnazione avviene in modo spontaneo; ma, è voluta, prima del tempo, ed eseguita ad arte, solo da coloro che abbiano distrutto il corpo causale, alla quarta Iniziazione. I genitori di una simile anima sono, quasi sempre, degli Alti Iniziati, che procreano secondo le regole dell'Unione Esoterica.

Per quanto riguarda un'anima normale, essa segue la normale prassi. Se è mediocremente evoluta, seguirà gli effetti dell'attrazione verso la materia, come sono descritti nella lettera del Maestro K.H.. Cioè, l'arco delle energie dell'attività devachanica essendo esaurito, dopo un lungo soggiorno nel mondo superiore, essa cadrà lentamente in uno stato di amnesia generale ed, infine, vi sarà il tuffo nella materia. Se, invece, l'ego è evoluto, sentendo approssimarsi il periodo di una nuova incarnazione, collaborerà con le forze in atto della natura, che agiscono, invece, forzando, nel caso precedente; sceglierà i genitori adatti a lui, il periodo propizio astrologicamente alla sua incarnazione ed attuerà la "tecnica" dell'anima, per immergersi nella materia. In risonanza con l'attimo in cui la madre ospita il germe materno, metterà in movimento vibratorio i tre atomi ultimi che conserva nel suo corpo causale. Circonderà l'unità mentale di una placenta di energia del piano mentale concreto; avvolgerà l'atomo astrale di un abbozzo rudimentale di corpo astrale; e, durante i nove mesi di gravidanza, circonderà l'atomo eterico ultimo di sostanza eterica. Tra i sette chakra in embrionale costruzione, darà maggior palpito vibrante a quello che sarà particolarmente attivo, durante la sua vicina incarnazione e che lo disporrà nel ritmo evolutivo umano che gli compete. I genitori fisici offrono soltanto il materiale adatto alla manifestazione, nel piano della materia. A questo proposito, accenniamo, brevemente, che la responsabilità di una madre e di un padre, in senso occulto, è vitale nei riguardi dell'ego che essi attraggono nel piano oggettivo, tramite la loro unione. Un ego comincia a prendere possesso, secondo le conoscenze esoteriche, della propria personalità, dai dieci anni in poi. E, con cicli che vanno di dieci anni in dieci anni, accentua, radicalmente, il rapporto con la materia. Fino ai dieci anni (ma, in particolar modo, quando l'ego crea, istintivamente, i tre corpi di manifestazione, da poco prima il concepimento materno), la madre è pienamente, responsabile non solo della costruzione fisica dell'essere, ma, anche del miglioramento di quella emotiva e mentale.

L'ego, così, maturato da una lunga esperienza devachanica, riprende a percorrere lo stesso Sentiero che aveva lasciato alla precedente incarnazione, e dallo stesso punto.

Continua il viaggio dell'anima......