Legge
del karma, ossia di causa e di effetto: descrizione dettagliata dei
suoi processi.
L'eterno
presente.
Il
karma ed il destino costruito dai nostri pensieri e dalle nostre
azioni.
Il
karma del regno animale, del mondo vegetale, del mondo minerale;
degli angeli, delle razze umane, delle nazioni, dell'uomo singolo;
dei pianeti, dei sistemi solari, delle galassie, dell'universo.
Tutto
ciò che circonda l'uomo, sia di materiale, che di spirituale,
poggia il proprio divenire e la propria manifestazione sulla legge
che gli indiani chiamano del "karma", o di causa ed
effetto. In fisica il fenomeno risulta più svelato:"..ad ogni
azione corrisponde una reazione uguale e contraria..". Il
karma, nel suo aspetto metafisico, è la legge di movimento, innata
in tutte le cose. Lo studioso entra, solitamente, nel campo delle
conoscenze esoteriche, presumendo che le medesime gli diano il
segreto di potersi liberare da ogni giogo e gli insegnino a
penetrare in uno stato essenziale di una non meno specificata
inerzia divina. Gradualmente, invece, l'occultismo gli mostra,
tramite lo studio dei fenomeni archetipici, che un qualsiasi tipo di
staticità cosmica è illusorio; e gli comunica la gioia sottile e
spirituale che l'azione pura dona alle medesime Vite "oltre il
velo". In ciò, adottando il metodo di porlo innanzi alla
constatazione di leggi inflessibili e non originate, che formano il
sub-strato necessario all'Essere. Il karma è la principale di
queste leggi.
Tutto
è movimento, quindi. Non esiste separazione ideale tra l'energia e
la materia; o, se volete, tra il cielo e la terra. La materia è
spirito cristallizzato; lo spirito è materia rarefatta. Lo sguardo
di un discepolo possiede, quindi, una qualità che l'occhio comune
non ha. Quella della continuità di coscienza. Per cui, se la
sfera di incidenza delle sue esperienze si trova ad essere
circoscritta dal piano solido, egli lo vede quale conseguenza di
causali energetiche precedenti ad esso; oppure, coesistenti, ma
ignote. Se, invece, le sue conquiste spirituali gli permettono di
vivere nella sfera "oltre il velo", egli sa che non solo i
suoi atti energetici sbocceranno, nel piano della vita oggettiva,
sotto forma di situazioni fluide, o di cose oggettive, ma che lo
stesso mondo che, ora, considera estremamente raffinato è il
risultato di altri piani più sottili. Questa catena è karma.
Quindi,
noi, dal nostro punto di vista umano, siamo un anello di una intera
catena. Il nostro presente è frutto di un passato e causa di un
futuro. Sia l'abitudine che l'uomo possiede di considerare il karma
in funzione parossisticamente sua, sia l'abitudine a volere
antropomorfizzare le Grandi leggi della vita, hanno creato
un'estrema pesantezza di concetti sull'argomento e delle forti
distorsioni della verità.
La
sostanza luminosa della Legge deve essere percepita solo dalla
singola anima degli studenti; i grandi Istruttori si sono sempre
rifiutati di dare una definitiva forma concettuale ad essa. Ciò,
perché, a rigor di termini, il karma è il movimento cosmico e,
come dicemmo, non si può fissare in qualunque forma statica quel
che, per propria natura, non vi si adatta. Per comprendere il karma
bisogna studiarlo attraverso i suoi effetti; Parabrahaman si
manifesta solo attraverso le leggi universali, che si enucleano
nelle Divinità Cosmiche, Solari, Planetarie. Ciò che esiste dietro
di Esse appare (intraducibile per il profano) allo sguardo attonito
dell'Iniziato.
È,
allora, in tal senso, che studieremo la Legge, fidando nella
comprensione intuitiva dello studente, che noi consideriamo, sempre,
un collaboratore.
Inizio
e fine. Terribili parole che sono i chiodi del Cristo-umanità;
circolo concluso, in cui l'aspetto razionale del nostro io continua
a volersi imprigionare. Come vorremmo che tutti coloro che seguono
la verità esoterica spezzassero questa loro tendenza a voler
limitare, con il numero delle loro dieci dita, l'infinito raggio
della Trascendenza Universale! Sembrerà paradosso quanto diremo;
ma, il karma, che è la legge della razionalità cosmica, o, quella
di causa ed effetto, può venir compreso soltanto dall'irrazionalità
divina del nostro spirito. Difatti, se noi tentassimo di spiegare al
lettore gli effetti, sia profondamente metafisici (e che lo hanno
inserito nella attualità della vita presente), sia più grossolani,
in cui gioca la sua parte di anima incarnata e, nel farlo,
risalissimo a remote cause planetarie, solari, cosmiche, non faremmo
altro che rendere più sottili e più tenaci i legami che lo
avvincono alla sua prigionia mentale. Non è così che il problema
del karma va affrontato. La domanda - "..e prima?" -
continuerebbe a percuotere il cervello del richiedente. Prima delle
esperienze Planetarie? Prima di quelle Solari? Prima di quelle
Cosmiche? Dal presente capitolo speriamo, profondamente, che sprizzi
la fiammata, la quale valga a bruciare, o, a neutralizzare il corpo
mentativo dello studente e gli faccia assaporare, anche per un
attimo, il luminoso sorriso dell'Angelo Solare; il quale gli mostrerà
le cose, quali sono; ma, dall'altezza del suo Super-ego.
Nella
vita non v'è un prima; non v'è un dopo. Ma, un eterno presente.
L'idea del tempo e dello spazio, come l'uomo comune è abituato ad
accettare, non appartengono al corredo concettuale di un Iniziato.
Questi movimenti - puramente astratti - acquistano una distorsione
ed una pesantezza naturali, solo quando sono filtrati dal cervello
fisico dell'uomo. Portiamo un esempio che servirà a chiarire la
situazione. Immaginiamoci un individuo che si trovi a vivere la sua
vita, inserito in un orario di ufficio, in un orario di famiglia,
nel ritmo inflessibile del giorno e della notte, della veglia e del
sonno. Per lui "l'entità domani" è qualcosa di certo, di
vero e di tangibile. Per lui, adesso, sono le quattro del pomeriggio
e due ore lo separano dalle sei; non v'è dubbio. Per lui, ora si
trova in questa stanza, in questo paese e, per raggiungere un altro
ambiente, di un altro paese, dovrà creare uno sforzo fisico di
movimento, in cui il binomio tempo e spazio si fonderanno e si
dimostreranno evidenti, oggettivi, da sormontarsi. L'uomo medio, in
effetti, è invischiato (non ritmato) dal senso del tempo e dello
spazio. Ora, consideriamo un altro uomo. Un montanaro, che si trovi
alle pendici di un'altissima montagna. L'acutezza del suo sguardo
gli permetterà di penetrare le asperità della stessa, fin presso
la vetta; se egli non può guardare più in su, ciò non significa
che la cima non esista, in quello stesso attimo, a portata di mano,
assieme alle altre cose che lo circondano. Così è per colui di cui
parlammo prima. Il fenomeno-vita lo circonda, rappresenta la
montagna che si erge davanti a lui, nella regione dell'eterno
presente. Se egli, a causa della sua immaturità animica, della sua
miopia interiore è costretto a starsene sempre con il capo tuffato
in un cespuglio, che chiama "ora e qui", mentre palpa, con
la mano brancolante, un altro cespuglio, posto poco più su, e lo
chiama "dopo e là", non significa che, teoricamente, non
potrebbe staccarsi dall'illusione e vedere tutta la montagna, in un
solo colpo d'occhio.
Intendiamoci
bene. Non vogliamo abolire la realtà del ritmo tempo-spazio; ma,
solo, darle un'altra dimensione. Entrare, cioè, nell'amplesso
universale del settimo Raggio, quello del Cerimoniale, schiavo di
nessuno, al di fuori della legge.
Il
fisico Einstein, con la sua scoperta, ha ridotto la massa identica
all'energia, stabilendo che, man mano ci si avvicina alla velocità
della luce, i parametri del tempo e dello spazio vengono deformati.
Da
tal punto di vista, con l'atmosfera resa cristallina e respirabile,
si può considerare, a tutt'agio, il fenomeno del karma. Quale, cioè,
una legge che incornici ed inquadri, in ritmi sempre più ampi, la
libertà dell'esistenza universale; non già che la schiacci e
coercisca in fattori minuti, o, vasti, di prigionia ambientale e
spirituale. Ogni azione è karma. E la legge è talmente meticolosa
ed inflessibile che basta la rivelazione di una piccola verità
occulta per darne l'idea. Tutti gli insetti nocivi, ad esempio, che,
purtroppo, l'uomo conosce, e lo tormentano da secoli, a partire
dalla cavalletta, che distrugge i raccolti, sino a giungere alla
spietata zanzara delle notti estive, sono l'immancabile
cristallizzazione e materializzazione di meschini pensieri di
critica, di fastidio, di odio che l'umanità emanò, in passato. Si
racconta, ancora, che un giorno un uomo si presentò a Buddha e Gli
disse che, durante le sue meditazioni, vi era sempre qualcuno, o
qualcosa che lo veniva a disturbare. Buddha, allora, gli rivelò che
egli, in passato, si era divertito a interrompere le concentrazioni
di alcuni yogi, per leggerezza, ed ora ne pagava le conseguenze.
Insomma,
pensiamo che lo studente ci verrà in aiuto, intuendo l'intreccio
fittissimo che costituisce la rivelazione della legge del karma.
Nulla è dovuto al caso. La natura aborre il vuoto. Non esiste karma
di armonia, oppure di disarmonia; ma, una legge improrogabile di
causa e di effetto, che si perpetua in modo infinito, generale e
capillare.
Le
radici della legge si sperdono nell'immenso mare dell'assolutezza
superiore. Riguardano l'uomo, ma non solo lui. Vi è il karma degli
animali, del mondo vegetale, del mondo minerale; vi è il karma
degli angeli, delle razze e delle nazioni. Una legge inflessibile,
necessaria allo sviluppo delle cose e che, quando la scrutiamo, nel
suo aspetto rarefatto, fa emergere una sola natura, con certezza: la
sua razionalità universale. Quando, invece, la vediamo, nelle sue
angolosità più evidenti, ne estraiamo la rivelazione di minute
componenti, ravvicinate alle abitudini dell'uomo.
Il
nostro stesso Logos Solare ha spalancato le porte all'attuale
creato, per raggiungere una meta karmica, composta dai complessi
frammenti di cause che risalgono a quando Egli Medesimo era Logos
Planetario. Lo stesso vale per i Pianeti Sacri; lo stesso per la
nostra Terra. Nessuno sfugge alla legge. Ma, sia il Dio, che l'uomo
hanno addirittura bisogno di essa! Superata la fase dell'immaturità
spirituale, per la quale l'uomo, una volta " morto",
desidera rifugiarsi in un illusorio e caldo giaciglio spirituale,
popolato di angeli, dopo un'oculata educazione alle leggi del ritmo
eterno e dell'esoterismo, egli entra a far parte della Gerarchia
Divina del Pianeta. Come in un alveare dorato, ivi regna la
costruzione, la creazione, l'ispirazione a sempre più vasti piani
evolutivi; l'uomo diventa simile al Dio che l'ha creato; e crea. Non
solo: ma, il morso del simbolico serpente dorato, che già spinse
Adamo ed Eva (l'eterno dualismo) a sentirsi, potenzialmente, simili
all'assoluto, gli inocula un dolcissimo ed irresistibile desiderio a
manifestarsi, a realizzare l'incommensurabile che gli arde in cuore.
Egli, da allora, non può farne a meno. Questa è la sete che
provano gli stessi Adepti, in tutto simile alla sete del Logos
Solare, che non cessa, per un attimo, l'atto della manifestazione.
E, se, prima, il neofita rifuggiva il karma e cercava di slacciarsi
da esso, ora lo ricerca, lo fissa, lo perfeziona e vi si lega.
A
tal punto, lo studente potrà chiedere:" Ma, Buddha stesso non
venne a liberare l'uomo dalle reincarnazioni?". No. Buddha
venne per liberare l'uomo dal giogo delle reincarnazioni involontarie
e di coercizione. Buddha venne a tramutare l'uomo, da semplice
effetto di quella legge, a legge stessa. Nessuno, neppure Buddha, ha
il potere di liberare l'uomo dalla necessità cosmica a
manifestarsi. Dove sarebbe, allora, la meravigliosa sublimità di
ogni Iniziato della Gerarchia Bianca, che suggella, continuamente,
il suo supremo patto d'anima con la terra, rinunciando a secoli di
Nirvana, e si inserisce nella missione finale di rimanere
nell'umanità, sino alla salvazione finale? È evidente che il
processo reincarnativo di un Adepto risulta ben differente da quello
di un comune mortale. Per un Adepto, inserirsi in un simile atto di
servizio al mondo è pura gioia, pura necessità, sublime
manifestazione; per un essere umano è il preludio ad una vita di
dolore. Quando l'Adepto raggiunse il rapporto integrale con i tre
Signori di Raggio, Egli divenne Uno con Loro! Non è il caso di
parlare di oblio, mentre Egli si immerge nella materia; né di
ricordo, mentre risale la corrente del fiume divino. Cosa deve
dimenticare, Lui, se è divenuto ciò di cui dovrebbe ricordarsi?
Quindi, risulta chiara, ora, la ragione per cui il Maestro Koot Humi
disse, una volta (Lettere dei Maestri): "..la reincarnazione è
un fatto improrogabile, nella natura. Lo stesso Buddha dovrà
reincarnarsi, a suo tempo..". Ma - aggiungiamo noi - con
effetti ben diversi da un uomo comune! Perché non sarà soltanto
Buddha a reincarnarsi; ma, il Logos, con Lui...
Ecco,
quindi, perché il piano personale si riallaccia al Piano Cosmico.
Ecco perché la reincarnazione, come la subisce l'uomo, non ha i
postulati adatti per rappresentare la vera rivelazione del karma
reincarnativo, quale non solo è atteso, ma, desiderato dal Dio. Non
basta dire che lo spirito, per una ineluttabile legge ritmica, si
immerge, come sostanza monadica, dopo esperienze molto rarefatte,
nei mondi elementali e preludenti il fisico, nel regno minerale, nel
vegetale, nell'animale; e, qui, raggiunge l'individualizzazione,
passando nell'umano. Non basta dire che l'elementare precarietà
delle sue conoscenze primordiali lo spingono a creare una catena di
effetti, che lo conducono a fare esperienze delittuose, per
comprendere la virtù; a fare esperienze virtuose, per incorporare
la santità. La legge emerge. Di fronte ad essa, dice Helena
Petrowna Blavatsky, bene e male non esistono; ma, solo
l'irrefrenabile potere dell'espressione.
Possiamo,
però, delineare a sufficienza questa legge, dal punto di vista
animico. Difatti, le Iniziazioni servono a farcela meglio
comprendere. Vi è un karma singolo, che riunì l'uomo alla sua tribù;
egli partecipò, allora, al karma comune. Le tribù formarono le
sottorazze; le sottorazze, le razze madri. Le razze madri, i periodi
di globo, ecc.. Quando l'uomo giunge ai bordi del Sentiero, si
distacca, lentamente, dal karma ambientale, di razza, e torna alla
sua primordiale originalità. Questo momento è delicato. I Maestri
lo prevedono. Ed è il momento in cui il richiamo dell'Angelo Solare
crea un'acuta nostalgia nel neofita. Le abitudini della società non
lo soddisfano più. La vita delle cose naturali non lo attrae.
Sopravvengono i simbolici quaranta giorni nel deserto. La
solitudine, se non materiale, comunque spirituale, circonda il
discepolo. Ed è una lezione che deve superare; lezione prevista
dalle prove del Sentiero. Frammenti karmici continuano a colpirlo,
con forza veemente, finché, dopo la tempesta, il suo Spirito
affiora nel "Regno del Silenzio". La Voce del Silenzio
parla. Il karma personale è esaurito. Ora, egli si accingerà ad
innestarsi nel karma planetario. Gran tripudio, codesto!
Meravigliose nuove lezioni egli impara. La lezione dei "siddhi",
o, dei poteri, eredità diretta di Shamballa; l'esperienza
dolcissima del bacio occulto dei Fratelli di Gerarchia. L'amplesso
con il Re del Mondo. L'inizio del secondo Sentiero. Vi è un terzo
Sentiero; ma, è prematuro parlare di esso. Basta accennare che un
terzo tipo di karma appare.
Ne
consegue che è illusorio parlare in termini di esaurimento di
karma; anche se gli Istruttori esoterici hanno esortato il discepolo
in questa direzione. È chiaro che le parole di un Adepto vanno
comprese; ed è chiaro, anche, che l'Adepto si rivolge, spesso, a
singoli gruppi di studenti che, effettivamente, debbono esaurire un
ciclo karmico, a che, nel sottinteso, possano penetrare in una sfera
di attività superiore. Sfera di attività che, di solito, l'Adepto
lascia intravvedere, senza entrare in particolari, che
appesantirebbero di altre inutili ricerche la mente del discepolo.
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