Tradizione
e significato dei mantrams: magico potere della voce umana, veicolo
di forza cosmica.
L'antica
scienza della parola occulta che porta risultati nel mondo terreno
quotidiano.
Il
potere del pensiero
Studieremo
il potere dei mantrams, magici veicoli di forza cosmica, in ogni
loro dettaglio e per quanto le possibilità della mente umana
permettano di analizzarli. Per far ciò è necessario andare alle
origini delle tradizioni sulla forza del pensiero umano, sulle
tracce storico-esoteriche, risalenti agli antichi Gruppi Iniziatici
del nostro pianeta, sulla costituzione dell'uomo, unito al cosmico,
per sua naturale radice.
La
ricerca di una formula sintetica, che racchiuda le infinite
possibilità della conquista umana, spinge tutti gli investigatori
del campo occulto, siano essi Teosofi, Massoni o Rosacroce. La
ricerca di una pace produttiva interiore, di una comunità d'azione,
della capacità di aprire nuovi vasti orizzonti, tinti di una
trascendenza luminosa; la ricerca, in definitiva, di un potere ben
preciso e netto, che stacchi l'uomo stesso dalla sua ansia timorosa
di un duro destino, che lo attanaglia a delle condizioni vitali
dolorose. Questa ragione, nobile e spontanea, senza dubbio, poiché
scaturisce dal più profondo strato dell'anima, è, però, nello
stesso tempo, la più prolifica madre di un insieme di
annebbiamenti, di cristallizzazioni mentali, di fanatismi
incontrollati, nella zona degli studiosi esoterici. Essa non tiene
conto, spesso, di una ritmica necessaria, nello sviluppo della
propria conoscenza, da seguire, armoniosamente, lungo tutti gli
studi occulti; di uno sviluppo costante di ogni capacità
intellettuale, emotiva e spirituale del discepolo, nè tiene conto
che non esiste argomento più ricco di varianti e di luci interne,
anche se postulato da Leggi fisse ed eterne, degli studi che fa.
Accade, quindi, che l'accenno all'esistenza di un orizzonte di
energie, da parte degli Istruttori Occulti, precedentemente precluse
alla coscienza personale, la svelata possibilità di penetrare in un
mondo di pura forza, con dei metodi ben precisi e antichi quanto la
terra, attinenti al potere del pensiero, alla ripetizione
controllata e cosciente di veicoli verbali costituiti, quali sono i
mantrams, siano seguiti, da parte degli studenti, con una innata
fretta, con una precipitosa volontà di staccarsi dai pur sempre
logici rapporti con il mondo materiale che li circonda, con
un'immaturità, deleteria a sè ed agli altri.
La
scienza dei mantrams esiste; porta dei risultati definiti ed è,
giustamente, un mezzo per accelerare dei processi evolutivi,
personali e cosmici, con risultati del tutto inimmaginabili da mente
mediocre umana. Ciò, però, non significa che tale sintesi non
necessiti di una forte esperienza, in chi l'adopera, e di un suo
diritto pieno a farlo; diritto che nasce dalla causale occulta
reincarnativa. L'uomo che usa, con successo e nelle giuste
direzioni, il potere del pensiero, unito al verbo magico del mantram,
ha, nelle passate reincarnazioni, subìto tutte le prove sul
sentiero dell'evoluzione, ha compiuto tutti gli atti fisici nel
mondo materiale, ha duramente lavorato nella sfera dell'oggettivo, sì
che, ora, il profumo scaturito dall'attrito con il reame delle forme
è da lui guidato, con diritto, quale potente energia, capace di
dominare le stesse realtà pesanti che, un tempo, lo opprimevano
tanto duramente.
Abbiamo
accennato a questo, per dimostrare che solo un'anima matura per
esperienze passate, può, occultamente, pronunciare il Verbo Sacro,
con riuscita; e non qualsiasi individuo. Purtroppo, molta moderna
letteratura esoterica tende a promettere, leggermente, o, per
eccesso di facili entusiasmi, da parte di chi scrive, il
raggiungimento dell'assoluto, sia nelle vittorie infime, che
superiori, con la ripetizione di certe frasi, o, con la semplice
enunciazione che tutto è energia; quindi, tutto è plasmabile, con
lo sforzo della propria immaginazione. Ciò ha creato una enorme
confusione nel campo degli studiosi esoterici. I serii e garanti
individui che, con sacro amore e rispetto per la Verità, hanno, per
incarnazioni precedenti, e per anni, in quest'ultima, studiato le
profonde realtà dell'occulto, coscienti di adorare l'Indefinibile
Divinità e di saturarsi della Sua Impersonalità, e solo adesso
vedono germogliare in sè delle ignote possibilità di
raggiungimenti cosmici, assistono ad una specie di danza profana,
attorno ad essi, da parte di coloro che credono che l'esoterismo sia
una panacea a tutti i mali e che cercano di smantellarne la sublime
ed aurea levigatezza, con uno studio pervaso, o, da cosciente, o, da
incosciente faciloneria. Ciò è stato registrato dai Maestri
dell'Occulto, ed una delle ragioni per cui poca intimità v'è
stata, sinora, da parte di Essi, nei riguardi del folto numero di
studiosi dell'esoterismo, è la leggerezza con cui venne raccolto il
Messaggio di molti Inviati, negli ultimi tempi, ad educare la massa,
sull'Avvento della Nuova Era, e sulle rivelazioni ben precise di
realtà sconosciute a tutti, fuori che, in passato, a pochi eletti.
In
effetti, l'atto sintetico dei magici poteri mentali può essere
raggiunto; ma, ogni successo, in tal senso, deve venire duramente
pagato. Questa è la legge dell'occulto. La felicità eterna e
finale è composta dai numerosissimi frammenti del dolore di tutte
le precedenti reincarnazioni. È la traccia di tali dolori,
impressa, a fondo, nello spirito di chi agisce nell'occulto, è il
rispetto per se stesso e per gli altri discepoli, accomunati nella
medesima esperienza sacra e nella medesima saggezza, è la coscienza
che il potere mentale sviluppato è aroma del dolore, che fa sì che
ogni mantram, che ogni proiezione spirituale di energia
dell'iniziato costituiscano, per lui, un effettivo gesto divino, un
arbusto d'amore, un atto di alta devozione. Ecco, allora, la
garanzia dell'avverarsi del potere mentale. Ognuno di tali mantrams,
pronunciati con un senso, assieme, di volontà totale e di pudore
divino, costituisce una forza fremente nel campo della
manifestazione, di cui pochi conoscono la portata.
Nei
mantrams, tradizione e originalità si fondono in una meravigliosa
coesistenza di armonie. E lo vedremo più avanti. Il rapporto
energia-materia è il bandolo che deve venire intimamente scoperto
dall'occultista che pratica la sua arte. L'Energia Cosmica, che
riflette le proprie modulazioni d'onda nel piano materiale
dell'esistenza, radunando l'intensità delle sue vibrazioni in atomi
e molecole visibili e creando la piramide di ogni oggettivazione
materiale che circonda l'uomo, non appena entra nel ciclo del
manifesto è, a sua volta, incarnata e ritmata dal polo opposto ad
essa; la stessa materia. Il binomio è legato in una inseparabile
unità di rapporti. E, anche se alla maggioranza può sembrare che
l'energia, costituente i vertici sommi dell'esistenza, sia un
fattore libero e fluente, tanto che non la si possa rendere, a sua
volta, strumento di manipolazione, da parte della materia, essa è,
comunque, vincolata alla natura della materia stessa. Qui, risiede
il segreto del mantram.
I
sensi raffinati dell'iniziato gli fanno raggiungere la percezione
dell'esistenza di una sensitività cosmica, ovunque il suo sguardo
spirituale vada a posarsi; sia nei mondi sconosciuti, che
sprofondano nell'interna immensità del proprio io, sia negli oscuri
baratri celesti, che si distendono oltre le galassie conosciute, o,
ignote, del cielo stellare. Tutto è sensibile, tutto è coscienza
fremente, tutto è pieno di vita. Non esiste lato dell'universo,
tanto rarefatto possa parere, tanto di natura sottile e spirituale,
che l'uomo abbia il diritto di chiamare vuoto assoluto. Un ritmo,
diluito nell'eternità del Cosmo universale, inserito in ogni
aspetto di energia e di materia, compie, sempre, un movimento di
sistole e diastole, e porta l'energia a tensioni di indescrivibile
sottigliezza - e che l'uomo chiama "vuoto puro" - e, poi,
dà una catarsi rinnovellata a quel vuoto, irradiandolo in uno stato
di esistenza ancor più sottile. Lì, dove un ciclo di forze,
dunque, ha raggiunto un sommo grado di raffinatezza, sta per
annunciarsi un altro campo di manifestazione. Ciò vorremmo che il
lettore comprendesse ben chiaramente. Non esiste lo spazio, inteso
come omogenea forma vitale, priva di vita. Ma, invece, una sfera
potenziale di esistenze, brulicanti di germi invisibili, che la
Legge, continuamente - sotto la pressione del movimento universale -
porta in manifestazione, e che sono destinati, a lungo andare, ad
entrare in espressione visibile e tangibile ai sensi umani. E l'uomo
non ha il diritto, come spesso fa, di monopolizzare la sfera della
sua coscienza interiore, chiamando il proprio spazio interno
un'isola a sè stante e sterile di incidenze verso la comunità.
Ogni pensiero che elettrizza gli altri pensieri dell'uomo nasce e si
collega, non già nello spazio della sua anima, ma, nello spazio
universale. Quello che l'uomo considera come il più intimo sacrario
della sua mente, manda le note del proprio organo musicale a
riflettersi su ogni altro sacrario dell'esistenza; lo
SPAZIO
UNO, che è la Coscienza Universale, e che si contrappone
all'illusione dell'esistenza di infiniti rapporti esclusivistici,
distanti e convergenti l'uno dall'altro.
Quindi,
ogni cosa è energia. Ma, quando vogliamo analizzare, profondamente,
i significati dell'energia e la sua natura, giungiamo, per forza di
cose, ad analizzare gli aspetti della materia; quando vogliamo
penetrare la struttura della materia, le diamo delle risonanze
energetiche. Ne deriva che l'uomo deve radunare le radici del
proprio io ad una terza costante: l'inesprimibile a mente umana.
Nessuno ha il diritto di dire che l'energia preesiste alla materia,
perché ogni forma di energia è, pur sempre, una forma di materia
rarefatta. Nessuno può dire che la materia faccia nascere
l'energia, perché ogni cosa ha natura fluida e movimentata. La
giusta via di mezzo, come affermò Buddha, è lo stato di estasi
razionale che deve controllare e ritmare la coscienza di ogni
occultista. L'uomo, di fronte al binomio energia e materia deve
porre un terzo punto di fulcro; la sua anima. L'anima che nasce
dall'attrito tra lo spirito e gli stati densi. Questo triangolo gira
vorticosamente: si sa che esiste, si sa che è alla base di ogni
manifestazione; ma, è indefinibile, a parole. Definirlo sarebbe
dare un alt all'unica cosa certa che vi sia: il movimento incessante
ed eterno degli universi. Dio, inteso come la più raffinata delle
forze di un ciclo, si riflette in tre postulati: il Padre (Spirito-energia);
il Figlio (l'anima, la coscienza); lo Spirito Santo (la materia
primordiale, la madre feconda).
Quindi,
una linea senza condizionamenti e soluzione di continuità. È uno
scaturire costante di linfe squisite, in cui si abbevera l'animo
assetato dell'iniziato; è uno stato di estasi incessante, ma, pur
sempre, improntata ad un ritmo di inflessibile razionalità interna.
Egli poggia la base del suo io più vivo sulla pietra angolare della
Legge di manifestazione. Energia, coscienza, materia. Egli stesso è
tale Legge. Ne accetta la realtà immanente e considera lo strato
vibrante di ogni cosa come una lastra omogenea di cristallo
guizzante, dalle infinite sfumature e riverberi di luce dorata. E
non appena egli si accinge a studiare dove, in esso, finisca la
materia, cominci la sua coscienza, termini l'energia, il cristallo
gli si spezza tra le mani.
Quando
Pilato chiese a Gesù Cristo dove fosse la Verità - questa verità
- l'Uomo Divino tacque. Lo stesso fece Buddha, ad una simile
richiesta.
Nè
si creda che l'incapacità dell'uomo a voler rendere relativa e
formale l'onda infuocata dell'Assoluto, arrivi a sminuirne la
comprensione interna, in proposito. Ogni iniziato sa, sente la
completezza dell'Essere in lui; ed agisce in conseguenza. Ma tace.
Ogni iniziato ha il rapporto integrale con un senso ben preciso dei
valori universali: il senso della completezza e dell'armonia in
tutte le cose. Tale conquista spirituale si erge nel suo animo, con
una forza così incisiva e totale, che egli non è turbato se la sua
incapacità a dipingerla verbalmente fa dubitare gli ascoltatori che
egli la possegga, o, che la conquista esista. Lascia che il neofita
compia le proprie esperienze, sicuro che, anche lui, ammutolirà di
fronte all'inesprimibile, quando lo raggiungerà, e quando capirà
che l'unico modo per poter imprigionare l'uccello radioso del
divino, nella gabbia dorata della coscienza umana, è quello di
chiuderne, in silenzio, la piccola porticina. Una volta dentro
l'animo umano, l'uccello gorgheggerà, felice, il suo canto
d'assoluto; ma, quando la voce del razionalismo parlerà, esso tacerà
immediatamente. Continuerà a gorgheggiare, dopo che si sarà
ripreso il silenzio. Tale canto non sarà sminuito nella sua natura.
Rivelerà il ritmo inflessibile delle leggi, la precisa costruzione
armoniosa degli universi. Ma, solo da un piano superiore alla mente
umana, che non riguarda l'intelletto inferiore dell'uomo.
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