Lezione Venticinquesima

 

Preliminari alla tecnica occulta della meditazione.

La scienza del controllo dell'emotività, tramite il volere personale.

Il dominio dei pensieri.

Il meditante come un arco teso.

Cos'è la meditazione?

Quali effetti produce nella vita quotidiana?

 

In una sintesi della natura di questo Trattato è necessario inserire anche un capitolo sulla meditazione. Ma, saremmo dei vandali del pensiero se ritenessimo di poter sviscerare l'intera problematica della meditazione, in poche pagine. E, ciò, per varie ragioni. Innanzi tutto i veri frutti della meditazione arcana rappresentano quel che di più genuino, di più potente e di più sostanziale esiste nella natura occulta del mondo: quindi, l'argomento della meditazione può venir trattato coerentemente soltanto nel comune linguaggio dello "Spirito Santo", tra Iniziati. In secondo luogo, la vera meditazione è qualcosa di diverso da quanto il mondo conosce; e, per penetrare il suo segreto, bisogna conoscere a fondo il segreto dei Raggi, il segreto dei cicli evolutivi, il segreto di ogni razza madre. Perchè ogni Raggio ha la sua meditazione; ogni ciclo evolutivo medita a seconda della natura che gli si confà, ogni razza madre giunge ad un punto di potenza interiore, che prosegue nella presente. Lo sforzo titanico che l'uomo deve compiere per bruciare in sè ogni limitazione di tempo e di spazio e comprendere il principio latente nel processo della meditazione lo porta a venir iniziato e ad avere, della stessa, una visione molto più coerente e precisa di quel che fosse precedentemente.

Come al solito, una Legge agisce nel nostro caso: quella dell'interpolazione dell'energia e della materia. Si è voluto, spesso, portare degli esempi alla generalità del fenomeno, rendendolo ancora più incomprenso. Si è detto che la vita pulsa, secondo un ritmo preordinato, ovunque; nelle vie lattee e nei microbi. Che tutto vibra, seguendo un naturale processo di meditazione naturale. Che lo stesso Logos Solare apre le Sue ali evolutive e crea un sistema, iniziando una profonda meditazione e, allorquando la cessa, raccoglie i frutti della medesima. Ma, lasciamo che i Maestri diano simili indicazioni. Ciò è necessario, per mettere le radici ad una problematica che, da par Loro, deve svelarsi sin nelle più profonde regole. Il ripetere, da parte dei discepoli, che il Logos Solare, o il Logos Planetario, sono in meditazione, durante l'arco del Grande Manvantara, e la cessano, al termine, è assolutamente inutile; poichè, salvo che in un fluidissimo principio, la meditazione del Logos Solare e quella dell'uomo sono di natura molto lontane. Ciò che importa, invece, è comprendere - in grandi linee - il problema e, quindi, trattarlo unicamente dal punto di vista umano e secondo le giuste direzioni.

Vogliamo, in primo luogo, sottolineare vivamente un fatto molto importante. Per il vero discepolo la meditazione è un'attività creativa estremamente superiore, per intensità, ad ogni sua altra attività. Non si tratta del "riposino" tra le attività quotidiane, ad ore fisse. Non si tratta di uno stato di estasi catalettica, che, nell'illusione di essere graditi a Dio, o ai Maestri, oppure al Sè Superiore narcotizza i sensi mentali e spirituali, facendo uscire il soggetto dalla propria camera, con occhi sognanti e profumo di santità... La vera meditazione presuppone una volontà di ferro e una tecnica profonda dell'occulto; e, mentre, in un primo tempo, il discepolo sceglieva dei momenti adatti per la meditazione, in un secondo tempo, egli la regge continuativamente, durante il giorno, e sono i momenti adatti a venir da lui. Secondo noi, è molto importante che si capisca la vera natura di questo processo. Abbiamo conosciuto molte persone che, lungo gli anni, erano ubriachi di teorie e si paralizzavano l'intelletto e le funzioni cerebrali, comprese le spirituali, con una crisi mattutina, che chiamavano meditazione.

Vi sono tre elementi da considerare, nell'evoluzione occulta dell'uomo: la Materia, l'Anima, lo Spirito. La Legge del movimento universale mette in rapporto l'oggettività esteriore (la materia), con la soggettività interna (lo Spirito) e dal rapporto che ne nasce l'Anima diventa radiante e fa da ponte e da equilibrio ad ogni polo degli opposti. Meta dell'evoluzione, per questo nostro sistema solare, è lo sviluppo completo dell'Anima; a ciò servono le catene e le ronde, i periodi di globo e le razze. Le potenzialità che trova l'uomo lungo il Sentiero, dopo avergli donato l'autocoscienza, gliela sviluppano in maniera tale da far sembrare quasi incredibile la meta a cui è diretto. Quindi, se per meditazione consideriamo un processo alchemico, che è la costante fissa dell'evoluzione in cui si trova l'uomo, processo continuo, serrato, inarrestabile per la natura stessa delle cose, vedremo che essa non è un fatto nuovo per l'Ego. Durante l'epoca lemurica, l'uomo acquistò la padronanza del suo strumento fisico: il corpo. Per lui, non esistevano Spirito, nè mète ideali. La sua attenzione era concentrata alle funzioni biologiche, che ne rappresentavano il massimo diapason evolutivo. Fu in tale periodo che la Gerarchia Bianca dette ai migliori della razza le regole di educazione occulta, o di meditazione, riguardanti la sfera fisica, e che sono chiamate di Hata Yoga. In Oriente si seguita a praticare tale arte, per una tradizione ed un ricordo atavico. In Occidente, imitando gli orientali e, per lo più, senza la cognizione profonda delle regole esoteriche, continuano a prolificare gli istituti che insegnano le varie posizioni yoga, per acquistare la libertà dell'Assoluto, ecc...

Quando la razza si incarnò nuovamente in Atlantide, essa possedeva, quale meta evolutiva, un corpo astrale da vivificare e da controllare: il corpo delle emozioni. Entrò in funzione un nuovo tipo di meditazione: quello del controllo dei sentimenti. Tutt'oggi, noi incontriamo dei discepoli che rischiano di cadere in uno spietato isolamento, sinceramente convinti che provare sentimenti e calore verso qualcosa o qualcuno sia offesa alla Gerarchia. Poveri fratelli, che non hanno capito il vero messaggio dell'amore; si tengono guardinghi, sul loro vacillante ponte, nel timore di tuffarsi nel grande mare dell'amore universale. Ed è bene che comprendano quando tutto ciò che di archetipico esiste nell'uomo, come affetti, sani desideri, sincero entusiasmo sia frutto di una lunga, oculata evoluzione. Riteniamo, a tal proposito, significativo riportare la frase del Maestro K.H., il Quale, per difendersi dall'immagine sbagliata che si aveva (e si ha tuttora) degli Adepti, scrisse, in passato: "Noi siamo tutt'altra cosa di una viola, disseccata tra le pagine di un libro". Ogni grande Autore di occultismo, a partire dalla Blavatsky, sino a giungere alla Bailey, ha avuto qualcuno e qualcosa, nella sua vita, che egli amava profondamente e che gli dava la possibilità di manifestare un lato della natura che, solitamente, dai discepoli è trascurato: quello dell'affettuosità, quello del calore, quello della semplicità.

Dunque, durante l'epoca atlantidea, la Gerarchia dette all'umanità un nuovo tipo di meditazione, che si allacciava alla sfera astrale: quello del controllo dei sentimenti, tramite la volontà.

Nell'epoca ariana, un terzo tipo di meditazione viene rivelato: il dominio dei pensieri, del corpo mentale. Al giorno d'oggi, i tre sistemi si fondono in uno. Il discepolo che, d'abitudine, inizia la sua meditazione, assume una posizione corporale di armoniosa linea funzionale (e sintetizza la vittoria sugli elementi raggiunta in Lemuria); quindi, definisce il rutilante vibrare dei suoi sentimenti, rendendo il corpo emotivo limpido ed incolore, con uno sforzo di volontà; infine, fa divenire coerente e vuoto lo spazio interno del suo corpo mentale, acquietando ogni pensiero inutile e divenendo il "Padrone del cocchio".

I più, a questo punto, si fermano; paghi di un certo senso di dominio su sè stessi e nulla più. Pensano che angeli invisibili accorrano non appena abbiano calmato i tre corpi, o che il Maestro si affretti a inserire, nella loro borsa aperta, le monete d'oro della Sua saggezza. Ed è chiaro che il peso occulto che la Gerarchia porta sulle Sue spalle, per quanto dura quella meditazione, si è arricchito di qualche pietra in più.

Dobbiamo, invece, raffigurarci il meditante come un arco. Durante la giornata la corda dell'arma è lenta, ma, nell'esercizio occulto, essa deve venir tesa all'estremo e il dardo del proposito, scagliato, secondo ogni più viva possibilità personale, nella direzione adatta. Risulta chiaro, quindi, che varie componenti entrano in questione, in tale attività. L'evoluzione del discepolo è la principale: la sua cultura, la sua conoscenza dei colori occulti e del potere magico del suono, della tecnica di ogni Raggio, della direzione verso cui scagliare il dardo. Ma, in primo luogo, è necessario uno sforzo attivo e completo, in tutto il processo, ed una sovrannaturale limpidezza di mente.

Ecco la ragion per cui, pur non negando al discepolo il suo diritto a meditare quotidianamente, i Maestri suggeriscono che egli si formi una salda cultura delle condizioni storiche della sua razza, perchè, durante la meditazione, egli si collochi "nel punto occulto" giusto e adatto alla sua personalità; che studi accuratamente il metodo che la Gerarchia ha dato all'umanità, per questa razza, riguardo alla meditazione esoterica; che controlli il suo strumento fisico, quello astrale e quello mentale, in modo che, durante la funzione creatrice suddetta, l'arco sia ben pulito, vibrante e capace di una lunga gittata; che viva una vita di servizio, per creare, attorno a sè, un'aura armoniosa che, contemporaneamente, lo unisca, dal lato invisibile delle cose, all'Aura della Gerarchia e lo protegga dai rischi dell'esercizio esoterico. Lo studio accademico è necessario perchè, finalmente, il discepolo raggiunga qualcosa di personale, di nuovo, da offrire al Luminoso Archivio della Gerarchia.

L'interpolazione dell'energia e della materia è il ritmo primo delle cose. Dall'immanifesto si inquadrano, nel tempo e nello spazio, tutte le cose che formano il panorama del mondo oggettivo. L'energia, secondo schemi coordinati e sublimi, si tramuta in materia. Una volta che il baricentro del ciclo materiale ha acquistato una tensione massima, la materia si spiritualizza, si assottiglia, ritorna nella sorgente da cui emanò. Non ha perso il senso della coscienza (sia minerale, che vegetale, che animale, che umana), ma acquistato una colorazione vitale che, prima dell'esperienza, le mancava. In tutto ciò, la meditazione e la concentrazione hanno peso da protagonisti. L'intero mondo minerale, ad esempio, è tenuto nel suo stato di cristallizzazione, da una Gerarchia di Poteri Angelici, che si occupa della sua evoluzione; nel mondo vegetale "la concentrazione occulta" allenta la presa, ma sussiste; lo stesso è nell'animale. Nel regno umano, gli Angeli Solari, che lo avevano accompagnato nelle tre precedenti grandi esperienze attendono che l'uomo si accorga di Essi e porga loro la mano, fluendo nel quinto regno: quello dell'Anima. La meditazione è la maniera diretta per raggiungere una radianza sublimale, identica, per natura, a quella del mondo devico. Con la meditazione, si riconosce l'identità dell'energia e della materia e si è liberi dal complesso di inferiorità verso l'energia e da quello coercitivo verso la materia. È chiaro che ciò che diciamo può sembrare a molti pura teoria; sottolineiamo, però, che, una volta penetrati nell'atmosfera del Reale, codesta appare come l'unica forma di esistenza degna di venir vissuta. Afferma il Maestro Tibetano che, quando l'uomo ha raggiunto il contatto con il proprio Angelo Solare, ogni allettamento esteriore cessa di gettare l' incantesimo su di lui. Egli si rende conto che l'Angelo Solare è Nucleolo di Amore, Sapere, Potere.

All'inizio, il discepolo va a tastoni, lungo l'esperienza della meditazione. Egli si trova, ovviamente, sempre a compierla da solo. Anche se ne ha lungamente discusso con i confratelli di gruppo, o ha studiato l'argomento fino in fondo. Il momento è del tutto creativo ed è l'attimo in cui la mummia viene sfasciata dai bendoni che rappresentano cognizioni acquisite, forme concettuali esterne, affinchè essa possa compiere i primi passi, da sola, nel nuovo regno. Ogni vera meditazione muta radicalmente la sostanza viva del proprio io; ogni vera meditazione rigenera l'uomo e lo completa; ogni vera meditazione è una sintesi di esperienze vitali, animiche, spirituali.

È durante la meditazione che lo sguardo del Maestro si intensifica sul discepolo ed Egli trova la via sgombra per poter trattare l'Anima del fratello minore, secondo i Suoi propositi. Il fatto è significativo, poichè racchiude un accenno occulto. Quanti chilometri, quante emozioni disordinate, quanto cammino e quanta delusione si sarebbero risparmiati coloro che, in passato, vollero andare a raggiungere il loro Guru, nelle montagne orientali, o fra i deserti. Salvo rarissime eccezioni, tutti furono rimandati indietro. E v'è ancora chi crede che molta fatica gli verrà alleviata, se soltanto potesse vedere fisicamente il Maestro. Al giorno d'oggi, la mèta per la razza ariana è la conquista del territorio mentale; soltanto durante la meditazione si deve trovare la porta segreta di Iside. Il resto è contrario all'evoluzione naturale dei tempi.

Come dicevamo, il discepolo, ingiustamente sentendosi solo e abbandonato, all'inizio brancola, scarta, uno dopo l'altro, vari metodi di meditazione; e, ciò, serve di primo, sommario esame, da parte dei Maestri, che non conoscono distanze e tempi, per sottoporlo alla prova della persistenza, della tenacia, della nascita del volere magico. Lo sviluppo dell'intuizione cresce, man mano, tra le delusioni. Il discepolo viene a sapere che la teoria dei Raggi è vitale per ogni occultista. Che sei Raggi esistono in lui ed uno solo di essi è fondamentale ed eterno. Si rende conto che accelererebbe di molto la sua evoluzione, se scoprisse quali sono i Raggi che si intrecciano a formare la propria entità-uomo. Forse, qualche impreparato spiritualista si divertirà a profetizzargli che egli appartiene a questo, o a quel Raggio. Ma, il vero discepolo non gli crederà, se la rivelazione non collimerà col proprio animo. Ed ecco, persistente, una vibrazione che inizierà a pulsargli nel cuore animico; egli si convincerà che il Raggio del suo corpo causale è il Primo, o il Secondo, o il Terzo. Ed allora, incerto, inizierà la meditazione quotidiana, indirizzandosi al metodo del Primo o del Secondo o del Terzo Raggio. Questa, è la nascita del dinamismo spirituale. Non importa se egli sbaglierà sinceramente; basta che egli tenga ben conto degli errori che fa. Se soltanto riuscirà ad avere il dominio su sè stesso e intuire i suoi Raggi, a lungo andare intuirà i Raggi non solo di chi gli verrà posto accanto dal Maestro, ma anche nella loro azione generale, in natura. E la constatazione personale del potere dei Raggi, nell'universo, fa, di un uomo, un Adepto.