Lezione Ventiseiesima

 

Cosa è il Guru, o il Maestro?

I sette stadi di contatto, o di intimità spirituale, tra il discepolo ed il suo Guru -

Necessarie precisazioni

Prima di proseguire nell'opera e trattare in modo sintetico e particolareggiato i dodici (14) pleniluni annuali; prima di ampliare il discorso sui Raggi, dal punto di vista planetario e non soltanto umano; prima di parlare dei dodici (14) segni astrologici, riteniamo necessaria una breve pausa, per chiarire alcune questioni al lettore. Il presente Corso di lezioni è rivolto a due tipi di studenti. A coloro i quali hanno già una specifica preparazione nel campo, ed hanno letto e studiato numerosi libri che trattino l'argomento a fondo. Questa sintesi, alcune precisazioni mai fatte sino ad ora; delle correzioni su punti di vista ritenuti fondamentali sull'argomento, di conseguenza, saranno loro di valido aiuto per riordinare il bagaglio delle cognizioni che possiedono e per fare un ulteriore passo avanti sul Sentiero. Il Corso potrà andare, e lo speriamo fermamente, anche in mano a coloro che non hanno compiuto diretti studi sull'argomento. Non sarà un caso, visto che il karma, o la legge di causa ed effetto, regna sovrana ovunque. Leggere attentamente quanto scriviamo ed applicare il proprio intuito risvegliato alla ricerca di prove individuali che convalidino la teorica sin qui esposta renderebbe questi ultimi lettori vibranti, nei valori esoterici, al livello dei primi. Essi avrebbero avuto la grande fortuna d'iniziare il cammino sul Sentiero, in modo diretto e inequivocabile, senza giri tortuosi e spreco di letture e di studi inutili.

Le prime domande che sorgono spontanee in chi entra in contatto con l'elevato occultismo sono le seguenti: "Da dove viene tutto ciò? Chi ha rivelato queste verità? Chi ci dà la prova che esse siano vere?". Domande giuste, e che dimostrano uno spirito sano e razionale. Cercheremo di dare una risposta ad esse, sforzandoci di mostrarci esaurienti.

Il campo in cui, lettori e studiosi, vi siete inoltrati, come avrete potuto capire, appartiene al dominio di una sfera, con delle leggi e caratteristiche al di fuori dei normali cinque sensi posseduti da ognuno di noi. Sarebbe ipocrita, da parte nostra, tergiversare a lungo con l'interlocutore che non volesse cedere di un palmo e smuoversi dal terreno dei suoi cinque sensi, e desiderare di dargli, su di esso, soddisfazioni. Premettiamo, quindi, che, lungo tutto il suo andare reincarnativo, le più disparate condizioni ambientali in cui l'Anima si trova a fare esperienza hanno come scopo di maturare in essa un determinato quantitativo di luce radiante, immerso, all'inizio, nel profondo strato del subconscio, che serva a rischiararla sulla genuinità di quanto le viene, al termine della propria evoluzione, rivelato dagli Istruttori Occulti. Tale quantitativo di luce, al chiaroveggente, appare simile al crepuscolare riverbero della luna, all'altezza del suo chakra brahmarandra. È 'chiamato: "La luce nella testa del discepolo". Non dilunghiamoci sulla spiegazione tecnica di questo fenomeno. Ci porterebbe troppo lontani. Diciamo soltanto che l'Adepto, prima di accettare per discepolo riconosciuto un individuo, dopo avere esaminata la sua situazione ambientale e controllato se egli può essere utile all'umanità, se il suo karma gli permette una certa libertà, da "colare" nel servizio al mondo, quale ultima e definitiva garanzia usa il suo potere chiaroveggente nel constatare se questi ha, brillante nel capo, la Luce di cui parlammo. Senza tale vibrare animico un uomo non offre le capacità necessarie ad avere successo in campo occulto. Tale Luce può essere una semplice stilla luminosa; può, invece, apparire come un vasto alone solare. Ma, non è la dimensione che importa. Ciò che importa è, invece, che essa esista. Penserà, poi, l'Adepto, anche se distante mille miglia e molti secoli dal luogo in cui vive il discepolo, ad arricchirgli la gemma preziosa.

Perché tanta disgressione sulla "luce nella testa"? È semplice. La prova che il lettore chiede sulle asserzioni che noi facciamo gli può e gli deve essere data; ma, soltanto su di una lunghezza d'onda differente da quella in cui si trova l'uomo materialistico, abitudinariamente. Soltanto quando i chakras sono risvegliati il discepolo è in grado di ricevere le determinate Impressioni Superiori che gli faranno toccare con mano il Costato di Cristo. All'inizio, quando la luce nella testa è appena visibile e percettibile, la certezza sulle cose sovrannaturali che l'esoterismo gli porge, sarà, per lo più, intuitiva. Quando qualche estraneo chiederà, allora, al discepolo di garantirgli la veridicità di quanto dice, questi non saprà dargli altro che un rigurgito d'animo, impreciso e inesatto, nascente dal piano dell'emozionalità mistica. Forse, il lettore, ora, capirà perché il silenzio, all'inizio, è così importante per chi intraprende la strada del discepolato. Negli insegnamenti esoterici di Pitagora, gli studenti, prima di entrare nel nucleo interiore della Scuola, passavano tre anni nella più piena ed impersonale delle attività. Erano chiamati: "i corvi". Quello che noi possiamo dire, sulle prime cause della letteratura esoterica, riguarda le sue fonti storiche. Nè, ci è permesso, per rispettare la libertà di pensiero dello studioso, dare garanzie, o prove personali su quanto gli diciamo. Quando il discepolo entra in rapporto diretto e personale con il proprio Maestro il circolo magnetico che tale contatto sublimale crea diviene il cristallino schermo su cui, automaticamente, è dipinta la situazione reale dei fatti universali. Allora, il discepolo tocca la libertà pura. Allora, egli riesce a localizzare la verità che il suo Maestro non è, esotericamente parlando, più grande di lui e lui non è inferiore al Maestro; ma che, nel rapporto, si ripete il ritmo eterno dell'Assoluto e del Relativo, parificati ed unificati nel monismo sostanziale dell'atto immanente. Prima di raggiungere, però, tali cognizioni di cause il neofita, tramite il processo del preordinato ritmo di vita qualificata, che tutti i discepoli intraprendono lungo il Sentiero, dovrà molto faticare. Diversi sono i gradi di rapporto che si susseguono, tra l'Adepto di Raggio e il Suo discepolo, prima di giungere alla tanto auspicata "fusione delle luci"; lì, ove, i chakras dell'uno sono fusi con i chakras dell'altro. Enumeriamoli brevemente:

-    Primo stadio: in cui un discepolo entra in unione col Maestro, attraverso un discepolo anziano, sul piano fisico. Tale stadio si chiama: "grado di chela minore".

-    Secondo stadio: nel quale il discepolo viene diretto da un istruttore, dal livello dell'Ego: il nome di questo stadio è: "grado di chela nella luce".

-    Terzo stadio: durante il quale il maestro entra in rapporto col discepolo mediante:

a)  l'esperienza di un sogno vivido

b)  un insegnamento simbolico

c)  l'uso di una forma-pensiero del Maestro

d)  un contatto in meditazione

e)  un definito ricordo d'incontro nell'Ashram del Maestro

Questo è lo stadio del "discepolo accettato"

-    Quarto stadio: in cui, avendo mostrato saggezza nel proprio lavoro e giusta comprensione del problema del Maestro, il discepolo è istruito sul modo di attrarre, in caso di seria emergenza, l'attenzione del Maestro, attingendo, così, alla Sua forza, alla Sua sapienza, al Suo consiglio. È un avvenimento istantaneo che, praticamente, non sottrae alcun tempo al Maestro. Tale stadio è conosciuto con il nome peculiare di "chela (discepolo) sul Filo, o, Sutratma".

-    Quinto stadio: in cui è permesso conoscere con quale mezzo egli può stabilire una vibrazione e un appello che gli dia diritto ad un colloquio con il Maestro. Ciò è concesso soltanto ai Chela provati e fidati, sui quali si può fare completo assegnamento, nella certezza che non abuseranno di tale conoscenza, eccettuato che si tratti di una impellente necessità di lavoro. A questo stadio, il discepolo è chiamato: "Colui che è dentro l'Aura".

-    Sesto stadio: in cui il discepolo può ottenere d'essere ascoltato dal Maestro in qualsiasi momento, essendo con lui in intimo e costante contatto. È lo stadio durante il quale il discepolo viene definitivamente preparato per un'immediata iniziazione, o, avendo preso l'iniziazione, viene addestrato ad un particolare lavoro da fare, in collaborazione con il suo Maestro. È lo stadio chiamato "del discepolo entro il Cuore del Maestro".

-    Settimo stadio: è quello in cui avviene la "fusione delle Luci". Ma non esiste perifrasi adatta a spiegarlo sul piano della materia.

A questo punto l'Adepto è il discepolo, e il discepolo è lo Adepto. Meraviglioso mistero che sarebbe profanazione spiegare. La materia e la divinità si sono riuniti e il discepolo (nel nostro caso specifico, simbolo della vergine Maria), è assurto in cielo, immacolato e candido. Da simile altezza Egli sa, Egli vede, ed ogni cosa gli appare in un circolo chiuso e definito. Il Linguaggio Angelico si sgrana davanti al suo sguardo attonito; passato, presente e futuro costituiscono la regione, senza discontinuità, che i bordi del suo spirito abbracciano in sè; il linguaggio di queste Alte Sfere non è più annunciazione: ma, presentazione categorica. Non esiste più differenza tra la parola e ciò che essa vuole annunciare. E, mentre sul piano materiale la parola è il preludio a qualcosa che essa indica, sui Piani Superiori, la medesima è anche l'oggetto di ciò che vuole dimostrare. Il Verbo è Cristo incarnato. Volere materialisticamente abbassare le alte vibrazioni di tali Sfere Musicali e Altissime, significa, allora, spezzarne il delicato calice. È ben comprensibile, quindi, che il Maestro non possa e non voglia dare "la prova" di ciò che Egli vede e vive; perché scostarsi per un attimo da tale sublime Realtà interiore significherebbe spezzarne l'incanto. A prescindere dalla Volontà dello stesso Maestro.

Crediamo di avere delineato a sufficienza l'atmosfera in cui vivono, rigogliose, le Realtà dei piani superiori; e possiamo, senza indugi, introdurci nella seconda fase di risposta alle domande che facemmo esprimere a dubbiosi, ipotetici studenti.