Cosa
è il Guru, o il Maestro?
I
sette stadi di contatto, o di intimità spirituale, tra il discepolo
ed il suo Guru -
Necessarie
precisazioni
Prima
di proseguire nell'opera e trattare in modo sintetico e
particolareggiato i dodici (14) pleniluni annuali; prima di ampliare
il discorso sui Raggi, dal punto di vista planetario e non soltanto
umano; prima di parlare dei dodici (14) segni astrologici, riteniamo
necessaria una breve pausa, per chiarire alcune questioni al
lettore. Il presente Corso di lezioni è rivolto a due tipi di
studenti. A coloro i quali hanno già una specifica preparazione nel
campo, ed hanno letto e studiato numerosi libri che trattino
l'argomento a fondo. Questa sintesi, alcune precisazioni mai fatte
sino ad ora; delle correzioni su punti di vista ritenuti
fondamentali sull'argomento, di conseguenza, saranno loro di valido
aiuto per riordinare il bagaglio delle cognizioni che possiedono e
per fare un ulteriore passo avanti sul Sentiero. Il Corso potrà
andare, e lo speriamo fermamente, anche in mano a coloro che non
hanno compiuto diretti studi sull'argomento. Non sarà un caso,
visto che il karma, o la legge di causa ed effetto, regna sovrana
ovunque. Leggere attentamente quanto scriviamo ed applicare il
proprio intuito risvegliato alla ricerca di prove individuali che
convalidino la teorica sin qui esposta renderebbe questi ultimi
lettori vibranti, nei valori esoterici, al livello dei primi. Essi
avrebbero avuto la grande fortuna d'iniziare il cammino sul
Sentiero, in modo diretto e inequivocabile, senza giri tortuosi e
spreco di letture e di studi inutili.
Le
prime domande che sorgono spontanee in chi entra in contatto con
l'elevato occultismo sono le seguenti: "Da dove viene tutto ciò?
Chi ha rivelato queste verità? Chi ci dà la prova che esse siano
vere?". Domande giuste, e che dimostrano uno spirito sano e
razionale. Cercheremo di dare una risposta ad esse, sforzandoci di
mostrarci esaurienti.
Il
campo in cui, lettori e studiosi, vi siete inoltrati, come avrete
potuto capire, appartiene al dominio di una sfera, con delle leggi e
caratteristiche al di fuori dei normali cinque sensi posseduti da
ognuno di noi. Sarebbe ipocrita, da parte nostra, tergiversare a
lungo con l'interlocutore che non volesse cedere di un palmo e
smuoversi dal terreno dei suoi cinque sensi, e desiderare di dargli,
su di esso, soddisfazioni. Premettiamo, quindi, che, lungo tutto il
suo andare reincarnativo, le più disparate condizioni ambientali in
cui l'Anima si trova a fare esperienza hanno come scopo di maturare
in essa un determinato quantitativo di luce radiante, immerso,
all'inizio, nel profondo strato del subconscio, che serva a
rischiararla sulla genuinità di quanto le viene, al termine della
propria evoluzione, rivelato dagli Istruttori Occulti. Tale
quantitativo di luce, al chiaroveggente, appare simile al
crepuscolare riverbero della luna, all'altezza del suo chakra
brahmarandra. È 'chiamato: "La luce nella testa del
discepolo". Non dilunghiamoci sulla spiegazione tecnica di
questo fenomeno. Ci porterebbe troppo lontani. Diciamo soltanto che
l'Adepto, prima di accettare per discepolo riconosciuto un
individuo, dopo avere esaminata la sua situazione ambientale e
controllato se egli può essere utile all'umanità, se il suo karma
gli permette una certa libertà, da "colare" nel servizio
al mondo, quale ultima e definitiva garanzia usa il suo potere
chiaroveggente nel constatare se questi ha, brillante nel capo, la
Luce di cui parlammo. Senza tale vibrare animico un uomo non offre
le capacità necessarie ad avere successo in campo occulto. Tale
Luce può essere una semplice stilla luminosa; può, invece,
apparire come un vasto alone solare. Ma, non è la dimensione che
importa. Ciò che importa è, invece, che essa esista. Penserà,
poi, l'Adepto, anche se distante mille miglia e molti secoli dal
luogo in cui vive il discepolo, ad arricchirgli la gemma preziosa.
Perché
tanta disgressione sulla "luce nella testa"? È semplice.
La prova che il lettore chiede sulle asserzioni che noi facciamo gli
può e gli deve essere data; ma, soltanto su di una lunghezza d'onda
differente da quella in cui si trova l'uomo materialistico,
abitudinariamente. Soltanto quando i chakras sono risvegliati il
discepolo è in grado di ricevere le determinate Impressioni
Superiori che gli faranno toccare con mano il Costato di Cristo.
All'inizio, quando la luce nella testa è appena visibile e
percettibile, la certezza sulle cose sovrannaturali che l'esoterismo
gli porge, sarà, per lo più, intuitiva. Quando qualche estraneo
chiederà, allora, al discepolo di garantirgli la veridicità di
quanto dice, questi non saprà dargli altro che un rigurgito
d'animo, impreciso e inesatto, nascente dal piano dell'emozionalità
mistica. Forse, il lettore, ora, capirà perché il silenzio,
all'inizio, è così importante per chi intraprende la strada del
discepolato. Negli insegnamenti esoterici di Pitagora, gli studenti,
prima di entrare nel nucleo interiore della Scuola, passavano tre
anni nella più piena ed impersonale delle attività. Erano
chiamati: "i corvi". Quello che noi possiamo dire, sulle
prime cause della letteratura esoterica, riguarda le sue fonti
storiche. Nè, ci è permesso, per rispettare la libertà di
pensiero dello studioso, dare garanzie, o prove personali su quanto
gli diciamo. Quando il discepolo entra in rapporto diretto e
personale con il proprio Maestro il circolo magnetico che tale
contatto sublimale crea diviene il cristallino schermo su cui,
automaticamente, è dipinta la situazione reale dei fatti
universali. Allora, il discepolo tocca la libertà pura. Allora,
egli riesce a localizzare la verità che il suo Maestro non è,
esotericamente parlando, più grande di lui e lui non è inferiore
al Maestro; ma che, nel rapporto, si ripete il ritmo eterno
dell'Assoluto e del Relativo, parificati ed unificati nel monismo
sostanziale dell'atto immanente. Prima di raggiungere, però, tali
cognizioni di cause il neofita, tramite il processo del preordinato
ritmo di vita qualificata, che tutti i discepoli intraprendono lungo
il Sentiero, dovrà molto faticare. Diversi sono i gradi di rapporto
che si susseguono, tra l'Adepto di Raggio e il Suo discepolo, prima
di giungere alla tanto auspicata "fusione delle luci"; lì,
ove, i chakras dell'uno sono fusi con i chakras dell'altro.
Enumeriamoli brevemente:
-
Primo stadio: in cui un discepolo entra in unione col
Maestro, attraverso un discepolo anziano, sul piano fisico. Tale
stadio si chiama: "grado di chela minore".
-
Secondo stadio: nel quale il discepolo viene diretto
da un istruttore, dal livello dell'Ego: il nome di questo stadio è:
"grado di chela nella luce".
-
Terzo stadio: durante il quale il maestro entra
in rapporto col discepolo mediante:
a)
l'esperienza di un sogno vivido
b)
un insegnamento simbolico
c)
l'uso di una forma-pensiero del Maestro
d)
un contatto in meditazione
e)
un definito ricordo d'incontro nell'Ashram del Maestro
Questo
è lo stadio del "discepolo accettato"
-
Quarto stadio: in cui, avendo mostrato saggezza nel
proprio lavoro e giusta comprensione del problema del Maestro, il
discepolo è istruito sul modo di attrarre, in caso di seria
emergenza, l'attenzione del Maestro, attingendo, così, alla Sua
forza, alla Sua sapienza, al Suo consiglio. È un avvenimento
istantaneo che, praticamente, non sottrae alcun tempo al Maestro.
Tale stadio è conosciuto con il nome peculiare di "chela
(discepolo) sul Filo, o, Sutratma".
-
Quinto stadio: in cui è permesso conoscere con quale
mezzo egli può stabilire una vibrazione e un appello che gli dia
diritto ad un colloquio con il Maestro. Ciò è concesso soltanto ai
Chela provati e fidati, sui quali si può fare completo
assegnamento, nella certezza che non abuseranno di tale conoscenza,
eccettuato che si tratti di una impellente necessità di lavoro. A
questo stadio, il discepolo è chiamato: "Colui che è dentro
l'Aura".
-
Sesto stadio: in cui il discepolo può ottenere
d'essere ascoltato dal Maestro in qualsiasi momento, essendo con lui
in intimo e costante contatto. È lo stadio durante il quale il
discepolo viene definitivamente preparato per un'immediata
iniziazione, o, avendo preso l'iniziazione, viene addestrato ad un
particolare lavoro da fare, in collaborazione con il suo Maestro. È
lo stadio chiamato "del discepolo entro il Cuore del
Maestro".
-
Settimo stadio: è quello in cui avviene la
"fusione delle Luci". Ma non esiste perifrasi adatta a
spiegarlo sul piano della materia.
A
questo punto l'Adepto è il discepolo, e il discepolo è lo Adepto.
Meraviglioso mistero che sarebbe profanazione spiegare. La materia e
la divinità si sono riuniti e il discepolo (nel nostro caso
specifico, simbolo della vergine Maria), è assurto in cielo,
immacolato e candido. Da simile altezza Egli sa, Egli vede, ed ogni
cosa gli appare in un circolo chiuso e definito. Il Linguaggio
Angelico si sgrana davanti al suo sguardo attonito; passato,
presente e futuro costituiscono la regione, senza discontinuità,
che i bordi del suo spirito abbracciano in sè; il linguaggio di
queste Alte Sfere non è più annunciazione: ma, presentazione
categorica. Non esiste più differenza tra la parola e ciò che essa
vuole annunciare. E, mentre sul piano materiale la parola è il
preludio a qualcosa che essa indica, sui Piani Superiori, la
medesima è anche l'oggetto di ciò che vuole dimostrare. Il Verbo
è Cristo incarnato. Volere materialisticamente abbassare le alte
vibrazioni di tali Sfere Musicali e Altissime, significa, allora,
spezzarne il delicato calice. È ben comprensibile, quindi, che il
Maestro non possa e non voglia dare "la prova" di ciò che
Egli vede e vive; perché scostarsi per un attimo da tale sublime
Realtà interiore significherebbe spezzarne l'incanto. A prescindere
dalla Volontà dello stesso Maestro.
Crediamo
di avere delineato a sufficienza l'atmosfera in cui vivono,
rigogliose, le Realtà dei piani superiori; e possiamo, senza
indugi, introdurci nella seconda fase di risposta alle domande che
facemmo esprimere a dubbiosi, ipotetici studenti.
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