STUDIO
DEL VEGETARIANISMO, DAL PUNTO DI VISTA ESOTERICO
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Le due cause occulte del vegetarianismo -
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L’inizio – in Atlantide – del vegetarianismo -
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Perché il vegetariano si sintonizza con l’Akasha, o <tavolette
astrali> -
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La coscienza e la sensibilità del regno vegetale,
dimostrate
scientificamente -
Ci
siamo prefissi, in questo Corso di Lezioni, di porgere allo studente
la conoscenza dei tradizionali concetti che formano il quadro
fondamentale della saggezza esoterica, come è stata tramandata,
attraverso i millenni, e come, tuttora, viene studiata dai seguaci
della Loggia bianca. Il nostro punto di vista, quindi, è sempre
rimasto analitico, poiché siamo convinti che l’obiettiva presa di
posizione di un individuo, di fronte allo studio dell’esoterismo,
non gli proibisca, nello stesso tempo, di alimentare in lui la
dolcezza di un impersonale amore, caldo e vivo, per la verità.
Toccando
un argomento come il vegetarianismo e dandone le sue reali ragioni
di esistenza, molto diverse da quelle che gli stessi vegetariani
suppongono – secondo le tradizioni segrete della Magia Iniziatica
– forse creeremo delle polemiche. Ma, tant’è. Il nostro dovere
è di riportare, secondo le esperienze che possediamo, e i lunghi
studi che abbiamo fatto sull’argomento, l’occultismo nei suoi
giusti binari, cercando di battere via la polvere del logoro tappeto
di quel che la gente pensa che esso sia, estirpando ogni fanatismo
in proposito, ogni agire emotivo, ogni violenza di pensiero, nata da
stretti punti di vista personalistici.
Per
il momento, non consideriamo le molte ragioni morali che hanno fatto
nascere il vegetarianismo nel mondo. Non consideriamo, cioè, il
fatto della crudeltà verso gli animali, in se stessa, che spinge i
vegetariani a non nutrirsi della loro carne; né lo squilibrio che,
secondo essi, porta all’organismo umano l’ingestione della
carne.
Due
ragioni fondamentali – come viene sottolineato dal Maestro
Tibetano, nel "Trattato dei sette Raggi" (Alice A. Bailey
– Edizioni Lucis) – sono le vere cause che hanno creato il
fenomeno del vegetarianismo, lungo i tempi. La prima riguarda la
sfera educativa e volitiva del neofita, che intraprende il sentiero
del discepolato; la seconda ha delle ragioni occulte molto profonde
e che delineeremo più avanti.
Grazie
all’attrazione magnetica e luminosa, silente e suggestiva della
Fratellanza Bianca, da sempre il finito si è allacciato ad una
forma più alta di esistenza, lungo i secoli. Esseri umani avanzati
hanno percepito il Messaggio che scaturiva dalle Alte Cime
dell’esistenza e si sono incamminati verso il mondo interiore
dell’esistenza intensificata. Sia per ragioni karmiche, quanto per
il loro movimento disordinato di vita, fu necessario – e continua
ad esserlo – che quegli individui – chiamati neofiti, e
discepoli – dessero un severo ritmo di nuova educazione alle
proprie facoltà vitali. Infatti, la loro aura, le loro vibrazioni,
i loro pensieri avrebbero contrastato con potenza materiale negativa
l’Aura pacata della Gerarchia Bianca. Quindi, non solo il neofita
si trova nella necessità di staccarsi da forme di vita esteriori
deleterie, ma di crearsi un carattere ed una volontà occulti,
necessari ad ogni mago bianco. Poiché l’unico ponte che il
neofita, al grado di evoluzione in cui si trova, deve e può
adoperare, agli inizi, è il corpo fisico, ecco la ragione per cui
tanta importanza ha, per lui, un’educazione del tutto biologica.
Gradualmente, egli penetra nella sfera emotiva, in quella mentale, e
tocca gli Eteri Cosmici, se la continuità di proposito risulta
coerente. Cessa di eccitare il suo sistema nervoso con l’alcool,
di inquinarlo con la nicotina, di scuoterlo con prodotti chimici che
agiscano sul simpatico e sul cerebro spinale. Capita sempre una
vita, nel suo arco reincarnativo, in cui il discepolo imponga a se
stesso una vita di celibato e segua la dottrina vegetariana. Pochi,
però, ne sanno le ragioni. Per quanto riguarda il celibato, ne
abbiamo esposto le ragioni nel capitolo:" Studio del sesso, dal
punto di vista occulto ". Ma, per il vegetarianismo, siamo
convinti che pochi, di fronte alla massa, ne conoscano le vere
ragioni. Essi, certamente, ne portano diverse, a favore. E tutti
sappiamo quali siano. L’amore per gli animali, il rispetto per un
regno di vita inferiore, la necessità di ribellarsi ala crudeltà
generale, nei loro riguardi, e il deleterio effetto di tale
nutrimento alla salute fisica.
Tutto
ciò, però, non si allinea con l’obiettivo punto di vista
esoterico; e con l’evoluzione graduale della vita planetaria.
Spesso, il vegetariano si mostra un emotivo, un fanatico, ricco di
complessi di superiorità verso la massa e, in fin dei conti, un
individuo che non ha capito a fondo il problema della vita. Difatti,
le sue ragioni non possiedono quel senso realistico e tempestivo che
pretendono di avere.
Chi
scrive ama molto gli animali. Vederne soffrire uno gli comunica un
senso di dolore fisico; e, sempre, si è sforzato, non solo di
amarli, ma di educarli secondo le necessità evolutive, sapendo che
la loro meta è l’individualizzazione nel regno umano. E ciò
diciamo per dimostrare al lettore che il nostro punto di vista non
è quello di un arido intellettuale, in materia, o di un cinico
teorico.
Ciò
nondimeno, pur con le dovute eccezioni, dopo aver frequentato per
anni l’ambiente esoterico italiano, e continuando a farlo adesso,
per ragioni di servizio, quasi mai ha incontrato un’armoniosa
coerenza sull’argomento. Mai, si è imbattuto nella "giusta
via di mezzo". Da una parte, i vegetariani; dall’altra,
coloro che non lo erano. I vegetariani, spesso inariditi dal loro
metodo, egoisticamente seguito per ragioni di salute personale,
spirituale, o per una falsa emotività; coloro che non lo erano,
alla ricerca di mille causali e di mille giustificazioni per
spiegarne la ragione; oppure, nettamente ostili a chi lo fosse. Ben
si intende che gli onesti vegetariani riescono, tuttavia, a dare
prova di superiorità sull’umanità. Ma, solo per quanto riguarda
la loro dolcezza, la loro filantropia, la loro benevolenza. Non per
la valida comprensione del problema.
Durante
l’epoca dell’Atlantide, come afferma il Maestro Tibetano, si
sviluppò il sistema vegetariano. Era seguito negli Ordini
Iniziatici. La vera ragione del metodo aveva, e continua ad avere
radici occulte. Difatti, per poter acquistare (armoniosamente e con
grande delicatezza di sviluppi) la chiaroveggenza, la capacità di
scavalcare il presente e fissare diritto lo sguardo nel futuro, i
neofiti cercavano di sintonizzarsi con le "tavolette
astrali", che contengono passato, presente e futuro, e che
formano le scaglie dorate dell’Akasha. L’Akasha è la radice del
tempo e dello spazio, il gomitolo intessuto, dall’origine dei
tempi, che si dipana, durante i cicli evolutivi, portando alla luce
il Disegno Logoico. Tutti gli iniziati, sviluppando il chakra alla
sommità del capo, riescono a raggiungere il riverbero costituito
dalle "arie eteriche", vibranti nella controparte
invisibile del cervello; quindi, possiedono il dono della
preveggenza, collegati, come si trovano, al grande mare dell’Etere
Cosmico, in cui sono incisi tutti i fatti, dal più grande al più
piccolo, che costituiscono la linea di minor resistenza,
architettata, dall’origine dei tempi, dal nostro Logos Planetario,
prima che Egli colasse nel crogiolo del mondo obiettivo il Suo
Proposito. Ora, l’Akasha vibra intensamente sotto il dominio del
secondo Raggio. Sia – da una parte – perché Giove, l’Emanatore
del secondo Raggio, è il Discepolo planetario più
"vicino" al nostro Logos solare, e ne cela, più di ogni
altro, i Progetti sublimi, sia perché il secondo raggio è l’assorbitore
per eccellenza; quindi, rappresenta l’aspetto femminino della
natura. Il Logos ne fissa la Volontà originaria sul Corpo, come su
di una matrice di cera, rendendolo il depositario di Essa.
Analizzando il mondo vegetale – sempre secondo le conoscenze
esoteriche – noi veniamo a sapere che la Vita che ne costituisce
l’anima è un’apoteosi del secondo raggio. Difatti, sul nostro
pianeta, essa ha il secondo, il quarto ed il sesto Raggio
completamente sviluppati in lei. Tutte le qualità del secondo
Raggio – di conseguenza – vengono intensificate dalla vibrazione
dualistica del quarto e del secondo. Sintonizzarsi con il regno
vegetale, abolendo la carne e nutrendosi dei suoi frutti, significa
assorbirne il potere e la natura. Significa vibrare sulla fortissima
e radicale lunghezza d’onda del secondo Raggio; significa
raggiungere, a lungo andare, la padronanza dell’Akasha.
Queste
sono le vere ragioni del vegetarianismo. E se qualcuno obietta che
è impossibile che la Gerarchia non accetti, come valide e
principali, le ragioni filantropiche che seguono la maggioranza dei
vegetariani, riguardo alla ragion d’essere della loro disciplina,
noi risponderemo che, da che mondo è mondo, la Gerarchia è stata,
sempre, esempio di bontà, di amore e di fratellanza non solo tra
uomo ed uomo, ma tra regno di natura e regno di natura. Però, tiene
conto anche di altre profonde ragioni, che non si possono svellere
dalla realtà dei fatti. Il regime vegetariano deve essere sovente
seguito, come dicemmo, ed almeno per una vita, da parte del
discepolo. E’ una regola. Ma, per ragioni ancor più profonde, che
non siano soltanto quelle emotive. Il discepolo consideri che il
karma non tiene conto di alcun regno della natura. Nei passati
tempi, in cui l’umanità prese a nascere sul nostro pianeta e, per
ragioni naturali, viveva senza difesa, senza intelletto, con una
costituzione fisica pressoché uguale a quella animale – ma,
tuttavia, più debole – le belve, a ricordo di Gerarchia,
rappresentarono uno dei flagelli più spaventosi che siano mai
esistiti. L’umanità veniva spaventosamente dilaniata, divorata,
falcidiata dalla ferocia e dalla forza del regno animale. Il karma
è la molla irreversibile che, ora, spinge l’uomo a nutrirsi della
vita animale.
C’è
ancora un’altra considerazione che desideriamo fare, per
concludere l’argomento.
Non
si confonda quanto detto sinora con la vivisezione. Non stiamo
parlando di essa. Questa pratica è una delle maggiori vergogne
dell’umanità cosiddetta scientifica, e molte prove sono state
portate, da chi vi si oppone, a dimostrazione che essa, oltre a
rappresentare l’immorale crudeltà che è, non ha che una
debolissima validità tecnica riguardo ai risultati che ottiene.
Il
mondo vegetale possiede una sua sensibilità invisibile, altrettanto
consapevole di quella animale.
In
un capitolo del famoso libro "Autobiografia di uno Yoghi"
(Paramahansa Yogananda – Astrolabio Editore) il suo mistico autore
dimostra come nulla, in natura, sia privo di una sua coscienza e di
una sua sensibilità. Ciò avvalora le ragioni per cui il
vegetariano erra nel credere che quanto di sofferenza possa venire
arrecato al regno animale, nutrendosene, si possa dirottare sul
regno vegetale, che non ha una coscienza, e quindi non subisce alcun
danno, costituendo la fonte nuova di cibo per l’umanità.
Paramahansa
Yogananda descrive l’incontro che fece con il famoso scienziato
indiano Jagadis Chandra Bose, dell’Università di Presidency e
fondatore dell’istituto di ricerca Bose, a Calcutta.
Il
grande scienziato possedeva anche una sbalorditiva capacità
inventiva e tecnica, che gli permetteva di costruire strumenti di
grandissima utilità ed interesse scientifico. Il crescografo Bose
consentì (quando ancora non era stato inventato il microscopio
elettronico) un ingrandimento di dieci milioni di volte.
Riportiamo
un brano del capitolo VIII del libro ("Il grande scienziato
indiano J.C.Bose") per dimostrare come le piante abbiano una
sensibilità ed una coscienza altrettanto vivide – anche se non
complesse – di quella del regno animale.
"….Visitai
di nuovo il Centro di Ricerche (n.d.r. – Bose) qualche giorno dopo
l’inaugurazione. Il grande botanico, rammentando la promessa
fattami, mi condusse nel suo tranquillo laboratorio.
<Applicherò
il crescografo a questa felce; essa diventerà enorme. Se lo
strisciare di una lumaca venisse amplificato nelle stesse
proporzioni, ci sembrerebbe di vederla filare come un treno
espresso.>
Il
mio sguardo era fisso sullo schermo che rifletteva l’ombra
ingigantita della felce. Ora si vedevano chiaramente i minutissimi
movimenti vitali; lo scienziato ne toccò la cima con una piccola
sbarra di ferro: la pantomima che si stava svolgendo si arrestò
bruscamente, e riprese il suo ritmo eloquente non appena la sbarra
venne ritirata.
<Avete
visto come la più piccola interferenza esterna è nociva ai
sensibilissimi tessuti> mi fece rilevare Bose. <Osservate: ora
somministrerò alla pianta del cloroformio, e poi un antidoto.>
L’effetto
del cloroformio arrestò la crescita; l’antidoto la riattivò.
L’andamento dello sviluppo che appariva sullo schermo mi teneva
avvinto più di un film dal complicato intreccio. Il mio compagno
(che ora aveva assunto la parte "dell’uomo cattivo")
inferse alla felce un colpo con uno strumento tagliente. Spasmodiche
contrazioni indicarono il dolore. Quando egli infilò un rasoio nel
grembo, l’ombra si agitò con violenza, poi si arrestò con i
sobbalzi finali della morte"
Non
vorrei deludere i miei fratelli vegetariani. Ma la descrizione
appena data delle sofferenze del regno vegetale, altrettanto vive
– se non maggiori – di quello animale non giustificano i loro
assunti, o la loro coscienza, quando affermano che nutrirsi di esso
elimina dalla responsabilità del dolore e della violenza l’uomo
che se ne nutre, e che evita, così, di cibarsi del regno animale.
Desideriamo
che lo studioso ci venga incontro. La disciplina del celibato e del
vegetarianismo, una volta lungamente provata, può, per varie e
molteplici cause, essere abolita. Ciò non significa che, di
rimbalzo, molti possano affermare – sic et simpliciter – che la
nostra asserzioni riguardi proprio loro! In ogni caso, il Verbo
Gerarchico desidera che il vegetariano e colui che frena i suoi
desideri sessuali sappiano, profondamente, perché lo fanno.
Si
lasci, quindi, secondo una spirituale ampiezza di vedute, esaurire
il karma che contrappone il regno umano a quello animale, in linee
generali. Ci si sforzi di amare, in tutto e per tutto, i nostri
fratelli minori; si abolisca dagli ospedali e dalle università il
crudele esperimento della vivisezione; si abolisca l’arido e
criminale istinto della caccia; ci si faccia un tutt’uno con la
missione di educare gli animali, perché trapassino nel regno umano,
senza difetti e tare che porterebbero con sé. Grazie a tali
propositi, il Piano si inserirà, più armoniosamente e dolcemente,
nel mondo dell’oggettività e l’uomo ne sarà, in realtà, un
collaboratore divino ed intelligente
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