Lo
Sri Tattva
Chintamani (XVI sec.
d.C) è uno scritto dello Swami bengalese Purnananda, che si
ritrova con un bashya,
ossia con un commento, attribuito a Kalicharana.
Il
sesto capitolo di questo testo si intitola “Shat Chakra Nirupana”,
ovvero “Descrizione dei sei centri”, è composto da 55 versetti
e tratta con dovizia di particolari della struttura energetica delle
nadi, i canali di scorrimento pranico, e della collocazione e
caratteristiche dei sei chakra, i centri di energia psicofisica
distribuiti lungo la colonna vertebrale.
Già
molti secoli prima di quest’opera,
il dharsana Sankya aveva individuato nell’ambito di
Prakriti tutta una serie di categorie al fine di sistematizzare i
concetti metafisici e cosmogonici presenti nei Veda. In 25 Tattva si
era organizzato tutto l’universo nella sua dinamica relazione con
il Purusha, e di quei Tattva era sostanziato tanto il macrocosmo
quanto microcosmo umano.
Si
erano quindi individuati nell’aspetto oggettivo della realtà
cinque elementi: terra, acqua, fuoco, aria ed etere, (Prithivi,
Apas, Tejas, Vayu, Akasha) in realtà introvabili allo stato
puro poiché simbolici di cinque diverse vibrazioni
dell’energia di Prakriti, più o meno coesive ai fini
dell’aggregazione della materia.
Dalla
fitta densità dell’elemento terra al più diffuso etere avevamo
così osservato svilupparsi tutte le possibilità di organizzazione
degli elementi della natura, dando origine a sostanze con una
“forma” (rupa) più o
meno tangibile. Aldilà
c’era Manas, la
“mente” e più
oltre soltanto il Purusha.
Tale
organizzazione di Tattva obbedienti alle leggi dei Guna si manifesta
nell’essere umano in maniera paradigmatica nella distribuzione dei
Chakra in Sushumna che vediamo descritta nello “Shat Chakra
Nirupana”:
“
Parlerò ora del primo
sbocciante germoglio della completa realizzazione del Brahman, che,
secondo i Tantra, si ottiene per mezzo dei sei Chakra e di altre
cose, nel proprio ordine.” (versetto introduttivo)
Così
esordisce Purnananda con l’intento di esporre il percorso
dell’energia spirituale per la realizzazione di yogi devoti al
loro Guru, che svolgano la loro pratica in assoluta segretezza,
puri, che abbiano imparato a governare la propria mente, stabili
nell’osservanza dello Yama e del Niyama.
E
prosegue descrivendo dove sia collocato e come sia strutturato il
canale spirituale, la “Sushumna nadi”:
“Nello
spazio esterno al Meru, poste a sinistra e a destra, si trovano le
due Shira, Shashi e Mihira: La nadi Sushumna che si sostanzia
dell’intreccio dei tre Guna, è nel mezzo. Essa è la forma della
Luna, del Sole e del Fuoco. Il suo corpo, una fila di fiori Dhustura
in boccio, si estende dal centro del Kanda alla testa e
all’interno di essa la Vajra si stende risplendendo dal Medhra
alla testa” (versetto
1)
La
sua ubicazione appare analoga, o quanto meno parallela, a quella del
midollo spinale e sembra rispettarne anche la struttura (materia
bianca più esterna composta da fibre nervose, materia grigia più
interna composta da cellule nervose ed, ancora più internamente,
l’ependima, il sottilissimo canale entro il quale
fluisce il liquido cefalorachidiano che pure ciconda e tutela
tutto il sistema): nel Merudanda ( danda=
bastone; Meru=la mitica
montagna asse del Mondo), ovvero nella colonna vertebrale, c’è
Sushumna che viene descritta rosso fuoco (Agni) e affiancata,
adestra e a sinistra dalle due nadi Ida e Pingala (Shashi
e Mihira); al suo interno
scorre Vajra, luminosa come Surya (il Sole); ancora più
internamente splende Citrini pallida come Chandra (la Luna). Al
centro il sottilissimo Brahmanadi: di qui Kundalini risvegliata
passa dal Muladhara al Sahasrara. Questi ultimi individuano due dei
molteplici “loti” o Chakra da cui è ulteriormente strutturata
Sushumna.
Ogni
“loto” ha un numero particolare di petali, ha al suo centro un
particolare Yantra (mandala, forma geometrica), ha un suo Mantra ed
è associato ad un elemento (Tattva), ad un senso e ad un colore.
“Sopra
di esso (intorno allo
Suayambu Linga) splende
Kundalini dormiente, fine come la fibra dello stelo del loto. Ella
è Colei che confonde il mondo dolcemente posando la Sua bocca su
quella del Brahma-dvara. Simile alla spirale di una conchiglia, Ella
si avvolge tre volte e mezzo intorno a Shiva a guisa di
lucido serpente, ed il suo splendore è come l’intenso
bagliore d’una giovane e possente folgore. Il Suo dolce sussurro
somiglia al confuso ronzio di sciami di api in amore. Ella produce
melodiosa poesia, e Bandha, ed ogni altro genere di componimenti in
prosa o in versi, in sequenza o non, in Sanscrito, in Pracrito e in
altri linguaggi. Ed è Lei che conserva tutti gli esseri del mondo
per mezzo dell’inspirazione e dell’espirazione, e splende nel
calice del Fior di Loto Mula come una catena di luci brillanti”
(versetti 10 e 11)
Ma
“chi” o “che
cosa” è Kundalini?
Spesso
la si incontra nei testi con il doppio nome di Kundali
Shakti, Kundalini Mata
Shakti: è già una traccia. Poichè non c’è Shakti senza
Devata ed ogni Shiva ha la sua Parvati, nella visione tantrica del
mondo svanisce l’opposizione del Sankya tra Atman e Prakriti in
una polarizzazione tra energia statica ed energia dinamica in
rapporto di fluida complementarietà. La realtà viene riunificata
in un modo di sentire e di vedere che si accorda con l’Advaita
Vedanta.
La
Kalì tantrica danza con il corpo bruno e nudo sul petto inerte di
Shiva: sublime simbolo di Shiva come pura coscienza, svayambhu
“autoesistente”, base statica, puro Chit, bianco ed inerte.
Base
statica: nell’atomo della moderna scienza, la carica positiva, il
protone del nucleo attorno al quale si aggira la nuvola di cariche
positive. Ma Shiva è anche Nataraja,
il dio della danza, il re delle trasformazioni che non si trattiene
dal riproporsi presto come forza dinamica che ruota attorno ad una
Shakti statica.
In
un caso o nell’altro è come se non si potesse avere l’uno senza
avere anche l’altra.
La
carica positiva e quella negativa si compensano reciprocamente in
una condizione di mutua attrazione cosicchè l’atomo si trova in
uno stato di energia in equilibrio.
Nel
corpo umano la Kundali-Shakti attorcigliata alla base del bacino è
la polarizzazione statica della Shakti dinamica fluente nel resto
dell’organismo sottoforma di Prana (nelle sue cinque forme di
Prana, Apana, Samana, Udana, Vyana) atto a sostenere tutte le
funzioni fisiologiche. Senza quel nucleo statico il prana dinamico
sarebbe privato del suo nucleo, della sua forza coesiva. Senza
protone gli elettroni vagherebbero vanamente dispersi.
Kundalini
è luce, è
come l’intenso bagliore di una giovane e possente folgore (tadit);
Kundalini è suono, è Mantra,
il suo dolce sussurro è
simile al confuso ronzio di sciami di api in amore, Ella produce
melodiosa poesia…
Kundali-Shakti
va dinamizzata attraverso la sadhana e spinta entro Sushumna a
risalire di chakra in chakra fino al loto dai mille petali del
Sahasrara. Nella sua ascesa incontrerà tre “nodi” (granthi,
o Brahmagranthi),
aree in cui il suo scorrimento risulterà più difficoltoso a
livello del Muladhara, di
Anahata e di Ajna,
ma infine avrà libero accesso al “loto dai mille petali”.
“
Dentro di esso (il Sahasrara) v’è la Luna piena, senza l’orma
della lepre, risplendente come in un cielo sereno: Diffonde a
profusione i suoi raggi ed è umida e fredda come il nettare. Nel
suo interno(del Chandra-mandala) v’è il Triangolo che
costantemente rifulge come la folgore, e nel cui interno splende il
Grande Vuoto che è servito in segreto da tutti i Deva”
(versetto 41)
“
Nel suo centro splende la Suprema e Primordiale Nirvana Shakti; Ella
rifulge come dieci milioni di soli, ed è la Madre dei tre
mondi…Contiene in Sé il rivolo di felicità sempre fluente, ed è
la vita di tutti gli esseri. Ella, clemente, arreca alla mente dei
saggi la conoscenza della Verità”
(versetto 48)
“In
Lei è il luogo imperituro chiamato dimora di Shiva, che è libero
da Maya, raggiungibile solo dagli yogi e noto col nome di Nityananda.
E’ ricolmo di ogni forma di beatitudine ed è la Pura conoscenza
stessa. Alcuni lo chiamano il Brahman, altri lo chiamano Hamsa. I
savi lo descrivono come dimora di Vishnu, e i giusti ne parlano come
dell’ineffabile luogo della conoscenza dell’Atma o luogo della
liberazione” (versetto 49)
Fin
lassù viene spinta Kundali per produrre nello yogi conoscenza e
beatitudine.
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