Vittorio Emanuele (di) Savoia

di Gianni Barbacetto, su Società Civile (aggiornamento 12 febbraio 2001)

 

.. È stato erede bambino di una casata senza regno, poi playboy non brillantissimo e amante di fuoriserie (con attitudine a uscire di strada), poi ancora imputato d'omicidio. .. Si chiama Vittorio Emanuele Savoia, ma lui preferisce di Savoia. Il suo rientro in Italia è un tormentone, un problema che periodicamente ritorna d'attualità - come se il Paese non avesse altri problemi. Ogni volta si torna a parlare (anche se sempre più flebilmente) degli impedimenti a questo ritorno: della norma transitoria della Costituzione; o della non brillante storia di una dinastia che ha consegnato l'Italia al fascismo, che ha accettato le infami leggi razziali, che dopo l'8 settembre ha tagliato la corda lasciando il Paese al suo destino. [Ma il] signor Vittorio Emanuele Savoia uomo d'affari .. in Italia è già rientrato. Anzi, non ne è mai uscito. Fa parte a pieno titolo della storia recente del Paese: non quella alta, quella dei suoi avi, ma quella invisibile e sotterranea che ha a che fare con lobby riservate, logge segrete, aristocrazie occulte impegnate in affari internazionali sul crinale dell'illegalità. [Vittorio Emanuele Savoia è stato capace] di andare oltre i confini, di aggirarli anzi, con l'aiuto di qualche società off-shore. Da giovane, ebbe una carriera scolastica un po' difficile. .. Allora gli amici lo chiamavano "Toto la Manivelle" (potremmo tradurlo "Vittorino il Volantino") per via della sua eccezionale capacità a perdere il controllo del volante e a uscire di strada, con gran danno per le carrozzerie delle sue belle auto. .. Ma, poiché le fuoriserie non gli bastavano, prese anche il brevetto di pilota e acquistò un biplano con una testa di tigre disegnata sulla fusoliera. Infine divenne .. ("per ricostruire il patrimonio di famiglia") .. mediatore d'affari, piazzista di lusso, ponte nobile tra grandi imprese occidentali e satrapie orientali, sempre all'ombra di qualche strana consorteria politico-affaristica. I quarti di nobiltà di Vittorio Emanuele .. sono la griffe che garantisce .. l'accesso ai personaggi utili, alle lobby giuste. Così negli anni Settanta il signor Savoia fu preso sotto l'ala dal conte Corrado Agusta, l'ex marito di Francesca Vacca, allora padrone di una fabbrica d'elicotteri e mercante internazionale d'armi. Agusta, in verità, era conte per modo di dire: non per lignaggio, ma per decreto di Mussolini. Gli era utile avere attorno un nobile vero, .. ben introdotto nelle dinastie grandi acquirenti dei suoi prodotti. Lo Scià di Persia, per esempio: Vittorio Emanuele era suo amico di famiglia, e in più all'epoca lo Scià Reza Pahlevi corteggiava Gabriella di Savoia. Insomma, il signor Savoia riuscì a piazzare allo Scià una quantità di elicotteri e armi, guadagnandosi, come ogni piazzista, le sue brave provvigioni. Non tutto però è alla luce del sole, quando si tratta di armi. Il giudice di Venezia Carlo Mastelloni, .. in una sua indagine [scoprì] che Vittorio Emanuele, insieme al conte Corrado, .. si occupava .. anche di triangolazioni proibite dall'embargo: centinaia di elicotteri Agusta 205 e Agusta 206, sistemi d'arma e pezzi di ricambio partivano dall'Italia ufficialmente destinati all'Iran dello Scià, ma finivano in Giordania o all'Olp; indirizzati alla Malesia e a Singapore, arrivavano invece a Taiwan o nella Sudafrica dell'apartaid. Il tutto non senza il beneplacito dei servizi segreti dei Paesi coinvolti. L'inchiesta del giudice Mastelloni .. poi approdò alla Procura di Roma e lì .. si insabbiò.

.. Nel giro d'affari era coinvolta, oltre l'Agusta, anche la statunitense Bell, quella degli elicotteri d'assalto Cobra. Le armi giravano il mondo, Somalia, Congo, Zaire... [Il] giovane giudice di Trento, Carlo Palermo, .. aveva messo gli occhi su un doppio traffico: armi dall'Occidente verso Oriente, droga in direzione opposta. Anche Palermo fu bloccato, e in malo modo, probabilmente proprio perché questi traffici non si possono fare senza il consenso di poteri molto forti, che per certi lavori sporchi usano i servizi segreti e che comunque non gradiscono che si metta il naso nei loro affari e che si portino alla luce i loro traffici, dove ragioni di Stato si mischiano spesso a ragioni di soldi...

Comunque Vittorio Emanuele era attorniato e ben sostenuto da una compagnia di personaggi eccellenti, come si conviene nei commerci internazionali d'armi: faccendieri, politici, militari, uomini dell'intelligence. Tra gli altri, c'erano il colonnello Massimo Pugliese, fedelissimo di casa Savoia; .. il generale Giuseppe Santovito, .. direttore nientemeno che del Sismi, il servizio segreto militare; l'ex attore Rossano Brazzi, massone, approdato dal cinema all'entourage di un altro attore che aveva cambiato mestiere, Ronald Reagan. .. I servizi segreti vegliavano sugli affari, .. ma anche i loro padrini della Cia e dalla Nsa, le due massime agenzie spionistiche americane. .. Molti dei soci di questa bella compagnia [appartenevano alla] loggia P2 di Licio Gelli, il circolo degli oltranzisti atlantici italiani. Alla lettera S dell'elenco sequestrato nel marzo 1981 dai magistrati milanesi .. si legge: "Savoia Vittorio Emanuele, casella postale 842, Ginevra". La tessera era la numero 1621. In una delle cartellette allegate agli elenchi, sempre alla lettera S, accanto a "Sindona Michele, banchiere", .. e tanti altri (Berlusconi Silvio no, era in un altro documento), compare il nome "Savoia Vittorio, numero 516". Il principe, si seppe poi, aveva raggiunto il terzo grado della gerarchia massonica, quello di Maestro, e oltre alla loggia P2 aveva frequentato un altro esclusivo club massonico: la superloggia di Montecarlo. Almeno secondo quanto testimonia nell'ottobre 1987 Nara Lazzerini, amica molto intima di Gelli: "Licio mi disse che della loggia facevano parte anche Vittorio Emanuele di Savoia e il principe Ranieri".

.. Vittorio Emanuele si era avvicinato a .. Bettino Craxi [alla] fine degli anni Settanta [tramite] Silvano Larini, l'uomo che aveva fatto conoscere Craxi e Berlusconi e che all'epoca era uno dei cassieri dei conti segreti del segretario socialista. .. Larini .. all'inizio frequentava per lo più Marina Doria, la consorte del principe, ma da cosa nasce cosa. Silvano e Vittorio Emanuele si conoscono e decidono di fare business insieme: lanciare l'isola come luogo esclusivo di vacanze. Ancora una volta, Vittorio Emanuele e il suo blasone funzionano come spot pubblicitario per attirare una selezionata folla di nuovi ricchi e consumati tangentomani a caccia di patenti per entrare nel jet set. [Ma] nell'agosto 1987, .. durante un litigio ad alto tasso alcolico con il playboy Nicky Pende, a Vittorio Emanuele scappa uno sparo nella notte e a farne le spese è un giovane velista tedesco, Dick Hammer, che dormiva tranquillo nella sua barca. Il processo in Francia mandò libero il principe (sola condanna: sei mesi con la condizionale per porto abusivo d'arma), con qualche protesta dell'opinione pubblica e l'indignazione dei parenti del ragazzo morto. .. Ma intanto Vittorio Emanuele era entrato, grazie a Larini, nel nuovo giro. Affari e politica, sempre, ma questa volta all'ombra di Craxi. L'industria italiana delle armi, del resto, era finita nell'orbita socialista; l'Agusta, per esempio, era passata dal conte Corrado alle Partecipazioni statali, sotto la guida di un manager craxiano doc, Roberto D'Alessandro. Quante intermediazioni, quanti miliardi sono arrivati sui conti riservati all'estero di Corrado Agusto e del signor Savoia! .. Il manager Vittorio Emanuele di Savoia .. fece intermediazioni per Italimpianti e Condotte, entrambe aziende Iri. Il metodo di quegli affari, in piena Tangentopoli, è conosciuto: un fiume di miliardi esce dalle casse dello Stato, va a finanziare opere e imprese spesso inutili, e infine torna in parte nelle casse dei partiti e nei conti all'estero dei loro leader, attraverso l'intermediazione di personaggi compiacenti. Questo in generale, s'intende; sui comportamenti finanziari del principe in particolare, niente d'irregolare è emerso. Del resto, il signor Savoia è un italiano speciale, è l'unico italiano off-shore. Dunque questo manager particolare operò all'estero, all'ombra della Partecipazioni statali. Ebbe un ruolo, per esempio, negli affari realizzati a Bandar Abbas, in Iran: lì gli italiani buttarono parecchi soldi (pubblici) per costruire un'acciaieria (Italimpianti) e un porto (Condotte). Fu un disastro industriale. Ma fece girare molti miliardi. .. Alla fine degli anni Settanta comprò il 30% di un'azienda .. che produceva villette prefabbricate e godeva degli aiuti della Cassa per il Mezzogiorno. Niente di più. Trasparenza zero: degli affari Savoia si riesce a sapere qualcosa soltanto quando qualche socio si sente fregato o dai rari documenti giudiziari di qualche magistrato coraggioso. .. Qualcuno continuerà forse a chiedergli conto degli errori storici della dinastia. Nessuno gli ha mai chiesto nulla sulla sua poco edificante storia personale.

 

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