Parapsicologia: una versione critica

 

Nell'età della scienza e della tecnologia è sorprendente come non solo sopravvivano ma addirittura fioriscano credenze irrazionali degne dei secoli più bui. Sono tantissime le persone al mondo disposte a credere che la disposizione degli astri nel cosmo abbia realmente un'influenza sulla vita e la personalità dei singoli individui; oppure che sia possibile muovere oggetti o piegare cucchiai con la semplice concentrazione; o ancora che sia possibile curare le malattie con una non meglio precisata "energia bio-radiante", del tutto estranea a qualunque rilevazione scientifica. Ciò che forse sorprende di più, però, è il fatto che talvolta tali credenze vengono avallate da autorevoli scienziati.

Probabilmente, i lettori del Giornale Italiano di Psicologia non avranno difficoltà ad ammettere l'infondatezza di pratiche quali l'astrologia, la chiromanzia o la frenologia. Ma cosa dire della parapsicologia? Di fenomeni quali la percezione extra sensoriale o la psicocinesi? Questo è un campo in cui gruppi di studiosi, solitamente psicologi e fisici, hanno condotto, e conducono tuttora, studi sempre più sofisticati: qual è dunque lo status scientifico della parapsicologia? Esistono oggi delle prove convincenti che certi fenomeni paranormali siano autentici? La rassegna in questione cercherà di rispondere a tali quesiti.

 

1. Parapsicologia: una definizione dei termini

La parapsicologia può essere definita semplicemente come lo studio dei fenomeni paranormali (Thalbourne 1982) o, in maniera più articolata, come lo studio di apparenti nuove forme di influenza o comunicazione tra organismi e ambiente, diverse da quelle attualmente conosciute dalla scienza (Morris, 1991).

Tradizionalmente, la ricerca parapsicologica si orienta su due principali aree di studio: la percezione extra sensoriale (o ESP, dall'inglese: Extra Sensory Perception) e la psicocinesi (o PK, da Psychokinesis). L'ESP comprende tre tipi di fenomeni: la telepatia, ovvero l'apparente scambio di informazioni tra mente e mente senza la mediazione di organi di senso; la chiaroveggenza, cioè la presunta abilità di ricevere informazioni su persone o oggetti, distanti o nascosti, senza l'uso normale dei sensi; e la precognizione, ovvero la presunta abilità di prevedere eventi futuri. A differenza di questi fenomeni di tipo "mentale", la psicocinesi presenterebbe conseguenze sul mondo fisico; con questo termine, infatti, si indica solitamente l'apparente capacità della mente di influenzare piccoli corpi in movimento (Rhine, 1934/1973).

ESP e PK costituiscono dunque l'oggetto di studio della parapsicologia e, considerati insieme, vengono definiti con il termine generale di "psi", ovvero la ventitreesima lettera dell'alfabeto greco. Poiché non c'è un accordo generale su cosa sia realmente la psi (e se veramente essa esista) i parapsicologi la definiscono in termini negativi, indicando cioè che cosa non è. Secondo Thouless (1942), che introdusse il termine, la psi sarebbe dunque "l'interazione tra organismi e ambiente (compresi altri organismi) non mediata da funzioni sensomotorie riconosciute". Per dimostrare che la psi ha avuto luogo, il parapsicologo deve dunque eliminare prima tutte le possibili spiegazioni sensomotorie normali. Secondo Palmer (1985, 1986) finché la parapsicologia non avrà prodotto una teoria positiva della psi, che descriva le proprietà che devono essere presenti per poter parlare di "fenomeno psi", tutto ciò che essa potrà affermare di avere dimostrato è, al massimo, il verificarsi di una serie di anomalie.

 

2. Una panoramica storica  

 

2.1 L'era della ricerca psichica (1882-1930)

Pochi argomenti catturano l'attenzione del pubblico quanto il paranormale. Eppure, l'interesse scientifico per i fenomeni paranormali nacque solamente nella seconda metà del secolo scorso, in seguito all'enorme interesse generato in tutto il mondo dal movimento dello spiritismo. Una parte dei seguaci dello spiritismo incoraggiava la "ricerca psichica" (come veniva definita allora la parapsicologia), visto che rifiutava il soprannaturale religioso, ritenendo che spiriti e altri fenomeni metapsichici obbedissero alle leggi della natura. D'altro canto, il mondo viveva un'era di progresso scientifico senza precedenti, in cui venivano scoperte nuove forme di energia - radiazioni nucleari, onde radio, raggi X - come escludere, dunque, l'esistenza di una qualche energia spirituale o mentale che potesse spiegare dei fenomeni metapsichici così comunemente riportati? (Alcock, 1993).

Il tipo di approccio che il mondo scientifico rivolse a questo tipo di fenomeni rispecchiava quello adoperato in altri ambiti dello studio della natura: la classificazione. Come Darwin raccoglieva osservazioni disparate con cui forgiò la teoria dell'evoluzione, così i ricercatori psichici si affidavano principalmente all'osservazione, alla raccolta e alla classificazione di resoconti aneddotici di esperienze psichiche.

Ma chi erano i ricercatori psichici dell'epoca? In Gran Bretagna erano soprattutto fisici, come Sir William Crookes (Premio Nobel nel 1907), Lord Raleygh (Premio Nobel nel 1904) e William Fletcher Barrett, naturalisti come Alfred Russell Wallace (che sviluppò indipendentemente da Darwin la teoria dell'evoluzione) e filosofi, come Henry Sidgwick. La maggior parte di questi scienziati si raccolse intorno alla Society for Psychical Research (SPR), nata nel 1882 con lo scopo, tra l'altro, di documentare scientificamente la sopravvivenza dopo la morte.

Negli Stati Uniti, l'American Society for Psychical Research (ASPR), nata solamente due anni dopo la SPR, vedeva tra i suoi componenti alcuni tra i più eminenti psicologi dell'epoca, come William James, G. Stanley Hall, Edward B. Titchener, Morton Prince e Joseph Jastrow.

In Francia, si tenne nel 1890 il quarto congresso internazionale di psicologia, di cui un'intera sessione era dedicata allo spiritismo e alla ricerca psichica. Il presidente del congresso, Ribot, annunciò la fondazione a Parigi di un istituto per la ricerca psichica, l'Institut Général Psychique, cui aderirono tra gli altri psicologi come Pierre Janet, Gabriel Tarde e William James (McGuire, 1984), oltre al fisiologo Charles Richet (Premio Nobel nel 1913).

Il grande entusiasmo che caratterizzò questo periodo della ricerca psichica, tuttavia, non durò a lungo. Il gruppo di psicologi americani dell'ASPR, per esempio, si sciolse nel 1889 per aver fallito nella ricerca di prove credibili per i fenomeni metapsichici. Solo William James continuò nel suo interesse e sarebbe più tardi diventato presidente della SPR. Inoltre, lo scetticismo prendeva rapidamente il sopravvento man mano che i medium venivano colti a imbrogliare e diventava ovvio che non erano in grado di produrre i loro fenomeni in condizioni controllate.

 

2.2 Nascita della parapsicologia (1935-1950)

Nel 1935, la Duke University di Durham, nella Carolina del Nord, aprì il primo laboratorio di parapsicologia, diretto da J. B. Rhine. Questi introdusse il termine "ESP" (percezione extra sensoriale) e, coerentemente con il paradigma predominante nella psicologia sperimentale dell'epoca, spostò l'attenzione dagli aspetti qualitativi a quelli quantitativi del fenomeno (Rhine, 1934/1973). Sulla base di esperimenti con carte da indovinare e con i dadi da gioco, Rhine sosteneva che l'esistenza dei fenomeni paranormali, come l'ESP o la psicocinesi, poteva essere dimostrata oltre ogni ragionevole dubbio. Le sue argomentazioni e le sue prove conquistarono immediatamente l'attenzione degli psicologi. Al punto che un sondaggio del 1938 mostrò che l'89% di chi lavorava in psicologia negli Stati Uniti riteneva la parapsicologia un legittimo studio scientifico, e il 79% affermava di considerare la parapsicologia un accettabile campo di studi all'interno della psicologia (Alcock, 1993).

Come in passato, anche allora importanti figure della scienza - come il fisico Wolfgang Pauli, che avrebbe vinto il Nobel nel 1945 - manifestarono il loro interesse per la parapsicologia. Interesse che, tuttavia, ancora una volta sarebbe durato poco. Sul finire degli anni cinquanta risultò chiaro che gli esperimenti di Rhine con le carte da gioco e i dadi erano da ritenersi metodologicamente insufficienti (Hansel, 1966), e l'interesse degli psicologi per l'argomento declinò rapidamente.

 

2.3 Macrofenomeni (1960-1980)

Dopo avere abbandonato lo studio di medium e soggetti apparentemente molto dotati in conseguenza delle innumerevoli frodi riscontrate, in favore di studi statistici apparentemente più sicuri, gli studiosi di fenomeni paranormali rivolsero nuovamente la loro attenzione agli aspetti qualitativi del fenomeno. Vennero così alla ribalta soggetti, come la russa Nina Kulagina, l'americano Ted Serios e l'israeliano Uri Geller, apparentemente capaci di dimostrare potentissime facoltà psicocinetiche. Ancora una volta la comunità scientifica sembrò disposta a riconoscere la parapsicologia come una scienza legittima. Nel 1969 l'antropologa Margaret Mead, allora presidente dell'American Association for the Advancement of Science, riuscì a convincere i suoi colleghi ad affiliare la Parapsychology Association. Ancora una volta eminenti scienziati, come Brian Josephson (Premio Nobel nel 1973), David Bohm, Robert Jahn (allora preside di ingegneria a Princeton) e il matematico John Taylor dichiararono il loro sostegno per la parapsicologia. La prestigiosa rivista scientifica Nature, pur con tutte le cautele e le critiche del caso, arrivò a pubblicare un lavoro dei fisici Russell Targ e Harold Puthoff nel quale si descrivevano esperimenti di telepatia e chiaroveggenza con Uri Geller e altri sensitivi (Targ e Puthoff, 1974).

Ancora una volta, però, l'entusiasmo non durò a lungo. Sospetti e prove di frode sia nei casi della Kulagina, sia in quelli di Serios, di Geller e di altri misero queste ricerche sotto una luce discutibile. Scienziati come John Taylor (Taylor e Balanovski, 1979) ritrattarono la loro approvazione mentre altri, come B. F. Skinner e Carl Sagan, aderirono nel 1975 al costituendo Committee for the Scientific Investigation of the Claims of the Paranormal, un'organizzazione nata per indagare scientificamente il paranormale e per smascherare pubblicamente casi di frode e auto-inganno.

L'incapacità di fornire esperimenti replicabili da parte di laboratori indipendenti rappresentava il più grande impedimento nel sostenere l'interesse della comunità scientifica.

 

2.4 Microfenomeni (1980-oggi)

Contemporaneamente allo studio di soggetti dotati, tuttavia, la parapsicologia sviluppò a partire dagli anni settanta tecniche nuove e interessanti, compreso l'uso di generatori di eventi casuali attivati dal decadimento radioattivo e analisi statistiche sempre più sofisticate.

Il pendolo dell'interesse sperimentale negli anni ottanta oscillò ancora una volta, come cinquant'anni prima, dai grandi fenomeni fisici, ancora una volta macchiati da ripetuti casi di frode, a microfenomeni rilevabili con lunghe serie ripetute di prove e rilevazioni statistiche.

Nel 1984 venne inaugurata presso l'Università di Edimburgo la prima (e tuttora unica) cattedra di parapsicologia, istituita in seguito a un lascito dello scrittore Arthur Koestler, grande estimatore della materia, e diretta ancora oggi da Robert L. Morris.

Problemi di finanziamento in questi ultimi anni, tuttavia, hanno portato alla chiusura di laboratori per la ricerca parapsicologica fra i più importanti, e l'interesse della comunità scientifica è ai minimi storici. Un sondaggio del 1982 rivolto all'élite scientifica degli Stati Uniti rivelava che solo il 4% degli intervistati considerava l'ESP un fatto assodato, mentre il 50% lo riteneva una cosa impossibile o, al massimo, una possibilità molto remota (McClenon, 1982).

 

3. Lo status attuale della parapsicologia

Attualmente i principali filoni di studio della parapsicologia sono i seguenti:

 

3.1 Visione a distanza (remote viewing). I fisici Targ e Puthoff (1974) pubblicarono la prima serie di esperimenti di "visione a distanza", condotti presso lo Stanford Research Institute (SRI), sulla rivista Nature. La "visione a distanza" (remote viewing) sarebbe una variante della chiaroveggenza, in cui particolari soggetti sembrerebbero in grado di descrivere luoghi geografici visitati da altre persone senza avere con esse alcun tipo di contatto normale. Gli psicologi Marks e Kammann (1978; 1980) si dimostrarono incapaci di replicare i risultati dei due fisici e scoprirono una serie di gravi errori nelle procedure sperimentali di visione a distanza. Hyman (1977) rilevò una serie di problemi statistici che avrebbero potuto alterare il numero di risultati significativi e Caulkins (1980) riscontrò una mancanza di controlli adeguati e l'assenza di gruppi di controllo.

Il governo degli Stati Uniti, tuttavia, considerò gli studi condotti allo SRI, e in seguito presso la Science Applications International Corporation, sufficientemente interessanti per finanziarli, con investimenti miliardari, per oltre vent'anni (Targ & Harary, 1984). Nel 1994 incaricò un gruppo di esperti di condurre una valutazione scientifica dei risultati. Uno degli esperti (Utts, 1995) concluse che i risultati erano sufficientemente significativi per dimostrare l'esistenza di una qualche forma di facoltà paranormale. Un altro (Hyman, 1995) concordava sul fatto che i risultati si distaccavano dalla normale distribuzione statistica. Tuttavia, rilevava che ciò non dimostrava di per sé l'esistenza di facoltà paranormali. Deviazioni significative dall'ipotesi nulla possono avere luogo per svariati motivi. Inoltre, Hyman sottolineava che per poter sostenere in modo convincente che una qualche forma di percezione anomala è stata scoperta, la parapsicologia deve acquisire la capacità di specificare le condizioni in cui si possono osservare affidabilmente tali fenomeni.

 

3.2. L'effetto Ganzfeld. A partire dalla fine degli anni settanta, esperimenti ESP in cui i soggetti venivano posti in una condizione di "Ganzfeld" (situazione di stimolazione sensoriale ridotta, prodotta solitamente coprendo gli occhi di un soggetto disteso con due mezze palline da ping pong, su cui è puntata una luce rossa, e diffondendo attraverso un paio di cuffie del rumore bianco) si sono rivelati particolarmente incoraggianti (Honorton, 1978). Hyman (1985) ha in seguito completato una valutazione di tutte le ricerche Ganzfeld condotte tra il 1974 e il 1981 e ha concluso che i risultati prodotti non si discostano di molto da quelli ottenibili per caso. Tali studi, inoltre, presentavano seri problemi metodologici - tra cui tecniche inadeguate di randomizzazione, analisi statistiche erronee e mancanza di controlli adeguati per prevenire la frode. Per superare questo tipo di problemi Hyman e Honorton (1985) realizzarono un documento comune che descriveva le caratteristiche che avrebbero dovuto avere le future ricerche di Ganzfeld per essere considerate attendibili.

Una valutazione di Bem e Honorton (1994) su tali ricerche concludeva che le prove a favore dell'ESP continuavano a essere significative. In particolare, sottolineavano che 11 nuovi esperimenti di auto-Ganzfeld (una variante del protocollo originale) avrebbero risolto la questione una volta per tutte, non appena i risultati fossero stati replicati da ricercatori indipendenti. Hyman (1994) riconosceva la superiorità metodologica di questi esperimenti, rispetto ai precedenti, ma sottolineava che le tecniche di randomizzazione erano ancora inadeguate e rilevò un pattern caratteristico nei dati che avrebbe potuto riflettere la presenza di un artefatto. Per questi motivi invitava ad attendere le repliche indipendenti di questi esperimenti che, tuttavia, devono ancora materializzarsi.

 

3.3. Gli studi con i generatori di eventi casuali. Da circa trent'anni Helmut Schmidt conduce esperimenti sulla capacità dei soggetti di predire (precognizione) o influenzare (psicocinesi) il decadimento radioattivo di particelle subatomiche. In una tipica prova di precognizione, un soggetto siede di fronte a una macchina con quattro lampadine (Schmidt, 1969). Sotto ogni lampadina si trova un bottone. Compito del soggetto è quello di indovinare quale lampadina si accenderà e, per indicare la propria previsione, il soggetto preme un bottone posto sotto la lampadina prescelta. La macchina sceglie quale lampadina accendere secondo un processo assolutamente casuale, basato sul decadimento di un isotopo radioattivo in essa contenuto: per questo motivo tali macchine sono definite "generatori di eventi casuali" (o "Random Event Generators", in sigla: REG). In breve, l'isotopo radioattivo emette a intervalli irregolari dei "segnali" registrati da un contatore Geiger e trasmessi alla macchina. Una volta che il soggetto preme un bottone sotto una lampadina, la macchina fa corrispondere il successivo segnale che arriva dall'isotopo con una lampadina a caso. Se il soggetto ha premuto il bottone corrispondente alla lampadina che si è poi accesa si ha un successo.

Stando agli esperimenti condotti da Schmidt (1969), la media di successi ottenuti si aggirerebbe sul 27%; mentre, per il caso, ci si attenderebbe una media di successi del 25% (un soggetto, infatti, ha ogni volta una probabilità su quattro di indovinare la lampadina giusta). Questo scarto del 2% andrebbe attribuito secondo Schmidt alla reale facoltà dei soggetti di prevedere il futuro. In seguito, Schmidt (1971) ha ipotizzato che forse i suoi soggetti non prevedevano il futuro ma influenzavano il "generatore" a dare le risposte volute per mezzo della psicocinesi.

Alcock (1989) ha condotto un'approfondita analisi del lavoro di Schmidt. Egli riconosce l'onesto sforzo fatto per migliorare la qualità della ricerca parapsicologica, e l'ingegnosa creatività introdotta nei suoi esperimenti. Detto questo, però, egli ritiene che questi esperimenti presentino seri difetti metodologici, al punto che non risulta possibile determinare se i dati ottenuti sono realmente dovuti a un qualche fenomeno insolito o, piuttosto, a problemi sperimentali. Va anche detto che successivi tentativi da parte dei parapsicologi di replicare i risultati di Schmidt o hanno ottenuto percentuali di successo ininitesimali (Jahn, 1985) o sono stati dei completi fallimenti (Beloff e Bate, 1971; Thouless, 1971).

Questa rapida panoramica dei principali ambiti di studio della parapsicologia dimostra che gli esperimenti più attendibili sono inficiati da problemi di tipo metodologico e da errori statistici di vario tipo. Finché non saranno intraprese repliche rigorose e indipendenti dei singoli esperimenti non ha senso discutere se le facoltà paranormali siano state dimostrate scientificamente oppure no.

 

4. La mancanza di carattere cumulativo

Il problema costante della parapsicologia sembra essere quello di dimostrare che possiede un argomento di studio. Ray Hyman (1981) fa notare come ogni generazione introduce qualche tecnica nuova, qualche nuovo paradigma sperimentale che promette di fornire finalmente la prova convincente dell'esistenza della psi e di offrire la possibilità della replicabilità dell'esperimento. Eppure ogni nuova iniziativa di ricerca in fin dei conti dimostra di non essere più efficace, per fornire prove definitive, della tecnica che ha rimpiazzato.

Questa base mutevole di dati viene definita da Hyman (1981) mancanza di carattere cumulativo. Ogni scienza, eccetto la parapsicologia, si costruisce sui suoi dati precedenti. La base dei dati continuamente si espande con ogni generazione nuova, ma le ricerche precedenti continuano a farne parte. La fisica è cambiata enormemente da quando Newton condusse il suo famoso esperimento con i prismi per dimostrare che la luce bianca contiene tutti i colori dello spettro. Nonostante ciò, l'esperimento di Newton è ancora valido e produce ancora oggi gli stessi risultati. La psicologia ha modificato la sua visione circa la natura della memoria dai tempi in cui Ebbinghaus condusse nel 1885 i suoi famosi esperimenti sulla curva dell'oblio. Ora si ritiene che la memoria sia più dinamica e complicata di quanto il modello immaginato da Ebbinghaus suggerisse. Tuttavia, le sue scoperte possono essere replicate ancora oggi e costituiscono un'importante parte delle informazioni a nostra disposizione sulla memoria.

In parapsicologia, la base dei dati si espande molto poco perché i precedenti esperimenti vengono scartati continuamente e dei nuovi prendono il loro posto.

Quando venne fondata la Society for Psychical Research nel 1882, il suo primo presidente, Henry Sidgwick indicò gli esperimenti con le sorelle Creery come la prova che avrebbe dovuto convincere anche gli scettici più tenaci della realtà della telepatia. Poco dopo, gli esperimenti con Smith e Blackburn sembrarono offrire ulteriori prove di telepatia scientifica. La generazione successiva di studiosi scoprì che le sorelle Creery imbrogliavano e apprese da Blackburn come anche lui e Smith si fossero serviti di trucchi (Polidoro, 1998). Come risultato i parapsicologi smisero di servirsi di questi casi per sostenere le loro affermazioni e indicarono come prove convincenti altre ricerche contemporanee.

Negli anni trenta sostenevano che erano gli esperimenti di indovinamento delle carte condotti da J. B. Rhine a provare la realtà della ESP. La generazione successiva abbandonò gli esperimenti di Rhine, ritenendoli metodologicamente troppo viziati, ed esaltò come prova delle facoltà telepatiche il lavoro di Soal-Goldney.

La generazione successiva dovette abbandonare anche i risultati di Soal quando Betty Markwick (1978) dimostrò in modo convincente che Soal aveva alterato artificialmente i suoi dati.

Oggi nessuno considera più le sorelle Creery, Smith e Blackburn, gli esperimenti di Rhine o quelli di Soal come valide prove dell'esistenza di facoltà paranormali. I candidati contemporanei a tale posizione sono gli esperimenti Ganzfeld, la visione a distanza e gli esperimenti con i generatori di eventi casuali di cui abbiamo detto sopra.

Oltre un secolo di studi nel campo del paranormale mostra che ogni generazione di parapsicologi ha affermato con fiducia di avere ottenuto convincenti prove scientifiche a favore dei fenomeni ESP o PK. Ogni generazione successiva, tuttavia, esplicitamente o tacitamente concedeva che ciò che la precedente generazione aveva proposto come prova solida non era più accettabile. Invece, la nuova generazione puntava a una nuova attuale prova che sosteneva essere decisiva.

È difficile oggi dire se succederà la stessa cosa con il Ganzfeld, la visione a distanza o i generatori di eventi casuali. Forse questa è davvero la generazione che ha finalmente trovato le prove "definitive" a favore delle facoltà paranormali. Ma è troppo presto per dirlo. Solo la storia potrà darci la risposta e Hyman (1995), a questo proposito, cita E. G. Boring (1955) che, prendendo spunto dagli esperimenti di Soal-Goldney, scriveva che non si può mettere fretta alla storia.

 

5. La "psicologia dell'insolito"

Seppure la parapsicologia non ha ancora dimostrato in maniera conclusiva l'esistenza di "canali anomali" per la trasmissione delle informazioni o la capacità della mente di influire sulla materia, resta un problema reale tuttora irrisolto. Si tratta del fatto che una porzione significativa della popolazione vive o ha vissuto esperienze insolite per le quali ritiene, a torto o a ragione, che non esista una spiegazione "normale" (Alcock, 1981; Gray, 1984; Otis e Alcock, 1982).

Sono esperienze piuttosto comuni quelle di avere dei "flash" telepatici (per esempio: penso a un amico che non vedo da tanto tempo e lo incontro pochi minuti dopo), di fare dei sogni "premonitori", o di vivere sensazioni di deja vu. Si tratta certamente di esperienze che possono avere una miriade di spiegazioni "normali" (Alcock, 1981; Marks & Kammann, 1980; Neher, 1980; Reed, 1972; Zusne & Jones, 1982) ma che, dato il loro forte impatto emotivo, possono apparire come "paranormali" a un pubblico che non dispone degli strumenti interpretativi necessari. Un gran numero di sondaggi (Alcock 1981; Evans 1973; Irwin, 1985; McConnell 1977; Sheils & Berg, 1977) ha, infatti, dimostrato come esperienze personali di questo tipo rappresentino la principale motivazione offerta dai rispondenti per la loro credenza nei fenomeni paranormali.

Chi vive questo tipo di esperienze, non trovando spiegazioni facilmente accessibili presso chi dovrebbe fornirgliele - gli psicologi, per esempio - si rivolge alla parapsicologia. Qui ottiene molte "spiegazioni" a base di ESP o PK che, tuttavia, non spiegano nulla veramente e lasciano intatto il mistero che circonda l'esperienza in questione. D'altra parte, gli stessi psicologi, che tuttavia rappresentano il gruppo di studiosi accademici più scettici sull'argomento, rispetto a colleghi nell'ambito delle scienze naturali o in quello umanista (Wagner e Monnet, 1979), non sono immuni da confusione e disinformazione. Una serie di sondaggi condotti annualmente da Petter (1996) sugli studenti del primo anno di psicologia rivela, per esempio, che ogni anno la percentuale di coloro che ritengono la telepatia un fenomeno fondato si aggira intorno al 55%, mentre solo il 10% si dichiara scettico.

Blackmore (1988) argomenta che la parapsicologia difficilmente può avere successo nelle sue ricerche per trovare fenomeni paranormali. Ciònonostante, la parapsicologia potrebbe dare un importante contributo studiando le esperienze apparentemente paranormali delle persone. Come si osservava più sopra, sebbene manchi la prova che gli eventi paranormali sono reali, è sicuramente vero che le persone vivono queste esperienze come tali. Questo cambiamento di obiettivi sarebbe un modo per preservare l'esistenza della parapsicologia come disciplina autonoma.

Tuttavia, questo tipo di conversione della parapsicologia non appare realistico. La maggior parte dei parapsicologi vede la dimostrazione conclusiva dei fenomeni paranormali come l'unica ragione di esistenza della loro attività. Da Rhine in poi i parapsicologi non si sono messi alla ricerca di nuovi fenomeni che semplicemente allargassero la base cognitiva delle scienze esistenti. Volevano mostrare che gli esseri umani e lo spirito umano hanno alcune caratteristiche che non potrebbero, per principio, essere catturate dalle leggi scientifiche ortodosse.

Lasciamo dunque che la parapsicologia segua il suo corso, nella speranza, sempre più remota, di dimostrare in maniera conclusiva l'esistenza della psi. A questo punto, resta comunque scoperta un'area di studio di enorme interesse per il pubblico: quella delle esperienze anomale. È qui che la psicologia cognitiva potrebbe fare molto. Per cominciare, sarebbe auspicabile sistematizzare e raccogliere sotto un'unica branca di studi le conoscenze psicologiche e neuropsicologiche relative a fenomeni considerati anomali, come: esperienze di apparente ESP, deja vu, paramnesia, ipersensibilità, visioni di fantasmi, ipnosi, esperienze "fuori dal corpo" (out-of-body experiences) ed esperienze ai confini della morte (near-death experiences).

Altri filoni di studio possono invece essere rivolti a comprendere non solo come si verifica questo tipo di esperienze ma anche perché le persone sono portate a interpretarle come paranormali. Si tratta dunque di ampliare anche a questi fenomeni quanto fatto, per esempio, nel campo degli errori di ragionamento, in quello dei bias del ricordo e della testimonianza oculare come anche in quello dei sistemi di credenze.

A dire la verità, si era cominciato a fare qualcosa di simile già agli albori della psicologia: Lehmann (1893) e Jastrow (1900), per esempio, furono tra i primi a occuparsi di psicologia delle esperienze anomale inquadrandole all'interno delle conoscenze psicologiche dell'epoca. Con il nuovo secolo, tuttavia, l'interesse degli psicologi si rivolse a fenomeni più oggettivamente esaminabili, lasciando sullo sfondo le questioni relative alle anomalie. Bisogna aspettare quasi settant'anni (Reed, 1972) per vedere un nuovo testo dedicato alle esperienze psicologiche insolite, ed è solo da poco che la psicologia dell'esperienza anomala, o psicologia dell'insolito, sta prendendo finalmente piede come un vero e proprio ramo della psicologia cognitiva (Alcock, 1981; Della Sala, 1999; Marks & Kammann, 1980; Neher, 1980; Reed, 1972; Zusne & Jones, 1982).

Allargare il lavoro degli psicologi anche a questi argomenti non può che rappresentare un beneficio duplice: per il pubblico, che troverà finalmente una spiegazione a una quantità di fenomeni generalmente considerati come paranormali, e anche per i parapsicologi. Per questi ultimi, infatti, ci sarebbe comunque da guadagnare: se si scoprirà che non esiste alcuna psi, si imparerebbe comunque molto circa le esperienze e le credenze umane. Se invece un giorno si arriverà a stabilire che la psi esiste, lo si potrà fare solamente dopo che la psicologia avrà scartato tutte le spiegazioni normali.

Massimo Polidoro

Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale

C.P. 847

35100 Padova

 

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