Scoperto
nel 1945 in Egitto, un corpus di scritti cristiani gnostici
risalente tra il periodo compreso tra il I e il III sec. d.C, offre
una versione del messaggio di Gesù più vicina al cuore di ogni
uomo. E' in questi testi che si rivela la struttura della creazione,
il ruolo del Demiurgo nella sotto-creazione e la funzione della
Maddalena quale espressione della Sapienza.
Nel
dicembre 1945 uno sconosciuto contadino egiziano, Muhammad Alì
al-Sammàn, fu l'artefice di una delle più straordinarie scoperte
documentali della storia cristiana. Scavando nei pressi della città
di Nag Hammadi nell'Alto Egitto, l'agricoltore rinvenne una giara di
terracotta alta all'incirca un metro,contenente 13 volumi rilegati
in pelle e in carta di papiro risalenti un periodo compreso tra il I
e il III secolo d.C. e appartenuti a una comunità
cristiano-gnostica. Alla scoperta seguì una rocambolesca storia che
terminerà solo tra il 1972 e il 1977, con la pubblicazione
dell'intero materiale ritrovato (1). Ma cosa era contenuto di così
straordinario in quella piccola e antichissima biblioteca? Il
Cristianesimo primitivo, com'è oggi noto anche grazie alle scoperte
archeologiche e documentali, non nacque come blocco monolitico, ma
già pochi anni dopo la morte di Gesù si presentava suddiviso in
tre opposte correnti:
1)
la prima, la giudeo-cristiana di matrice prettamente giudaica
inquadrava la dottrina come setta ebraica;
2)
la seconda, la gnosi cristiana, che approfondiremo più avanti, si
configurava come corrente filosofico-religiosa autonoma;
3)
la terza, quella che è pervenuta fino a noi, nacque fuori del
gruppo dei 12 apostoli di Gesù ad opera di una geniale mediazione
tra le due diverse forme di Cristianesimo. Paolo di Tarso, che ne fu
l'artefice, impose la sua versione personale del Cristo ponendo le
basi per il Cristianesimo che conosciamo attraverso una solida
organizzazione gerarchica, un preciso e rigido substrato teologico,
un processo di evangelizzazione persuasivo e strutturato, e una
acerrima lotta contro le deviazioni del nucleo teologico ideato. E
grazie a questo scontro accanito contro l'eresia, come quella
rappresentate dalle due correnti, giudaico-cristiana e gnostica, che
verrà a determinarsi una sistematica eliminazione delle
testimonianze documentali e delle manifestazioni religiose che non
rispettavano l'ortodossia cristiana.
UN
DEMIURGO MALVAGIO
I
13 codici di Nag Hammadi ci hanno restituito in forma incontaminata
ciò che conoscevamo, per lo più, soltanto dalle astiose
testimonianze dei padri della Chiesa: la forma e il pensiero della
gnosi cristiana primitiva. Il contenuto che emerge da questi testi
può essere suddiviso in 6 distinte categorie (2): narrazioni
inerenti la creazione e il processo gnostico della redenzione e
della salvezza, e commentari al pensiero gnostico, testi liturgici e
di iniziazione, documenti sul principio spirituale femminile, testi
attribuiti agli apostoli, raccolte di detti di Gesù. Ma cosa
rendeva la gnosi così pericolosa e perché fu perseguitata
aspramente dalla Chiesa ufficiale? In estrema sintesi il pensiero
gnostico cristiano si fonda sull'autonomia dell'uomo nel suo
rapporto con il divino, sulla necessità della ricerca autonoma
priva di mediazioni, ma soprattutto sulla visione del mondo come
creatura nata dall'egocentrica ed egoistica fantasia di un Dio
Creatore inferiore e malvagio: il Demiurgo. Questi è un
"artigiano" che manipola illusioni e crea un mondo fatto
di materia passionale, allo scopo di vincolare l'uomo e fargli
dimenticare la sua origine divina e la scintilla di luce che in lui
brilla; è questa scintilla che lo rende superiore a tutto ciò che
è nel mondo, compreso il Demiurgo stesso. Al di sopra del Demiurgo
si erge il Padre del mondo dello Spirito, il vero Dio.
Paradossalmente, al centro di quest'idea della creazione e come
inizio del processo di salvezza vi è il peccato originale e la
ribellione di Adamo ed Èva, che, lungi da esser peccaminosa, è la
giusta reazione e segna l'inizio della salvezza per l'uomo. Gesù e
la sua controparte spirituale, il Cristo, in questa costruzione
teologica assumono un ruolo centrale: forniscono la Via del Logos,
cioè il "seme" più che il vero e completo insegnamento.
Tale seme, gettato nel cuore dell'uomo, lo conduce dapprima a
liberarsi dalle passioni mondane e a ri-scoprire la scintilla divina
in sé, ribellandosi ai vincoli imposti dagli Arconti, angeli
malvagi del Demiurgo, furbi manipolatori di passioni, ingannatori
dell'uomo, padroni della parola e della corruzione che vi è in
essa. E' questa corruzione che rende necessario il trasferimento
criptico e simbolico del messaggio. Nag Hammadi ci restituisce
questo scenario, solo in parte già noto prima della scoperta (3).
IL
VANGELO DI TOMMASO
Ma
cosa di nuovo e di ben più importante viene fuori da questi
scritti? Il primo elemento di rilievo è il notevolissimo sviluppo
teologico mostrato da tali documenti, redatti tra il I e il III
sec., e che fa apparire la teologia del Cristianesimo paolino del II
sec. quantomeno arcaica. Ma la vera novità nella gnosi di Nag
Hammadi è che essa appare interamente e coerentemente fondata non
su una tardiva e variegata elaborazione del pensiero di Gesù, ma
come una sorta di possibile, naturale e soprattutto precoce sviluppo
del pensiero che emerge direttamente dai discorsi a lui attribuiti
in questi testi. Il Vangelo di Tommaso, uno dei quattro emersi dalla
giara di terracotta, è il più noto e importante. Ciò che ha
scioccato gli studiosi, da anni alla ricerca della fantomatica fonte
delle dissertazioni di Gesù (chiamata Vangelo Q) che avrebbe
ispirato i Vangeli canonici, è che questo documento ha tutti i
numeri per esserlo! I suoi 114 dialoghi privi di narrazione ci
restituiscono un Gesù molto più coerente, naturale e credibile
rispetto a quello che appare nei Vangeli canonici. Circa un terzo
del testo, inoltre, riporta discorsi di Gesù assolutamente
sconosciuti, ma che nel loro complesso rispettano la forma di quelli
rimanenti e ci offrono, insieme a essi, una nuova e straordinaria
chiave di lettura del suo pensiero. Un primo banale elemento a
favore dell'antichità del testo e che il Gesù di Tommaso non
spiega mai i suoi discorsi; del resto, perché parlare in parabole
se era poi necessario spiegarle? A questo primo intuitivo elemento
se ne aggiungono numerosi altri, che emergono dalla comparazione
della struttura dei dialoghi di Gesù in Tommaso rispetto a quelli
analoghi riportati nei Vangeli canonici, e che ci mostrano una forma
molto più arcaica, meno curata e più credibile di quei detti. Ciò
che, però, convince di più è il fatto che Tommaso non può essere
identificato come testo gnostico e che, quindi, non sembra aver
subito manipolazioni. Il Gesù enigmatico che fuoriesce da questo
Vangelo non è un Gesù esplicitamente gnostico anche se è
necessario ammettere che la chiave di lettura gnostica fornisce alle
enigmatiche parole di Gesù limpidezza e coerenza, dimostrando il
filo conduttore unico che si cela dietro di esse. Insomma, il Gesù
di Tommaso è chiaro se ci si affida a una riflessione generale su
tutti i suoi detti, ma al contempo enigmatico e, soprattutto, lascia
a ciascuno la possibilità, oltre che il dovere, di elaborare
autonomamente il suo pensiero come un "seme" gettato nel
terreno fertile. E' questo Gesù che può spiegare la varietà e,
nel contempo, il contrasto che si generò tra le diverse forme del
primitivo Cristianesimo, ciascuna delle quali interpretava quelle
frasi in modo del tutto legittimo e parimenti valido. Probabilmente,
l'unica interpretazione del messaggio di Gesù che fatica a
resistere alla prova di coerenza è quella che emerge
dall'elaborazione teologica esposta nelle lettere di Paolo, già così
distante dal Gesù che conosciamo dai Vangeli canonici.
LA
MADDALENA GNOSTICA
Ma
le sorprese di Nag Hammadi non finiscono qui. Sebbene i testi
rifuggano dal riportare eventi della vita di Gesù con la chiara
intenzione di fecalizzare l'attenzione sul messaggio e non
sull'uomo, emergono comunque alcune utilissime informazioni. Quella
maggiormente discussa e riguarda il rapporto particolare che si
evince tra Gesù e la Maddalena. Quest'ultima, lungi dall'essere una
figura marginale ed emarginata in quanto donna, diviene
assolutamente centrale. Ella contende il primato sugli apostoli, con
il primo di essi: Pietro. Da questo scontro, che traspare
chiarissimo già alla fine del Vangelo di Tommaso, la Maddalena
emerge vincitrice, in quanto destinataria della parte più nascosta
e segreta del messaggio di Gesù. Molto si è discusso e
fantasticato sul bacio narrato nel Vangelo di Filippo (cfr. HERA n°
48 pag. 48), testo a mio avviso più importante di quello di
Tommaso, che Gesù soleva dare alla Maddalena, generando la gelosia
degli altri discepoli, ma in fondo è sufficiente una lettura appena
un po' più attenta al contesto per comprendere il significato di
quel bacio ed escludere, a mio parere, rapporti carnali tra Gesù e
quella che è ambiguamente chiamata "la compagna". E',
infatti, lo stesso Vangelo di Filippo che fuga il dubbio: «Tutti
coloro che sono generati nel mondo sono generati in modo naturale;
ma gli altri (sono generati) dallo Spirito [...] il Logos viene da
quel luogo, egli nutre dalla sua bocca [...] il perfetto, infatti,
concepisce e genera per mezzo di un bacio. E'per questo che noi ci
baciamo l'un l'altro» (Vangelo di Filippo 59:1) (1). E che dire
della possibilità, palesata in una vastissima parte della moderna
letteratura storico-eterodossa, relativamente alla possibilità
dell'esistenza di figli nati dal rapporto di Gesù con la Maddalena?
Basta leggere proprio il brano che ha generato quelle idee per
rendersi facilmente conto della negazione di tale possibilità: «La
Sofia (Conoscenza), chiamata sterile, è la madre degli angeli. La
compagna del Figlio è Maria Maddalena. Il Signore amava Maria più
di tutti i discepoli e spesso la baciava sulla bocca. Gli altri
discepoli, vedendolo con Maria, gli domandarono: "Perché ami
lei più di tutti noi?". Il Salvatore rispose: "Com'è
ch'io non vi amo quanto lei?"» (Vangelo di Filippo 64). Dal
brano emerge che l'androginia e la sterilità sono gli attributi
della Sophia, ma anche della sua controparte terrena, la Maddalena.
Del resto, questa sterilità fisica avrebbe reso più agevole il
mestiere che le era attribuito dai Vangeli, ma anche da questi testi
(vedi, ad esempio, il testo gnostico Tuono, Mente Perfetta - cfr.
HERA n° 44 pag. 45), quello di prostituta. Basta ricordare che il
cuore della lotta dello gnostico, il momento fondante e iniziale del
processo dell'iniziazione, è il superamento delle passioni del
mondo e della schiavitù delle nascite e delle morti del corpo, per
comprendere l'assurdità di una simile allusione almeno in un testo
di origine gnostico-valentiniana come è il Vangelo di Filippo.
Tutto questo, però, non esclude affatto che tra Gesù e la
Maddalena esistesse un rapporto particolarissimo e che questa fosse
anche legalmente la sua consorte, più probabilmente la promessa
sposa. Un altro brano sempre tratto da Filippo sottolinea il legame
tra i due, ma suggerisce anche una singolare etimologia del nome
della Maddalena: «Tre persone camminavano sempre con il Signore:
sua madre Maria, sua sorella, e la Maddalena, che è detta la sua
compagna: infatti, si chiamava "Maria" sua sorella, sua
madre e la sua compagna» (Vangelo di Filippo 59:10). In ebraico,
compagna è mry, cioè meri, quindi, il nome Maria potrebbe non
provenire dall'ebraico miriam. Tale etimologia spiegherebbe anche il
cospicuo numero di "Marie" che ritroviamo nei Vangeli.
L'uso del termine "compagna" potrebbe essere dovuto alla
necessità di nascondere e proteggere i nomi delle donne che
venivano così associate al loro "compagno", per
riconoscerle e distinguerle nella narrazione. Lo stesso termine
Magdalena sembra ancora una volta essere suggerito dal Vangelo di
Filippo. Esso non proverrebbe dall'ebraico magdal, cioè torre, come
sosteneva Jacopo da Voragine nella sua Legenda Aurea del 1260, ma
dall'ebraico magad-lemad, cioè "eccellere
nell'apprendimento". Maria Maddalena potrebbe significare,
quindi, la "compagna che eccelle nell'apprendimento":
splendida sintesi dei principali attributi gnostici del personaggio.
MARIA
SALOME'
Ma
qual era il vero nome della Maddalena? La cosa potrebbe apparire
marginale, in realtà, la soluzione di questo dilemma chiarisce
ancora di più la funzione simbolica che questa donna ha nella vita
di Gesù. La soluzione arriva nuovamente dal Vangelo di Tommaso: «Gesù
disse: "Due riposeranno su un letto: uno morirà e l'altro vivrà".
Salame gli domandò: "Chi sei tu, uomo, che come colui che
viene dall'Uno sei salito sul mio lettuccio e hai mangiato alla mia
mensa?"» (Vangelo di Tommaso 61). Dai Vangeli canonici, Salomè
sembrerebbe essere una persona diversa dalla Maddalena, ma quanto è
affidabile quest'informazione? Il nome di Salomè appare nel Vangelo
di Marco, ma nel corso dei nostri studi abbiamo mostrato quanto tale
Vangelo sia scarsamente attendibile. Esso fu compilato, a nostro
avviso, da un ebreo romano espulso dalla capitale insieme ad altri
ebrei sotto il regno di Claudio. Questi compilò il testo nel 52 a
Efeso, a partire da una copia aramaica del Vangelo di Matteo
reperita a Corinto e adoperata dagli oppositori giudeo-cristiani di
Paolo e da Paolo stesso (4). A suffragare quest'associazione
interviene un'interessante scoperta archeologica. Charles
Claremont-Gannueau, archeologo francese di fine Ottocento, in un suo
rapporto datato 13 novembre 1873, segnalava di aver rinvenuto nei
pressi di Betania numerosi ossari databili al I sec. d.C. Ecco
l'elenco dei nomi riportati sui reperti: Salomè, moglie di Giuda
(seguito da un simbolo cruciforme);
Giuda
(seguito da una croce, probabilmente il marito di Salomè);
Giuda
lo scriba e Giuda figlio di Lazzaro lo scriba (sull'altro lato del
sarcofago); Simone, il sacerdote; Martha, figlia di Pasah;
Eleazar
(Lazzaro) figlio di Nathalu (una forma strana e non comune del nome
Nathan);
Salamtsion
(composto dai nomi Salam Sion, figlia di Si-mone il sacerdote).
Dai
Vangeli sappiamo che l'abitazione di "Simone il Lebbroso"
a Betania fu la dimora preferita da Gesù e che, a casa di questi,
avviene la famosa unzione. Sono molti gli elementi che fanno
ritenere Simone un esseno. Se l'originale aramaico del testo di
Matteo avesse designato Simone con l'appellativo "Pio",
con cui usavano definirlo gli esseni, il termine aramaico
corrispondente sarebbe stato ha-zanua. Tale parola, poi erroneamente
trascritta per la similitudine tra le lettere aramaiche nun e resh,
è divenuta "ha-zarua", il lebbroso (vedi ipotesi
etimologica di Salvatore Capo [5]). Chi se non la figlia di un
sacerdote avrebbe potuto celebrare un rito sacerdotale come
l'unzione del re? Lo stesso nome Salam Sion pare richiamare la
regina di Salem, compagna del redivivo Re di Salem: proprio lui, Gesù-Melkisedek.
•
Note
1)
I Vangeli gnostici a cura di L. Moraldi, ed. Adelphi, 1993-99.
2)
The Gnostic Society Library, www.gnosis.org/naghamm/nhl.html.
3)
Hans Jonas, Lo gnosticismo, ed. SEI Frontiere, 2002.
4)
Sabato Scala, "Tommaso: il più antico vangelo", http://digilander.libero.it/
sabato/ComTornmaso.htm.
5)
Sabato Scala, "Anomalie e anacronismi nei Vangeli: alcune
obiezioni alle tesi di Donnini", EPISTEME Physis e Sophia nel
III millennio n. 4 of Science, History and Philosophy, http://itis.volta.alessanclria.it/episteme/ep4/ep4scal2.htm.
Il
Demiurgo e gli Arconti
«Non
parlerò più a lungo con voi, perché viene il Principe di questo
mondo; egli non ha alcun potere su di me» (Giovanni 14:30). Chi è
la misteriosa Intelligenza a cui si riferisce Gesù? E' un arcano
che la Chiesa cattolica non ci ha mai spiegato, pur conoscendo
probabilmente la terribile verità. Gli gnostici dei primi secoli
dopo Cristo, come tramandatoci dai manoscritti rinvenuti a Nag
Hammadi nel 1945, erano molto chiari sul punto: la creazione
materiale tridimensionale non sarebbe opera del Dio Altissimo, Padre
del logos cristico ma di un sottodio che essi conoscevano come
Jalda-baoth il Demiurgo (l'Urizen di W. Blake), il quale avrebbe
scimmiottato la creazione suprema di Pro-Pator. Le correnti
gnostiche più avanzate ritenevano che Jaldabaoth, il Dio-Padre di
questa dimensione, fosse persine ignaro delle dimensioni di ordine
superiore, e con lui a quanto pare la gran parte degli esseri umani
che gli gnostici ritenevano figli di un dio minore. Gesù poneva
l'enfasi su un regno che non era di questa creazione materiale e su
un Padre che era molto al di là di questo mondo. Egli scese per
liberare i suoi stessi fratelli animici a liberarsi dalle maglie del
giogo di Beliar-Jalda-baoth, il Dio ingannatore, colui che sempre
combatte la sacra gnosi e i suoi eroici custodi. Di qui, la
questione degli Arconti stellari e planetari, gli angeli padroni di
questo mondo il-lusorio, che controllerebbero l'intera creazione
materiale in primo luogo attraverso il Cerchio dello Zodiaco, il
vero albero del bene e del male perché offre i suoi doni buoni e
cattivi a tutti gli esseri; e in secondo luogo attraverso le sfere
planetarie che offrono all'anima umana,attraverso un vero e proprio
imprinting genetico, quelle energie negative che il mondo chiama
comunemente "vizi" e che il Libro di Apocalisse illustra
come "marchio della bestia": il segno zodiacale (gr. zoos
- animale). Secondo gli gnostici, il marchio della bestia era il
vero sigillo che confermava l'appartenenza della razza umana, sul
piano del basso animico, a una stirpe angelica astrale superiore e
ingannatrice.
Mike
Piato
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