ROMA
- Meditare fa bene al cervello e aumenta le capacità intellettive.
Sono tante le definizioni di meditazione, perché diverse sono le
meditazioni, ma una cosa che le accomuna c'è, ed è arrivata dalla
ricerca scientifica. L'ha scoperta un gruppo di ricercatori della
Harvard Medical School di Yale e del Massachusetts Institute of
Technology. La gente che medita vede crescere il proprio cervello,
un fenomeno che non succede a chi non medita. Ma c'è di più.
Scannerizzando il cervello i ricercatori hanno osservato che le
parti che aumentano in spessore sono quelle addette all'attenzione e
ai processi sensoriali che arrivano dall'esterno. All'interno della
materia grigia poi, lo spessore aumenta maggiormente nelle persone
adulte rispetto a quelle più giovani. Questo è davvero
interessante, sostengono i ricercatori, perché di solito questa
sezione del cervello umano normalmente rimpicciolisce con l'età. In
altre parole è come se nelle persone anziane la meditazione fosse
in grado di far tornare attive quelle parti del cervello che lo sono
soprattutto in tenera età.
Spiega Sara Lazar, responsabile della ricerca: "I nostri dati
portano a sostenere che la pratica della meditazione conferisce non
solo l'aumento della materia grigia, ma anche elasticità alla
corteccia cerebrale degli adulti in aree importanti per
l'apprendimento, i processi emotivi e lo per star bene".
Secondo i ricercatori questa scoperta si conforma ad altre ricerche
che avrebbero dimostrato che la meditazione ispessisce le aree del
cervello di chi pratica musica, di chi impara molte lingue.
Ma come si è giunti a queste conclusioni? I ricercatori hanno
scannerizzato il cervello di 20 persone - alcune delle quali che
facevano meditazione da vari decenni altre da un solo anno - e lo
hanno confrontato con 15 che non l'avevano mai praticata. Per
misurare il livello di meditazione che i partecipanti erano in grado
di raggiungere veniva chiesto loro, durante la scannerizzazione del
cervello, di provare a meditare solo su ciò che gli capitava
attorno ad essi durante le analisi, senza utilizzare particolari
metodi di mantra ossia senza usare quei suoni che emessi, secondo la
meditazione buddista, sono in grado di liberare la mente dai
pensieri. Spiega Lazar: "Se i partecipanti all'esperimento
sentivano un rumore essi dovevano ascoltarlo, piuttosto che pensare
ad esso. Se non succedeva nulla, dovevano porre attenzione al loro
respiro. In altre parole essi non dovevano elaborare pensieri".
Questa fase di studio durava circa 40 minuti, durante i quali la
profondità della meditazione veniva misurata attraverso il
rallentamento del respiro. Alle persone invece, che non praticavano
meditazione veniva chiesto di abbandonarsi ai loro pensieri come
facevano quando si rilassavano.
Usando questa base comune la ricerca ha concluso che l'aumento della
materia grigia per chi fa meditazione va dagli 8 ai 16 millesimi di
centimetro, in rapporto a quanto tempo trascorre durante la sua vita
a meditare. "Questo dimostra che l'aumento di materia grigia
non dipende unicamente dalla meditazione in sé, ma anche da quanto
tempo si trascorre in meditazione e quanto è profonda", ha
sottolineato Lazar. Questi risultati tuttavia, sono solo il punto di
partenza della ricerca. "Perché in chi medita il cervello
aumenta di volume?
La meditazione produce una maggiore connessione tra le cellule o un
maggiore afflusso di sangue al cervello? Il comportamento delle
persone cambia? E soprattutto: con la meditazione si può rallentare
l'invecchiamento? Queste sono solo alcune delle domande a cui ora
vorremmo dare una risposta, ma per questo sono necessari molti
esperimenti i tempi non saranno certo brevi".
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