Costruzione
- Sperimentazione - Principi di funzionamento
E'
uno strumento di ricerca sulla natura e le proprietà dell'energia
che in esso si manifesta per mezzo della rotazione di un leggero
anello di carta (girante o rotore ). Detta rotazione ha delle
caratteristiche del tutto peculiari. Essa, infatti, è spontanea,
non richiede nessun tipo di energia supplementare tradizionale, è
continua, nel senso che si protrae nel tempo , di notte e di giorno,
con qualche intermittenza dovuta a brevi pause durante le quali si
presume che l'apparecchio si ricarichi. Tutto fa ritenere che
l'energia che mantiene in rotazione la girante sia del tipo orgonico,
anche se nel Magnetorgon ( magnete + orgone ) non sono
presenti i componenti classici dell'accumulatore orgonico. In
effetti esso è di una semplicità costruttiva tale da renderlo di
facile realizzazione anche da parte di chi non ha particolari abilità
nel campo delle costruzioni meccaniche. Si richiede solo un po' di
attitudine al fai da te e la pazienza di munirsi di un po' di
materiale che è facile reperire in commercio, essendo di uso comune
e di basso costo.
La
costruzione
Dovremo
distinguere in esso due parti essenziali : 1) lo statore ; 2) il
rotore.
Lo statore si distingue in una scatola semicilindrica e in un
supporto destinato a sostenere la girante.
-La scatola può anche più semplicemente ridursi ad un cartone
ripiegato in modo da formare un semicilindro, quindi senza fondo né
coperchio. Il cartone deve però essere formato da più strati. Se ,
per esempio, il cartone ha uno spessore di 0,30-0,35 mm, occorrono 5
o 6 fogli sovrapposti. Ad evitare che il semocilindro , una volta
formato, tenda a srotolarsi, conviene dapprima sovrapporre i vari
strati, tagliati a misura, ripiegandoli attorno ad un oggetto
cilindrico del diametro approssimativo del semicilindro finito.
Tenendo il pacchetto dei fogli di cartone aderente al cilindro,
provvederemo a collegare insieme tutti i fogli tramite una
spillatrice. Ciascun foglio sarà alto 16 cm e lungo circa 28 cm.;
il diametro del semicilindro è di circa 12 cm. C'è da dire subito
che finora , per semplicità, abbiamo parlato di semicilindro, ma in
realtà, come si può rilevare dalle figure allegate, il cartone
abbraccia un arco che sottende un angolo di circa 270°, cosicchè
l'apertura interessa un angolo di circa 90°.( Fig.
1 )
-Il supporto per la girante lo si può ottenere utilizzando, come
base, una borchia del tipo di quelle che vengono impiegate per
l'appoggio dei bastoni porta-abiti all'interno degli armadi. Ve ne
sono di varie misure :18, 20, 25, 30 cm di diametro. Non dovrebbe
essere difficile ricavare poi un cilindretto alto una diecina di cm
da fissare nel foro della suddetta borchia. Sulla sommità del
cilindretto verrà avvitata una vite di ottone( non di ferro, per i
motivi che vedremo in seguito).Sulla testa di questa vite
praticheremo una sede conica, con la punta di 2-3 mm, profonda
0,2-0,3 mm , per l'alloggiamento del perno a spillo della girante.
A circa 2/3 dell'altezza del supporto possiamo fissare un disco di
cartone rigido, che ci servirà da sostegno per i magnetini. Questi,
che fanno anch'essi parte dello statore, dovranno essere in numero
di due, sistemati , diametralmente opposti, o sulla base
dell'apparecchio, o sul disco intermedio( Fig.2
)o sui lati della scatola, all'altezza della girante.La loro
sistemazione definitiva dipende dai risultati sperimentali. Tutto
consiste nel trovare la distanza più appropriata tra magneti e
girante.Si dovranno preferire magnetini di ferrite, perché sono
meno potenti di quelli al neodimio.Questi ultimi, invece , potranno
essere utili per rinforzare il campo magnetico(se necessario) e
potranno essere collocati su di una traversa appoggiata sulla sommità
della scatola.I magnetini di ferrite potranno avere la forma di
prismi rettangolari delle seguenti dimensioni, in mm : 26 x 13 x 5.
La loro forza di attrazione dovrà essere capace di sollevare un
peso di materiale ferroso di almeno 25-30 grammi.
Il rotore è costituito da una girante, per la cui costruzione si
rimanda alle istruzioni e ai disegni riportati a pag.66 del n°11 di
Altra Scienza. L'apparecchio descritto in quell'articolo è un po'
il progenitore del Magnetorgon, il quale differisce da quel modello
per l'aggiunta dei magneti.
Come si è accennato, lo statore non presenta quelle caratteristiche
costruttive che riscontriamo invece nel Rotorgon: niente
rivestimento esterno di cotone, in più strati alternati a lamiera
di ferro, né rivestimento interno di lamiera di ferro.A che cosa si
deve dunque il suo funzionamento? E' quello che ci proponiamo di
studiare attraverso la sperimentazione.
Prima di formulare una teoria che sia alla base del funzionamento
dello strumento, è opportuno prendere in esame alcune prove, di
carattere sperimentale, che mettono in luce talune sue proprietà
per certi aspetti imprevedibili.
Le prove sperimentali
1)-
Se rivestiamo i bordi della scatola (gli stipiti) con degli
elettrodi e li colleghiamo ai puntali di un tester, rileviamo una
differenza di potenziale di qualche decimo di millivolt.Mediamente
si va dai 3-4 ai 7-8 mV.
Notiamo anche che i due stipiti sono polarizzati e il segno +
compete, di solito, a quello esposto a N.
Inoltre, se ruotiamo la scatola su se stessa di 180°, il senso del
moto della girante s'inverte subito. Si sono eseguite prove
comparative con i soli elettrodi, senza la scatola. Posti sul
tavolo, ad una distanza tra loro uguale a quella degli stipiti, non
si è rilevata alcuna d.d.p. apprezzabile.
2)- Se chiudiamo la scatola con un coperchio, il moto della girante
rallenta o si arresta. Perché lo strumento funzioni bene è
necessario che la scatola sia aperta, in modo che il volume di aria
da essa racchiuso sia rinnovabile.
3)- Una strisciolina di carta, appesa nel suo punto intermedio ad un
sottile filo di nylon (spessore : 0,06mm - lunghezza : 100 mm),
accostata agli stipiti, si dispone in direzione orizzontale in modo
da collegarli, come se materializzasse eventuali linee di forza
invisibili che vanno da uno stipite all'altro. Spinta verso il
centro della scatola, la strisciolina tende ad assumere un moto
rotatotio, proprio come fa la girante.
A questo proposito c'è da dire che si è voluta utilizzare questa
tendenza nel tentativo di approntare un rudimentale strumento di
misura dell'energia che sollecita la girante. Si è quindi
approntato un quadrante graduato in gradi sessagesimali e lo si è
collocato al centro della scatola , su di un apposito sostegno, a
circa 8 cm dal piano di appoggio. Si è fatto in modo che la
posizione della strisciolina( appesa al filo collegato ad un
apposito braccio), coincidesse con lo zero della scala graduata. Si
è, cioè, tarato lo strumento e si sono potute fare delle letture
significative sia per quanto attiene all'intensità della coppia
motrice, sia per quello che riguarda la modalità con cui detta
energia si manifesta.
4)- Un sottile filo di acciaio magnetizzato (spessore 0,3 mm -
lunghezza 100 mm) appeso nel suo punto intermedio al solito filo di
nylon e accostato agli stipiti, in modo che il filo fosse sul piano
passante per gli stessi e sulla mezzeria della scatola, si dispone
naturalmente nella direzione N-S ma assume subito un moto
oscillatorio. Esso rivela l'esistenza di una forza che tende a
scostarlo dalla direzione del N, con moto anti-orario e, quindi,
verso NNW. Le oscillazioni hanno ampiezza variabile e vanno da uno
scostamento medio dal N di 4° ad uno massimo di 8°.Se portiamo il
filo al centro della scatola, le oscillazioni assumono valori
talvolta più ampi, con scostamenti massimi anche di 10°-12°.
5)- Tutte le volte che vi è stata la necessità di togliere la
girante dal suo supporto e poi di rimetterla a posto, o di fare una
manovra analoga con i magnetini e, in genere, ogniqualvolta abbiamo
dovuto toccare, per vari motivi, le varie parti dello strumento,
abbiamo sempre notato che la girante dapprima parte subito con un
moto accelerato, mantiene questa velocità sostenuta per qualche
giro e poi ritorna ad assumere la velocità di regime, quella che
aveva prima della manipolazione. Si direbbe che, a seguito del
contatto con le mani, si verifichi un apporto supplementare di
energia, una sorta di carica, seguita poi da una scarica.
6)- Non solo il contatto diretto con le mani, ma anche la sola
vicinanza dello sperimentatore è motivo di una maggiore attività
impressa alla girante.Si nota un incremento della sua velocità dopo
qualche secondo che ci si è accostati allo strumento. Sembra quasi
che esso registri un campo di energia emesso dal corpo fisico di una
o più persone presenti. Talvolta è stata sufficiente la presenza
dell'osservatore per mettere in moto la girante, che era ferma,
naturalmente a parità di altre condizioni e col rispetto di tutte
le precauzioni previste in questi casi.
7)- Accostando le dita alla girante, al di sopra o al di sotto
dell'anello di carta, mentre è in atto la rotazione, notiamo che la
girante tende ad oscillare attorno ad un suo diametro. E' come se
venisse attratta o respinta da una sorta di carica emessa dalle
dita.
8)- Un fenomeno analogo a quello riportato al n° precedente è
stato notato anche quando accostiamo alla girante in rotazione un
magnetino. L'anello di carta si solleva o si abbassa , mentre ruota,
comportandosi come se fosse costituito da una sostanza debolmente
magnetica. In altri termini, il magnete sembra attrarre o respingere
l'anello di carta.
9)- C'è un modo di potenziare le prestazioni dello strumento. Esso
consiste nell'aggiungere in elevazione, al semicilindro, un altro
foglio di cartone, con la stessa forma della scatola ma alto almeno
50 cm. Ai bordi di questo cartone aggiunto potranno essere sistemate
2 o 3 coppie di magnetini contrapposti. La velocità della girante,
con questo accorgimento aumenta e , dai valori medi di 10 giri/min,
può raggiungere anche velocità di 30 giri/min. Aumenta il volume
dell'aria interessata al fenomeno e, con essa , la quantità di
energia da essa trasmessa.
10)- Un altro effetto anch'esso positivo è quello esercitato dalla
luce. Sia la luce solare, diretta o indiretta, che quella delle
lampade ad incandescenza, sotto forma di luce diffusa o di raggi
intermittenti (lampeggiamenti), attivano in modo deciso il moto di
rotazione della girante. Non si può non pensare alla proprietà dei
fotoni di indurre, in determinati materiali e in particolari
condizioni, uno stato di elettrizzazione.
La
teoria
L'onda
orgonica, che percorre il nostro pianeta da W verso E, convoglia
energia vitale indifferenziata la quale, a seguito della particolare
forma della scatola, c'è da supporre che generi in essa un campo di
elettricità statica. In altre parole l'energia orgonica subirebbe
una degradazione ad energia elettrostatica (vedi sopra ai punti 1,3
e4). Ora, in un centimetro cubo di aria sufficientemente pulita, in
ambienti interni od esterni, sono presenti da 100 a 500 ioni. Questa
ionizzazione dell'aria è dovuta soprattutto ai raggi cosmici e alla
radioattività prodotta dal contenuto radioattivo della Terra. In
questo modo, nalla zona inferiore dell'atmosfera, dove viviamo, si
formano ogni secondo da 10 a 20 nuove coppie di ioni in ogni
centimetro cubo di aria. Avviene che, quando un elettrone viene
espulso da una molecola di ossigeno, si forma una coppia elettrone -
ione positivo. L'elettrone libero, dopo un gran numero di collisioni
che avvengono in un tempo brevissimo, trova una molecola d'ossigeno
neutra a cui unirsi .Questa molecola , che possiede ora una carica
negativa supplementare, prende il nome di ione negativo. Si hanno
così due ioni, uno positivo e l'altro negativo. Ma questo fenomeno
non prosegue all'infinito, perché se così fosse tutto l'ossigeno
dell'aria dopo qualche tempo, diventerebbe ionizzato.Accde che gli
ioni, a seguito di continue collisioni, si neutralizzano a vicenda :
lo ione negativo cede a quello positivo il suo elettrone in eccesso.
E' il fenomeno detto ricombinazione.
Nel volume delimitato dalla scatola rappresentata in figura ( circa
1.600 cc) sarebbero quindi presenti da 160.000 a 800.000 ioni(v.
anche sopra al punto 9). Ora, un gas nel quale la maggior parte
delle molecole è ionizzata si chiama plasma.Nel caso nostro,
trattandosi di aria a temperatura ambiente con un modesto grado di
ionizzazione, formata da un miscuglio di molecole neutre, ioni ed
elettroni(v. sopra al punto 10) potremo parlare di micro plasma
freddo.A questo va aggiunta l'energia bioplasmica, emessa dagli
organismi viventi(v. sopra ai punti 5,6 e 7 ) che merita però un
cenno a parte stante la peculiare sensibilità del Magnetorgon per
questo tipo di energia.
Il
moto di particelle cariche in un campo magnetico
Vediamo
ora che cosa accade quando ioni ed elettroni si muovono in un campo
magnetico. Supponiamo che in un campo magnetico uniforme H
venga introdotta una particella carica dotata di velocità iniziale v.
Si nota che il campo magnetico esercita una forza F sulla
particella in movimento (forza di Lorentz), forza che è funzione
della velocità v e dell'angolo che detta velocità forma con le
linee del campo. Questa forza esercita la sua azione solo su cariche
in movimento ed è sempre perpendicolare sia al campo magnetico, sia
alla velocità v( Fig.2
).In particolare, se la particella si muove in direzione
perpendicolare al campo magnetico, la forza di Lorentz deflette la
traiettoria delle particella facendole percorrere un'orbita
circolare.
Facciamo ora l'ipotesi più generale di una particella carica che si
muova in un campo magnetico uniforme seguendo una direzione
generica. Potremo allora scomporre la sua velocità in una
componente perpendicolare e in una parallela alle linee del campo.
In questo caso la particella seguirà un moto risultante dalla somma
di una rotazione uniforme e di uno spostamento traslatorio uniforme.
La sua traiettoria diventa un'elica cilindrica il cui asse è
diretto come il campo magnetico(v.figura
3).
Ora, le cariche in movimento all'interno del Magnetorgon, così
guidate dalla presenza di un campo magnetico, agiscono sull'anello
di carta della girante per induzione elettrostatica e ne provocano
la rotazione, il cui senso dipende dal segno delle cariche stesse.
E' come se la girante venisse trascinata da un vortice di particelle
cariche rotanti.
Ipotesi
e ricerche sull'energia bioplasmica
Stante
l'analogia , da taluni autori evidenziata, tra orgone e bioplasma,
si ritiene opportuno qui richiamare brevemente, con pochi cenni
storici, alcune notizie relative alle ricerche e alle scoperte
effettuate in questo campo.
Al russo V.S.Grishenko (1944 ) si deve l'invenzione di questo
termine, che vuole estendere al mondo biologico il concetto di
plasma, termine col quale nella fisica moderna viene definito un gas
ionizzato ad alta densità e macroscopicamente neutro.
Se noi riscaldiamo una sostanza che si trova allo stato solido e
facciamo salire progressivamente la temperatura, osserviamo che ad
un certo punto comincia a fondere e assume quindi lo stato liquido.
Successivamente, a temperatura più alta, la sostanza evapora e
forma un gas. Fino a questo punto il calore fornito è stato
utilizzato per spezzare i legami intermolecolari Quando la
temperatura raggiunge un valore sufficientemente alto, le molecole
del gas si disintegrano in singoli atomi. Se ora portiamo il gas
ridotto allo stato atomico a temperature dell'ordine di 3000 - 4000
°K, possiamo osservare i primi sintomi della dissociazione della
compagine atomica. Sappiamo che l'atomo è costituito da un nucleo,
carico positivamente, e dagli elettroni ruotanti intorno ad esso, la
cosiddetta corteccia dell'atomo. A temperature molto elevate il gas
cessa di essere neutro e la velocità media del moto termico
disordinato degli atomi è tale che, negli urti che si vengono a
determinare tra l'atomo e le particelle più veloci, gli elettroni
dello strato più esterno della corteccia vengono strappati
dall'atomo, che si trasforma così in un ione positivo. A
temperature intorno ai 10.000- 20.000 °K il gas risulta composto
esclusivamente da ioni positivi e da elettroni liberi. Per esempio,
in un centimetro cubo di idrogeno, portato a 30.000°K, la
ionizzazione è così spinta che sarà presente un solo atomo
neutro.
Un gas nel quale la maggior parte degli atomi è ionizzata assume la
denominazione di plasma.
Questo, detto anche " quarto stato della materia ", fu
osservato per la prima volta nella scarica che avviene nei gas a
bassa pressione. Il plasma è lo stato più diffuso della materia
nelle condizioni naturali e costituisce il 99,9 % della materia
presente nell'universo. Il Sole e tutte le stelle non sono altro che
masse gigantesche di plasma ad alta temperatura. Anche lo strato
superiore dell'atmosfera terrestre, la ionosfera, è formato da
plasma.
A questo punto è naturale chiedersi perché esso, pur essendo lo
stato ordinario della materia nell'universo, sia quasi del tutto
assente sulla superficie della Terra. Infatti le sostanze allo stato
solido, liquido e aeriforme costituiscono una eccezione, una
condizione inusuale della materia In realtà, sulla base degli studi
più recenti nel campo della biofisica, si sarebbe accertato che
tutte le forme viventi che si sono sviluppate proprio in quella
piccola frazione di materia, che è l'unica allo stato non
ionizzato, sarebbero dotate di un corpo di plasma freddo.Già dal
1968 alcuni biologi e fisici dell'Università del Kazakistan, ad
Alma Ata in Siberia, conducevano tutto un programma di ricerche
sulla componente nascosta dell'uomo e giunsero a risultati che
confermavano l'ipotesi di Grishenko e cioè che un corpo bioplasmico
sarebbe il responsabile della struttura energetica del corpo fisico.
Ora , come può il corpo umano, la cui temperatura è soltanto di 37°C,
possedere un simile corpo di plasma? La risposta degli scienziati
russi può essere semplificata con l'analogia del plasma di
elettroni presente nel corpo solido dei semiconduttori.
I fisici parlano di un "gas di elettroni" all'interno dei
semiconduttori a temperatura ambiente. Ora, accade che nei processi
biologici si trovano tali elettroni liberi e tutto fa ritenere che
diverse parti del corpo umano si comportino come dei semiconduttori.
Del resto il Premio Nobel ungherese-americano Albert Szent-Gyorgyi
(1937) fu il primo a teorizzare che le cellule e altri componenti
del corpo umano potevano avere proprietà tipiche come quella .della
semiconduzione. Da allora sono state identificate molte funzioni,
proprie dei semiconduttori, nei tessuti viventi e non pochi oggi
pensano che l'elica del DNA possa funzionare come un "biolaser"
ed emettere radiazione coerente.
Abbiamo visto che il processo di ionizzazione della materia, cioè
la formazione di cariche elettriche libere, è associato
all'assorbimento di energia radiante.
Il processo inverso avviene quando dette particelle libere tornano a
stati di eneregia inferiori, cioè si legano ad un lattice di nuclei
atomici. In altri termini la formazione del plasma biologico è un
processo reversibile, accompagnato da assorbimento ed emissione di
quanti di energia radiante.
Secondo i biofisici russi la cellula umana non sarebbe altro che
un'emittente di radiazioni elettromagnetiche.Essa emetterebbe
radio-onde,onde di frequenze luminose visibili ed invisibili e onde
acustiche infrasoniche. Il nucleo emetterebbe luce invisibile UV; i
mitocondri, con la loro densità di ioni,emetterebbero luce rossa
visibile molto debole, rilevabile con metodi particolari.
Sempre secondo gli stessi ricercatori,il bioplasma è caratterizzato
da un alto grado di ordine(basso livello di entropia) ed è questo
fatto che lo distingue dall'ordinario plasma della fisica, essendo
altamente organizzato, tanto da poter parlare di un vero e proprio
corpo bioplasmico. E questa è una delle caratteristiche che lo
assimila all'orgone. Il bioplasma sarebbe inoltre influenzato dalla
ionosfera, dalle macchie solari e da altri influssi di tipo
cosmobiologico.Essi inoltre ritengono che sia presente nel processo
di trasferimento di energia vitale da guaritore a paziente (proprio
come accade per l'energia orgonica).
Il biofisico moscovita Victor Adamenko ritiene che si dovrebbe
parlare di " una fredda emissione di elettroni da un soggetto
vivo verso l'atmosfera".I centri di emissione, dislocati a
centinaia sul corpo umano, sembrano corrispondere ai punti
dell'antico sistema cinese dell'agopuntura.
Il Dott. Vladimir Inyushin, uno degli sperimentatori dell'Università
di Alma Ata, è giunto alla conclusione che" al di là di ogni
dubbio ciascun organismo vivente è un sistema che irradia energia e
crea un campo attorno a sé ".Egli inoltre non esita a
identificare il corpo di bioplasma con il corpo eterico delle
antiche filosofie e delle dottrine orientali, spesso confuso col
corpo astrale.A questo proposito c'è da dire che, secondo questa
concezione, il bioplasma comincia ad assumere il significato di una
specie di etere biologico. A questo punto verrebbe spontaneo pensare
al bioplasma come ad un particolare aspetto di energia orgonica.
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