L'Orgonometro

 

Come misurare l'energia orgonica

 

La misura dell’energia che investe il rotorgon richiede l’impiego di uno strumento che ci consenta di effettuare delle misure, sia pure approssimative, e che noi stessi potremo costruire, utilizzando materiali di uso comune, come già abbiamo fatto per il rotorgon.
Sostanzialmente si tratta di corredare il nostro rotorgon di un quadrante graduato, da montare sospeso ad un filo, al di sopra della girante. Vediamo ora nel dettaglio come realizzare questa costruzione aggiuntiva.
Innanzi tutto dovremo ritagliare da un foglio di carta, o da un sottile cartoncino, un cerchio graduato ( con divisione di 10° ), che disegneremo con l’aiuto di un goniometro.Questo quadrante dovrà avere un diametro esterno uguale a quello della girante e uno interno di 5–6 cm. Nel ritagliare il quadrante si farà in modo di lasciare una traversa diametrale larga 8 mm, per motivi che vedremo in seguito.
La graduazione 0° - 180° dovrà essere disegnata sia verso destra che verso sinistra, perché si dovrà poterla leggere nei due sensi di rotazione. Questo quadrante verrà appeso ad un filo di nylon dello spessore di 0,08 – 0,1 mm, che troveremo presso un negozio di articoli di caccia e pesca, essendo utilizzato come lenza. La sua lunghezza si potrà aggirare intorno ai 20 cm.
Si farà passare l’estremità inferiore del filo attraverso il foro che ha lasciato la punta del compasso e con una goccia di adesivo fisseremo il filo alla traversa. La perpendicolarità del filo rispetto al quadrante sarà assicurata da due striscette di carta adesiva ripiegata a squadra, con un lato addossato al filo e con l’altro sulla traversa.
Naturalmente avremo avuto cura di approntare un braccio che sporga dalla sommità di un’asta verticale regolabile in altezza, per esempio ad innesto telescopico, sul tipo delle antenne per auto. Quest’asta verrà fissata su di un’apposita base, che può essere la stessa base del rotorgon. All’estremità del braccio viene assicurato il filo di nylon nel modo che vedremo in seguito. L’estremità inferiore del filo viene fissata, nel modo che si è detto, alla traversa del quadrante. Questo viene così a trovarsi a pochi millimetri al di sopra della girante ed è libero di ruotare all’interno della semi-scatola del rotorgon.
Per potere effettuare delle misure avremo però necessità di un riferimento, cioè di un indice da fissare all’esterno della scatola, sulla base dello strumento. Un’asta orizzontale che fa capo ad un collare libero di ruotare intorno al perno centrale, può essere il supporto radiale di un montante che, ripiegato a squadra sulla sommità della scatola, funge da supporto per l’indice. Questa soluzione consente di ruotare l’intero telaio porta-indice attorno al perno centrale e, quindi, di apportare eventuali piccole correzioni per l’azzeramento dell’indice. Tutta l’intelaiatura la si può costruire mediante 3 o 4 listelle di ottone, di quelle che sono di solito impiegate negli infissi, collegate insieme mediante viti , o saldate. (Tav. 6 e 7)

Il quadrante graduato dovrà avere lo zero in corrispondenza del punto che coincide con la posizione di riposo, posizione che troveremo facilmente lasciando oscillare liberamente il quadrante al di fuori della semi-scatola. Noteremo che, lasciato a se stesso, il quadrante dopo un po’ ridurrà le sue oscillazioni, fino ad arrestarsi. Allora faremo in modo di fare coincidere, in questa posizione, l’indice con lo zero della scala graduata. Questa operazione viene agevolata se si agisce sul dispositivo che fissa il filo al braccio. Questo può essere costituito da una comune pinzetta a bocca di coccodrillo, o da una pinzetta ferma-carte. Allentando la presa della pinzetta e ruotando il filo, possiamo ottenere, per esempio, l’orientamento N - S della traversa e fare così coincidere lo zero della scala con il N. In questo caso lo strumento, con la sua concavità, verrebbe orientato ad W.
Il filo potrà essere fissato all’estremità del braccio anche mediante una coppia boccola- banana (articolo in vendita nei negozi di componenti elettronici ), nella quale va ad inserirsi un grosso ago da lana: alla cruna di quest’ultimo verrà annodato il filo di nylon. Ruotando la manopola della banana possiamo regolare l’orientamento del quadrante.
 

 

Come fare le letture all’orgonometro

Quando l’energia orgonica investe lo strumento, agisce sia sulla girante che sul quadrante. Entrambi, quindi, si muoveranno con un moto simultaneo e con la stessa velocità. Però, a mano a mano che la rotazione procede noteremo che il moto della girante potrà anche essere accelerato, mentre quello del quadrante dapprima sarà anch’esso accelerato, ma presto rallenterà e si arresterà per retrocedere subito. Il quadrante, che ha una sua inerzia, tende a proseguire oltre il punto di equilibrio. Appena si ferma, inizia a muoversi in senso contrario. Qui ha inizio un moto retrogrado lento che si conclude con una sosta, più o meno prolungata, su di un valore determinato: è questo il momento di fare la lettura. Infatti è qui che si realizza l’equilibrio tra il momento motore, esercitato dall’energia di cui ci proponiamo di conoscere l’intensità, e il momento resistente dovuito alla reazione elastica del filo di nylon. Quest’ultimo in effetti si comporta come una molla di torsione che tende ad opporsi al momento motore esercitato sul filo dal quadrante, esposto anch’esso, come la sottostante girante, all’azione dell’onda orgonica.
Poiché abbiamo a che fare con una grandezza sempre variabile nel tempo, questo punto di equilibrio non sarà stabile, anzi tenderà a spostarsi in avanti o indietro, a seconda che l’intensità tenda ad aumentare o a diminuire.
E’ buona norma, prima di effettuare le letture, di controllare l’azzeramento dello strumento assicurandoci che, quando il quadrante è a riposo e la sottostante girante è immobile, lo zero sia in corrispondenza dell’indice. Se ciò non dovesse verificarsi, si potrà correggere l’errore variando di poco l’orientamento dello strumento.

Può accadere che il quadrante assuma un moto oscillatorio persistente. E’, questa, una condizione che riveste una particolare importanza. In questo caso, infatti, il quadrante, considerato come pendolo di torsione, entra in risonanza con l’onda orgonica che in quel momento lo investe. Accade che il periodo dell’onda viene a coincidere con quello proprio di oscillazione del quadrante e le oscillazioni angolari, da irregolari che erano, diventano persistenti.
In altri termini il quadrante diventa un rivelatore del periodo dell’onda orgonica.
Basta allora contare il tempo che il quadrante impiega a compiere un’oscillazione completa (andata e ritorno) per conoscere il periodo dell’onda e cioè il tempo impiegato dall’onda orgonica a compiere un’oscillazione completa.
E’ un po’ quello che accade con un radio-circuito, quando il circuito oscillante ricevente viene sintonizzato sulla lunghezza dell’onda selezionata.
Con questo dato (il periodo), conoscendo la velocità di propagazione dell’onda, possiamo ricavare la sua lunghezza. E’ quanto abbiamo visto in precedenza, quando abbiamo illustrato, per la determinazione del periodo, il metodo della misura dell’intervallo di tempo che separa i due minimi consecutivi della velocità di rotazione della girante del rotorgon. In effetti il valore ricavato in precedenza di T = 25 sec ha trovato conferma nel conteggio del tempo di oscillazione completa del quadrante che, in regime persistente, è risultato essere appunto di 25 sec.

 

Valore istantaneo dell’energia

Se vogliamo che le escursioni angolari del quadrante siano lente, dobbiamo adeguatamente aumentare il suo momento d’inerzia. Questo non possiamo ottenerlo mediante l’aumento del diametro, che deve essere contenuto entro 9 cm , tenuto conto che la scatola entro cui esso ruota ha un diametro di 12 cm e può essere foderata con lo strato previsto per l’accumulatore. (Naturalmente qui ci siamo riferiti alle dimensioni medie più comunemente usate, dimensioni in larga misura obbligate da quelle della girante, il cui peso non dovrebbe superare i 0,4 – 0,5 grammi.) Non resta quindi, che agire sul peso e questo è il motivo per cui si consiglia di ritagliare il quadrante direttamente da un cartoncino (tipo bristol).
Con questo accorgimento noteremo che, quando la girante assume un moto uniforme, il quadrante sosta a lungo sul valore che corrisponde a detta velocità, senza essere soggetto ad oscillazioni periodiche, il che ci consente di fare una lettura che è molto vicina a quella del valore istantaneo dell’energia che in quel momento investe lo strumento.
Una volta fatta la lettura, non resta che esprimerla in funzione dell’unità convenuta. Per ora, in attesa che questa sia definita, per questa unità possiamo adottare l’org (abbreviazione di orgone).
Nel nostro caso faremo coincidere un org con un grado sessagesimale, essendo stato diviso il quadrante in gradi sessagesimali. In effetti, per un dato modello, l’angolo di cui ruota il quadrante sotto l’azione dell’onda orgonica, è unicamente funzione del momento che lo sollecita, potendo conglobare tutti gli altri parametri ( lunghezza del filo, sua sezione, materia di cui è costituito il filo,ecc.) in un’unica costante, che è appunto la costante di quel modello.
Ma l’energia che stiamo misurando è polarizzata, nel senso che è dotata di segno positivo o negativo, a seconda che il senso sia anti-orario, oppure orario. E ‘ stato assunto come segno positivo il senso di rotazione anti-orario perché si è visto che questo è il moto naturale dell’equipaggio mobile quando lo strumento è orientato ad W. In questo caso la porzione di quadrante su cui faremo la lettura è quella.destra. Se, al contrario, il moto avesse il senso orario, la lettura avverrebbe sulla porzione sinistra del quadrante ( di qui la necessità di una numerazione speculare rispetto ad un diametro ). Così se, per esempio, il quadrante si arresta e sosta a 40° del semi-quadrante di destra, la lettura è : + 40 org.
Abbiamo finora parlato genericamente di energia orgonica, senza fare esplicito riferimento alla sorgente da cui proviene. Va da sé che l’orgonometro può trovare una sua applicazione anche per la misura dell’energia che s’irradia dalle mani, pur essendo anche in questo caso valide le limitazioni cui si è accennato a proposito di un analogo impiego del rotorgon.

 

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