Che
cosa rivela questo strumento
Il
rotorgon ( rotore + orgone ) è un semplice
dispositivo che consente di rivelare l’esistenza di un campo di
energia vitale,sia quella emessa dal corpo umano, sia quella
presente nell’ambiente in cui viviamo, proveniente dagli spazi
cosmici e circolante intorno al pianeta.
Tutto fa ritenere che questo tipo di energia sia di natura orgonica,
sia perché parte integrante dello strumento è un accumulatore
orgonico, sia perché esso mette in luce alcune proprietà che sono
peculiari di questo tipo di energia.
Noi qui non possiamo entrare nel merito della vera natura di questa
energia, d’altra parte per certi aspetti ancora controversa, ma ci
sembra di poter affermare fin da ora che il rotorgon non sia altro
che un mezzo attraverso il quale la suddetta energia vitale subisca
dapprima una degradazione ad energia di tipo elettrostatico e che
questa venga successivamente convertita in energia cinetica. Infatti
va detto subito che l’elemento sensibile di questo strumento è un
organo rotante il quale, col suo moto spontaneo e senza l’ausilio
di alcuna forma di energia supplementare convenzionale, dimostra
l’esistenza di una forma di energia sconosciuta e inesauribile.
Gli studi e le ricerche circa le possibili applicazioni di questo
tipo di energia sono tuttora in corso e le sue utilizzazioni si
annunciano tanto promettenti quanto imprevedibili, potendo andare da
una nuova forma di forza motrice ad energia libera (cioè dalla
disponibilità illimitata) fino alla possibile realizzazione di un
nuovo mezzo di comunicazione a distanza.
Questo nostro lavoro ha tuttavia solo un carattere divulgativo,
senza alcuna pretesa di affrontare il problema sulla base di una
trattazione scientifica. Esso si rivolge soprattutto a quei lettori
dotati di spiccate attitudini al “fai da te“, o bricolage, e
fornisce tutte le notizie e i dati tecnici per poter realizzare la
costruzione dell’apparecchio, anche con l’aiuto di schemi,
disegni e fotografie.
Il rotorgon può, infatti, essere costruito con poca spesa,
utilizzando i modesti mezzi di cui può disporre uno sperimentatore
dilettante, con l’impiego di materiale che è alla portata di
tutti.
Come
si costruisce
Il
rotorgon si compone essenzialmente di due parti :
1)
una parte fissa, o statore;
2)
una parte mobile, o rotore ( girante).
Lo
statore si ricava da una scatola cilindrica (diametro : 12 –14 cm;
altezza : 10 – 12 cm) di cartone pressato (o di legno).Detta
scatola dovrà essere sezionata lungo due generatrici diametralmente
opposte e una mezza circonferenza, situata a circa 2 cm dal fondo.
Ne risulta una scatola che ha conservato il fondo, dalla quale però
è stata asportata una fascia semicilindrica(vedi
Tav5).Abbiamo ottenuto in realtà una mezza scatola, la cui
parete riveste una particolare importanza perché farà parte di un
accumulatore orgonico del tutto particolare. Infatti, detta parete
dovrà essere rivestita da uno o più strati di cotone e di ferro.
Procedendo dal dorso della parete semicilindrica verso l’interno
della scatola incontreremo i seguenti strati : cartone(o legno) >
cotone(ovatta) > lamiera di ferro (latta). Al centro della
scatola verrà fissata una colonnina, preferibilmente di ottone
(potrebbe andar bene anche una vite di ottone da 5 MA, lunga 6 – 7
cm ).Sulla sua sommità verrà praticato un foro cieco, di 0,2 –
0,3 mm di profondità, destinato ad ospitare il perno conico del
rotore (perno a spillo)(v.
Tav. 1 ) Anche sul fondo della scatola verrà collocato uno
strato di cotone e, su questo, un disco di lamiera di ferro.
Lo statore deve poter essere orientato secondo i 4 punti cardinali
e, a questo scopo, è munito di una apposita bussola, fissata
all’estremità di una barretta di ottone avvitata al fondo della
scatola e sporgente da questo di 6 – 7 cm.( Tav.3
– 4
- 5
)E’ evidente che sarà possibile orientare lo statore solo se
questo sarà montato, tramite un perno, su di un supporto verticale,
a sua volta munito di base ( v.
Tav. 1 ). E’ così che, per l’orientamento del rotorgon,
possiamo fare ruotare l’intero strumento attorno al suo perno,
ferma restando la base sul suo appoggio. All’altra estremità
della barretta di ottone(alidada), nei modelli in cui il bordo della
scatola è così alto da occultare la girante, sarà necessario
montare uno specchio, fissato al telaio tramite una cerniera che
consente di aggiustarne l’inclinazione.(Tav.
3 – 5).
Il
rotore(o girante) si compone di 4 parti : 1) un perno a spillo- 2)
un dischetto collettore – 3) una raggiera –4) un anello.(v.Tav.
2)
Il perno a spillo lo si può ricavare dall’estremità di un ago.
Il collettore è un dischetto di cartone( diametro 16 – 18 mm) con
un foro al centro, nel quale viene fissato il perno mediante una
goccia di adesivo. La raggiera ha tre o quattro bracci, ripiegati
verso il basso allo scopo di abbassare il baricentro dell’intero
corpo mobile, rispetto al punto di appoggio del perno. Questi bracci
si possono ottenere utilizzando fili di rame o di acciaio armonico
(spessore 0,3 mm )opportunamente sagomati e saldati al dischetto
collettore per mezzo di adesivo istantaneo. In luogo di fili di
metallo possono essere utilizzate striscette di carta, col vantaggio
di ridurre sensibilmente il peso dell’equipaggio mobile.(v.
Tav.2A).Infine l’anello lo si ottiene disegnando e ritagliando
da un foglio di carta ( quella utilizzata per la stampante può
andar bene ) un doppio anello avente diametro esterno di 80 – 90
mm e interno di 60 – 70 mm. L’anello verrà collegato ai bracci
della raggiera sempre tramite una goccia di adesivo.
A questo punto è opportuno chiarire quale è la posizione che viene
ad assumere la girante, una volta montata sul suo cuscinetto
conico(foro cieco), rispetto alla semi-scatola. Essa viene a
trovarsi per metà protetta dalla mezza scatola e per metà esposta
all’aria circostante. E’ questa la condizione che deve essere
rispettata ai fini del funzionamento dell’apparecchio. A questo
proposito c’è da dire che sono state sperimentate con successo
anche altre soluzioni costruttive, con qualche variante rispetto a
quella sopra descritta, ma tutte nel rispetto della condizione già
accennata. Per esempio, si è visto che altrettanti buoni risultati
si possono ottenere se la porzione di scatola asportata è un po’
inferiore alla metà, così da restringere lo spazio libero a
vantaggio di quello occupato dall’accumulatore orgonico. In questo
caso non avremo più un piano di sezione diametrale, ma due piani
angolati fra loro, per esempio, di 120°( anziché di 180°).
La parete della mezza scatola, che avvolge metà girante, è
rivestita, come si è detto, con lamiera di ferro, che viene a
trovarsi ad una distanza di 1 – 2 cm dal bordo della girante. Non
è opportuno ridurre tale distanza se si vuole evitare che la
girante rimanga bloccata, per attrazione esercitata dalla parete.
Impiego
del Rotorgon
Se
carichiamo lo strumento applicando le mani anche solo a pochi
millimetri dalla parete della scatola e/o dal fondo,notiamo che il
rotore entra presto in rotazione. La velocità di rotazione dipende
dalla durata della carica e dall’intensità dell’energia
trasmessa. In buone condizioni si sono raggiunti i 18 – 20
giri/min.
Il senso di rotazione dipende dall’orientamento dello strumento
rispetto ai punti cardinali. Si è constatato che se la direttrice E
– W passa per la mezzeria della scatola (o asse di simmetria della
scatola, traccia del piano normale a quello secondo il quale la
scatola è stata sezionata), in modo che la parte concava della
scatola è orientata a W, il senso di rotazione è quasi sempre
antiorario. Solo in corrispondenza di perturbazioni atmosferiche
tale senso di rotazione tende ad invertirsi, come meglio vedremo in
seguito.
Se s’inverte l’orientamento dello strumento, con la parte
concava della semiscatola rivolta ad E, anche il senso di rotazione
della girante s’inverte prontamente e diventa orario.
Questo farebbe pensare all’esistenza di una corrente energetica
che investe lo strumento da W verso E, così come prevede la teoria
della propagazione dell’onda orgonica cosmica. Le cariche indotte
dalle mani non avrebbero altra funzione se non quella di potenziare
la debole energia convogliata dall’onda orgonica. Quindi, secondo
questa ipotesi, lo strumento si troverebbe soggetto all’azione
combinata di un’onda portante amplificata e, per così dire,
modulata da una sorgente locale di energia vitale. Da questo punto
di vista il rotorgon non sarebbe sempre in grado di fornire una
misura attendibile dell’intensità dell’energia che s’irradia
dalle mani, non essendo in grado di selezionare questa da quella
dell’onda orgonica che lo investe. E questo sarebbe confermato dal
fatto che , a parità di altre condizioni, non basta apporre le mani
allo strumento per indurre nel rotore sempre la stessa velocità di
rotazione. Al contrario, si è visto che questa cambia, a parità di
condizioni psico-fisiche dell’operatore, in funzione di altre
variabili, prime fra tutte le condizioni meteorologiche.
C’è chi vede il moto rotatorio spontaneo del rotore in qualche
modo correlato con la natura dinamica dell’energia orgonica che,
come sappiamo, avrebbe la caratteristica di propagarsi per onde e a
spirale.In determinate condizioni si verrebbe a creare un vortice
che trascinerebbe in rotazione, per una sorta d’induzione
elettrostatica, l’anello di carta (la girante) immerso in questo
campo rotante.E’ un fatto che la somministrazione di cariche
elettrostatiche al rivestimento esterno dello statore potenzia le
prestazioni del rotorgon, il che si manifesta con una brusca
accelerazione del rotore (elettrizzazione per strofinìo del
rivestimento di cellofan della scatola e/o impiego di uno
ionizzatore quale mezzo ausiliario).
La carica dello strumento può essere effettuata anche per mezzo di
una lampada ad incandescenza (60 – 80w), posta ad una distanza di
50 – 60 cm. Se poi s’investe lo strumento con un lampo di luce
intermittente,la girante, che prima era ferma, si mette in moto e
accelera a mano a mano che la frequenza del lampeggiatore aumenta.
E’ molto difficile, tuttavia, stabilire un sincronismo tra la
frequenza del lampo e la velocità di rotazione della girante la
quale dapprima accelera, ma poi esce fuori fase, rallenta e può
fermarsi. Qui entrano in giuoco elementi ancora poco noti, come il
ruolo dell’accumulatore che in parte trattiene l’energia che
riceve dall’esterno, in parte la cede e in parte, forse, la
trasforma.
In generale, prima di fermarsi definitivamente, la girante assume un
moto intermittente : si ferma, resta immobile per qualche secondo
(il tempo della ricarica) e poi riparte, riprende a girare per
qualche minuto ancora e si ferma di nuovo. L’arresto definitivo è
preceduto da soste che si vanno facendo sempre più lunghe.Si è
notato che in questo caso, di solito, l’apparecchio continua a
funzionare anche con pessime condizioni meteorologiche (cielo
coperto e pioggia). Se però il maltempo dura da qualche giorno,
poco dopo la carica la girante si arresta. Giova tenere presente,
a.questo proposito, che il rotorgon è messo in azione, una volta
caricato, dal flusso dell’onda orgonica che lo attraversa, onda
che è pulsante e convoglia un’energia che dipende da vari
parametri tra cui, soprattutto, come si è detto, le condizioni del
tempo.
Si è accennato agli impedimenti che possono essere causa di precoce
arresto della girante.Tra questi dobbiamo includere la presenza
dell’operatore al momento in cui questi entra nella stanza ove è
in atto l’esperimento. Sappiamo che, per il principio della
sintropia (o entropia negativa),valido per tutti i sistemi viventi,
un sistema a più alto potenziale orgonico sottrae energia a quello
che trovasi ad un livello energetico più basso. In questo caso si
avrebbe un travaso d’energia dallo strumento all’operatore che
trovasi presso di esso. Se però lo strumento è del tutto scarico,
si è notato che può avvenire il contrario. E’ quindi
consigliabile disporre le cose in modo da poter controllare il
funzionamento dello strumento a distanza, onde evitare di
pregiudicare l’esito della prova.
Un fenomeno analogo a quello ora descritto lo possiamo osservare
anche solo accostando una pianta ( un vaso di fiori ) al rotorgon in
funzione : la girante si arresta in modo definitivo.
Durata
della scarica
La
durata della scarica dello strumento è funzione del potenziale
orgonico dell’ambiente : quanto più è piccola la differenza di
potenziale tra strumento e ambiente, tanto più è lungo il tempo di
scarica. Quando, tuttavia, quest’ultimo si estende oltre le
ventiquattro ore, non sembra che si possa parlare più di scarica
dello strumento. In questo caso, infatti, viene fatto di pensare ad
una sorta di alimentazione dello strumento da parte della corrente
orgonica locale. E’ un punto, questo, di estremo interesse che
meriterebbe di essere approfondito mediante una sistematica
sperimentazione. Quando si assiste ad una rotazione del rotore che
si protrae così a lungo, in modo autonomo, con moto continuo e
regolare, di giorno e di notte, non si può non pensare ad una
somministrazione d’energia orgonica da parte dell’ambiente.
Con gli ultimi perfezionamenti apportati allo strumento abbiamo
notato che il moto sponteneo della girante è praticamente perenne,
di giorno e di notte, anche se interrotto, di tanto in tanto, da
brevi pause necessarie per la ricarica.
Il
potenziale critico
Per
potenziale critico del rotorgon (Pcr) s’intende il più basso
livello d’energia utile per vincere l’inerzia dell’equipaggio
mobile e il modesto attrito del perno a spillo sul suo cuscinetto.
Esso è una caratteristica costruttiva dell’apparecchio e
rappresenta la soglia al di sopra della quale il rotorgon entra in
funzione.
Se l’apparecchio trovasi in un ambiente il cui potenziale
energetico non è tale da riuscire a mantenere in rotazione la
girante con continuità (atmosfera povera di carica vitale ) ma è
ad un livello energetico al quale lo strumento è sul punto di
entrare in funzione, se cioè il potenziale dell’ambiente nel
quale operiamo coincide quasi col Pcr,anche una modesta corrente
orgonica può essere rivelata dallo strumento.Infatti, l’energia
convogliata da detta corrente orgonica, pur trovandosi ad un
potenziale.inferiore a Pcr, è accumulata nello statore che, come
abbiamo visto, è dotato di un piccolo accumulatore orgonico.
Dopo un certo tempo, l’accumulo di detta energia determina
l’aumento del suo potenziale (così come un accumulo di calore
provoca un innalzamento della temperatura) fino a superare il Pcr.A
questo punto la girante si mette in moto e resta in rotazione per un
tempo che dipende dalla quantità di energia accumulata.
Durante questa fase, che chiameremo fase attiva, l’apparecchio
scarica, sotto forma di energia cinetica, l’energia potenziale
accumulata nella precedente fase di carica (fase passiva).
Se lo strumento trovasi in un ambiente il cui potenziale è assai
inferiore al Pcr (clima insalubre e/o carico di umidità e agenti
inquinanti), se vogliamo che riveli la presenza della corrente
orgonica dobbiamo in qualche modo fornire energia allo strumento
(uso di una lampada, esposizione in ambiente solare, irradiazione
con le mani, ecc.). In alternativa, non resta che attendere che le
condizioni climatiche e stagionali favoriscano le cose con la
presenza di un flusso orgonico sufficientemente attivo.
Se, da ultimo, siamo favoriti da condizioni climatiche e ambientali
ottimali, con un potenziale energetico locale maggiore del Pcr, lo
strumento ci sorprenderà per le sue prestazioni assolutamente
imprevedibili. Il rotore allora rivela,col suo moto spontaneo,
vivace e costante, tutta la potenza convogliata dall’onda orgonica
e noi, presi da stupore per questo insolito moto rotatorio perenne
di un anello di carta, movimento che ha in sé qualcosa di vivo, ci
sorprenderemo a osservare questo fenomeno del tutto nuovo nelle
varie ore del giorno e della notte.
L’onda
orgonica
Si
può anche pensare ad un’onda orgonica che investe lo strumento
con le sue semi-onde positive (creste) e negative (ventri). La
cresta, con un potenziale maggiore di Pcr, imprime il moto alla
girante; la semi-onda negativa, di potenziale inferiore a Pcr, non
è in grado di mantenerla in rotazione.
La presenza di un’onda orgonica è messa in evidenza dal rotorgon
anche quando, in condizioni favorevoli, lo strumento funziona con
continuità. Infatti, il moto della girante non è quasi mai un moto
rotatorio uniforme, cioè a velocità costante, ma vario e la
girante è soggetta a continue accelerazioni e decelerazioni. E’
ciò che fa pensare alla presenza di un flusso d’energia variabile
nel tempo. Immerso in un campo di energia che lo attraversa, lo
strumento, come abbiamo avuto più volte occasione di accennare, può
funzionare da solo, senza apporto di energia dall’esterno, purchè
il potenziale dell’ambiente lo aiuti.
E’ un po’ quello che accade in una radio a galena. In questo
caso, infatti, la sola energia convogliata dall’onda
elettromagnetica è in grado di far vibrare la membrana
dell’auricolare della cuffia. L’onda modulata viene raddrizzata
dal cristallo e resa udibile, ma non viene amplificata. Se vogliamo
captare stazioni lontane e, quindi, rivelare onde che convogliano
minore energia, dobbiamo ricorrere ad una fonte locale d’energia,
che amplifica l’onda in arrivo e ci consente di alimentare
l’altoparlante. In modo analogo si comporta il rotorgon
Quando l’onda orgonica è particolarmente intensa e/o le
condizioni ambientali lo consentono, lo strumento la rivela senza
l’ausilio di un’energia aggiuntiva. Se l’onda è flebile e lo
strumento lavora in condizioni sfavorevoli, è necessario
“alimentarlo“ mediante la somministrazione di un’energia
supplementare, che ne innesca il funzionamento. La funzione della
lampada (o di qualunque altro mezzo ausiliario) si può paragonare a
quella della corrente che alimenta un apparecchio radio.
La
lunghezza dell’onda orgonica
Abbiamo
visto che il moto della girante si compone di un moto accelerato
seguito da uno ritardato. Raramente quest’ultimo rallenta fino a
fermarsi : è la pausa necessaria per la carica. Ma di solito è
tutto un susseguirsi di creste e di ventri, di massimi e di minimi
di velocità di rotazione. In questo regime di moto ondulato, non
è difficile misurare il tempo che intercorre tra due minimi
successivi e questo tempo non è altro che il periodo T, cioè la
durata di un’oscillazione. E’ un valore che si ripete sempre
uguale e assume il significato di una costante, associato spesso
ai suoi multipli ( le armoniche ). Ma per poter calcolare la
lunghezza l dell’onda orgonica dobbiamo conoscere la sua velocità
V di propagazione. Abbiamo al riguardo le osservazioni fatte da W.
Reich, secondo il quale si tratterrebbe di una velocità di poco
superiore a quella V’ di rotazione della Terra nel punto
considerato.
Assumendo per tale maggiorazione un valore compreso tra il 10 e il
20% e per una località situata al 42° di latitudine N(Roma)
otteniamo : V = V’ x 1,15 = 405 m/sec (di poco superiore alla
velocità del suono nell’aria).
A seguito di ripetute
misure si è trovato che T può variare da 18 a 28 sec, ma il dato
più ricorrente è quello di 25 sec.(50 e 75 per le armoniche),
dato confermato anche, come vedremo in seguito, da misure
effettuate con l’Orgonometro.
Per la lunghezza d’onda otteniamo allora: λ = V x T
= 405 x 25 = 10.125 m
Se fosse un’onda elettromagnetica (ma non lo è)
apparterrebbe al campo delle onde lunghissime.
La frequenza è data da : f = 1/T = 0,04 cicli/sec.
La massima velocità della girante può
variare sia in funzione dell’ampiezza dell’onda(intensità
dell’energia convogliata), sia della sua frequenza. A questo
punto viene fatto di pensare che le varie velocità della girante
siano prodotte da onde orgoniche di varia frequenza e che quindi
l’onda orgonica in realtà non sia che la risultante di un
fascio di onde, di volta in volta selezionate dallo strumento.
Il Rotorgon e le onde lunghissime
Sappiamo
che un’onda sonora, quando vibra ad una frequenza molto bassa,
comincia a far sentire la sua azione diretta sui corpi.
Quest’azione si può manifestare in vari modi e dipende, oltre
che dalla frequenza del suono, anche dalla sua intensità e dal
tipo di vincolo cui è soggetto il corpo su cui agisce.
Anche
per le onde elettromagnetiche vale questa correlazione diretta tra
fenomeni fisici e onde a frequenza bassissima(onde lunghissime),
ma in senso inverso in quanto a relazione tra causa ed effetto. In
questo caso, infatti, sono i fenomeni naturali a generare tali
onde. L’assestamento della crosta terrestre(terremoti),le
eruzioni vulcaniche, i temporali, le aurore boreali,ecc., danno
origine ad onde radio a frequenza audio(100 – 10.000 Hz ) con
lunghezze d’onda comprese tra i 3 km e i 30 m.Si tratta delle
onde ELF che possiamo ascoltare mediante appositi ricevitori.
Ora,
c’è da supporre che il fascio di onde orgoniche rivelato dal
Rotorgon sia all’origine del moto della girante. Questo fascio
di onde darebbe origine non tanto ad un’azione meccanica diretta
sulla girante, quanto piuttosto ad un campo di cariche
elettrostatiche polarizzato, il quale a sua volta genererebbe, per
mutua attrazione e repulsione di dette cariche, il moto rotatorio
della girante. L’effetto cinetico sarebbe quindi un effetto
secondario.
Se
così fosse, non dovrebbe essere difficile innalzare la frequenza
del fascio d’onde fino a portarla a livelli audio, e così
rendere udibile un’armonica di detto fascio originario. E’
quanto ci proponiamo di sperimentare.
Il
rotorgon e la metereologia
I
mutamenti delle condizioni del tempo influiscono sulle
prestazioni dello strumento. Questo fatto non ci deve
meravigliare se pensiamo che ogni perturbazione è sempre
accompagnata da variazioni più o meno imponenti dei parametri
fisici dell’atmosfera ( pressione, temperatura, umidità
dell’aria) e, in particolare, da mutamenti anche repentini del
potenziale elettrico e del suo tipo e grado di ionizzazione.
Per esempio, si è potuto constatare che la condizione di bel
tempo (sole che splende in un cielo terso ) corrisponde alla
rotazione della girante sempre nello stesso senso, che è a sua
volta in relazione con l’orientamento dello strumento. Così,
se questo è orientato ad W e noi siamo seduti di fronte allo
strumento con la fronte a N, il senso di rotazione sarà sempre
quello antiorario. La girante tende ad assumere il
caratteristico andamento ondulato della velocità : ruota con
velocità che aumenta e diminuisce con regolarità, senza mai
arrestarsi.
Ma, se a W è in atto una perturbazione, sappiamo che la
direzione della corrente orgonica s’inverte e, anziché
propagarsi da W ad E, sarà diretta da E ad W. Questo lo
rileviamo dapprima con un’incertezza da parte della girante
circa il suo senso di rotazione, che diventerà alternato,
successivamente con l’inversione permanente del senso di
rotazione.
In occasione di forti raffiche di vento, che di solito precedono
il temporale provocato dall’avanzamento di un fronte freddo,
l’energia che si libera dall’incontro di masse d’aria a
diverso potenziale elettrico è tale che la rotazione della
girante si fa pronta e vivace, come non era mai stata prima.
Essa si mette a girare da sola, senza l’aiuto di nessun mezzo
esterno, con velocità costante e con continuità, in senso
orario, se lo strumento è orientato ad W o a N.
Quando poi ci veniamo a trovare tra due perturbazioni, anche
lontane alcune centinaia di chilometri, l’una ad E e l’altra
ad W, la girante ci rivela questa condizione con la sua
immobilità quasi assoluta. Non è in grado di rispondere ad
alcuna sollecitazione esterna se non dopo molto tempo e finisce
con l’assumere una posizione di stallo.
Un fenomeno analogo possiamo constatare se la zona in cui
operiamo è interessata da una depressione che si estende anche
ad una vasta area limitrofa. : lo rotazione diventa lentissima,
anche sotto l’azione della lampada (1 – 2 giri / min) e il
suo senso è ora a destra, ora a sinistra(alternato), con
entrambi gli orientamenti (a N o ad W).Sembra quasi di assistere
ad un arresto della propagazione dell’onda, il cui effetto
sarebbe quello di creare un campo pulsante.
Abbiamo visto che la velocità media di rotazione della girante
è un elemento ricorrente ed uno tra i più significativi poiché
essa ci fornisce un’indicazione utile circa l’intensità
dell’energia rivelata dallo strumento, anche se una più
precisa valutazione di detta intensità sarà possibile ottenere
mediante l’orgonometro, di cui parleremo in seguito. La
velocità della girante può essere classificata così :
-bassissima( 1 – 2 giri/min ); - bassa ( 2 – 3 giri/min ) ;
- media( 5 – 6 giri/ min ) ; - medio-alta ( 7 – 8 giri/min )
; - alta ( 9 – 12 giri min ) ; altissima ( 13 – 14 giri/ min
) ; - ultra rapida( 15 – 20 giri/ min ) che si può ottenere,
per esempio, caricando lo strumento con le mani per un congruo
lasso di tempo e in particolari condizioni ambientali
favorevoli. Le velocità più alte si possono misurare
agevolmente mediante un apposito dispositivo stroboscopico.
Si è potuto inoltre constatare che l’approssimarsi di una
consistente variazione del tempo può essere annunciata con
qualche ora di anticipo e questo perché l’inversione del
senso di propagazione dell’onda ne è un segnale precoce.
E’ evidente che l’optimum delle prestazioni del rotorgon si
ottiene in ambiente soleggiato, anche se lo strumento viene
schermato in modo da sottrarlo ai raggi diretti del sole. In
queste condizioni si sono registrati quei valori della velocità
media di rotazione che abbiamo classificato come altissima. La
girante, attraverso il tipo di moto che la anima, ci comunica
dei messaggi. E’ come se avesse un suo linguaggio, che
dobbiamo imparare a decifrare con un’attenta e assidua
osservazione e con prove ripetute.
Questo suo linguaggio si esprime con:
1) –il senso di rotazione, che può essere orario e/o
antiorario;
2)
–il tipo di moto, che può essere:
a)
uniforme (velocità costante)
b) vario (accelerato o ritardato, in modo disordinato)
c) continuo, cioè senza soste (la velocità può
diminuire, ma non si annulla)
d) pulsante, ad andamento ondulante;
e) intermittente, con fasi alterne di carica(soste) e
scarica (moto)
f) alternato, il cui senso di rotazione s’inverte con
periodicità.
Ma
la girante è azionata dal flusso dell’energia orgonica che
l’investe quindi, il modo con cui essa si muove è in funzione
delle caratteristiche di propagazione dell’onda orgonica.
Queste, a loro volta, sono in relazione con le condizioni
climatiche locali e con quelle meteorologiche.
Un cenno a parte meritano gli eventi di origine astronomica(fasi
lunari, solstizi, equinozi, macchie solari, eclissi, ecc.).Di
recente, in occasione di un aumento dell’attività del sole, con
incremento delle macchie solari, conseguente intensificazione
delle correnti in seno al campo magnetico interplanetario e la
comparsa di aurore in più regioni settentrionali della Terra, lo
strumento ha subito un blackout che lo ha mantenuto immobile per
circa due giorni, insensibile a qualsiasi stimolo esterno.
Ipotesi
sul principio che è alla base della rotazione della girante
Le
prove elettriche effettuate sul Rotorgon hanno messo in luce(come
si vedrà meglio in seguito a proposito del Magnetorgon) una
polarizzazione dell'accumulatore orgonico.
Si è cioè potuto constatare che i due stipiti della semi-scatola
presentano cariche elettriche di segno opposto.Per stipiti
intendiamo qui i bordi estremi verticali della fascia interna
della scatola.
La differenza di potenziale misurata tra gli stipiti dello
statore, opportunamente schermato, è dell'ordine di alcuni decimi
di millivolts(0,1 - 0,8 mV ) come meglio si vedrà più
avanti(vedi figg.4,
6
e 7 ).
Supponiamo ora che lo stipite di sinistra della mezza scatola (
per chi la guarda frontalmente )sia di segno + e quello di destra
sia negativo. L'anello di carta è per metà immerso nell'aria in
cui, com'è noto, sono sempre presenti ioni positivi e negativi.
Ora, a seconda del prevalere dell'uno o dell'altro segno della
carica ionica dell'aria, l'anello di carta si andrà caricando ora
di ioni positivi, ora di quelli negativi. Nel primo caso l'anello
sarà respinto dalla carica + presente sullo stipite sinistro e
attratto da quello - dello stipite destro.
L'anello allora assumerà un moto rotatorio antiorario.(vedi
1 in fig .1A ) Se nell'ambiente in cui operiamo si vengono
invece a stabilire condizioni che favoriscono il prevalere degli
ioni negativi, l'anello di carta, se l'aria è sufficientemente
secca, si carica con segno - e viene respinto dallo stesso segno
dello stipite destro e attratto da quello + dello stipite
sinistro, assumendo così un moto rotatorio orario, o destrorso.(v.
2) in figura 1A).
All'interno del semi-cilindro l'anello dovrebbe risultare scarico
poiché le cariche, di cui era portatore, sono state neutralizzate
da quelle dei rispettivi stipiti.
Questa ipotesi sul principio che è alla base della rotazione
della girante è suffragata dai seguenti fatti:
1) quando la girante è situata tutta all'interno di un
accumulatore orgonico chiuso,del tipo tradizionale e,
quindi,isolata dall'ambiente esterno, non gira affatto;
2) quando s'inverte l'orientamento del rotorgon , per esempio da W
> E ad E>W, anche il senso di rotazione della girante
s'inverte, a parità del segno delle cariche ioniche dell'aria.
Infatti, la polarizzazione degli stipiti varia al variare della
posizione che essi occupano.
3) Si può passare dall'orientamento W>E a quello E>W
facendo ruotare lo statore sul suo perno. Così facendo la
posizione degli stipiti s'inverte: A si porta nella posizione che
aveva B, e viceversa., ma il segno rimane nella stessa
posizione: adesso è B che è diventato positivo, e A
negativo.(v.
3) in fig.) Per chi guarda la semi-scatola frontalmente lo
stipite di sinistra, che prima era positivo, ora è diventato
negativo e anche il moto della girante s'inverte e passa da
anti-orario ad orario.
Se ne deduce che il segno degli stipiti dipende dalla loro
posizione nello spazio e, quindi, dal loro orientamento e, cioè,dall'angolazione
con cui la corrente orgonica investe l'accumulatore.
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