Tra
i miti, uno dei più diffusi fra tutti i popoli del mondo antico, è
senza dubbio il mito cosmogonico, cioè il mito della
creazione del mondo (dalla parola greca cosmos, mondo e dalla
radice ghen, nascere).
I
miti cosmogonici, ci parlano di un'epoca in cui la disposizione dei
continenti era diversa, in cui, ad esempio, lo stretto di Bering era
ancora una striscia di terra che univa l'America settentrionale al
blocco continentale euro-asiatico, in cui forse l'immensa distesa
degli oceani era interrotta da piccole isole che facilitavano le
grandi migrazioni.
Molti
miti risalgono ad un'epoca in cui gli indiani del Nordamerica
vivevano ancora nelle regioni dell'Asia settentrionale, ancora non
avevano attraversato la striscia di terra che avrebbe aperto davanti
a loro le immense pianure dell'America settentrionale, e forse
ancora ricordavano la loro antica convivenza con popoli che si erano
spostati molto più a sud, verso l'Asia centrale o molto più ad
ovest, in prossimità dell'area mediterranea.
La
diffusione del mito cosmogonico
Il
mito de Il diavolo imbroglione, così come ci è stato
tramandato dal popolo degli Zingari, un popolo nomade che,
muovendosi dall'India, giunse in Europa verso il 1400 e da qui poi
si spinse in America, in Africa e persino verso le regioni polari è
un chiaro esempio per comprendere la diffusione del mito.
Solo
di recente gli studiosi hanno potuto indicare con sicurezza
l'origine del popolo degli Zingari.
La
loro lingua presenta una lontana somiglianza con le lingue dei
popoli indo-europei.
Lo
stesso vocabolo "Rum" (uomo), con cui essi continuano a
chiamare se stessi, deriva probabilmente dal nome di una casta di
saltimbanchi, giocolieri e musici ambulanti, la casta dei "Dumi",
che ancora esiste nell'India moderna.
Il
nome "Dumi" sembra imparentato con la radice indoeuropea
"Dom" che si ritrova in molte parole di molte lingue
europee e asiatiche ad indicare l'immagine della casa,
dell'abitazione, ma anche del padrone di casa, o semplicemente di un
uomo che comanda.
Pertanto
non fa meraviglia se, come per il linguaggio, anche per i miti é
possibile constatare una stretta somiglianza fra i miti degli
Zingari ed i miti degli altri popoli indo-europei.
Il
mito del diavolo imbroglione è diffuso nelle regioni dell'Europa
orientale: in Russia, in Polonia, in Ungheria e più a sud fra i
Bulgari e i Rumeni. Esso è conosciuto in Asia dai popoli mongoli,
tartari, turchi, iranici e da molti altri ancora.
Questo
mito è raccontato in gran parte dell'America settentrionale, fra
gli Algonchini e gli Irochesi, nelle grandi pianure, fra gli indiani
Shoshones, gli Arapaho, gli Cheyenne, gli Apache, i Crow.
Ma
quello che stupisce è che il mito del diavolo imbroglione era
conosciuto anche presso popoli che non avevano mai avuto alcun
contatto storico con la cultura spirituale dei popoli indo-europei.
Gli indiani Crow raccontano:
Pertanto
questo mito è diffuso lungo una fascia territoriale che, partendo
dall'Asia, si prolunga a nord verso l'Europa, e probabilmente
attraverso lo stretto di Bering, giunse nell'America settentrionale.
A sud il mito si diffonde verso la Melanesia e l'Indonesia.
Una
variante che si racconta presso i popoli del Borneo, un'isola
dell'Arcipelago Indonesiano è quello del Dio stesso che si
trasforma in uccello per andare a cercare della sabbia in fondo al
mare. (Vedi secondo riquadro: "Il Vecchio Uomo-Coyote").
Quindi
ai tre capi del mondo, presso gli Zingari in Europa, presso i Crow
nel Nordamerica e presso i popolo dell'isola di Borneo in Indonesia
si raccontano, con poche varianti, lo stesso mito.
Non
tutti i popoli raccontano il mito allo stesso modo, le varianti sono
molte, ma in quasi tutte sono presenti due fondamentali motivi,
quello dello scenario iniziale della distesa delle acque e l'albero
della vita.
Le
acque della vita
Il
motivo delle acque primigenie è un motivo ricorrente presso quasi
tutti i popoli del mondo dove l'acqua rappresenta chiaramente
l'origine delle cose.
"L'acqua
- scriveva nel VI secolo AC il primo dei filosofi greci, Talete di
Mileto, è il principio di tutte le cose". E già alcuni secoli
prima Omero cantava le acque del fiume Oceano che scorreva lungo gli
estremi margini del mondo ed era "l'origine degli Dei e degli
uomini".
Anche
la Bibbia inizia descrivendo questo scenario. "La terra era una
massa senza forma e vuota; le tenebre ricoprivano le acque e sulle
acque aleggiava lo spirito di Dio".
Per
gli antichi Egizi in principio vi erano solo le acque, Nun,
l'abisso primigenio, da cui, in seguito emerse un colle che fu al
centro del mondo. Il segno geroglifico che gli Egiziani usavano per
indicare l'acqua aveva la forma di spirale /\/\/\/\/\ e nella
simbologia mitica la spirale evoca l'immagine della nascita, della
rinascita.
Anche
per la cabala ebraica, la dottrina segreta che tende a scoprire la
verità eterna attraverso i segni mistici, elaborata nel medioevo da
mistici ebrei sulla base di tradizioni anteriori, la parola "Nun"
significa nascere e presso i Greci "Nun" diventa "Nux",
la notte.
Un
antico mito indiano racconta che in principio c'erano solo le acque
e il Dio Vishnu vagava sulla sua superficie. Vishnu voleva degli
amici e allora dal suo ombelico spuntò una pianta di loto e dai
petali del fiore di loto nacquero gli uomini.
Ci
troviamo così di fronte a miti diversi, a diversi rituali, a popoli
che vivono in condizioni culturali diverse, ma ovungue l'immagine
dell'acqua si lega all'idea della nascita, della rinascita, della
purificazione.
[Il
diavolo imbroglione
"In
principio, prima della creazione del mondo, c'era solo una grande
distesa d'acqua. Dio era adirato di non avere né fratelli, né
amici, e, in un momento di furia, scagliò il suo bastone contro la
superficie delle acque. Il bastone si trasformò in un enorme albero
e sotto l'albero dio scorse il diavolo. "Buongiorno, fratello
mio - gli diceva il diavolo - io d'ora in avanti sarò il tuo
compagno di viaggio". Per nove giorni vagarono sulla superficie
delle acque, ma Dio si accorse che il diavolo non era un amico
sincero. Il nono giorno il diavolo disse: "Perché, mio
Signore, non creiamo altri esseri che possano rallegrare la nostra
vita?" "D'accordo - rispose il Signore - creiamo il mondo
e popoliamolo di uomini. Ti insegnerò io come fare. Immergiti nella
profondità delle acque e portami della sabbia. Quando avrò la
sabbia pronuncerò il mio nome e dalla sabbia nascerà il
mondo". Il diavolo allora si immerse nel mare e dal fondo prese
una manciata di sabbia, ma invece di portarla in superficie pronunciò
subito il suo nome: "Diavolo!". Sperava così di poter
creare egli stesso il mondo, ma la sabbia divenne infuocata e gli
ustionò le mani. Per nove giorni il diavolo tentò di ingannare
Dio, ma ogni volta la sabbia diventava rovente e gli bruciava una
parte del corpo. Dio, allora, vedendo il diavolo tutto scottato capì
l'inganno. "Sei davvero un cattivo amico - gli disse -, se
questa volta non mi porti la sabbia ti brucerai completamente".
Il diavolo fu costretto a consegnare la sabbia a Dio. E fu allora
sufficiente che colui che è padrone del cielo e della terra
pronunciasse il suo nome, "Dio!", perché la sabbia
prendesse forma di mondo, con i mari e i fiumi, i monti, le valli,
animali ed alberi di ogni tipo. Ma il diavolo era proprio un grande
imbroglione. Appena vide il mondo scelse per sé il luogo più
bello: "Io abiterò sotto questo albero frondoso al
centro della terra". Questa volta, però, Dio non si fidò più
del diavolo e lo fece sprofondare sotto terra. E allora dall'albero
caddero molte foglie e ogni foglia generò un uomo".]
L'albero
della vita
Un
secondo motivo ricorrente nelle diverse varianti del mito
cosmogonico é quello dell'albero della vita, l'albero che
unisce la terra al cielo, "perché è così grande - dice un
mito indiano - che con le sue radici stringe tutta la terra e con i
suoi rami abbraccia tutto il cielo".
In
alcuni miti troviamo delle varianti a questo motivo. L'albero è
spesso sostituito da altre immagini: un'altura, una montagna, una
scala, o più semplicemente un palo, o una fune che miracolosamente
si erge verso Dio.
Nell'universo
mitico la montagna, l'albero, la corda uniscono il mondo superiore a
quello inferiore e rappresentano la via di comunicazione originaria
fra i due mondi.
La
tribù australiana degli Achilpa, una tribù nomade fra le più
primitive di quel continente, crede che Dio, dopo aver creato il
mondo, abbia piantato al centro del creato un palo sacro, vi
si sia arrampicato e sia scomparso in cielo.
All'inizio
dell'ottavo canto dell'Iliade, Zeus, rivolto agli altri Dei
dell'Olimpo, ricorda il suo immenso potere:
"Attaccate
al cielo una fune d'oro e poi tirate tutti, Dei e Dee, non
riuscirete mai a tirare giù dal cielo Zeus. Ma se io tirassi in un
sol colpo porterei in cielo la terra e i mari".
Omero
in questo passo ricorda un carattere molto importante dell'immagine
mitica dell'albero della vita: esso unisce il mondo degli Dei a
quello degli uomini, ma è anche vero che solo gli Dei possono
scendere sulla terra e gli uomini, per quanto sforzo facciano, non
possono salire al cielo. La strada è a senso unico.
Se
i comuni mortali tentano la scalata al cielo il Dio li punirà e la
punizione sarà la più atroce e cioè l'interruzione della strada
che unisce il cielo alla terra, la perdita della presenza divina.
Adamo ed Eva, narra la Bibbia, vollero salire fino a Dio e Dio li
punì cacciandoli dal Paradiso terrestre.
["Il
Vecchio Uomo-Coyote"
"Il
vecchio uomo-Coyote si aggirava per il mondo, quando ancora l'intera
superficie era ricoperta dalle acque. Egli desiderava creare il
mondo, perché si sentiva stanco e solo, ma non aveva la materia
prima. Chiese allora a tre uccelli di tuffarsi nel mare e di
raccogliere dal fondo un po' di sabbia. I tre uccelli non riuscirono
però ad arrivare sul fondo e solo un quarto riuscì nell'impresa.
Con la sabbia il Vecchio Uomo-Coyote modellò il mondo".]
La
montagna sacra
Ancora
più frequente ad indicare la via che congiunge il cielo alla terra
è il simbolo della montagna sacra, sulla cui cima si vive in
contatto con gli Dei.
I
Greci avevano l'Olimpo, gli Ebrei il Thabor, i popoli celti la
Montagna Bianca, i Cinesi il K'uen-luen, gli Araucani, i valorosi
abitanti della regione sudamericana che corrisponde all'odierno
Cile, il monte Tenten.
Dove
non c'erano montagne naturali, nelle regioni pianeggianti, gli
uomini costruirono alture artificiali per onorare i loro Dei.
Gli
Egizi costruirono le piramidi, i Babilonesi le ziqqurat, i Cinesi le
pagode.
Il
significato di queste costruzioni, l'unione tra il cielo e la terra,
ci è rivelato anche dalle leggende che vi fiorirono intorno e dalla
stessa etimologia. Nelle lingue indo-europee, nelle lingue parlate
in gran parte dell'Europa e dell'Asia e che discendono da un unico
ceppo linguistico, l'idea di montagna, altura, luogo elevato era
indicata con una radice alb/alp. Da questa radice deriva, ad
esempio, la parola che designa le montagne per eccellenza, le Alpi.
Ma
dalla stessa radice deriva anche la parola albero e così, anche
nella storia del linguaggio, la parola montagna si associa a quella
dell'albero.
Non
solo, dalla stessa radice deriva anche la parola alba,
nascita e, infatti, l'albero e la montagna compaiono nell'universo
mitico al centro della prima grande nascita, la nascita del mondo.
E
ancora, dalla stessa radice deriva spesso il nome di corsi d'acqua,
come è il caso dell'antico nome Alpi, di un fiume affluente del
Danubio che oggi si chiama Inn.
Quindi,
l'acqua, la montagna, l'albero appartengono allo stesso scenario
mitico e sacro, quello della creazione e sacra era considerata nel
Lazio preromano la città di Alba-longa, che, secondo il mito, era
stata costruita su un monte nei pressi di una sorgente d'acqua.
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