Evoluzione
e creazione - su questa discussione verte l'intervista che segue.
Le
continue ricerche e scoperte scientifiche rendono sempre più
difficile a molti scienziati credere nella teoria dell'evoluzione
per spiegare le origini della vita e dell'uomo. Soprattutto negli
Stati Uniti sono sorte molte associazioni che raggruppano
ricercatori critici con titoli universitari in tutte le discipline.
Questa intervista a cura di Massimo Conti a tre di essi, anche se
fatta nel 1981, conserva particolarmente oggi molta della sua
attualità.
Trascrizione
da Panorama, 2.2.1981
IL
NONNO PERDE IL PELO...
Conversazione
con Richard Bliss, Gary Parker e Duane Gish
L'uomo
discende da una scimmia o no? Riesplode la controversia sull'origine
delle specie. I «creazionisti» ammettono che non si può provare
l'esistenza di un creatore. Ma accusano gli «evoluzionisti» di non
aver mai trovato il fossile di un essere in evoluzione.
Il
mondo e l'uomo sono stati creati con un solo atto, come dice la
Bibbia, oppure si sono formati per lenta evoluzione della materia
attraverso milioni di anni come sosteneva Charles Darwin?
Sembrava
che l'antica disputa fesse finita anche perché i principi
dell'evoluzione, secondo pensatori laici e cristiani, non erano più
considerati in contrasto con le Scritture che potevano essere lette,
dicevano, anche in chiave moderna, non più alla lettera. L'esempio
classico è quello dei «giorni della creazione» interpretata come
sei lunghe ere preistoriche.
Invece
a 56 anni dal celebre processo contro il maestro americano John
Scopes, condannato a cento dollari di multa per aver insegnato le
dottrine allora proibite del darwinismo, la polemica si è riaccesa.
A mettere sotto accusa il darwinismo con argomenti desunti da
recenti dottrine e ricerche scientifiche, sono stati i creazionisti,
un agguerrito gruppo di studiosi americani per lo più
fondamentalisti, cioè evangelici, che interpretano la Bibbia alla
lettera. Subito il movimento creazionista, favorito dal nuovo clima
culturale degli Stati Uniti, di fondo antintellettuale, si è
diffuso un po' dappertutto.
Università
famose hanno introdotto nei loro programmi corsi di «creazionismo
scientifico», mentre in diversi Stati fra cui Texas e California,
si prepara con l'appoggio di Ronald Reagan, la revisione dei libri
di testo delle scuole. Se le teorie dell'evoluzione si sono rivelate
una semplice ipotesi, insistono i creazionisti, allora bisogna
lasciare spazio nei libri di testo anche ad altre ipotesi non meno
valide, in primo luogo a quelle della creazione (dopo il processo
Scopes, l'evoluzionismo era diventato teoria incontestata in tutte
le scuole americane).
Ma
su che cosa si basa la teoria creazionista? Il darwinismo ha fatto
davvero il suo tempo come sostengono i creazionisti? Panorama è
andato a chiederlo agli studiosi di San Diego in California che
guidano il nuovo movimento e cioè Richard Bliss, scrittore ed
educatore, Gary Parker, biologo e Duane Gish, il biochimico che ha
collaborato fra l'altro alle ricerche del premio Nobel Vincent Du
Vigneaud sulla sintesi di ormoni.
*
* *
Panorama.
Allora la teoria dell'evoluzione di Darwin non regge alle più
recenti scoperte della scienza moderna, come sostengono i
creazionisti?
Bliss.
Non sono soltanto i creazionisti ad affermarlo. Carl Popper, la
massima autorità nel campo dell'epistemologia, ha definito il
darwinismo «un programma di ricerche basato sulla metafisica» e
Julian Huxley, il famoso biologo, l'ha chiamato «una religione
senza rivelazione».
Panorama.
Può spiegarsi meglio?
Bliss.
L'evoluzione è una dottrina che nessuno è mai riuscito a
dimostrare con gli strumenti della scienza e che anzi appare sempre
più assurda. Un esempio: tutti gli organismi secondo Darwin si
evolvono gradualmente secondo il principio della selezione naturale.
Ebbene, a 120 anni da quella teoria, e nonostante i molti sforzi
della scienza, non è stato ancora scoperto un solo fossile che
documenti la passata esistenza di forme di transizione…
Panorama.
Che cosa si intende con esattezza per forme di transizione?
Parker.
Forme di vita per così dire intermedie in cui si possa constatare
l'evoluzione di un tratto in un altro: per esempio, il piede di un
animale che si trasforma poco per volta in un'ala.
Bliss.
Eppure queste forme di transizione dovrebbero esistere, secondo
Darwin, dal momento che sempre secondo la teoria dell'evoluzione i
pesci sono diventati anfibi, i rettili uccelli e così via. Ma
l'assenza di forme di transizione è ormai un dato di fatto
riconosciuto da tutti. A fare il punto per ultimo sulla questione è
stato il paleontologo David Raup del museo di storia naturale di
Chicago durante il recente dibattito sul darwinismo. «I cambiamenti
che possiamo osservare nei fossili» ha detto «implicano
semplicemente delle variazioni all'interno della specie, oltre al
fenomeno delle estinzioni». Secondo una tesi dibattuta allo stesso
museo di Chicago, molte delle estinzioni delle varie specie animali
sono dovute a catastrofi immani. A sopravvivere, secondo alcuni
ricercatori, non sarebbero stati i più adatti come diceva Darwin «bensì
i più fortunati».
Panorama.
Ma è proprio vero, per tutti gli scienziati, che non sono state mai
trovate nei fossili forme di transizione?
Parker.
La scoperta più famosa di una ipotetica forma di transizione è
stata quella dell'Archaeopteryx definito dai libri di testo delle
scuole come «l'anello mancante» fra il rettile e l'uccello con
alcune caratteristiche, per esempio i denti, dei rettili e altre, le
ali, tipiche invece degli uccelli. Ma gli studi più recenti nel
campo della biologia hanno dimostrato che anche gli uccelli hanno
capacità embrionali di sviluppare i denti al pari dei rettili.
Nulla di strano quindi che una specie di uccello abbia posseduto i
denti. Si è potuto stabilire, nel caso particolare dell'Archaeopteryx
che questo animale possedeva vere e proprie ali del tutto
sviluppate. Era un vero e proprio uccello insomma e non una specie
di transizione come hanno definitivamente riconosciuto dopo molti
anni, nel 1979, gli zoologi più qualificati. Però la ricerca degli
ipotetici anelli mancanti fra le specie continua nonostante tutto.
Le riviste scientifiche americane sono piene di immaginarie
ricostruzioni di rettili con «zampe piumate» che preludono,
secondo loro, allo sviluppo delle ali, e anche di balene con i
piedi. I darwinisti insistono che questi animali mitologici devono
essere esistiti in qualche tempo remoto… I ricercatori più
intelligenti però hanno capito che il darwinismo ha fatto il suo
tempo. Stephen Gould, il biologo neodarwinista di Harvard, lo ha
ammesso con molta franchezza: «La graduale evoluzione postulata da
Darwin è una affermazione aprioristica, frutto dei pregiudizi
politici e culturali del 19° secolo».
Panorama.
Che c'entra la politica?
Parker.
Lo ha spiegato Karl Marx quando ha osservato ironicamente che
l'evoluzione per selezione naturale era un tentativo degli inglesi
per trovare nella natura una conferma al loro ordine politico. Con
la selezione naturale si potevano giustificare, come poi è
avvenuto, anche il colonialismo e il razzismo britannici. Si poteva
dimostrare, cioè, che esistevano razze superiori di uomini e razze
inferiori.
Panorama.
Però Gould e i neodarwinisti non dubitano dei principi generali
dell'evoluzione che sono un fatto incontestabile, dicono, «come le
mele che cadono dagli alberi». Sostengono che essa ha luogo, anche
se non è graduale e procede invece a «balzi» con improvvisi e
rapidi mutamenti di specie. Razze animali compaiono improvvisamente
sulla scena del pianeta e poi scompaiono secondo la nuova teoria
degli «equilibri puntualizzati».
Bliss.
È la cosiddetta teoria dei «mostri speranzosi». Un giorno di
colpo il serpente si trasforma, parliamo per assurdo, nella
leggiadra colomba. Il sogno dei rettili si è realizzato. Ma come
avrà mai fatto? I neodarwinisti non hanno saputo spiegarcelo
neanche negli ultimi dibattiti. La teoria dei mostri che sperano
nella metamorfosi però non cambia i termini essenziali del
problema. Se evoluzione c'è stata, come sostengono i neodarwinisti,
essa presuppone delle fasi intermedie. Ma dove sono queste tappe
intermedie documentate della metamorfosi? Non certo nei milioni di
fossili finora esaminati.
Panorama.
Alcuni neodarwinisti, come Tom Schopf dell'università di Chicago,
sostengono che l'evoluzione può essere lo stesso avvenuta anche se
i fossili non lo dimostrano. In pratica possono esserci stati
mutamenti nelle parti molli degli animali e nella loro biochimica di
cui non resta traccia negli scheletri. Karl Niklas, il paleobotanico
della Cornell University, ha trovato foglie del Miocene
perfettamente uguali a quelle dei castagni, delle querce e degli
aceri dell'era storica. Ma che presentano differenze nella loro
biochimica.
Bliss.
Ipotesi, ancora ipotesi.
Panorama.
Gli evoluzionisti moderni come Pedro Alberch di Harvard insistono
poi che le nuove specie possono emergere non già per lente
accumulazioni, bensì in seguito a grosse mutazioni casuali: anche
di un singolo gene che controlli però «linee strategiche» di
sviluppo.
Parker.
Ma tutti gli scienziati ormai sanno che le mutazioni vere e proprie
osservate finora in natura sono molto rare. Esse risultano per lo più
dannose alla specie, non servono quindi al suo progresso postulato
da Darwin e inoltre comportano variazioni lievi, nei limiti fissati
dal gene. Secondo le più recenti scuole di pensiero americane, esse
rappresentano delle semplici fluttuazioni all'interno del sistema
genetico.
Gish.
Repentine riorganizzazioni dell'apparato genetico come quelle
previste dalle teorie neodarwiniane risultano poi in contraddizione
con tutti i principi noti della genetica. Anche altre recentissime
scoperte in questo campo rendono sempre meno credibile la teoria
dell'evoluzione.
Panorama.
Per esempio?
Gish.
Per esempio la scoperta che la sintesi del DNA avviene in maniera
completamente diversa nei vari organismi viventi. La sintesi nelle
alghe è del tutto diversa da quella dei funghi, dei vari animali e
dell'uomo. Di fronte a queste radicali differenze è impossibile
continuare a sostenere la tesi evoluzionistica degli animali con un
«antenato comune».
Bliss.
Insomma esistono tante razze di cani. Ma il cane è stato sempre
cane e l'uomo è stato sempre uomo. Né risulta che un cane o un
piccione, mettiamo, si sia mai trasformato in un altro animale.
Questo perché le specie animali sono state determinate e modellate
fin dagli inizi dal creatore, come dice la Bibbia. Nessuno certo è
in grado di verificare scientificamente quale delle due ipotesi –
evoluzione o creazione – sia giusta. Diciamo però che i dati
della scienza moderna sono più congruenti al modello della
creazione che non a quello della evoluzione.
Panorama.
Ma la «parentela» fra le varie specie di animali dimostrata,
secondo gli evoluzionisti, da un insieme di dati empirici e
scientifici come le similarità morfologiche messe in luce
dall'anatomia comparativa…
Gish.
Con le similarità morfologiche bisogna andarci piano. Ernst Mayr di
Harvard, la massima autorità forse nel campo della tassonomia, la
scienza delle classificazioni, sostiene ora che tutte le elevate
categorie animali inventate dall'uomo, generi, famiglie, ordini, e
via dicendo, sono arbitrarie, in quanto le supposte relazioni non
sono dimostrabili con esperimenti scientifici.
Panorama.
Però l'embriologia sembra confermare il processo evolutivo…
Gish.
L'embrione umano che ricapitola nel suo sviluppo la storia della sua
evoluzione attraverso le varie tappe, protozoo, pesce, anfibio,
mammifero? Ebbene, alla teoria della ontogenesi, che ricapitola la
filogenesi, sono in pochi a crederci ormai. Essa è stata, anzi,
apertamente sconfessata come «erronea» e «poco convincente» da
importanti ricercatori fra cui Walter Bock, biologo della Columbia
University e C. H. Woddington dell'università di Edimburgh nel suo
Principles of Embryology, un testo classico.
Panorama.
Come mai?
Gish.
L'esempio più famoso di supposte similarità animali è quello
delle fenditure branchiali nell'embrione umano durante il cosiddetto
stadio del pesce. La maggior parte degli embriologi è arrivata ora
alla conclusione che quelle similarità fra uomo e pesce sono del
tutto superficiali. L'embrione umano non sviluppa mai le fenditure né,
tanto meno, branchie o altre strutture tipiche dei pesci. Un altro
esempio è il cuore dell'embrione umano: secondo la teoria della
ricapitolazione, la sua forma iniziale dovrebbe essere un singolo «tubo»
come quello dei pesci. Si è potuto osservare, invece, che la fase
iniziale è un «doppio tubo».
Panorama.
Gli organi «vestigiali», come il coccige e la ghiandola pineale,
che un tempo forse avevano una funzione poi scomparsa, non sono
anch'essi un documento dell'evoluzione dell'uomo?
Gish.
È quello, appunto, che credevano un tempo i seguaci di Darwin. Poi
invece si è scoperto che gli «organi vestigiali» cui possiamo
aggiungere, per esempio, il timo, la tiroide e le tonsille, hanno
ancora funzioni attuali utili all'organismo, o addirittura
essenziali.
Panorama.
Allora se non c'è stata evoluzione della specie, come sostenete
voi, non sarebbe neanche vero che l'uomo ha «antenati comuni» con
i primati, vissuti come dicono tra i 30 e i 70 milioni di anni fa?
Gish.
A più riprese, dai tempi di Darwin, gli evoluzionisti hanno creduto
di ravvisare in fossili resti di ominoidi, gli ipotetici comuni
antenati di uomini e primati, nonché di ominidi, razze simili
all'homo sapiens, ma ancora sottosviluppate, subumane. Nel 1932, per
esempio, fu scoperto in India un fossile, i frammenti di una
mandibola e di alcuni denti, che pareva qualcosa di diverso
dall'uomo e dai primati in genere. «Un ominide» fu l'immediata
ipotesi dei ricercatori darwiniani. La ragione della supposizione
era che i denti incisivi e i canini del fossile erano più piccoli
di quelli dei primati moderni. Ma dopo 40 anni di studi sul supposto
ominide chiamato Ramapithecus, Robert Eckard, paleontologo
dell'università di Pennsylvania, è arrivato alla conclusione,
accettata dalla maggior parte dei ricercatori, che «dal punto di
vista morfologico, ecologico e del comportamento» il Ramapithecus e
altri fossili del genere sembrano essere stati dei primati. Un altro
ipotetico antenato dell'uomo è stato considerato fino a poco tempo
fa l'Australopithecus, nome attribuito a un considerevole numero di
fossili scoperti nell'Africa orientale da diversi paleontologi, fra
cui Louis Leakey. Si riteneva, ma non tutti erano d'accordo, che l'Australopithecus
fosse vissuto dai due ai tre milioni di anni fa. Si disse che era
stato in grado di camminare in posizione eretta come l'uomo e che
inoltre aveva usato alcuni strumenti piuttosto rudimentali. Ma dopo
anni di studi e di dispute Richard Leakey, figlio di Louis, anche
egli paleontologo, ha potuto stabilire che «l'ominide» aveva
braccia lunghe e gambe corte, che probabilmente non aveva un
comportamento eretto e che il suo cervello era di appena 500
centimetri cubici. Un'altra varietà di primate, insomma. Un altro
caso clamoroso è quello dell'Uomo del Nebraska che i paleontologi
americani avevano «ricostruito» in base a un dente trovato appunto
in quello Stato. Finché fu appurato senza possibilità di dubbio
che il dente era appartenuto a un suino.
Panorama.
E l'Uomo di Neanderthal, non era l'anello di congiunzione fra i
primati e l'uomo?
Bliss.
Effettivamente di darwinisti hanno creduto per un certo tempo che
l'Uomo di Neanderthal fosse una specie di primate. Aveva le ossa
frontali sporgenti simili a quelle dei primati e presentava certe
altre deformazioni dello scheletro rispetto all'uomo. Finché un
gruppo di ricercatori inglesi ha creduto di capire che molte di
quelle deformazioni erano dovute all'artrite. Le ricerche hanno poi
stabilito che nei suoi 35 mila anni di vita sulla terra, l'Uomo di
Neanderthal aveva avuto una dieta poverissima di vitamina D. Di qui
l'artrite. Anche altre osservazioni scientifiche hanno confermato
che l'Uomo di Neanderthal era davvero un uomo. Coltivava fiori,
confezionava arnesi, dipingeva, praticava dei culti, seppelliva i
suoi morti.
Panorama.
Nonostante tutto, però, darwinisti e neodarwinisti insistono che
l'evoluzione della specie è un dato di fatto innegabile confermato
oltre che dalle scienze biologiche da fisica, geologia e astronomia.
Tutto l'universo insomma parla di evoluzione, anche se i suoi
meccanismi non sono ancora ben noti.
Bliss.
Se passiamo alle scienze fisiche ci accorgiamo che anche lì
l'ipotesi creazionista è molto più valida di quella evoluzionista.
La prova migliore contro la dottrina dell'evoluzione su cui gli
scienziati dei due campi continuano a discutere è la seconda legge
della termodinamica che può essere enunciata così: «Esiste una
generale, naturale tendenza in tutti i sistemi osservati a passare
dall'ordine al disordine, e che riflette la dissipazione di energia
disponibile per future trasformazioni, la legge dell'entropia in
continuo aumento». Insomma, se così si può dire, l'universo con
tutte le sue creazioni sembra che tenda a deteriorarsi, a
disorganizzarsi, a precipitare forse verso il caos. Un piano
inclinato. Di fronte a questa tendenza riconosciuta si pone la
tendenza della natura, ravvisata dagli evoluzionisti, a forme sempre
più complesse di organizzazione biologica, di sviluppo, di
sistemazione e di ordine. E qui sorge una profonda contraddizione
che darwinisti e neodarwinisti non hanno saputo mai risolvere. Un
loro tentativo di spiegazione è che la seconda legge della
termodinamica si può applicare soltanto ai sistemi chiusi. Se
invece il sistema è aperto a fonti di energia esterne, allora nel
sistema si può determinare e mantenere una complessità a spese
dell'energia fornita dall'esterno. Caso tipico, dicono gli
evoluzionisti, il nostro sistema solare. Noi, e non soltanto noi,
obiettiamo che un sistema aperto non è poi per se stesso condizione
sufficiente per generare e mantenere l'ordine, dato che l'energia
incontrollata è distruttiva. Gli evoluzionisti più smaliziati se
ne rendono conto. George Gaylord Simpson, uno dei più famosi
scienziati evoluzionisti, ha ammesso che «una semplice erogazione
di energia non è sufficiente per sviluppare e mantenere un ordine».
«È come un toro» ha aggiunto «che irrompe in un negozio di
porcellane». Se tra l'evoluzionismo e la seconda legge della
termodinamica esiste tuttora una contraddizione inconciliabile, lo
stesso non si può dire, invece, per il modello creazionista. La
degradazione dell'universo, insomma, non risulta incompatibile con
l'ordine creato agli inizi da Dio.
Panorama.
Quali sono allora le conclusioni dei creazionisti?
Bliss.
Ci vuole una enorme fede per continuare a credere nell'evoluzione.
Molta di più di quanta ne occorra per credere alla creazione.
A
cura di Massimo Conti
|
Fossile
di Archaeopteryx: forma di transizione con caratteri rettiliani
e caratteri di uccello.
|
|
L'immagine
grafica dell'evoluzione elaborata da un calcolatore. A sinistra,
secondo le teorie evoluzioniste classiche, a destra, secondo le
nuove teorie degli equilibri puntualizzati.
|
Commento
di Sandro Boeri in coda all'articolo:
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Tutto
questo non è vera scienza
|
Critica
al commento
|
Qualcuno
ha parlato di ritorno oscurantista, altri l'hanno
interpretata come un'abile manovra elettorale del
neopresidente americano Ronald Reagan (la maggior parte
degli americani, secondo un'indagine di opinione, crede
ancora che l'uomo discenda da Adamo ed Eva), altri ancora
l'hanno presa sul ridere e hanno proposto di illustrare i
testi di biologia con gli affreschi di Michelangelo nella
Cappella Sistina. Ma la maggior parte degli scienziati si è
addirittura rifiutata di «perdere tempo» a discutere «ancora
una volta» tesi vecchie e superate, «senza alcuna dignità
scientifica».
|
Questo
paragrafo è assolutamente privo di informazioni
scientifiche.
|
«È
un repertorio vecchio, fatto di indebite generalizzazioni,
di mezze verità, di affermazioni contingenti elevate a
universali, di falsi clamorosi, di estrapolazioni
inaccettabili» sostiene per esempio Pietro Omodeo, il più
noto studioso italiano di evoluzionismo, «al quale mi viene
voglia di rispondere solo con un pernacchio».
|
Il
Professor Pietro Omodeo dell'Università di Siena, in una
lettera al direttore pubblicata su LE SCIENZE, n. 323,
luglio 1995, pagina 5:
"Desidero
commentare l’articolo di Isolani e Manachini Lo sviluppo
del pensiero di Darwin tra eresia e superstizione («Le
Scienze» n. 320) che mi appare come una sofferta
testimonianza del disagio che prova chi tenta di far
accettare l’evoluzionismo nell’ambito della scuola e
della ricerca.
In
effetti per chi lavora in questo campo è una grossa e
spiacevole sorpresa accorgersi che, quanti più progressi
compie la biologia – servendosi appunto
dell’evoluzionismo – tanto più cresce
l’insoddisfazione e l’incredulità riguardo alla teoria
dell’evoluzione.
A
tal proposito, in un recente seminario ho creduto giusto
sostenere che agli studiosi di biologia teorica, e in genere
a chi opera nel campo della biologia generale, incombe
l’obbligo di convincere della validità e dell’utilità
di questo strumento concettuale tanto importante nella
ricerca."
|
Le
tesi dei creazionisti americani, non presentano, secondo
Omodeo, alcuna novità rispetto alle polemiche
antidarwiniane dell'inizio del secolo, con la sola
differenza che questa volta a sostenerle non sono teologi
screditati o libellisti in cerca di fama, ma alcuni
scienziati «fuori dal giro» e con l'aggravante che nel
frattempo la teoria evoluzionista ha quadruplicato le
conoscenze sulla storia biologica della Terra.
|
Gli
scienziati "fuori dal giro" continuano ad
aumentare in numero.
|
«Non
credo che ci sia bisogno di difendersi da simili attacchi»
sostiene Omodeo. «Nella biblioteca del British Museum di
Londra, nello stesso scaffale riservato alle opere di Darwin
sono conservati innumerevoli volumi di creazionisti,
fondamentalisti, integralisti, antievoluzionisti. È dal
1859, quando fu pubblicata l'Origine della specie, che
sostengono più o meno sempre le stesse cose, senza mai
riuscire a dimostrare nulla: sfido chiunque a trovare tra
gli autori di tutti quei libri un solo nome che appartenga a
uno scienziato noto per la serietà dei suoi studi».
|
La
teoria dell'evoluzione non è dimostrabile né
falsificabile. Secondo Popper una tale teoria è
intrinsecamente debole già in partenza.
|
Alla
fine però, irritati dalle polemiche e stimolati dalla
stampa, alcuni evoluzionisti hanno accettato di
controbattere, formulando critiche precise e demolendole una
dopo l'altra, le principali tesi creazioniste. In primo
luogo che hanno messo sotto accusa il carattere «puramente
demolitivo»: «Non si può dimostrare che i cavalli hanno
le ali» ha scritto per esempio il direttore della rivista
americana Omni, Ben Bova «spiegando perché i calabroni non
sanno nuotare».
«È
la ragione principale per cui non hanno mai trovato e non
troveranno mai credito presso gli scienziati» aggiunge
Omodeo. «Possono dire tutto quello che vogliono, ma finché
non saranno in grado di fornire un'alternativa
scientificamente valida all'evoluzionismo non troveranno
alcun ricercatore serio disposto a seguirli».
|
Senza
importanza scientifica.
Evidentemente
l'unica alternativa all'evoluzionismo è il creazionismo. Ma
se si rifiuta a priori l'esistenza di un Essere Supremo,
evidentemente il creazionismo non ha nessuna chance.
|
Clamorosamente
falsa, secondo gli evoluzionisti, sarebbe inoltre la
principale tesi dei creazionisti, quella che nega
l'esistenza di testimonianze fossili di forme di
transizione: «L'Archaeopteryx è una forma di transizione»
sostiene Omodeo «perché unisce caratteri rettiliani a
caratteri d'uccello In particolare presenta delle squame
che, secondo il meccanismo evolutivo perfettamente previsto
dagli studiosi di anatomia comparata, si stanno trasformando
in penne. Tant'è vero che alcuni esemplari ritrovati sono
stati classificati come uccelli, altri come rettili. Che
cosa vogliono di più? Dire che siccome l'Archaeopteryx ha
le penne non è una forma di transizione ma un uccello è
solo un espediente ingenuo e fraudolento per negare
l'evidenza».
Secondo
gli evoluzionisti esistono poi testimonianze fossili di
altre forme di transizione, come l'Ichthiostega, una via di
mezzo tra un pesce e un anfibio vissuto 400 milioni di anni
fa. Mentre il famoso Ramapithecus, che i creazionisti
vogliono far passare per un primate, ha invece, secondo
Omodeo, caratteristiche inequivocabilmente umane. «Dire poi
che l'uomo di Neanderthal aveva l'artrite è semplicemente
ridicolo» sostiene Omodeo «è la riproduzione di una
vecchia screditata tesi avanzata da un antropologo tedesco,
Rudolf Virchow, verso il 1870».
|
L'Archaeopteryx
e l'Ichtiostega. E dove sono le altre decine di migliaia –
se non di più – di "anelli mancanti"?
Dove
sono le "giraffe dal collo corto"?
|
Altrettanto
«spudorate» sono secondo gli evoluzionisti le citazioni
estrapolate da Popper, Huxley e Marx con cui i creazionisti
vogliono dimostrare il discredito e la crisi
dell'evoluzionismo: «Huxley era uno scatenato fautore
dell'evoluzionismo e con quella frase sosteneva proprio il
contrario di quanto gli vogliono far dire i creazionisti»
sostiene Omodeo. «Anche la citazione di Popper fuori dal
contesto appare di significato equivoco. Quanto a Marx è
noto che aveva tanta stima di Darwin da volergli dedicare Il
Capitale».
|
Le
indicazioni di Popper sono assolutamente pertinenti.
|
In
realtà, secondo gli evoluzionisti, non è affatto vero che
la teoria di Darwin vacilli o si trovi di fronte a difficoltà
insormontabili. E la dimostrazione è che negli ultimi 30
anni vi hanno fatto ricorso discipline del tutto nuove come
la biochimica, la biologia molecolare, la biofisica e oggi
anche i più meticolosi studiosi della struttura delle
proteine e di ultrastruttura cellulare.
|
Il
numero di scienziati e di discipline critici nei confronti
della teoria dell'evoluzione aumenta costantemente.
Relativamente
nuovo è il movimento '"Intelligent design".
|
«Con
questo noi non vogliamo certo sostenere che Darwin sia il
Vangelo» spiega Omodeo. «Perché è chiaro che l'enorme
quantità di conoscenza che cinque generazioni di scienziati
hanno accumulato dopo la sua morte ci ha permesso di andare
oltre le tesi di Darwin, di individuare anche clamorosi
errori nelle sue ipotesi e di aprire nuove più avanzate
discussioni sui problemi della teoria evoluzionista. Ma
chiedere la soppressione di Darwin dai libri di biologia
perché non tutte le sue ipotesi si sono dimostrate esatte
è come chiedere ai fisici di negare l'esistenza degli atomi
solo perché si è scoperto che non sono indivisibili». La
scienza, sostengono gli evoluzionisti, non può accettare
nessuna autorità assoluta, sia che si tratti di Darwin che
della Bibbia, ma deve sottoporre a verifica, nel limite del
possibile, tutte le ipotesi. Le tesi dei creazionisti, se
prese sul serio, rischiano invece di riportarci ai tempi di
Galileo, quando verità scientificamente provate venivano
condannate come eretiche se mettevano in discussione
l'interpretazione della Bibbia.
|
La
scienza che non può accettare nessuna Autorità Assoluta si
erge automaticamente a Divinità. Quel tipo di scienza non
si distingue più dalle altre religioni, pretende per sé
fiducia e obbedienza assoluta.
La
questione non è quella di accettare a priori
l'interpretazione biblica, ma di considerarla senza
pregiudizi, alla luce della conoscenza scientifica moderna.
|
Meglio,
dunque, dicono gli evoluzionisti, non dare loro uno spazio
che non meritano; più che essere discusse vanno trattate
con sarcasmo. «Se i creazionisti sono così convinti del
valore scientifico dei libri della Genesi che chiedono il
loro inserimento nei libri di biologia» ha scritto per
esempio Ben Bova «perché allora non accettano di inserire
nella Bibbia un capitolo che spieghi le teorie darwiniane?».
|
Se
un evoluzionista non osa lasciar mettere in questione le sue
teorie, si comporta esattamente come un ottuso bigotto.
|
Sandro
Boeri
|
Sandro
Ribi
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Non
si dimentichi che le idee di generazione spontanea di esseri
viventi e dell'evoluzione non sono nate con Darwin, sono molto
più antiche.
Pur
essendo dimostrato sperimentalmente da Spallanzani e Pasteur
che la generazione spontanea non avviene, l'evoluzionismo
pretende il contrario.
Qualcuno
potrebbe suggerire che "spore" di vita siano cadute
sulla Terra dal cosmo, ma questo non fa che spostare altrove
il problema.
Nel
1953 Stanley Miller fece un esperimento: in un miscuglio di
idrogeno, vapor acqueo, metano e ammoniaca – che doveva
essere l'atmosfera primordiale del pianeta – fece passare
delle scariche elettriche. Dopo una settimana analizzò le
sostanze che si erano prodotte e trovò vari composti
organici, fra i quali 8 dei 20 amminoacidi presenti in natura.
Quello che non viene detto è che gli amminoacidi prodotti
sono un miscuglio racemico di amminoacidi destrogiri e
levogiri. Se si riuscisse a comporre una proteina con questo
miscuglio (cosa già di per sé impossibile per cause
chimiche), la proteina non avrebbe alcuna utilità, perché in
natura tutte le proteine degli esseri viventi sono costituite
da amminoacidi levogiri (mentre tutti gli acidi nucleici sono
esclusivamente destrogiri!).
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