Situata
sulla riva sinistra del Nilo, Giza è un pianoro roccioso su cui
sorgono le famose piramidi. La più grande impresa di Cheope fu la
creazione di un monumento che sarebbe poi stato considerato, come già
in Epoca Alessandrina, il primo ed il più immenso fra le Sette
Meraviglie del Mondo e l'unico sopravvissuto e giunto fino a noi.
Cheope, anziché dedicarsi alla costruzione di diversi monumenti
convogliò il suo sforzo per creare un unico immenso monumento
funerario. La piramide di Cheope è la più grande di tutte. Su una
base di 230 metri per lato raggiunge un'altezza di 146 metri (oggi
137). E' costituita da 2.300.000 blocchi dal peso medio che varia
dalle due alle quindici tonnellate. C'è una tale quantità di
pietre nella grande piramide che è stato calcolato che la sua
temperatura interna è costantemente uguale alla temperatura media
terrestre, 68 gradi farhenheit. Furono utilizzati due tipi di
pietra: calcare e granito, mentre all'esterno una particolare pietra
riflettente, chiamata "Calcare di Tura". E' stato provato
che se fosse ancora all'esterno, questa pietra, permetterebbe, al
sorgere del sole, di vedere la piramide addirittura dalla luna. La
camera sepolcrale inizialmente era stata progettata per trovarsi in
profondità, sotto la superficie del terreno. La modifica condusse a
ricavare una seconda camera più piccola (Camera della Regina) a
circa 15 metri dal livello del suolo. Un'altra modifica fu
necessaria per poter costruire la Grande Galleria alta 8,5 metri e
lunga 47 metri chiusa da un soffitto a modiglioni, 36 blocchi di
granito che sono removibili: questo ha fatto credere che in passato,
durante la costruzione, questo particolare tratto della piramide di
Cheope fosse utilizzato come osservatorio stellare. Salendo
attraverso questa galleria ci si immette in un corridoio che porta
alla Camera di Sepoltura del Re, alta quasi 6 metri, lunga 5,20
metri e larga 10 metri, chiamata "il centro del mondo",
dove trova posto un sarcofago monolitico di granito. Dato che questo
sarcofago è più largo di alcuni centimetri rispetto alla Grande
Galleria, si è pensato che deve essere stato posizionato nella
Camera del Re prima che venisse costruito il soffitto, che possiamo
considerare una grande opera di architettura: in uno spazio in
altezza di circa diciassette metri sono sistemati dei lastroni di
granito dal peso complessivo di quattrocento tonnellate che,
disposti a forma di tetto, hanno la scopo di sostenere il carico
sovrastante. Fatto interessante è che entrambi gli ambienti sono
così perfetti che è difficile individuare le giunzioni dei
blocchi. L'esterno delle piramide doveva essere ricoperto con del
calcare bianco, ma nel Medio Evo i blocchi di rivestimento vennero
riutilizzati per costruire edifici al Cairo. Del grande tempio
funerario è rimasto soltanto il pavimento di basalto mentre il
tempio a valle si trova attualmente sotto un sobborgo di Giza. In
epoca recente vicino alla Grande Piramide vennero scoperte alcune
fosse chiuse da immensi blocchi di calcare. Le fosse si
dimostrarono, una volta aperte, dei depositi dove furono seppellite
le Barche Solari del sovrano. È una piramide enorme, grandissima,
in volume potrebbe contenere sei volte la Basilica di San Pietro.
Una costruzione realizzata oltre 2300 anni prima di Cristo, da un
faraone che ci ha lasciato, oltre a questa enorme costruzione solo
una piccola statua di sé, alta non più di 9 centimetri, con il
volto più piccolo di un centimetro, con un cartiglio al fianco, cioè
un piccolo simbolo che riproduce appunto il nome del faraone Cheope.
È una piramide che racchiude misteri, segreti, insomma che fa
parlare di sé a migliaia di anni di distanza dalla sua costruzione.
La piramide costituisce il cuore di un complesso funerario
circondato da altre opere; il tempio per il culto funerario del
sovrano, la rampa processionale e il tempio a valle completano la
struttura dell'enorme complesso. Per poter costruire la piramide
veniva prima cercato un solido terreno roccioso quasi sempre situato
sulla riva Occidentale del Nilo. Qui, una volta spianato il
perimetro, si procedeva a collocare il primo strato di pietre con
funzione di fondazione. I corridoi interni e le camere venivano
ultimati durante la costruzione della piramide. Questo è dimostrato
dal fatto che il sarcofago di granito che doveva accogliere il corpo
del re è sempre troppo grande per passare attraverso le aperture
esterne della piramide e nei corridoi. Anche la piramide doveva
avere degli ambienti comuni ad altre tombe. In questo caso prendiamo
come esempio la grande piramide di Cheope che, nonostante ci abbia
svelato tantissime informazioni, ancora oggi resta sotto un certo
aspetto un vero mistero.
Rappresentazione
isometrica della piramide di Cheope a Giza
1.Camera funeraria in granito
2. Corridoio discendente
3.Corridoio ascendente 4. Grotta
5. Corridoio aperto dai violatori della tomba o pozzo di servizio
6. Camera detta "della regina"
7.
Camera del re
8. Camera di alleggerimento
9.
Grande galleria
10.
Cunicoli di aerazione (R. SCHULZ - M. SEIDEL (a cura di), Egitto la
terra dei Faraoni, Köln 1997, Könemann)
Oggi
possiamo dire, forse, di sapere quasi tutto sulle piramidi ma il
segreto che sta resistendo a tutti i tentativi e per ora ancora
impossibile da scardinare è "solo" questo quesito: come
sono state costruite le piramidi? Come hanno fatto uomini, con
certamente grandi cognizioni tecniche, ad erigere monumenti alti più
di cento metri sollevando massi dal peso di diverse tonnellate ? Le
ipotesi ci sono ma non sapremo mai se corrispondo a verità...L'egittologo
Legrain pensò ad un ascensore con dei contrappesi, L'archeologo
Clarke immaginò uno spostamento dei massi per mezzo di rulli;
l'ingegnere tedesco Croon riteneva che i "legni di
Erodono" si riferissero ad una leva di primo tipo, simile allo
chadouf egiziano, la leva con la quale ancora oggi si estrae l'acqua
dai pozzi. Il tedesco Uto Holscher ha ideato l'ipotesi della rampa
ad orientamento alternato, cioè ha previsto tante rampe quanti sono
i gradoni ai quali devono andare accostate. Purtroppo un grande
inconveniente è che le pendenze risultano troppo acute e quindi
impossibili da utilizzare. Altra teoria, ideata da George Goyon, è
quella delle rampe a sviluppo elicoidale dove tutte le rampe
avvolgono la piramide in una grande spirale. Questa teoria prevede
rampe larghe 15 metri per il passaggio delle slitte ed una pendenza
accettabile che va dal 5 al 7,5%. In questo caso l'unico
inconveniente è quello di riuscire a far fare delle "strette
curve" a delle slitte che portano tonnellate di materiale. La
rampa ad orientamento alternato di Jean-Pierre Adam, variazione al
sistema ideato dal tedesco Holscher, prevede che da ciascuno dei
quattro lati della piramide parta una rampa che si alzi, zigzagando
fino all'altezza massima del monumento. Un altro ricercatore, Manuel
Minguez ha teorizzato che la costruzione delle piramidi e quindi lo
spostamento dei grandi massi avveniva per mezzo di un canale, una
sorta di via d'acqua dove passavano delle chiatte con il loro
pesantissimo carico. Minguez ha fatto notare che tutti i grandi
complessi funerari presentavano tutti lo stesso medesimo schema con
un punto di riferimento comune: il tempio a valle. Questa
costruzione era collegata direttamente al Nilo, oppure collegata per
mezzo di un canale; da essa partiva una strada che arrivava fino ai
piedi della piramide, superando talvolta decine di metri di
dislivello: questa era la via che doveva percorrere il corteo
funebre per portare il defunto re nella propria nuova dimora, ma,
secondo Minguez, era anche la via d'acqua che, durante la
costruzione della piramide, poteva essere sfruttata per trasportare
i blocchi dal fiume al cantiere. Minguez ipotizza un'enorme scala
idraulica costituita da vasche e separate tra di loro da un
sofisticato sistema di chiuse. Questo sistema permetteva alle barche
che giungevano dal Nilo di superare il dislivello che le separava
dal cantiere.
Tenendo conto di quanto sappiamo oggi dell'epoca in cui furono
erette le piramidi, gli Egiziani potevano disporre di ben pochi
attrezzi: strumenti di rame e pietra, chiatte, slitte e rulli di
legno, animali da soma e naturalmente manovalanza senza limiti. Con
questo tipo di attrezzatura, sembra sia stato provato, era possibile
costruire una piramide, ma le sue dimensioni dovevano essere assai
ridotte visto che si potevano utilizzare, trasportare e alzare a
piccole altezze soltanto mattoni o blocchetti di pietra. Non era
possibile di certo muovere massi di diverse tonnellate. Come già
citato da Erodoto, ci vollero ben venti anni per costruire la
piramide di Cheope in cui fu necessario l'impiego di centomila
uomini. Conoscendo bene gli Egiziani possiamo solo dire che tutto il
lavoro che ruotava intorno alla piramide era rigorosamente
programmato quindi con un perfetto sincronismo tra le cave (dove i
massi venivano estratti dalla pietra, lavorati e squadrati), il
trasporto del materiale sul Nilo (che necessariamente doveva
avvenire durante la piena) e la loro messa in opera (effettuata da
un corpo stabile di operai direttamente alloggiati ai piedi della
piramide e praticamente ad un passo dal cantiere). Una delle teorie
è quella dell'ingegnere Pincherle: gli enormi massi venivano fatti
salire su enormi piani inclinati costruiti in mattoni crudi,
sfruttando, come disse Erodoto, la dilatazione di un infinito numero
di tronchi bagnati (i cosiddetti "legni corti"). Il peso
dei macigni da sollevare era tale che le leve e gli argani avrebbero
dovuto essere di dimensioni fantastiche, maggiori di quelle della
piramide. La rampa descritta da Erodoto può essere identificata col
piano inclinato della grande galleria. Sulle due lisce a lunghissime
banchine poteva benissimo scorrere, come su due grandi rotaie,
l'immensa slitta che sosteneva, uno alla volta, gli enormi monoliti
di granito. L'antico architetto mostrò di avere un'intuizione
addirittura geniale e di saper ragionare per
"infinitesimi" e cioè utilizzando quantità piccolissime,
proprio come un matematico o un fisico della nostra epoca. Deve aver
pensato così: "Se breve è l'allungamento di un legno,
similmente limitata è la forza di un solo schiavo. Ma se le forze
si sommano, un esercito di schiavi svilupperà una grandissima
forza. Ponendo in fila moltissimi cubi di legno i loro spostamenti
si sommeranno in un unico grande movimento che io utilizzerò per
far salire i miei blocchi di granito". A questo punto si può
chiaramente immaginare ciò che fece il nostro architetto. Preparò
un grande numero di "legni corti": tronchi segati a forma
di cubi, col lato di circa un metro. Probabilmente fece venire il
legno dal paese di Sind, ricco di legno di sandalo. Mise poi in fila
una cinquantina di questi cubi di legno, posti con le fibre legnose
in senso trasversale, diede ordine ai suoi uomini di bagnarli
rapidamente tutti: certamente si vide allora quella lunghissima fila
di pezzi di legno allungarsi di più di un metro. Bisognava passare
alla verifica pratica ed è quello che Pincherle ha fatto
realizzando un modellino, in scala ridotta (1:25) del meccanismo di
sollevamento. Sono stati utilizzati blocchetti di legno di abete e
una grossa pietra levigata. Studiando bene la sezione della piramide
(con le misure rilevate) il piano inclinato risultava in totale
lungo circa 100 metri nella realtà: quindi quattro metri nel
modello. Nella realtà questo piano inclinato per un tratto di
cinquanta metri poteva venire sommerso dall'acqua e per un tratto di
cinquanta metri rimaneva asciutto: questi due tratti nel modello
erano lunghi due metri ognuno. Sul piano inclinato sommerso
trovavano posto circa cinquanta cubi di legno nella realtà; nel
modellino altrettanti legni potevano venire collocati sul piano
inclinato inferiore dato che il lato dei cubi di legno era di 4
centimetri, mentre i legni nella realtà dovevano avere il lato di
100 centimetri (1 metro). Mise sulla slitta del modello un blocco di
pietra lungo 32 centimetri: questo blocco corrispondeva al monolite
di granito lungo 8 metri.Qual'è stato l'esito della prova? Si è
ottenuto, una volta bagnati i 50 pezzi di legno, un lento
spostamento del blocco di pietra di 5 centimetri. Così si è
raggiunta la certezza che nella realtà lo spostamento doveva essere
stato di 125 centimetri (= cm 5 x 25). Questo spostamento doveva
permettere di introdurre di volta in volta un nuovo cubo di legno
tra la slitta e il cubo di legno che si trovava più in alto. E'
certo che gli ingegneri egiziani abbiano senz'altro usato altri
utili mezzi di cui ormai abbiamo perso le tracce.
Detto questo è necessario ribadire che oggi resta comunque
difficile ricostruire il modo in cui gli antichi Egiziani
edificarono i loro monumenti. Ancora non si sa per certo quale
sistema venisse utilizzato per trasportare i blocchi di granito e di
pietra dalle lontane cave ai cantieri e le più impegnative tecniche
impiegate per innalzare le grandi pietre ad altezze, almeno per
allora, vertiginose.
Si può così tracciare la sequenza delle operazioni della
costruzione di una piramide.
1) Dapprima il luogo doveva essere livellato e allineato secondo la
direzione dei punti cardinali.
2) Si iniziava la costruzione di una piramide a gradini, costituita
da un nucleo centrale, sostenuto da una serie di contrafforti.
3) Mentre questa struttura si innalzava, un numero sempre maggiore
di contrafforti risultava terminato e ciò portava a una successione
di gradini. Il materiale necessario per costruire il nucleo centrale
veniva trasportato su questi gradini mediante rampe di accesso,
resti delle quali esistono tuttora presso le piramidi di Meidum e di
Sekhemket.
4) Dopo il completamento dell'intera piramide a gradini si metteva
in cima il traguardo e vi si aggiungevano blocchi di riempimento per
dare alla costruzione la sua forma piramidale. L'angolo esatto
veniva controllato servendosi del traguardo come riferimento.
5) In seguito, o forse contemporaneamente, si metteva in opera il
rivestimento esterno, cominciando dalla base.
6) Si rifiniva il rivestimento esterno in modo da rendere liscia la
superficie.
LO ZED La Camera del Re, posta circa al centro della piramide, ha
una complessa "copertura" formata da cinque ordini di
lastre di pietra, distanziate mediamente un metro una dall'altro, e
termina con un sistema di lastre in pietra disposte "a
falde" e funzionanti come un arco a tre cerniere. Una
plausibile ipotesi della presenza dei cinque ordini di lastre di
copertura, assenti dalla Camera della Regina, posta più in basso e
verso il basamento, suggerisce che tali lastre servissero per
compensare lo scivolamento dei conci lapidei degli strati esterni,
disposti a corsi inclinati verso il centro della piramide, e che
quindi fossero stati posti con l'idea di funzionare come puntoni
anziché travi.
Per quanto riguarda il mistero delle cinque camere sovrapposte, Vyse
riteneva che fossero state costruite allo scopo di scaricare e
liberare il soffitto della Camera del Re dal peso della parte alta
della piramide, ma Pincherle obbietta che chi si intende di statica
delle costruzioni vede subito che le camere non potevano servire a
quello scopo e pur non scaricando nulla, furono tuttavia chiamate
"camere di scarico".
Quale poteva essere lo scopo di aver creato proprio all'interno
della piramide una camera blindata difesa da blocchi granitici di
dimensioni così eccezionali. Tutto questo era stato fatto per
difendere la mummia di un re e il tesoro funebre di un faraone?
Pincherle, intorno al 1970, era giunto a queste conclusioni
provvisorie, a prima vista incredibili:
1) La Grande Piramide non è mai stata una tomba.
2) Il faraone Cheope non vi è mai stato sepolto.
3) Nella grande cripta, nel cuore della piramide, vi è ancora un
sarcofago senza coperchio: non contenne mai la mummia del faraone.
4) In realtà la piramide di Cheope è un immenso tetto, edificato a
coprire e nascondere un'alta torre.
5) La torre è più antica della piramide: risale ad epoca, potremmo
dire, antidiluviana.
6) Questa torre fu smontata pezzo per pezzo: ogni pezzo fu numerato
con due linee parallele di riferimento Nord?Sud. Tutti questi
macigni furono forse spostati rispetto al luogo originario. La torre
fu rimontata e sopra vi fu costruita la piramide.
7) Tra la torre e il resto della piramide non vi è contatto
diretto, ma esiste una sottile intercapedine d'aria.
Giunti a questo punto dobbiamo rivolgere a noi stessi delle domande:
quale scopo aveva la torre? Chi la edificò? Perché fu smontata,
spostata e rimontata? Perché vi fu costruita sopra l'immensa
piramide?
La torre nascosta nella piramide è alta più di 60 metri. Pincherle
ne scoprì la presenza anche grazie al suo grande disegno della
sezione della piramide in cui appaiono tratteggiati in modo diverso
i due tipi di pietra. La torre, così evidenziata, ci appare per
quello che è, cioè lo Zed, il più sacro simbolo dell'antico
Egitto, che rappresentava l'erma del dio Osiride, l'asse del mondo,
l'eternità e la stabilità: l'essere opposto al divenire. Le mummie
portano al collo questo Zed e le vetrine dei musei egizi racchiudono
in gran numero queste piccole torri. Approssimativamente la base
della torre doveva essere circa m 9,50 x 18, stesse misure dello
spazio esistente sulla sommità della piramide a gradoni di Saqqara,
circostanza che ha convinto Pincherle che lo Zed, prima di essere
stato rinchiuso nel cuore della piramide di Cheope, facesse
imponente mostra di sé sulla cima dell'alta piramide a gradoni, che
ne costituiva il basamento. Fu così che iniziò a considerare la
Grande Piramide come una specie di tetto messo a coprire qualcosa di
molto prezioso, che un giorno era stato alla luce del sole.
Lo Zed all'interno della Grande Piramide
PINCHERLE, Mario, La grande piramide e lo Zed,
Diegaro di Cesena (FC) 2000, Macro Ed.
Veduta d'insieme della piana di Giza fotografata dal lato Ovest
Veduta aerea della piramide di Cheope
Piramide di Cheope, sulla destra si può notare il museo della barca
solare del faraone
Bibliografia:
AA. VV., Egitto, Guide del mondo, Milano 2000, Touring Club Italiano
BARBISAN, Umberto, Cronologia dell'arte del costruire, Venezia 1997,
IUAV - Dca
U. BARBISAN - R. MASIERO, Il labirinto di Dedalo, Milano 2000,
Franco Angeli
PINCHERLE, Mario, La grande piramide e lo Zed, Diegaro di Cesena (FC)
2000, Macro Ed.
R. SCHULZ - M. SEIDEL (a cura di), Egitto la terra dei Faraoni, Köln
1997, Könemann
TRESOLDI, Roberto, Il mondo magico dell'antico Egitto, Milano 2000,
De Vecchi
DAMIANO, Maurizio, I tesori del Nilo (versione millennium - 1.0),
Verona 2000, Pixel Multimedia
Foto
di Daniele Volo, Dicembre 2000
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