Qualche
giorno fa in Kashmir alcuni Sannyasis mi hanno detto: ‘ Noi
viviamo in solitudine nella neve. Non vediamo ma nessuno. Nessuno
viene mai a visitarci.’ Ho risposto: ‘Siete veramente da soli, o
siete solo fisicamente separati dall’umanità?’ ‘Ah, sì!’
replicarono ’siamo soli.’Ma loro erano con le loro Vedas ed
Upanishads, con le loro esperienze e le conoscenze che avevano
raccolto, con le loro meditazioni e Japas.
Non
avevano rinunciato al fardello del loro condizionamento.Questo non
significa vivere in solitudine. Portare una veste color zafferano
non significa rinunciare.Non puoi mai rinunciare al mondo perché il
mondo è una parte di te.Puoi rinunciare a qualche mucca, ad una
casa, ma rinunciare alla tua eredità, alla tua tradizione, al
bagaglio del tuo condizionamento, richiede un’enorme
investigazione."
Pag.
251
(Krishnamurti)
introdusse i bambini all’autoindagine ed alla meditazione.
Alla
fine di un discorso disse: "Prima di tutto, sedete in completa
tranquillità, in modo confortevole, sedete molto tranquillamente,
rilassatevi. Ora guardate gli alberi, la forma delle colline,
osservate la qualità. il colore degli alberi.Non ascoltate me.
Osservate e guardate quegli alberi, gli alberi che stanno diventando
gialli, il tamarindo, guardate poi le buganvillee.Non guardate con
la vostra mente ma con gli occhi. Dopo avere guardato i colori, le
forme e le ombre degli alberi, delle colline, delle roccie,
spostatevi dall’esterno all’interno.
Chiudete
gli occhi, chiudete gli occhi completamente.Avete terminato di
guardare le cose esterne, ora, con gli occhi chiusi guardate che
cosa sta succedendo dentro.Osservate quello che succede dentro di
voi. Non pensate, solo osservate.Non muovete i vostri occhi,
solamente manteneteli molto, molto calmi. Non c’è nulla da vedere
ora, avete visto quello che c’è intorno a voi, adesso state
guardando quello che succede dentro la vostra mente.Per vedere
quello che succede dentro la mente dovete essere veramente calmi
dentro. Quando siete calmi sapete quello che succede? Diventate
molto sensibili, diventate molto attenti alle cose esterne ed
interne. Così scoprite che l’esterno è l’interno.Così
scoprite che l’osservatore è l’osservato." "Può la
frustrazione morire" chiese parlando con gli insegnanti "
come ponete la cosa in modo che la frustrazione si dispieghi, così
che la frustrazione fiorisca? E’ solo quando il pensiero fiorisce
che può naturalmente morire.
Come
il fiore nel giardino, il pensiero deve germogliare, deve giungere
al completo sviluppo e poi morire.Nello stesso modo al pensiero deve
essere data la libertà di morire.La domanda giusta è se ci può
essere libertà, per la frustrazione, di fiorire e di morire."
"La vostra domanda era: c’è una dimensione che sebbene in
movimento mantiene se stessa pulita, sana? Quella dimensione, quel
fuoco che brucia, può esistere solo quando c’è libertà per ogni
cosa di fiorire – il brutto, il bello, il male, il bene, lo
stupido – in modo che nulla sia soppresso, in modo che non resti
nulla che non sia stato esaminato, portato fuori e bruciato.ìNon
posso fare ciò se non scopro la frustrazione, la miseria, la pena,
il conflitto, la stupidità, l’insensibilità attraverso le
piccole cose. Se scopro la frustrazione solo attraverso il
ragionamento non so veramente che cosa la frustrazione
significhi."………."Posso vedere i sintomi, entrare
nella causa e lasciare che la causa fiorisca? Ma, voglio che
fiorisca in una certa direzione, il che significa che ho
un’opinione di come dovrebbe fiorire.Ora, posso seguire tutto
questo? Posso vedere che impedisco alla causa di fiorire perché
sono spaventato, non so che cosa succederebbe se lasciassi fiorire
la frustrazione? Vedo che finchè esiste la paura non può esistere
fioritura: Quindi devo esaminare la paura non attraverso l’idea di
paura, ma esaminarla come un fatto, che significa: posso permettere
alla paura di fiorire?" "Tutto questo richiede una forte
percezione interiore. Permettere alla paura di sbocciare- sapete
cosa significhi questo? Posso permettere a qualcosa di sbocciare?
Questo non significa che diverrò un assassino, un ladro, ma posso
solo permettere a "ciò che è" di
sbocciare?"…."La fioritura qui non è espressa
esternamente come nella pianta, è molto più reale…. Sapete che
cosa è la gelosia? Nel momento della gelosia direste che è
immaginazione? Voi state bruciando, non è vero? Siete arrabbiati,
furiosi, perché non lo approfondite? Non come un’idea ma nei
fatti. Potete portarla fuori, guardarla e vederla fiorire? Così che
ogni fioritura sia la distruzione di se stessa e, perciò, non
rimanga nessun "voi" alla fine a chiedere chi sta
osservando la distruzione? In questo c’è vera creazione."
L’insegnante chiese ancora: "Quando il fiore sboccia rivela
se stesso. Che cosa intende esattamente, signore, quando dice che
sbocciando la gelosia distrugge se stessa?" Krishnamurti disse
"Prendete un ramo, un vero ramo da un cespuglio, se lo tagliate
non fiorirà mai, morirà rapidamente. Se invece lo lasciate
sbocciare vi mostrerà i colori, la delicatezza, il polline.
Mostrerà quello che è nei fatti, senza che nessuno vi dica: è
rosso, è blu, è polline. Lo potete vedere davanti a voi. Allo
stesso modo, se lasciate fiorire la gelosia, essa vi mostrerà
quello che nei fatti è: invidia, attaccamento. Così lasciando
fiorire la gelosia, essa vi mostra tutti i suoi colori, vi mostra
quello che nasconde. Dire che la gelosia è la causa
dell’attaccamento è mera verbalizzazione. Ma permettendo alla
gelosia di fiorire quando si presenta, il fatto che siete attaccati
a qualcosa diviene reale, non un’idea verbale ed intellettuale.
Così ogni fioritura rivela quello che non siete stati capaci a
scoprire, mentre ogni fatto svela se stesso, fiorisce e voi avete a
che fare con esso." La trasformazione del mondo è prodotta
dalla trasformazione di sé, perché il sé è, al tempo
stesso,prodotto e parte del processo totale dell'esistenza umana.
Per cambiare è esenziale conoscere se stessi. Senza la conoscenza
di quel che si è manca una base su cui possa fondarsi il retto
pensiero e senza l'autoconoscenza non può esserci trasformazione.
Se volete conoscere ciò che siete, non potete immaginare o
coltivare l'illusione di qualcosa che non siete.Se sono avido,
invidioso, violento, il semplice credere nella nonviolenza e
nell'altruismo serve a ben poco. Ma sapere di essere avido o
violento, saperlo e comprenderlo, richiede una percettività
straordinaria,non è così? Richiede onestà e chiarezza di
pensiero, mentre perseguire un ideale diverso da ciò che è
costituisce una fuga, che impedisce di scoprire ed agire
direttamente su ciò che si è. La comprensione di ciò che si è -
brutti o belli, malvagi o disonesti, non importa - la comprensione
di ciò che si è, senza finzioni, è l'inizio della virtù. La
virtù è essenziale perchè dà la libertà. E' solo nella virtù
che si può scoprire, che si può vivere - ma non coltivando la
virtù, poichè questo non porta altro che rispettabilità. C'è
differenza tra l'essere virtuoso ed il diventare virtuoso. L'essere
virtuoso ha origine dalla comprensione di ciò che è, mentre il
diventare virtuoso è un modo di temporeggiare, di sovrapporre ciò
che si dovrebbe essere a ciò che si è. Perciò diventando virtuosi
si evita di agire direttamente su ciò che è. Il processo
dell'evitare ciò che è coltivando l'ideale è ritenuto virtuoso;
ma se lo si considera attentamente e senza filtri, si vedrà che non
è affatto così. E' semplicemente un modo di rimandare il momento
in cui ci si troverà faccia a faccia con ciò che è. La virtù non
è il divenire di ciò che non è; la virtù è lacomprensione di
ciò che è e dunque la libertà da ciò che è. La virtù è
essenziale in una società che si sta rapidamente disgregando. Per
creare un mondo nuovo, una nuova struttura che si distacchi dalla
vecchia, deve esserci libertà di scoperta; e per essere liberi deve
esserci virtù, perchè senza virtù non può esserci libertà.Può
l'uomo immorale che si sforza di diventare virtuoso arrivare mai a
conoscere la virtù? L'uomo che non è morale non potrà mai essere
libero e di conseguenza non potrà mai scoprire che cos'è la
realtà. La realtà può essere colta solo attraverso la
comprensione di ciò che è, e per comprendere ciò che è deve
esserci libertà,libertà dalla paura di ciò che è. Per
comprendere tale processo è necessario che ci sia l'intenzione di
conoscere ciò che è, seguire ogni pensiero, sentimento ed azione;
è estremamente difficile comprendere ciò che è perchè non è mai
immobile, mai statico, ma sempre in movimento. "Ciò che
è" è ciò che voi siete, non ciò che vi piacerebbe essere;
non è l'ideale perchè l'ideale è fittizio, ma è invece quel che
fate, pensate e sentite attimo per attimo. "Ciò che è"
è il reale, e comprendere il reale richiede una mente molto vigile,
molto pronta. Ma se cominciamo a condannare ciò che è, se
cominciamo a criticarlo o ad opporci ad esso, allora non ne
comprenderemo il movimento. Se voglio capire qualcuno, non posso
assumere un atteggiamento di condanna nei suoi confronti: devo
osservarlo, studiarlo, devo amare l'oggetto della mia indagine. Se
volete capire un bambino dovete amarlo e non biasimarlo. dobete
gicare con lui,osservare i suoi movimenti, le sue idiosincrasie, le
sue modalità di comportamento; ma se vi limitate a biasimarlo,se vi
opponete a lui e lo rimproverate, allora non sarete in grado di
comprenderlo. Allo stesso modo, per comprendere ciò che si è,
bisogna osservare i propri pensieri, sentimenti ed azioni attimo per
attimo. Questo è il reale; Qualunque altra azione, qualunque azione
ideologica o ideale, non è il reale; è semplicemente un desiderio,
un'aspirazione illusoria ad essere qualcosa di diverso da ciò che
è.
Da
"La ricerca della felicità" Fabbri ed.
|