Quando
parlavi del modo in cui diversi maestri buddisti hanno aggiunto un
sapore personale agli insegnamenti di Buddha, ho iniziato a
chiedermi se ci sarà qualcuno che aggiungerà sapore alla tua
minestra. Sembra quasi impossibile aggiungere una nuova spezia a
qualcosa che contiene già tutte le spezie che si possano trovare
sulla terra.
Sembra quasi impossibile, ma non si può mai prevedere il futuro. Il
futuro rimane aperto. Ciò che oggi sembra inconcepibile, domani può
diventare possibile.
Non possiamo mai arrivare a un punto il cui il futuro si chiude.
Questo è il significato complessivo di un'esistenza eterna.
Sarà molto difficile, perché io non sono limitato a un cammino
particolare, a un particolare punto di vista filosofico. Sono
abbastanza vasto da contenere contraddizioni, e ho integrato nella
mia visione della vita tutto ciò che è accaduto sulla terra
riguardo all'evoluzione della consapevolezza.
Quindi, se ti guardi indietro, tutti gli altri ti sembrano un po' più
poveri; persino i giganti più imponenti ti sembreranno limitati. Ma
stai guardando al passato, non al futuro, che è assolutamente
imprevedibile.
Continueranno a succedere delle cose, ad aggiungersi nuove cose. Non
sono un stagno senza sbocco; sono più simile a un fiume, che
continua a fluire, invitando ogni altro fiume a unirsi a lui.
Tutto ciò che vi ho dato rimarrà incontaminato, ma verrà sempre
più arricchito dall'evoluzione futura dell'uomo, perché è un
fenomeno aperto.
Non sono l'ultimo profeta, o messia di una certa tradizione. Io
sono l'inizio, non la fine, di un approccio alla vita e ai suoi
problemi completamente nuovo, che invita qualsiasi cosa, concepibile
o inconcepibile, a essere mia ospite.
Quindi hai ragione. Sembra molto difficile, ma l'esistenza è così
vasta e le possibilità sono infinite quindi non puoi mai dire che
è arrivato il punto fermo. Non arriva mai, non arriva nemmeno un
punto e virgola. La vita non conosce punti o punti e virgola; va
avanti, sempre più avanti, e continuerà ad aggiungere spezie che
conosciamo nemmeno. E va bene così.
Vuol dire che ti sto dando una cosa vivente, che continuerà a
crescere, avrà una sua crescita anche al di là di noi. Non ti
passo una cosa morta, secondo le vecchie convenzioni.
Maometto dice: "Sono l'ultimo messaggero di dio. Adesso non ci
saranno altri messaggeri. E il Corano è l'ultimo messaggio. Dopo il
Corano non ci saranno più libri sacri".
Non si rende conto che non può fermare l'esistenza con la propria
morte. Molti profeti sono venuti e se ne sono andati.
Hanno aumentato la bellezza dell'esistenza, ma nessuno dovrebbe
essere così arrogante da dire: "Sono l'ultimo".
La stessa situazione c'è con Mahavira. È l'ultimo tirthankara dei
giainisti. Adesso non ci saranno altri tirthankara, non si può
aggiungere e non si può togliere nulla ai suoi insegnamenti.
Queste persone però non si rendevano conto di fare una cosa morta
della loro visione con le proprie mani.
Ecco perché i cristiani hanno così paura che la scienza scopra
qualcos'altro in contrasto con la Bibbia. I musulmani hanno tanta
paura che qualcuno dica cose in contrasto con il Corano. Ma questi
sono nemici del progresso, nemici della vita.
Io non sono così. Sono solo un amico, un umile inizio, una realtà
vivente in cui ogni giorno arrivano nuove cose eccitanti, nuove
estasi, nuovi spazi; e capace di assorbirle tutte, senza aver paura
del progresso. Se qualcosa non va, io sono sempre pronto a lasciarla
andare, a essere sempre sul lato della verità.
Ci sono due tipi di persone: quelli che vogliono che la verità sia
sempre dalla loro parte: gli egoisti, gli arroganti. E poi c'è
l'altro tipo di persone che vogliono essere sempre dal lato della
verità, a qualunque prezzo; se devono perdere qualcosa, sono
pronti, ma non possono non essere dal lato della verità. Questi
sono gli umili, questi sono i veri santi sulla terra, e ne sono
esistiti pochissimi.
Mi piace sentirti parlare dell'incontro dell'uomo interiore e
della donna esteriore. L'uomo interiore può essere scoperto nel
regno della consapevolezza? E, se è così, c'è un modo di
stimolare la sua presenza in modo che io possa riconoscerlo in
situazioni nelle quali ne ero finora inconsapevole?
L'uomo interiore o la donna interiore non possono essere scoperti se
non hai raggiunto la cima più alta; se non arrivi al superconscio
cosmico non sarai in grado di riconoscerlo; solo a quell'altezza, le
dualità si incontrano e puoi provare l'esperienza orgasmica
dell'incontro. Piano piano diventi consapevole delle due polarità
opposte che si muovono insieme in armonia, come in una danza, ma
questa non è una cosa che incontrerai lungo la strada, ma solo alla
fine del viaggio.
Cercare la mia caratteristica principale - solo cercarla - si sta
dimostrando una buona tecnica. È come se io avessi sempre accettato
che ci sono certi 'indesiderabili' nel mio armadio, e in momenti
diversi metto insieme un certo grado di entusiasmo per eliminare o
per osservare con maggiore consapevolezza uno di loro. Nelle ultime
quarantotto ore, nel mio tentativo di individuarli con precisione,
ho scoperto che l'azione di aprire l'armadio e usare la mia torcia
elettrica al suo interno ha, di per se stessa, reso quegli scheletri
impotenti. Sicuramente il parlare di quegli scheletri come problemi,
invece di osservarli soltanto, dà sostanza a qualcosa che in
effetti non ha vita propria. Osho, mi sto illudendo, o è davvero
così facile?
È davvero così facile. Molti dei nostri problemi esistono solo
perché non li abbiamo mai osservati, non abbiamo mai focalizzato i
nostri occhi su di loro per farci un'idea di cosa siano.
È come narra un'antica storia. Era una notte di luna piena e un
ladro aveva rubato molti gioielli. Naturalmente aveva paura.
Correva, e improvvisamente sentì dei passi dietro di lui.
Accade quasi sempre; se provi a correre al buio, senti i tuoi passi
e ti sembra che qualcuno ti stia seguendo.
Quando il ladro guardò, vide veramente qualcuno che lo seguiva: era
la sua ombra. Ma lui non era nella situazione di capire di chi si
trattasse. Il suo problema era quello di riuscire in qualche modo a
sfuggire alle sue grinfie. Si mise a correre più veloce, ma sentì
che anche l'inseguitore correva più veloce. Guardandosi indietro,
vide che era proprio dietro di lui. Il poveretto era stanco, stanco
da morire, eppure non era riuscito a liberarsi dell'ombra. Esausto,
si gettò sotto un albero dove la luce della luna non arrivava e si
guardò intorno chiedendosi dove fosse l'altro: un momento fa era
vicinissimo, proprio dietro di lui.
Mettendo insieme tutto il suo coraggio, si guardò intorno, senza
riuscire a vederlo; ma poi uscì dall'ombra dell'albero ed era di
nuovo lì alle sue spalle. Ma questa volta non poteva ingannarsi, si
girò e lo guardò. Non c'era nessuno, era la sua ombra.
Molti dei nostri problemi - forse la maggior parte dei nostri
problemi - esistono perché non li abbiamo mai guardati in faccia,
non li abbiamo mai affrontati; ma evitare di guardarli vuol dire
dare loro energia, aver paura di loro vuol dire dare loro energia,
cercare sempre di evitarli vuol dire dare loro energia, perché vuol
dire che li stai accettando. La tua accettazione è la loro
esistenza. Al di fuori della tua accettazione, non esistono. Quindi
se apri l'armadio e usi la tua torcia, e guardi gli scheletri,
scoprirai che sono morti.
Gli scheletri sono innocui, ma quasi tutti ne hanno paura. È una
situazione molto strana. Non hai paura di persone vive che ti
possono danneggiare, ti possono persino uccidere - e che tutte
nascondono uno scheletro appena sotto la pelle - e sono vivi. È una
situazione molto strana. Ma se improvvisamente in una stanza di
trovi di fronte un povero scheletro senza vita, sei terrorizzato.
Che ti può fare lo scheletro?
All'università avevo un amico che era figlio di un medico, il
primario dell'ospedale universitario, e docente di medicina. In
facoltà avevano molti scheletri a scopo di studio. Un giorno ho
detto al figlio: "Tuo padre almeno è un uomo che non ha paura
degli scheletri". Lui replicò: "Certo che non ha paura.
Parla tutti i giorni agli studenti di scheletri e delle loro
parti".
Ne aveva una buona collezione. La sua casa era nel recinto
dell'ospedale. Io aggiunsi: "Allora vediamo se è vero oppure
no". Chiesi al figlio: "Devi prendere la chiave della
stanza in cui sono tenuti gli scheletri, e durante la notte ne
porteremo via uno. Busseremo alla porta, tuo padre verrà ad aprire
e noi ci nasconderemo lasciando là lo scheletro, e vedremo cosa
succederà".
Il figlio disse: "Così mi metterai nei pasticci".
Io dissi: "Non preoccuparti. Scappa il più lontano possibile.
Ti puoi fidare di me. Non farò mai il tuo nome se accadrà
qualcosa".
E non ci crederai, ma l'uomo che aveva avuto a che fare con gli
scheletri per anni, quando bussai alla porta, disse: "Chi è?"
Io risposi: "Non mi riconosci?"
Lui aprì la porta.
Io mi nascosi dietro un albero; c'era là un grande bodhi tree. Poi
lui vide lo scheletro. E avreste dovuto vedere la scena, perse
completamente la testa. Cadde per terra, e lo scheletro gli cadde
addosso.
Arrivò la moglie: "Che succede?" Vide lo scheletro sopra
al marito, gridò e perse i sensi.
I vicini si svegliarono per le sue urla, e vennero tutti là, ma
rimanevano tutti a distanza, vista la situazione. La moglie era
stesa per terra, e così il marito con lo scheletro addosso. Io ero
nascosto dietro l'albero. Pensai: "Che faccio adesso?" Non
avevamo previsto una tale situazione. Pensavo che lui soltanto
sarebbe andato fuori di testa, ma ora la situazione si era
complicata. Il figlio guardava da lontano.
Lo chiamai: "Questo non è il momento di aver paura". Lui
riuscì a sollevare lo scheletro - lasciando quei due lì, entrambi
privi di sensi - e lo rimise al suo posto. E ci volle una grande
fatica per metterlo a posto perché, cadendo, una mano andava da una
parte, una gamba dall'altra; tutti e due cercammo di ripararlo.
Riuscimmo a ripararlo in qualche modo, guardando gli altri
scheletri. "Dovresti comportarti esattamente come gli
altri".
Dopo ritornammo a prenderci cura del dottore e di sua moglie,
spruzzando loro un po' d'acqua sul viso e dicendo: "Non c'è
nessuno, vi siete preoccupati per niente".
Il dottore disse: "Non posso credere che non ci sia nessuno.
Era proprio davanti a me, e lui non è nessuno. È lo scheletro
diciassette, lo conosco benissimo; ma come ha osato venire fin qui?
La porta è chiusa a chiave, e io controllo sempre la serratura
perché gli scheletri sono scheletri, non ci si può fidare".
Noi dicemmo: "Noi non abbiamo visto nessuno. Eravamo andati a
fare una passeggiata, poi torniamo e ti vediamo là sdraiato per
terra come se ci fosse qualcuno sopra di te, ma non c'è nessuno. E
tua moglie è là sul pavimento. Fa' qualcosa per farla
rinvenire".
Lui fece quel che poteva. Lei riprese i sensi, e chiese: "Lui
dov'è? Lo scheletro?"
E il dottore disse: "Non posso crederci, perché il numero
diciassette è un vecchio scheletro e non si è mai comportato male,
e improvvisamente è venuto a bussare alla porta e ha anche detto:
'Non mi riconosci?'" Poi continuò: "Adesso sarà molto
difficile per me andare di nuovo in quella stanza. Dovrò cambiare
dipartimento, niente più scheletri".
Dissi: "È stata un'allucinazione dopo aver lavorato con gli
scheletri per tutto il giorno. Sarà stata un'illusione, perché noi
stavamo arrivando e non abbiamo visto nessuno venire o andare via, e
tu hai la chiave in tasca".
Lui controllò e disse: "La chiave è in tasca".
Dissi: "Se vuoi, possiamo andare a vedere dov'è il numero
diciassette".
Lui replicò: "No, non vi permetto di andare là. Se è uscito
senza neanche aprire la porta, potrebbe anche farvi del male. Non
preoccupatevi. Domani cambierò dipartimento".
Così cambiò dipartimento. Il rettore provò a dire: "Gli
scheletri non escono, e tu hai una lunga esperienza con loro".
Disse: "Puoi dire ciò che vuoi, ma se succede di nuovo ciò
che è successo la notte scorsa, morirò. E devi pensare anche a mia
moglie. È molto delicata e ha già avuto un attacco di cuore. Se
questi scheletri vengono a bussare durante la notte...!"
Mi ha sempre meravigliato che la gente abbia paura degli scheletri,
perché sono proprio dei poveretti, non hanno vita, non possono fare
nulla. Ma sembra che ci sia una motivazione inconscia: "Siamo
anche noi scheletri". Vedendo uno scheletro, vedi te stesso
senza la pelle.
Un giorno quella sarà la tua situazione. Forse lo scheletro ti
ricorda la morte, ti ricorda la tua realtà, che è nascosta dalla
pelle.
Siamo solo scheletri ben ricoperti. Questa sarà la situazione
quando arriverà la morte. Ti ricorda la morte. Quindi nessuno apre
gli armadi dell'inconscio dove conserva molti scheletri, di molti
tipi diversi.
Tu stesso li hai messi là, e ora ne hai paura. Ma la realtà è che
sono morti; apri le porte, fa' entrare la luce, pulisci gli armadi,
pulisci la mente da tutto il peso morto di cui sei pieno; sta
rendendo la tua vita miserabile, un inferno.
E la responsabilità è solo tua. Prima di tutto, hai nascosto delle
cose, e non dovresti farlo. È meglio dar loro espressione e
lasciarle andare. Quindi prima le nascondi, e resti un ipocrita -
non sei mai arrabbiato, non odii nessuno, non fai né questo né
quello; ma tutto ciò poi si accumula all'interno. Sono tutte cose
morte, non hanno energia propria, a meno che non gliela dai tu. Tu
sei la fonte dell'energia. Tutto ciò che accade nella vita ha
bisogno di energia. Se tagli la sorgente dell'energia e... in altre
parole è ciò che chiamo identificazione; se non ti identifichi con
qualcosa, questa immediatamente muore, perché non ha energia
propria.
Non identificarsi è l'altra faccia dell'osservare.
Apprezza la bellezza dell'osservare e la sua enorme capacità di
trasformarti. Osserva qualunque cosa, e vedrai subito che non è
nulla ma uno scheletro senza vita, che non può farti del male. Ma
tu gli dai energia, proietti energia su di esso. A quel punto, uno
scheletro che non poteva fare nulla, può persino ucciderti, può
provocare un attacco di cuore; inizia a sfuggirlo e gli hai dato
realtà, gli hai dato vita.
Dà vita a cose belle. Non donare vita a cose orrende. Non hai molto
tempo o molta energia da sprecare. Con una vita così breve, con una
sorgente di energia così piccola, è stupido sprecarle nella
tristezza, nella rabbia, nell'odio, nell'invidia.
Usale per amare, usale per un atto creativo, usale per l'amicizia,
usale per la meditazione; fa' con loro qualcosa che ti porti più in
alto. Più vai in alto, più sorgenti di energia ti si aprono.
Al vertice della consapevolezza, sei simile a un dio. Ma noi non
permettiamo che ciò accada. Cadiamo in basso, in spazi sempre più
oscuri, dove diventiamo quasi dei morti viventi.
È nelle tue mani.
Un po' di tempo fa ho capito che non reagisco tanto alle
situazioni quanto alle persone, così se qualcuno che mi piace fa
qualcosa, non mi dà fastidio, ma se qualcuno che non mi piace fa la
stessa cosa, penso: "Che cosa orribile che ha fatto".
A livello intellettuale sono arrivato a capire che la ragione per
cui alcune persone non mi piacciono, è che rispecchiano certe
caratteristiche di me che preferirei ignorare.
Speravo che gradualmente sarei arrivato ad accettare in profondità
questo fatto piuttosto sgradevole, e che i miei giudizi sarebbero
scomparsi come per miracolo senza dover affrontare ciò che c'è di
spiacevole dentro di me. Sfortunatamente, finora non è accaduto.
Continuo a reagire ad alcune persone, e a volte trovo difficile
persino ricordare di portare la mia energia verso l'osservazione di
me stesso invece che verso il giudizio. Mi sono consolato dicendomi:
"Non c'è nulla da fare, vai avanti ad osservare", ma dato
che il mio osservare è così tiepido e ci sto mettendo tanto tempo,
mi chiedevo se potresti suggerire qualche trucco che mi possa
aiutare, magari una scorciatoia del processo completo.
Non esistono trucchi e non esistono scorciatoie perché l'osservare
è la via più breve per l'illuminazione. Quindi la questione dei
trucchi non sorge affatto. Nessun trucco può aiutarti. I trucchi
vanno bene se devi giocare a carte e barare, ma con l'esistenza non
puoi barare, non puoi barare con la vita.
Se tu volessi una strada più lunga, potremmo trovarla; perché è
possibile mostrarti delle cose non essenziali, o addirittura
inutili, e così il cammino diventa più lungo.
Le religioni hanno fatto proprio questo. Hanno reso il cammino molto
lungo, in modo che sia impossibile arrivare in una sola vita: si
rendono necessarie molte vite. Era una strategia dei preti per
ingannare la gente, perché se dici che si può arrivare in questo
preciso momento, allora la domanda che sorge è perché non sei
ancora arrivato: magari non vuoi, magari vuoi aspettare almeno un
po', magari vuoi finire prima qualcos'altro, magari pensi che
l'illuminazione è l'ultima cosa nella vita in ordine di importanza.
E tutto il tuo impegno va alle cose banali ed ordinarie della vita.
Ma ci potrebbe anche essere qualcuno che ci prova eppure non riesce
comunque ad arrivarci. Allora il prete sarà nei pasticci, perché
anche lui ne è lontano tanto quanto te. Essere prete per lui è
solo una professione, non è un ricercatore. E tu potresti iniziare
a chiedergli: "Perché non accade?" E lui non saprebbe
cosa rispondere perché anche lui non sa che cos'è, cosa può
ostacolarlo, e cosa può aiutarlo.
Quindi la cosa più semplice per lui è quella di dire: "È un
cammino molto lungo. Accadrà dopo molte vite, quindi non aver
fretta, non è qualcosa che puoi ottenere in questo momento.
Continua a lavorare e a pregare; quando il tempo sarà maturo,
accadrà". Questo era solo un espediente del prete per
proteggersi.
Osservare è la via più breve. Per arrivarci non servono molte
vite. Non dipende dal tempo, ma piuttosto dall'intensità del
desiderio, dalla tua sete; quando hai sete di verità - come se
fosse una questione di vita o di morte - metti tutta la tua energia
in questo momento, e la porta dovrà necessariamente aprirsi.
E ricorda di non pensare mai a trucchi: se hai a che fare con la
realtà, in quel modo non arriverai da nessuna parte.
La semplice verità è che osservare è la via più breve; non può
essere resa ancora più breve.
L'osservare è ciò che si aspetta da parte tua... cerca di
comprendere, in realtà non ci si aspetta nulla. Stai già
osservando le cose, sai cos'è l'osservare. Guardi una partita di
calcio, guardi la televisione, guardi un film. Sai già cosa vuol
dire guardare, non c'è bisogno di dirtelo: la stessa cosa va
applicata a ciò che vedi sullo schermo della mente. Chiudi gli
occhi e lascia che la tua mente funzioni come lo schermo di un
cinema o della televisione; qualunque cosa passi nella mente, tu
resti un osservatore, non fai nulla, non giudichi neanche.
Questo è l'unico miracolo che conosco: quando il tuo osservare
diventa sempre più stabile, lo schermo si vuota. In poco tempo, ci
sarà l'osservatore ma non ci sarà nulla da osservare, lo schermo
sarà completamente vuoto.
E quando l'osservatore viene lasciato da solo, inizia a osservare se
stesso, perché quella è la sua natura: osservare.
E osservare se stessi è la cosa più grande che possa accadere
nella vita di qualcuno. Tutto il resto accade grazie a questo:
l'estasi, il silenzio, la pace, e alla fine l'andare persino oltre
queste esperienze e rimanere nella propria pura essenza.
Chi ha raggiunto questa pura essenza avrà realizzato quella che è
la missione della vita umana.
Osho:
The Transmission of the Lamp, Capitolo 23 |