Si
dice che si impara dal caos, ma di quanto altro caos ha bisogno
l’uomo per risvegliarsi?
Il
caos non è all’esterno, l’esterno è un cosmo, mentre
all’interno esiste un caos. Ed è a causa del caos interiore che
le persone non guardano dentro di sé. Hanno paura, sono
terrorizzate e non osano guardare dentro di sé. Si tengono occupate
in tutti i modi, in modo tale che non rimanga tempo utile per
guardare all’interno, né spazio per farlo.
La
gente continua ad ascoltare i Buddha che dicono: "Conosci te
stesso", e comprende cosa si intende con quel "conosci te
stesso", ma nessuno fa alcuno sforzo per conoscere se stesso.
Ha paura del caos.
All’interno esiste il caos. All’esterno non c’è caos: le
stelle si muovono secondo un ritmo, l’intera esistenza è ritmica,
vive in una sintonia assoluta. é solo la mente dell’uomo a essere
in un caos. E se vedi un qualsiasi caos all’esterno, esso è
creato dall’uomo, è un suo frutto.
L’uomo resta un caos, a meno che non diventi una nonmente. La
mente è un caos -- è inevitabile che la mente sia un caos -- e tu
ti sei identificato con essa.
Cos’è la mente? La somma di passato e futuro. Il presente non è
affatto parte della mente, il presente appartiene all’esistenza,
ed è in assoluta armonia. Il passato non esiste più e il futuro
non esiste ancora; la tua mente è formata da queste due cose
non-esistenziali: ricordi e immaginazioni, memorie e desideri,
ricordi e speranze. é a causa di tutto questo che vivi in una
condizione di follia.
Tutti sono pazzi, dentro di sé. Noi non definiamo nessuno
"pazzo", a meno che non tocchi il limite estremo. Ma la
differenza tra i pazzi e le cosiddette persone sane, è solo di
gradi, e una cosa qualsiasi può far scattare la pazzia. Voi state
ribollendo vicino ai novantanove gradi; è sufficiente un solo grado
in più -- ti fallisce un affare, vai in bancarotta, tua moglie
muore -- e quando quel grado si aggiunge agli altri novantanove,
inizi a evaporate... impazzisci.
Gli psichiatri, gli psicoterapisti, tutte queste persone servono
solo a tenerti dentro i limiti: ti mantengono normalmente anormale,
quella è la loro funzione. Essi sono agenti della società, così
come, nei tempi antichi, lo erano i preti. Gli psicoterapisti sono i
nuovi preti, un nuovo sacerdozio che opera per tener in vita questa
società, che aiuta questa società a credere che tutto va bene.
Nulla va bene. Tutto è sul punto di crollare e basta un nulla, un
qualsiasi incidente, per spingerti nel mondo della pazzia. Tu non
fai che prepararti, continui a prepararti. E più sei sensibile, più
sei vivo, maggiore è la possibilità che tu impazzisca.
Ai funerali della moglie, Perelli esplose in una disperazione
sconsolata, al punto che gli amici dovettero tenerlo a forza per
impedirgli di buttarsi nella fossa dove era stata deposta la bara
della moglie.
Alla fine della cerimonia, ancora piegato in due dal dolore, fu
condotto a casa, sulla limousine che era stata noleggiata per
quell’ultimo viaggio, e l’uomo si ritirò in un’assoluta
solitudine.
Dopo una settimana, non avendo sue notizie, preoccupati per ciò che
poteva essere accaduto al poveretto, la famiglia della moglie mandò
il fratello di lei a vedere come stava.
Dopo aver suonato a lungo, sempre più preoccupato, l’uomo scivolò
nella casa, passando dalla veranda, vide che al pianterreno la casa
era tranquilla, e salì le scale... lo trovò in camera da letto
tutto infervorato a scoparsi la cameriera.
Il letto era disfatto, e le bottiglie di champagne disseminate
ovunque rivelavano che la cosa andava avanti da giorni.
Sconvolto, il fratello della moglie esplose: "Ma tutto questo
è terribile, Perelli... tua moglie, mia sorella, è morta da soli
sette giorni, e tu fai questo? E tu fai questo!"
Perelli era impegnatissimo nella sua scopata che riuscì solo a
voltare la testa e a mormorare: "Come sai cosa sto facendo? Non
sapevo più come lenire il mio dolore... era veramente
insopportabile!"
La gente vive nel caos. In qualche modo riesce a darsi un tono, a
tenere in piedi una facciata, a fingere che tutto vada bene... ma
non c’è nulla che vada bene.
E tu mi chiedi: "Si dice che si impara dal caos".
Certo, è vero. Ma noi impariamo dal caos solo se andiamo dentro di
noi, se entriamo consapevolmente in quel caos, se lo facciamo
deliberatamente, sapendo di farlo. Se incontriamo il caos,
ovviamente, impariamo, e non c’è altro modo per imparare. Ed è
vero che da questo caos nascono le stelle più grandi. Da questo
caos nascono i Buddha, ma dovete incontrarlo, confrontarvi con esso.
Ma noi continuiamo a fare l’esatto opposto: continuiamo a
nasconderlo, a coprirlo. Non lo vogliamo mostrare a nessuno e non lo
vogliamo vedere noi stessi. Ne abbiamo terrore, ne siamo spaventati
a morte. Abbiamo paura di non riuscire a gestirlo. Temiamo che,
entrando in esso, possiamo non essere più in grado di tornare
indietro. Per cui ci aggrappiamo a qualsiasi cosa, all’esterno;
ogni scusa è sufficiente per farci aggrappare. E continuiamo ad
aggrapparci a una cosa o all’altra... semplicemente per continuare
a evitare noi stessi.
La persona che eviti di più nella tua vita, sei tu. Tutta la tua
vita è organizzata in modo da non incontrare mai te stesso. Sei
stato addestrato, allevato, educato, culturalizzato, civilizzato, in
modo tale che non incontrerai mai te stesso.
Incontrerai tutti, ad eccezione di te stesso, verrai presentato a
tutti, fatta eccezione per te stesso, per il semplice motivo che la
società non sa come interagire con il caos interiore.
é solo alla presenza di un Maestro, in un Buddhafield, che la gente
prende il coraggio necessario per incontrarsi faccia a faccia con se
stessa. E all’inizio è un crollo, ma se entri in quel caos
consapevolmente, ben presto quel crollo diventa un’apertura oltre
il caos stesso.
Tutta la funzione del Maestro tende a trasformare quei crolli in
aperture esistenziali. Lo psicoterapista si limita a rattopparti. Ti
mette addosso un po’ di bende, un po’ di lenimenti qui e là...
ti aiuta a rimetterti in piedi, ti riporta al vecchio equilibrio. Ti
fa familiarizzare di nuovo con il tuo vecchio sé. Torni a
funzionare, riprendi a fare le vecchie cose che hai sempre fatto.
Questa è la sua funzione, non quella di trasformarti.
Per fare questo, hai bisogno di una metapsicologia, la psicologia
dei Buddha.
Vivere un crollo consapevolmente è la più grande avventura nella
vita. Ed è il rischio più grande, perché non c’è alcuna
garanzia che il crollo diventi un’apertura, un passaggio.
Lo diventa, ma queste cose non possono essere garantite. Il tuo caos
è antichissimo; per moltissime vite sei stato nel caos: esso è
denso ed è spesso. é praticamente un universo in sé e per sé.
Quindi, quando ci entri, con le tue sole possibilità, ovviamente
esiste un pericolo. Ma senza un confronto con questo pericolo,
nessuno si è mai integrato, nessuno è mai diventato un individuo,
un’organismo indivisibile.
Certo, questo "si dice" è vero: noi impariamo solo dal
caos. Ma impariamo solo se lo attraversiamo, e vi dobbiamo entrare
in un modo ben preciso, con uno stile, con un metodo: il semplice
entrare nel caos senza alcun metodo sarà solo un crollo,
impazzirai.
Lo Zen, o la meditazione, è il metodo che ti aiuterà ad
attraversare il caos, a superare quell’oscura notte dell’anima,
in maniera equilibrata, disciplinata, all’erta. L’alba non è
molto lontana, ma prima che tu la possa raggiungere, devi
attraversare quella notte oscura. E man mano che l’alba si
avvicinerà, la notte diventerà sempre più oscura.
In realtà, questa è la funzione delle comunità religiose.
Infatti, da solo puoi non riuscire a farlo, ma in una comune, in cui
molte persone sono davanti a te, molte sono dietro di te, con un
Maestro che ha conseguito quell’alba, che continua a incitarti a
procedere, che continua a ripeterti: "Non ti preoccupare, la
meta non è molto lontana"... e ci sono persone davanti a te
che dicono: "Non ti preoccupare. Anche noi abbiamo attraversato
una condizione simile, e anche tu riuscirai ad attraversarla. Basta
solo un pò più di perseveranza, devi solo aspettare ancora un
po’, essere un po’ più paziente!"
E poi c’è il Maestro che risplende come una stella. Egli continua
ad aiutarti ogni giorno, tenendoti per mano nei momenti in cui
vorresti scappare via, fuggire, tornare al vecchio mondo,
dimenticandoti di tutto quanto, visto che è un incubo
insopportabile.
Certo, si impara, ma si impara solo lungo una via ardua... non
esiste scorciatoia.
Tu dici: "Ma di quanto altro caos ha bisogno l’uomo per
risvegliarsi?"
Non è un problema di quantità: o sei addormentato oppure sei
risvegliato. Nessuno è più addormentato di qualcun altro. Le
persone che sono addormentate, lo sono allo stesso modo. Non importa
quanto profondamente tu sia addormentato -- non è una questione di
quantità -- tu sei addormentato, e questo è sufficiente.
La stessa cosa è vera per il risveglio: se sei risvegliato, sei
semplicemente sveglio. Nessuno lo è di più, nessuno lo è di meno.
Per secoli i teologi hanno discusso... essi discutono sempre di
stupidaggini. In India essi hanno discusso di chi fosse più
risvegliato: Mahavira o Buddha? I giainisti sostengono che fosse
Mahavira, i seguaci di Buddha che fosse lui. E il tutto è
assolutamente sciocco, insensato. Non è una questione di maggiore o
minore risveglio: se qualcuno è risvegliato, è sveglio. Sia Buddha
che Mahavira sono risvegliati, la notte è finita, il caos è stato
trasformato in un cosmo.
E questo è il miracolo: quando si è perfettamente risvegliati, il
tuo stesso caos diventa un cosmo, poiché esso inizia ad assestarsi
in un’orchestra; il chiasso diventa musica.
All’improvviso, tutto ciò che era folle, insensato, è
trasformato in buddhità, in illuminazione; la stessa energia!
Il caos non è altro che energia, energia di cui sei inconsapevole.
Se diventi consapevole, il fenomeno stesso della consapevolezza
diventa un fenomeno che ti trasforma. Non occorre che tu faccia
altro: il semplice essere consapevole è sufficiente.
é venuta la primavera. All’improvviso i boccioli iniziano ad
aprirsi, spuntano i fiori, a migliaia... il mondo interiore è
ricolmo di fragranza.
Ma l’uomo è assolutamente addormentato.
Mulla Nasruddin, notando un pappagallo appollaiato su di una
finestra, in una fattoria, attratto dal ricco piumaggio
dell’uccello, corse ad afferrare una scala, e salì fino alla
finestra. Stava per mettere il suo cappello sopra all’uccello
quando questi, che lo fissava con occhio torvo, gli chiese:
"Cosa pensi di fare?"
"Mi scusi, mi scusi, signorina," mormorò il povero Mulla,
"pensavo fosse un uccello!"
La gente non è in sé! Tu pensi di essere consapevole, e questo è
uno degli errori più grandi che tu possa fare: ti mantiene
inconsapevole. L’idea stessa di essere consapevole è un inganno.
Se pensi di essere già consapevole, non è più necessario fare
altro, per risvegliarsi.
Devi renderti conto di essere ubriaco, ubriaco di molte cose: di
avidità, di lussuria, di rabbia, di ambizione, di ego. Tutte queste
sono droghe!
é un mondo veramente strano: le droghe comuni, che non sono così
pericolose, sono proibite. La gente continuamente parla contro il
fumo, che non è molto pericoloso. é una sorta di "pranayama":
si inspira e si espira, certo, è un po’ sciocco, perché potresti
respirare aria pura, e invece respiri fumo sporco, e paghi pure per
farlo... ma non è nulla di cui preoccuparsi.
Oppure, la gente è contraria all’alcol. Ma ogni tanto un pò di
alcol non fa male, fa divertire! Ed è assolutamente vegetariano!
Non fai del male a nessuno... ma contro queste cose esiste un forte
rifiuto.
E le nuove droghe sono molto meglio dell’alcol. Ad esempio,
l’LSD è migliore, meno dannoso dell’alcol: preso nelle giuste
dosi, con la giusta guida, nella giusta atmosfera, ti può rivelare
molte cose. Può diventare un metodo per incontrare te stesso. Ti può
dare visioni nuove, nuove intuizioni nel tuo essere e
nell’esistenza stessa. Ma la gente è contraria, mentre non è
contro l’avidità, non è contro i giochi egoici, non è contro
l’ambizione.
Ad esempio, fino a pochi mesi fa Morarji Desai era il Primo Ministro
dell’India. Egli è profondamente contrario all’alcol, è una
vera ossessione per lui: voleva imporre un assoluto proibizionismo.
Ma non si rende conto di essere più alcolizzato di chiunque altro.
é un egoista così raro, ed è così pieno di avidità e di
ambizione... per tutta la sua vita ha cercato di occupare un posto o
l’altro. E ancor oggi, a ottantacinque anni, ha appena dichiarato:
"Se la gente mi vuole, mi presenterò alle elezioni". Ed
è risaputo che è perfino disposto a diventare il primo ministro di
uno qualsiasi degli stati dell’Unione indiana, il Gujarat ad
esempio... persone veramente affamate di potere!
Nessuno pensa che si tratta di sostanze intossicanti: ma ambizione,
avidità, fame di potere, tengono l’umanità nel caos. Questa
gente non è sola: siamo tutti nella stessa barca. Alcuni
impazziscono per il potere, altri non impazziscono come loro, ma
tutti pensano in termini di potere, denaro, prestigio, rispettabilità.
Queste cose continuano a tenerti in uno stato di ebbrezza. In queste
condizioni una persona può fare di tutto.
Morarji Desai vuole vivere il più a lungo possibile. Forse, in cuor
suo, pensa di poter diventare fisicamente immortale, bevendo la
propria urina! é contro l’alcol, ma non contro questa pratica.
L’alcol è succo di frutta raffinato, di gran lunga migliore
dell’urina! Ma lui non la chiama così, la definisce: "acqua
di vita"...
Questa gente ha dominato l’umanità, ed è ambiziosa. E ora egli
vuole vivere ancora... per cosa? Solo per avere più potere, per
avere più potere per un periodo di tempo più lungo.
L’uomo non è distrutto dalle altre piccole cose -- marijuana,
LSD, e così via -- è distrutto da qualcosa di molto più profondo:
l’ambizione è la cosa più velenosa che esista. E ne siamo
inconsapevoli.
Se non diventiamo coscienti dei nostri veleni interiori, non saremo
in grado di trasformare i nostri esseri dall’oscurità alla luce.
Rimarremo buchi neri, e abbiamo la capacità di diventare luce
eterna.
Tre irlandesi, nessuno dei tre molto sobrio, parlavano tra di loro
alla stazione degli autobus di una piccola città del Nord
dell’Irlanda. La conversazione li coinvolse al punto che non si
resero conto che l’autobus che aspettavano era arrivato. Quando
l’autista urlò: "Tutti in vettura!" Si guardarono
allibiti e corsero verso la vettura. Due dei tre riuscirono a
salire, ma il terzo rimase a terra.
Mentre guardava tristemente la vettura allontanarsi, fu avvicinato
da uno straniero che per rincuorarlo gli disse: "Non si
dovrebbe sentire triste. In fondo, due su tre è una buona
media...".
Sconsolato, l’irlandese disse: "Loro erano venuti ad
accompagnarmi...".
E tutto questo è vero non solo per le persone ubriache, non solo
per i politici, ebbri di potere, ma anche per le cosiddette persone
religiose. Coloro che pensano di aiutare l’umanità, i grandi
missionari, quanti fanno assistenza sociale... queste persone sono
le più maligne, per il semplice motivo che esse stesse vivono nel
caos, eppure tentano di aiutare gli altri. Esse non fanno che
raddoppiare il loro caos, moltiplicarlo all’infinito.
Il mondo sarebbe di gran lunga più felice e più sano se non
esistessero i missionari, se non esistessero gli assistenti sociali.
Se la gente venisse lasciata a se stessa, rinsavirebbe molto più
velocemente. Ma esistono tanti assistenti sociali... nessuno di loro
vuole lasciarti in pace, nessuno riesce a lasciarti solo.
Un uomo stava picchiando una vecchietta, in mezzo alla strada. Si
riunì una folla che prese coraggio e chiese a quell’energumeno
perché si accanisse tanto su una povera vecchia.
E l’altro spiegò: "Voglio aiutarla ad attraversare la
strada, ma lei continua a insistere che non vuole attraversarla... e
io ho il compito di aiutare i vecchi ad attraversare la strada. Il
traffico è pericoloso!"
Ecco cosa succede. E tutti questi missionari, questi benefattori
dell’umanità sono piegati in avanti, per aiutarti!
Jake il barbiere, passando di fianco a una casa nelle prime ore del
mattino, vide un uomo aggrappato a un portone.
"Cosa succede?" Chiese comprensivo, "è
ubriaco?"
"Scì, temo di scì!"
"Abita qui?"
"Scì!"
"Vuole che l’aiuti a salire?"
"Scì, grascie!"
"A che piano abita?"
"Scecondo!"
Con difficoltà il buon Jake, un po’ tirando e un po’
strattonando, aiutò l’uomo a salire fino al secondo piano. E, di
fronte a una porta chiusa, chiese se quella fosse la sua casa. Un
cenno dell’uomo convinse Jake di essere alla fine della sua
fatica... spinse dentro l’uomo, chiuse la porta, e scese al
pianterreno.
Ma qui, alla debole luce di una lampada, vide un altro uomo, in
apparenza più malconcio del primo, che si appoggiava a un muro.
"Anche lei ubriaco?" Chiese.
"Scì," disse una flebile voce.
"E vive qui?"
"Scì!"
"E non mi dica che anche lei vive al secondo piano!"
"Scì!"
E di nuovo il buon Jake portò quello sconosciuto fino al secondo
piano. Di fronte alla stessa porta, un gesto dell’ubriaco gli fece
capire che anche lui abitava lì... lo spinse dentro e ridiscese.
Al pianterreno, con sua sorpresa, trovò un terzo uomo, anche lui
evidentemente ubriaco, ma in condizioni pessime: era pieno di
graffi, sanguinava, e il volto era ridotto a una maschera. Stava per
avvicinarsi a lui, quando l’uomo prese a correre fuori dalla casa,
dove cadde nelle braccia di un poliziotto di ronda.
"Scignora guardia," iniziò disperato, puntando il dito
contro il buon Jake, e poi proseguì con voce sorprendentemente
lucida: "mi aiuti... è tutta la notte che quell’uomo
continua a buttarmi giù dalla tromba dell’ascensore!"
No, la domanda non è sapere di quanto altro caos l’uomo ha
bisogno per risvegliarsi; l’uomo ha semplicemente bisogno di
risvegliarsi. E il solo modo per risvegliarsi è la meditazione. Non
esiste altra via. Lo Zen è la sola via... camminare in Zen, stare
seduti in Zen!
Osho,
Tratto da: "Walking in Zen, Sitting in Zen", pag. 9
Tratto da: "All’Origine |