Osho,
Ma tu sei contro tutte le religioni? E qual è il loro errore
basilare?
Sì, sono contro tutte le cosiddette religioni perché non sono
affatto religioni. Io sono per la religione, ma non per le
religioni.
La vera religione può essere solo una, proprio come la scienza. Non
c'è una fisica musulmana, una indù o una cristiana; sarebbe una
cosa insensata. Ma questo è proprio ciò che hanno fatto le
religioni: hanno fatto della terra un manicomio.
Se la scienza è una, allora perché non dovrebbe essere una anche
la scienza dell'interiorità?
La scienza esplora il mondo oggettivo e la religione esplora quello
soggettivo. Il loro lavoro è lo stesso, sono solo la loro direzione
e dimensione a essere differenti.
In un'era più illuminata non ci sarebbe nemmeno la religione; ci
sarebbero solo due scienze: la scienza oggettiva e quella
soggettiva. La scienza oggettiva ha a che fare con le cose, quella
soggettiva con gli esseri.
Ecco perché affermo di essere contrario alle religioni ma non alla
religione. Ma questa religione sta ancora nascendo. Le vecchie
religioni faranno tutto ciò che è in loro potere per ucciderla,
per distruggerla, perché la nascita di una scienza della
consapevolezza sarà la morte di tutte queste cosiddette religioni
che hanno sfruttato l'umanità per migliaia di anni.
Che fine faranno le loro chiese, le sinagoghe, i templi? Che accadrà
al loro clero, ai papi, agli imam, agli shankaracharya, ai rabbini?
Il loro è un grosso affare. Queste persone non permetteranno con
tanta facilità la nascita di una vera religione.
Ma il momento è arrivato nella storia dell'umanità in cui la morsa
delle vecchie religioni si sta allentando.
La gente rende un omaggio solo formale alla religione cristiana,
ebraica, induista e musulmana, ma di base chiunque abbia un minimo
di intelligenza non ha più alcun interesse per quella spazzatura.
Magari va alla sinagoga o in chiesa o alla moschea per altre
ragioni, ma più che ragioni religiose sono ragioni sociali. È
vantaggioso essere visti nella sinagoga; è rispettabile, e non fa
male a nessuno. È come associarsi al rotary club o al lions club.
Queste religioni sono dei vecchi club circondati da un gergo
religioso, ma se vai un po' più in profondità scopri che è un
abracadabra privo di sostanza.
Io sono per la religione, ma quella religione non sarà una
ripetizione di una di quelle che conosci già.
Questa religione sarà una ribellione contro tutte le altre. Non
porterà avanti il loro lavoro; anzi lo abbandonerà completamente e
ne inizierà uno nuovo, la trasformazione reale dell'uomo.
Mi chiedi: Qual è l'errore basilare di tutte queste religioni? Gli
errori sono tanti e sono tutti fondamentali, ma voglio parlare prima
di tutto del più importante cioè quello che nessuna di queste
religioni ha avuto abbastanza coraggio da accettare il fatto che
esistono cose che non sappiamo. Esse hanno preteso di sapere tutto,
di essere onniscienti.
Questo perché, se accetti di essere ignorante su un certo soggetto,
chi sa, potresti esserlo anche rispetto ad altre cose. Che garanzia
c'è? Per essere assolutamente sicuri, hanno finto, senza alcuna
eccezione, di essere onniscienti.
La cosa più bella della scienza è che non pretende di
essere onnisciente.
La scienza non pretende di essere onnisciente, accetta i suoi limiti
umani. Sa qual è il suo sapere e sa anche che c'è molto di più da
apprendere. E gli scienziati più geniali sanno una cosa ancora più
profonda. Gli scienziati sanno quali sono i limiti del conosciuto;
prima o poi arriveranno a conoscere il conoscibile – sono già
sulla strada.
Ma solo gli scienziati più grandi come Albert Einstein sono
coscienti della terza categoria, l'inconoscibile, che non potrà mai
essere conosciuto. A questo riguardo non si può fare nulla, perché
il mistero supremo non può essere ridotto a conoscenza.
Siamo parte dell'esistenza, come possiamo allora conoscerne il
mistero supremo?
Non c'è modo di separarci completamente dall'esistenza e diventare
solo degli osservatori. Viviamo, respiriamo, esistiamo con
l'esistenza: non possiamo separarci da essa. Il momento in cui siamo
separati, siamo morti. Ma se non siamo separati, se non possiamo
essere dei semplici osservatori, senza alcun attaccamento, non
possiamo conoscere il mistero supremo; è impossibile. Rimarrà
sempre qualcosa che non si potrà conoscere. Questa parte potrà
forse essere sentita, ma non conosciuta. Potrà forse essere
sperimentata in modi diversi, ma non come conoscenza.
Ti innamori – puoi dire forse che conosci l'amore? È un fenomeno
completamente diverso: lo senti. Se cerchi di conoscerlo, potrebbe
evaporare nelle tue mani. Non puoi ridurlo a una conoscenza, non
puoi farne un oggetto di conoscenza perché non è un fenomeno della
mente. Ha a che fare col cuore. I battiti del tuo cuore lo
conoscono, ma è una conoscenza di tipo completamente diverso.
L'intelletto non è in grado di avvicinarsi ai battiti del tuo
cuore.
Ma in te c'è più del cuore: c'è l'essere, la tua sorgente di
vita. Proprio come conosci tramite la mente, che è la parte più
superficiale della tua individualità, puoi conoscere anche tramite
il cuore, che è più profondo della mente. La mente non può
arrivarci, perché per essa la profondità è troppa. Ma al di là
del cuore, ancora più in profondità, c'è il tuo essere, la tua
sorgente di vita. Questa sorgente di vita ha anch'essa il suo modo
di apprendere.
Quando la mente sa, la chiamiamo conoscenza.
Quando il cuore sa, lo chiamiamo amore.
E quando l'essere sa, la chiamiamo meditazione.
I tre parlano lingue diverse, che non sono traducibili l'una
nell'altra. Più vai in profondità, più diventa difficile la
traduzione, perché al centro dell'essere c'è solo silenzio. E come
puoi tradurre il silenzio in suono? Nel momento in cui traduci il
silenzio in suono lo hai distrutto. Persino la musica non è una
traduzione sufficiente; la musica arriva un po' più vicino, ma è
sempre suono.
Questo è l'errore basilare di tutte le religioni: hanno ingannato
l'umanità atteggiandosi sfacciatamente a chi sa tutto.
Ogni giorno sono state smascherate e la loro ignoranza è stata
messa in evidenza; per questo si sono opposte a ogni progresso del
sapere.
La religione si è opposta a ogni passo fatto dalla
scienza.
Secondo la Bibbia, la terra è piatta, non rotonda. Quando Colombo
iniziò a progettare il suo viaggio, con l'idea che la terra fosse
rotonda, la sua era semplice aritmetica: "Se continuo ad andare
avanti, un giorno arriverò allo stesso punto da cui ero partito…
percorrendo un giro completo". Ma tutti erano contrari.
Il papa fece chiamare Colombo e gli disse: "Non essere sciocco!
La Bibbia lo dice chiaramente: la terra è piatta. Presto arriverai
all'orlo di questa terra piatta e cadrai giù. E chi sa dove andrai
a finire? Il cielo è in alto e tu non puoi cadere verso l'alto, non
è così? Quindi cadrai giù nell'inferno. Non partire per questo
viaggio e e non persuadere altri a farlo".
Colombo volle lo stesso partire e così aprì le porte di un mondo
nuovo. Dobbiamo molto a Colombo, non sappiamo nemmeno quanto. Il
mondo che conosciamo è venuto alla luce grazie a lui. Se avesse
dato ascolto al papa, a quel papa infallibile, che stava solo
dicendo sciocchezze… Ma le sue sciocchezze erano sante, molto
religiose…
Tutte le religioni al mondo sono costrette ad affermare di sapere
tutto ciò che è possibile sapere. E di conoscerlo esattamente per
ciò che è – non possono fare altrimenti.
I giainisti dicono che il tirthankara – il loro profeta, il loro
messia – è onnisciente. Sa tutto – passato, presente e futuro
– quindi tutto ciò che dice è verità assoluta. Buddha prendeva
in giro Mahavira, il messia dei giainisti. I due erano
contemporanei, venticinque secoli fa. Mahavira stava diventando
vecchio, ma Buddha era ancora giovane e capace di ridere e
scherzare. Era ancora giovane e vivo; non ancora ben affermato.
Quando una religione si è affermata, hai di fronte degli interessi
costituiti. Mahavira aveva una religione affermata già da migliaia
di anni, forse la più antica religione del mondo. Gli indù dicono,
giustamente, di possedere il libro più antico del mondo, il Rig
Veda. È stato ora scientificamente provato che il Rig Veda è la
scrittura più antica mai sopravvissuta. Eppure nel Rig Veda viene
menzionato il primo messia del giainismo, che è prova sufficiente
del fatto che il messia del gianismo era precedente al Rig Veda. Il
suo nome era Rishabhadeva.
Egli viene menzionato con un rispetto che è impossibile avere per
un contemporaneo. È una debolezza umana, ma è vero che è molto
difficile avere rispetto per un contemporaneo, una persona viva, uno
come te. È facile rispettare qualcuno che è morto già da tanto
tempo. Il modo in cui il Rig Veda ricorda Rishabhadeva è così
rispettoso che doveva essere morto da almeno mille anni, non meno di
tanto, quindi il giainismo era una religione affermata già da molto
tempo.
Con Buddha, il buddismo era appena all'inizio. Egli si poteva
permettere di scherzare e di ridere, e così scherza su Mahavira e
sulla sua onnipotenza, onniscienza e onnipresenza. Dice: "Ho
visto Mahavira che mendicava davanti a una casa", perché
Mahavira viveva nudo e mendicava. Buddha dice: "L'ho visto
fermarsi davanti a una casa vuota. In casa non c'era nessuno, eppure
quest'uomo, dicono i gianisti, conosce non solo il presente, ma
anche il passato e il futuro".
Buddha continua: "Ho visto Mahavira camminare proprio davanti a
me, e pestare la coda a un cane. Era mattina presto, non era ancora
chiaro. Solo quando il cane è saltato su abbaiando, Mahavira si è
accorto che gli aveva pestato la coda. Quest'uomo è onnisciente,
eppure non sa che un cane è sdraiato a dormire proprio sul suo
cammino, e che lui sta per pestargli la coda".
Ma è successa la stessa cosa a Buddha quando si è
affermato.
Trecento anni più tardi, quando i suoi detti e le sue affermazioni
vennero raccolti per la prima volta, i discepoli misero bene in
chiaro che "tutto ciò che è scritto qui è assolutamente
vero, e rimarrà vero per sempre".
Eppure tra quelle affermazioni ci sono tante cose stupide che
possono essere state valide venticinque secoli fa, ma che ora non
hanno più senso, perché tante cose sono accadute nel corso di
questi secoli. Buddha non aveva alcuna idea di Marx o di Freud… ciò
che ha scritto è necessariamente basato solo sulla conoscenza
disponibile a quei tempi.
In India non si è mai pensato alla rivoluzione; non ci si è posti
neppure il problema che potesse accadere, e l'India ha vissuto in
una povertà mai vista in altri paesi. L'India ha vissuto in
schiavitù più a lungo di qualsiasi altro paese al mondo. Ma la
schiavitù, la povertà, la sofferenza – tutto dev'essere
accettato perché è la conseguenza delle tue azioni. Non puoi
ribellarti. Contro chi ti puoi ribellare? L'unica possibilità è
quella di bilanciare le tue cattive azioni con delle buone azioni.
L'idea stessa di rivoluzione non si è mai presentata alla mente
indiana. Se la schiavitù arriva, devi accettarla.
Gli indù conoscono tutte le risposte. Dicono: "Senza la volontà
di Dio non può accadere nulla. Quindi se sei uno schiavo…" E
per duemila anni l'India è rimasta in uno stato di schiavitù; è
un miracolo che un paese così vasto sia rimasto in schiavitù per
duemila anni. I popoli che hanno invaso l'India erano piccole tribù
di barbari; non erano nulla a confronto dell'India. Avrebbero potuto
essere schiacciati dalla folla, non c'era neppure bisogno di
prendere in mano la spada.
E invece chiunque – unni, mongoli, turchi, musulmani, britannici
– chiunque fosse ambizioso e volesse invadere l'India veniva
sempre ben accolto. L'India era pronta – anzi si sentiva in
obbligo, visto che eri venuto da così lontano e prendendoti tanto
disturbo! E il semplice motivo è che gli indù conoscono la
risposta: è la volontà di Dio; nulla accade contro la volontà di
Dio, quindi questa schiavitù è volontà di Dio.
Voglio che vi ricordiate che l'errore basilare commesso da tutte le
religioni è quello di non essere state abbastanza coraggiose da
accettare il fatto che ci sono dei limiti al loro sapere.
Non sono mai state capaci di dire in qualche momento:
"Non sappiamo".
Sono state così arroganti da continuare a dire che sanno, e a
creare nuove pretese di conoscenza.
È in questo che la vera religione sarà diversa, a un livello
fondamentale.
È vero, ogni tanto ci sono stati individui singoli che hanno avuto
la qualità della vera religione, per esempio Bodhidharma. Questi,
uno degli esseri umani più splendidi, si recò in Cina mille e
quattrocento anni fa. Lì rimase per nove anni raccogliendo un
seguito intorno a lui. Non era però un uomo che apparteneva alla
stupidità delle cosiddette religioni.
Tecnicamente era un monaco buddista, e la Cina era già stata
convertita al buddismo. Migliaia di monaci buddisti avevano già
raggiunto la Cina prima di Bodhidharma, e quando appresero della sua
venuta, se ne rallegrarono, perché Bodhidharma stava quasi alla
pari con Buddha. Il suo nome li aveva raggiunti molto prima del suo
arrivo di persona. Persino il re della Cina, il grande imperatore Wu,
andò a riceverlo al confine tra la Cina e l'India.
Wu era colui che aveva portato tutta la Cina al buddismo, che aveva
provocato la conversione da Confucio a Gautama il Buddha. Aveva
messo tutte le sue forze le sue ricchezze nelle mani dei monaci
buddisti, ed era un grande imperatore. Incontrando Bodhidharma, gli
disse: "Ti stavo aspettando. Sono vecchio, e sono fortunato che
tu sia venuto fin qui; ti ho aspettato per anni. Voglio farti
qualche domanda".
La prima domanda che fece fu: "Ho dedicato tutte le mie
ricchezze, i miei eserciti, la mia burocrazia – tutto ciò che ho
– a convertire questo grande paese al buddismo, creando migliaia
di templi per Buddha". Aveva creato un tempio in cui c'erano
diecimila statue di Buddha; tutta la montagna era stata scolpita. E
dato che bisognava scolpire diecimila statue di Buddha, la montagna
intera era stata utilizzata – scolpita in statue di Buddha –
tanto da diventare solamente un tempio. L'imperatore chiese:
"Quale sarà il beneficio che ne ricaverò nell'altro
mondo?".
Questo è quello che gli dicevano i monaci: "Hai fatto tanto
per servire Gautama Buddha che forse quando arriverai all'altro
mondo, lui stesso sarà lì a ricerverti e a darti il benvenuto. Ti
sei guadagnato tanta di quella virtù che un'eternità di piaceri
sarà tua".
Bodhidharma disse: "Tutto ciò che fai fatto non ha alcun
senso. Non hai nemmeno iniziato il tuo viaggio, non hai fatto
nemmeno il primo passo. Finirai giù nel settimo inferno, fidati
della mia parola.
L'imperatore Wu non riusciva a crederci: "Ho fatto tanto e
quest'uomo dice che andrò nel settimo inferno!".
Bodhidharma rise e disse: "Tutto ciò che fai fatto lo hai
fatto per avidità e qualsiasi cosa fatta per avidità non può
renderti religioso. Hai rinunciato a tante ricchezze, ma non hai
rinunciato senza condizioni. Stai mercanteggiando; è un affare.
Stai facendo acquisti nell'altro mondo. Stai passando il tuo conto
in banca da questo mondo all'altro mondo, lo stai trasferendo. Sei
furbo: questo mondo è momentaneo – domani potresti morire – e
questi monaci ti hanno detto che l'altro mondo è eterno… Cosa fai
allora? Dai via le ricchezze momentanee per ottenerne di eterne? È
proprio un buon affare! Chi stai cercando di prendere in
giro?".
Quando Bodhidharma parlò così a Wu, davanti a tutti i monaci, ai
generali e ai re di grado minore che erano arrivati con Wu e con
tutta la sua corte, Wu s'inalberò. Nessuno gli aveva mai parlato
prima a questo modo. Disse a Bodhidharma: "È questo il modo in
cui parla una persona religiosa?".
Bodhidharma replicò: "Sì, questo è proprio il modo in cui
parla una persona religiosa; tutti gli altri modi appartengono a
persone che vogliono ingannarti. Questi monaci ti hanno ingannato,
ti hanno fatto delle promesse. Tu non sai nulla su ciò che accade
dopo la morte; né lo sanno loro, eppure hanno fatto finta di
saperlo.
Wu chiese: "Ma chi sei tu per parlare con tanta autorità?".
E sai cosa rispose Bodhidharma? Disse: "Non lo so. Questa è
una delle cose che non so. Sono andato dentro di me, sono andato
fino al centro del mio essere e ne sono uscito ignorante come prima.
Non lo so". Questo, io chiamo coraggio.
Nessuna religione ha avuto abbastanza coraggio da dire: "Questo
è ciò che sappiamo, e quello è ciò che non sappiamo – magari
lo sapremo in futuro. E al di là di questo c'è uno spazio che
rimarrà per sempre inconoscibile".
Se queste religioni fossero state così umili, il mondo sarebbe
completamente diverso. L'umanità non sarebbe in un tale caos; non
ci sarebbe tanta angoscia. Dovunque tu vada, tutti sono angosciati.
Perché parlare dell'inferno? Siamo già all'inferno qui.
Come puoi soffrire di più all'inferno?
E di questo sono responsabili le cosiddette persone religiose.
Continuano a fingere, a giocare lo stesso gioco. Dopo trecento anni
in cui la scienza ha continuato a ridurre il loro territorio, a
distruggere la loro cosiddetta conoscenza, a portare alla luce fatti
nuovi, nuove realtà, ancora il papa è infallibile, ancora lo
shankaracharya è infallibile!
Una vera religione avrà l'umiltà di accettare che solo poche cose
sono note, molte di più sono ancora ignote, e una parte rimarrà
sempre inconoscibile.
Proprio quest'ultima parte è l'obiettivo di tutta la ricerca
religiosa.
Non puoi farne un oggetto di conoscenza, ma puoi sperimentarla, puoi
provarne il gusto come se potessi mangiarla o berla – è
esistenziale.
Lo scienziato rimane separato dall'oggetto del suo studio. È sempre
separato dall'oggetto; per questo la conoscenza è possibile, perché
chi conosce è separato dal conosciuto. Ma la persona religiosa
entra nella sua soggettività, dove ciò che è conosciuto e ciò
che conosce sono tutt'uno.
Quando chi conosce e il conosciuto sono tutt'uno, non c'è
possibilità di conoscenza. Puoi danzarlo, ma non puoi esprimerlo a
parole.
Può apparire nel modo in cui cammini, può mostrarsi nei tuoi
occhi, nel modo in cui guardi, ma non può essere messo in parole.
Le parole sono assolutamente impotenti nel campo della religione. E
invece tutte queste cosiddette religioni sono colme di parole. Io la
chiamo tutta spazzatura!
Questo è l'errore basilare, ma ci sono anche altri errori, che vale
la pena di ricordare. Ad esempio, ogni religione è egoistica. Anche
se insegna ai seguaci a lasciar cadere l'ego, a essere privi di ego,
a essere umili, la religione stessa non è umile, ma anzi è molto
arrogante.
Gesù dice: "Sii umile, sii mite", ma ci hai mai pensato?
Lo stesso Gesù non è umile, non è mite, niente affatto. Quale
maggiore arroganza ed egoismo ci può essere che dichiarare di
essere il figlio unigenito di Dio? Lui si dichiara essere il figlio
unigenito di Dio! Tu non puoi dichiarare di essere un altro figlio
di Dio, nemmeno un cugino, perché Dio non ha fratelli. Non puoi
avere alcuna parentela con Dio: l'unica possibile è gia occupata,
Gesù ne ha sbarrato l'accesso.
È il messia, ed è venuto a redimere il mondo. Ma nessuno sembra
essere stato redento, e sono passati duemila anni. Lui stesso è
morto soffrendo sulla croce, chi potrà redimere? Ma l'idea che:
"Io ti salverò, seguimi"…. Questo è stato uno dei
fattori più importanti nel distruggere l'umanità, perché tutte le
religioni affermano di essere l'unica vera religione, e che tutte le
altre sono false. Hanno continuato a combattersi, a uccidersi a
vicenda, a distruggersi.
L'altro giorno ho visto un dibattito in televisione. Un rabbino, un
prete protestante e un monaco cattolico discutevano di me. E sono
arrivati alla conclusione… il rabbino ha suggerito: "Ora è
arrivato il momento di fare uno sforzo per dialogare con
quest'uomo". Non riuscivo a crederci, un rabbino che parlava al
prete cattolico e suggeriva la necessità di un dialogo. Perché? Al
tempo di Gesù c'erano tanti rabbini, come mai non hanno ritenuto
necessario un dialogo con Gesù? O il dialogo per loro era la
crocifissione?
E questo idiota cattolico si dice d'accordo. Non dice nemmeno:
"Ma come, tu, un rabbino, credi al dialogo? Ma allora cosa
accadde con Gesù? Forse che la crocifissione è stata un
dialogo?". No, non lo chiede neppure. Né il rabbino si
meraviglia delle parole che sta lui stesso pronunciando. Gesù era
un ebreo, sarebbe stato perfettamente nel giusto per un rabbino
avere un dialogo con un ebreo. Se si era smarrito, se aveva perso la
strada, avresti potuto riportarlo sul giusto cammino; o, se magari
aveva ragione, allora potevi prendere tu la sua strada. Ma la
crocifissione come dialogo? Non era nemmeno un monologo!
Con Gesù il dialogo non era possibile perché lui era il messia,
mentre tu chi eri? Un dialogo è possibile solo tra uguali. Lui è
il figlio di Dio e tu chi sei? Il genero? Devi essere qualcuno,
altrimenti che dialogo ci può essere? Era impossibile; Gesù era
così egoista che i rabbini sapevano perfettamente che un dialogo
era impossibile. Una volta o due cercarono di avvicinarlo.
Una volta un rabbino chiese a Gesù: "In base a quale autorità
stai parlando?".
Lui rispose: "In base alla mia stessa autorità, e ricordati
che, prima di Abramo, io sono". Abramo era l'antenato, il più
antico; e Gesù dice: "Prima che fosse Abramo, io sono. Quale
altra autorità vuoi?". Quest'uomo sta dicendo: "Beati
sono i miti", ma lui non è affatto mite, "Beati sono i
poveri, gli umili…", ma qual è il motivo? Perché sono
beati? "…perché erediteranno il regno dei cieli".
Strano ragionamento! Qui perdi, mentre lì guadagni mille volte. Ma
cosa guadagni? Le stesse cose. Qui sei povero, lì sarai ricco. Qui
sei un mendicante, lì sarai un re. Ma qual è la differenza di
qualità? L'unica differenza è tra qui e lì, tra due posti
diversi. E queste persone cercano di essere miti e umili e poveri
per la semplice ragione che vogliono ereditare il regno di Dio.
Quest'uomo sta stimolando e sfruttando la tua avidità. Tutte le
religioni l'hanno fatto.
Anche con me un dialogo è impossibile, ma per ragioni diverse.
Prima di tutto, io non conosco me stesso – su questo non è
possibile discutere – e quella è la cosa più fondamentale da
discutere. Che dialogo ci può essere? O sei stato dentro di te
oppure no.
Se sei stato dentro, allora guardare nei tuoi occhi sarà
sufficiente, quello è il dialogo. Se non sei stato dentro, anche
allora guardare nei tuoi occhi sarà sufficiente. Il dialogo è
finito ancora prima di iniziare.
Con me il dialogo è impossibile perché non sono uno studioso. Non
posso citare i libri sacri, finisco sempre per sbagliare la
citazione. Ma chi se ne importa? Io non rendo omaggio a nessun libro
sacro, non credo che siano sacri. Sono romanzi religiosi, quindi
anche se sbaglio la citazione da un romanzo religioso non è un
problema. In realtà non li ho mai letti con attenzione. Li ho
sfogliati, ho guardato qui e lì, e anche così ho scoperto tanta di
quell'immondizia.
Quindi che dialogo fare con me, su che punti? Occorre almeno un
certo accordo, e non c'è accordo possibile perché io affermo che
non c'è un Dio. Ora che dialogo puoi avere? Dovrai provare
l'esistenza di Dio, solo allora il dialogo potrà iniziare. Oppure
portare Dio sul banco dei testimoni; allora potremo discutere se è
davvero un Dio o solo un ipocrita americano.
Non credo che esista un paradiso o un inferno. Che dialogo è
possibile? In altre religioni puoi avere dialoghi perché ci sono
punti di contatto. Un musulmano, un cristiano, un indù, un ebreo,
possono discutere di Dio. C'è un punto certo, e cioè che Dio c'è.
Ora la questione è solo riguardo alla sua forma, ai suoi attributi
e alle sue qualità, ma c'è accordo sul punto fondamentale. Tutti
sono d'accordo sull'inferno e il paradiso. Può essere che qualcuno
creda in sette inferni, qualcuno in cinque o in tre. È solo una
questione di numeri, non è così importante. Con me che dialogo ci
può essere?
A partire da che cosa? Non c'è nemmeno un punto di accordo, perché
tutte quelle religioni sono false, non sono religioni autentiche,
altrimenti ci sarebbe stata una possibilità.
Con Bodhidharma posso avere un dialogo. Egli afferma: "Non so
chi sono". Questo è un punto di contatto sufficiente. Ora
possiamo prenderci per mano e andare insieme a fare una passeggiata.
Non occorre dire altro, è stato già detto tutto.
Ma con questi rabbini, con questi preti cattolici o protestanti, che
dialogo è possibile? Sono passati duemila anni e i rabbini non si
sono ancora scusati per aver crocifisso Gesù. Crucifiggere non è
un argomento. Se mi tagli la testa, non è un argomento. Questo non
vuol dire che io ho torto e tu hai ragione. Anzi, se mi tagli la
testa, stai provando che non eri in grado di sostenere il tuo punto.
È sempre il debole che si arrabbia. È sempre il debole che vuole
convertirti sul filo della spada. Sono passati duemila anni e
ancora… Mi meraviglia che nemmeno un rabbino si sia scusato. Ma
perché dovrebbero? Pensano di essere stati nel giusto allora e di
esserlo anche ora.
Questo mi porta al secondo punto, e cioè che tutte le religioni
sono state contro il dubbio. Hanno veramente temuto il dubbio.
Solo un intelletto impotente può temere il dubbio, altrimenti il
dubbio è una sfida, un'opportunità di ricerca.
Hanno ucciso il dubbio e hanno forzato nella mente di ognuno l'idea
che, se dubiti, finirai all'inferno e soffrirai per tutta l'eternità.
Non dubitare mai. Credere è la cosa accettata, la fede, una fede
totale; nemmeno una fede parziale sarà sufficiente, solo una fede
totale. Stai chiedendo a degli esseri umani una cosa assolutamente
inumana. Un uomo, come può credere totalmente? E anche se cerca di
farlo, vuol dire che il dubbio è presente, altrimenti contro che
cosa starebbe combattendo quando cerca di credere in modo totale?
C'è il dubbio, e il dubbio non viene eliminato dal credere.
Il dubbio è eliminato dal fare esperienza.
Dicono: Credi!
Io dico: Esplora!
Dicono: Non dubitare!
Io dico: Dubita più che puoi, finché arrivi al punto di sapere e
sentire e sperimentare.
Allora non occorre reprimere il dubbio, svanirà da solo. Allora non
occorre credere. Non credi al sole, non credi alla luna, allora
perché credi in Dio? Non hai bisogno di credere nei fatti comuni,
perché sono lì, chiari. Ma non sono la verità suprema.
Una rosa è lì alla mattina e alla sera è già scomparsa. Puoi
'crederci', ma non è necessario; lo sai, non sorge nemmeno la
questione del dubbio. Questo 'credere' nella rosa è un credere
semplice, che non è opposto al dubbio. Per non creare confusione
tra un credere semplice e uno complicato, posso dare al primo un
nome diverso: fiducia.
Tu hai fiducia nella rosa: essa fiorisce, diffonde la sua fragranza
e poi scompare. A sera non la troverai più; i petali saranno caduti
e saranno stati portati via dal vento. Ma non è una verità eterna;
sai che è un fatto. E sai che ci saranno altre rose, altre
fragranze. Non devi credere, lo sai per esperienza, perché anche
ieri c'erano delle rose che ora sono scomparse. Oggi sono apparse
nuovamente, e domani la natura farà il suo corso.
Perché credere in Dio? Ieri non avevi alcuna esperienza di Dio, e
non l'hai neppure oggi, e che certezza c'è riguardo al domani? Da
dove prendi la certezza sul domani? Ieri era vuoto, oggi è vuoto, e
domani è solo una vuota speranza, uno sperare contro ogni
aspettativa. Ma questo è ciò che hanno insegnato le religioni:
distruggi il dubbio.
Nel momento in cui elimini il dubbio, hai eliminato una cosa che ha
immenso valore per l'uomo, perché è proprio il dubbio che spinge
l'uomo a ricercare e a trovare. Hai tagliato le radici della
ricerca: adesso non ci sarà alcuna ricerca.
Ecco perché trovi solo raramente una persona che ha la sensazione
dell'eterno, che ha scoperto il polso dell'eterno, che ha respirato
l'eterno; succede molto raramente. E chi ne è responsabile? Tutti i
tuoi rabbini e i tuoi papi e gli shankaracharya e gli imam: sono
loro i responsabili, perché hanno tagliato le radici stesse della
ricerca.
In Giappone coltivano uno strano albero. Questi alberi, che contano
tre o quattrocento anni, sono alti solo una diecina di centimetri. E
hanno quattrocento anni! Se osservi uno di questi alberi è così
antico, ma è alto solo dieci centimetri. E loro la considerano
un'arte! Ciò che fanno è continuare a tagliare le radici. Il vaso
in cui vive l'albero è privo del fondo, e così ogni tanto possono
alzarlo e tagliare le radici. Quando tagli le radici, l'albero non
può crescere; invecchia ma senza crescere. Diventa sempre più
vecchio, ma in effetti lo hai rovinato.
Ciò che queste persone fanno in Giappone è un fatto significativo:
è la stessa cosa che le religioni hanno fatto con l'uomo. Hanno
tagliato le tue radici in modo che tu non possa crescere, ma solo
invecchiare.
E la prima radice che tagliano è quella del dubbio; allora la
ricerca si arresta.
La seconda radice che tagliano ti porta a contrastare la tua stessa
natura, a condannare la tua natura. E naturalmente, quando condanni
la tua natura, come puoi aiutarla a fluire, a crescere e a seguire
il suo corso come un fiume? Non ti permettono di essere simile a un
fiume e muoverti a zig zag.
Le religioni ti hanno trasformato in un treno, che corre sulle sue
rotaie da una stazione all'altra, che di base non fa che spostarsi
da un posto all'altro, senza andare da nessuna parte, ma sempre
seguendo i binari. E chiamano questi binari disciplina, controllo,
autocontrollo.
Le religioni hanno fatto danni incalcolabili – la loro misura di
peccati è colma fino a traboccare. Devono solo essere gettate
nell'oceano, a dieci chilometri di profondità, in modo che nessuno
possa ritrovarle e dare inizio nuovamente allo stesso stupido modo
di fare.
Quelle poche persone intelligenti che ci sono al mondo dovrebbero
liberarsi di tutto ciò che le religioni hanno fatto loro, e senza
che se ne rendessero nemmeno conto. Dovrebbero ripulirsi
completamente dalla religione ebraica, indù, cristiana, giainista e
buddista. Dovrebbero ripulirsi completamente – essere umani è
sufficiente.
Accetta te stesso.
Rispetta te stesso e permetti alla tua natura di seguire il suo
corso. Non forzare, non reprimere.
Dubita, perché il dubbio non è un peccato, ma un segno di
intelligenza. Dubita e continua la ricerca finché non trovi.
Una cosa posso dire con certezza: chi cerca, trova. È certo, non è
mai accaduto altrimenti.
Nessuno è mai tornato a mani vuote da una ricerca autentica.
Osho, From Ignorance to Innocence, Cap. 11
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