Cos'è
l'iniziazione, secondo te?
La
ricerca del vero è antica quanto l’uomo. Esistono molti tipi di
ricercatori.
La prima categoria la definisco "quella dei curiosi", sono
i più superficiali, non sono disposti a fare alcun sacrificio,
nessuno sforzo, nulla di nulla. La loro curiosità è simile a
quella di un bambino, che continua a fare domande su tutto, ma non
si preoccupa neppure di ascoltare le tue risposte, mentre gli stai
rispondendo, ti chiede qualcos’altro. Se non gli rispondi, non
insiste nella sua domanda. Non ha alcun coinvolgimento nella sua
domanda; è solo una piccola irritazione in superficie, a livello
intellettuale, è una sorta di prurito mentale.
Ma i curiosi sono molti, la maggioranza. Non sono disposti a pagare
nulla per il loro interrogare. Vogliono avere risposte
preconfezionate. Non sono neppure disposti a ringraziarti per le
risposte, sembra quasi che tu glielo debba, perché essi stessi ti
hanno reso importante.
Il curioso vive tutta la sua vita come un pezzo di legno alla
deriva, non fa che andare in qualsiasi direzione senza avere la
minima idea di dove sta andando, senza alcun senso di orientamento.
Non valuta mai il motivo di questo andare: vive una vita
accidentale.
Qualcuno sta andando da qualche parte, e i curiosi iniziano a
seguirlo, a imitarlo. Qualcuno fa domande sulla verità, e anche
loro possono mettersi a chiedere. Queste persone sono più simili a
scimmie che a esseri umani. La mente curiosa scimmiotteggia, è il
tipo di mente più basso che ci sia.
La seconda categoria, un pò più elevata della prima, è
"quella degli studenti", persone coinvolte
intellettualmente. Quando uno studente chiede qualcosa, non lo fa
per semplice curiosità, ha un sincero interesse. Vuole sapere, è
veramente alla ricerca di una risposta. Ma ancora, non è qualcosa
di molto profondo... è intellettuale, anche se più profondo della
curiosità. La curiosità non è neppure qualcosa di intellettuale.
Perfino gli idioti possono essere curiosi. Di fatto, solo gli idioti
lo sono: un uomo intelligente non sprecherà il suo tempo e la sua
energia in curiosità inutili.
Un mistico Sufi, Bayazid, visse per dodici anni vicino al suo
Maestro che viveva in una casupola, costruita dietro una grandissima
sala che veniva usata per le riunioni... egli andava continuamente
dal Maestro e si limitava a sedersi al suo fianco. Nel sufismo
esiste una particolare metodologia: per anni il Maestro non chiederà
neppure "Chi sei? Che scopo hai? Perché sei venuto?" In
questo modo vengono discriminati i curiosi, senza alcuno spreco di
tempo.
In questo modo, infatti, il curioso non rimarrà più di uno o due
anni... dodici anni sono un periodo di tempo troppo lungo. Dopo
dodici anni il Maestro chiese a Bayazid la prima cosa: "Figlio
mio, vai nella sala. Di certo avrai notato che sulla destra c’è
uno scaffale con alcuni libri. Portami...", e gli diede un
titolo.
Bayazid disse: "Non avevo idea che quello scaffale esistesse,
perché non ho mai guardato né a destra né a sinistra, mi sono
sempre limitato a guardare te. Venivo da te, non avevo alcun
interesse a guardare altro. Perché avrei dovuto sprecare le mie
energie in qualche modo? Il mio scopo era guardarti semplicemente,
più che potevo, essere il più possibile qui con te, bere
semplicemente la tua presenza silenziosa".
Il Maestro fu felice della risposta, e disse: "Sei accettato.
Se mi avevi portato quel libro, ti avrei respinto". Un rapporto
severo... sembrerebbe persino qualcosa di troppo duro, di disumano.
Nel mondo della religione la curiosità non ha alcuna ragione di
esistere. Il curioso dovrebbe andarsene al circo, a vedere i
carnevali, i film, la televisione e le mille e una cosa che accadono
nel mondo: partite di calcio, di palla a volo, di hockey, di boxe,
corride... l’intero mondo è disponibile al curioso. Non dovrebbe
preoccuparsi della verità, dovrebbe lasciarla tranquilla: non sono
affari suoi.
Lo studente ha un coinvolgimento intellettuale. L’intelletto non
è molto profondo, tuttavia, se confrontato con la curiosità, è
veramente profondo. Le persone che vissero vicino a Socrate erano
intellettuali, studenti. Facevano domande. E Socrate dava loro delle
risposte... ed essi ponevano altre domande su quelle risposte, nel
tentativo di scendere sempre più in profondità nella domanda e
nella risposta. Ma il tutto non andava oltre una semplice ginnastica
dell’intelletto. Socrate è stato uno di quei Maestri sfortunati
che hanno sprecato la loro vita con degli studenti. Non era un uomo
destinato a essere un semplice professore, un insegnante; era un
uomo nato per essere un Maestro. Ma Atene non era il posto giusto
per lui; avrebbe dovuto nascere in India, dove sarebbe diventato un
altro Gautama il Buddha. In Atene, lo studente era la categoria
estrema, non esisteva nulla di più profondo.
Giganti intellettuali andarono da Socrate: Platone, Aristotele... ma
essi erano semplici intellettuali. E un cieco può filosofeggiare
sulla luce, non è difficile. Da un punto di vista intellettuale
egli può sapere di tutto sulla luce. Ma conoscere la luce, e sapere
di tutto sulla luce, sono due cose completamente diverse.
La seconda categoria sta dominando il mondo intero, domina la prima
categoria: gli idioti sono dominati dalle persone colte. Queste
persone colte diventano uomini politici, professori, dottori,
ingegneri, scienziati, e dominano gli idioti... Per ciò che mi
riguarda, dovete comprendere la terza categoria: quella dei
discepoli.
Un discepolo è colui che è interessato da un punto di vista
esistenziale. Non vuole solo sapere qualcosa sull’amore, vuole
assaporarne il gusto, vuole sperimentarlo. È totalmente concentrato
sull’esperienza, non si accontenterà di teorie sull’amore,
teorie sulla bellezza, teorie sul vero. Vuole qualcosa di tangibile
-- non teorie, non parole vuote vuole qualcosa di solido. E solo
l’esperienza può essere solida.
Il discepolo è una categoria molto rara. Infatti, se puoi diventare
rispettabile con il semplice essere colto, istruito, perché mai
dovresti preoccuparti di una conoscenza esistenziale? È rischioso,
pericoloso.
Puoi diventare colto, stando comodamente seduto in una biblioteca,
ma per sapere dovrai cambiare te stesso drasticamente, in quanto
potrebbero esserci delle cose in te che ti impediscono di conoscere,
potrebbero esistere barriere in te che devono essere spezzate,
potrebbero esistere mura intorno al tuo essere che devono essere
smantellate. E, cosa più difficile, potrebbero esistere in te cose
che consideri di valore, ma che di fatto sono ostacoli da rimuovere
prima che tu possa diventare un ricercatore. Ad esempio, se vuoi
sperimentare l’amore, dovrai dimenticare tutto ciò che hai
imparato dai poeti, dai cosiddetti professori, dagli scrittori. Ti
potrà stupire... ma a mio avviso le persone che hanno scritto
sull’amore sono persone che non hanno mai amato. Scrivere
sull’amore è il modo con cui essi trovano un surrogato. Scrivono
splendide poesie, ma avete mai sentito parlare di un poeta che si
fosse veramente innamorato, che abbia sperimentato l’amore?
L’idea di amore è frutto di persone che non ne hanno mai fatta
esperienza. La stessa cosa è vera per tutte le idee; ad esempio, la
verità. Le persone che non sanno nulla della verità, continuano a
parlarne. È un’esperienza, non è un oggetto che sta da qualche
parte e che un giorno verrà trovato, non lo si potrà afferrare e
mettere al sicuro in banca!
La verità non è una cosa, è un’esperienza. Non ne puoi
parlare... puoi "parlarla"! Essa può essere presente nei
tuoi gesti, nei tuoi occhi, nella tua presenza. Ma non puoi farne un
argomento di conversazione: quando conosci la verità, sai che essa
è il tuo stesso essere. È te! Non è altrove. Non ne puoi dare
alcuna descrizione, non la puoi dipingere. Nessuna parola la può
descrivere. Ogni linguaggio falsifica la verità, ogni espressione
la distrugge.
Che fare, dunque? Cosa deve fare il discepolo? Poiché egli vuole
conoscere la verità su basi esperienziali, ecco che interviene
l’iniziazione. L’iniziazione non serve al curioso: egli non può
fermarsi a lungo.
Per anni ho viaggiato in India, e mi ha sempre lasciato perplesso
vedere che... stavo per prendere il treno e qualcuno arrivava
trafelato e mi diceva: "Aspetta un minuto! Dimmi, Dio
esiste?"
Replicavo: "Devi essere pazzo! Il mio treno sta partendo! Cosa
vuoi? Voi che esista, oppure no? Io devo prendere il treno, non
posso mettermi a discutere sull’esistenza di Dio".
E l’altro replicava: "Dammi un minuto... il treno non partirà
prima di tre minuti... è una sola domanda, ti cerco da tempo, oggi
ti ho finalmente trovato, e hai fretta, ma non vedi che io voglio
sapere qualcosa sull’esistenza di Dio?" Dicevo: "Vieni a
trovarmi dove abito, stai con me...".
L’altro ribatteva: "Mi è difficile, sono centinaia di
chilometri... devo prendere le ferie, per farlo!" E io:
"Allora, come prima cosa, prenditi cura del tuo lavoro, della
tua famiglia. E quando avrai chiuso con tutti i tuoi impegni, se
ancora sarò vivo, parleremo di Dio. Non è vero che ti interessa
Dio, tu vuoi semplicemente fermare un uomo che sta prendendo il
treno... non vedi quanto sia stupido? Ti sembra il momento di
chiedere qualcosa su Dio?" Esistono molte persone la cui
curiosità assomiglia a questa. Per loro l’iniziazione non serve,
non si pone neppure il problema. Né occorre una iniziazione per lo
studente, perché intellettualmente egli può conseguire un sapere,
andando semplicemente all’università, nelle biblioteche. Ma nelle
vostre università comuni non c’è posto per l’esperienza
esistenziale, perché esse non vanno oltre lo studente.
L’iniziazione avviene solo quando qualcuno è pronto a compiere un
grande balzo quantico dall’intelletto all’esistenza, dalle
parole all’esperienza.
Mi chiedi: "Cos’è l’iniziazione, secondo te?"
Come prima cosa occorre che una persona sia pronta a essere un
discepolo. Quindi, lasciate che vi spieghi: un discepolo è qualcuno
pronto a cambiare se stesso per conoscere la verità. Poiché, così
come siete, non la potete conoscere, altrimenti l’avreste
conosciuta. Così come siete, qualcosa di fondo è sbagliato, è
ribaltato, non si trova al posto giusto.
Il discepolo è pronto, è disposto ad affidarsi al Maestro:
"Fai di me tutto ciò che vuoi. Se mi vuoi tagliare la testa,
tagliamela... ma io sono venuto per conoscere la verità".
Un discepolo è pronto a pagare il prezzo, qualsiasi esso sia, perché
la verità non si paga mai abbastanza: se anche dovessi pagare con
tutta la tua vita, anche in quel caso sarebbe a buon mercato. Cos’è
la tua vita? Che valore ha?
È solo una bolla di sapone che ben presto scoppierà!
Viceversa, la verità ti trasformerà da mortale in immortale; dal
tempo verrai trasportato nell’eternità; verrai sospinto fuori
dallo stato di tensione, di angoscia, d’inferno, in uno stato di
beatitudine. Il discepolo dev’essere pronto a cambiare... Per
tutta la vita Krishnamurti ha tentato di lavorare con la gente,
senza l’iniziazione, e questo è stato il suo fallimento.
Certamente, è riuscito ad attrarre gli studenti, ma solo loro: non
è riuscito ad andare più in profondità.
Egli aveva qualcosa da dare a coloro che erano in grado di andare più
in profondità di quanto non possano fare gli studenti, ma lui
stesso ha impedito ai discepoli di arrivare a lui. Coloro che sono
arrivati, sono stati criticati da lui: li ha costretti a restare
studenti, a stare solo su un piano intellettuale.
Per sessant’anni ci sono state persone che, da tutto il mondo, lo
hanno ascoltato, anno dopo anno; hanno letto tutti i suoi libri, e
si sono riempite delle sue idee, senza per questo cambiare
minimamente. Sono rimaste le stesse persone di un tempo. Ed ora lui
si sente frustrato, ma l’errore è tutto suo. Sembra credere che
la gente non sia abbastanza intelligente, ma non è vero. La gente
è intelligente, ma egli ha escluso le persone veramente
intelligenti, mentre ha elevato e elogiato moltissimo gli
intellettuali, che non sono affatto persone veramente intelligenti.
La persona intelligente dirà: "Sono pronto a cambiare, ma
voglio conoscere... non da un punto di vista verbale. Voglio fare
esperienza. E sono disposto a fare qualsiasi cosa, senza
condizioni". Quell’impegno senza condizioni da parte del
discepolo è una necessità, è un obbligo per l’iniziazione.
La parola iniziazione è molto profonda. Indica qualcosa che non può
essere detto, non può essere posto in parole; qualcosa che è
impossibile trasmettere attraverso la mente, ma che tuttavia si può
assimilare in un certo modo, e cioè con l’iniziazione:
l’iniziazione indica che il discepolo è disponibile, è aperto al
Maestro, alla sua presenza, al suo essere, al suo silenzio. E io vi
dico: non preoccupatevi troppo di ciò che dico, interessatevi
piuttosto a ciò che sono. Ciò che dico è solo la circonferenza,
ciò che sono è il centro.
Quando un discepolo è pronto a unirsi al centro del Maestro, accade
l’iniziazione. È un entrare nella casa del Maestro. Le porte sono
aperte e il discepolo può entrare, perché egli ha aperto il suo
cuore affinché il Maestro possa entrarci. Da entrambi i lati, si
tratta di un’aprirsi, di una disponibilità, di un essere
vulnerabili.
E quando entrambi i lati sono aperti... e il lato del Maestro è
sempre aperto, perfino a coloro che non lo sono; il problema è solo
dalla parte del discepolo, poiché egli continua a difendersi, ha
paura. E il isultato dell’intero insegnamento sociale: "Stai
in guardia, sulla difensiva, altrimenti qualcuno ti sfrutterà. Stai
all’erta, non essere un credulone. Stai sul chi va là... così se
qualcuno ti vuole intrappolare, potrai scappare".
Se questa mentalità è presente, non potrai mai andare oltre lo
stadio dello studente. Per essere un discepolo, devi essere pronto,
sapendolo, tenendo gli occhi aperti, ad entrare nell’ignoto,
lasciando cadere ogni paura, perché il Maestro è la cosa più
sconosciuta e più inconoscibile che esista.
Egli non è il suo corpo, non è la sua mente: egli è una certa
vibrazione, una certa presenza, non è una persona. E per
partecipare della sua presenza dovrai lasciar cadere tutte le tue
misure difensive: quella è l’iniziazione.
Essa può assumere qualsiasi forma, questo non è essenziale: serve
solo a renderla visibile. Ti può essere data una tunica rossa, una
collana, non si tratta di cose essenziali, servono solo a rendere la
tua iniziazione visibile agli altri, perché se è visibile a loro,
essi la ricorderanno a te. Ritto di fronte a uno specchio, ti verrà
ricordato... ti verrà ricordato in continuazione che sei un
discepolo e come tale ti tedi comportare.
È solo un involucro esterno, la vera iniziazione è qualcosa di
interiore: qualcosa che scatta nel tuo cuore, e verrà un momento in
cui il cuore del Maestro e il battito del tuo cuore avranno lo
stesso ritmo.
Verrà un momento in cui il tuo respiro e il respiro del Maestro
saranno una cosa sola... la dualità sarà dissolta e si percepirà
l’unità. La sensazione di unità con il Maestro è iniziazione.
Essere un discepolo è una condizione necessaria per
l’iniziazione. E man mano che la tua iniziazione maturerà, man
mano che diventerà facile, naturale, spontanea, verrà alla luce la
quarta categoria... il devoto.
Tra il discepolo e il devoto si stende il ponte dell’iniziazione.
Il discepolo è sull’altra sponda, il Maestro è su questa
sponda... ma il discepolo è pronto ad attraversare il fiume, a
rischiare la sua vita. Per lui non esiste nulla di più importante
che essere col Maestro. Non fa differenza che si tratti di un fiume
d’acqua o di fuoco: egli lo attraverserà! Quella stessa decisione
lo trasforma da studente a discepolo. Quella stessa decisione,
immediatamente... il Maestro può essere sull’altra sponda, ma il
discepolo inizia a pulsare con lui, in sincronicità, inizia a
sentire come se fosse parte di lui, non un’entità separata. Pian
piano, si crea un ponte. Tu diventi sempre più inerme, sempre più
privo di difese... senza alcuno sforzo, diventa una cosa
semplicemente naturale. E il giorno in cui diventerà una cosa
naturale, avrai attraversato il ponte: il discepolo scompare e
appare il devoto. Nella ricerca quella è la forma più elevata di
ricercatore.
Un devoto è colui che non ha nulla da chiedere, nulla da cercare:
egli ha trovato il Maestro, e quello gli basta. Egli si è sentito
nelle mani del Maestro, ed ora è a proprio agio.
È simile a un bambino che cammina mano nella mano col padre. Il
padre può aver paura -- la giungla è molto folta, e sta scendendo
la notte ma il bambino non ha affatto paura. Si diverte, parla in
continuazione di tutto, e il padre vorrebbe che stesse zitto:
"Chetati! Cammina velocemente... sta arrivando la notte...
".
E il bambino: "Ma guarda gli alberi, guarda la tigre...",
egli non ha affatto paura perché sa che la sua mano è nella mano
del padre.
Viene un momento in cui il discepolo inizia a sentire la stessa cosa
col Maestro. Allora è un devoto. Allora si tratta di una storia
d’amore. Ora non si tratta più di cercare, inquisire, indagare,
trovare, non trovare; non si tratta di andare da qualche parte. Ora,
ovunque il Maestro è, lì è la casa, lì è il paradiso.
Hai perso totalmente te stesso nell’essere del tuo Maestro. E il
fenomeno strano è che, nel momento in cui sei totalmente perso
nell’essere del Maestro, per la prima volta hai trovato te stesso,
hai scoperto chi sei.
Osho,
Tratto da: "All'Origine", pag. 71 |