Notte
del 22 su 23 settembre
Il
tramonto dell'anno
Ad
Adarcel il sole, nel suo cammino apparente nel cielo, incrocia
nuovamente l'equatore celeste e ancora una volta nel corso dell'anno
giorno e notte si equivalgono nella loro durata, ma stavolta il
percorso segue una direzione opposta a quella dell'equinozio
primaverile, passando dall'emisfero settentrionale dello zodiaco a
quello meridionale. Il sole scende letteralmente agli
"inferi" e le tenebre cominciano a prevalere sulla luce.
In molti circoli druidici contemporanei l'Equinozio autunnale viene
chiamato Alban Elued, "Luce dell' Acqua" in gaelico:
infatti l'acqua raffigura l'oceano cosmico in cui si immerge il sole
nella parte calante dell'anno, la misteriosa profondità marina che
diviene sempre più scura man mano che i giorni si accorciano. Gli
antichi concepivano la terra come galleggiante nell'acqua (o meglio
indicavano col nome di terra la regione dello spazio sovrastante la
fascia dell'equatore celeste e acqua quella sottostante) e il
Solstizio estivo era connesso con le spiagge, il luogo di mutamento
ed equilibrio tra l'anno crescente e quello calante al punto più
alto del sole. L'acqua è la sfera dell'Equinozio autunnale, l'anno
discendente nell'oceano. E' un momento di passaggio, critico come
tutti i momenti sacri dell'anno di cui abbiamo parlato, quando la
barriera tra il mondo visibile e quello invisibile si fa più
sottile. Gli antichi lo consideravano un periodo propizio ai riti
misterici. Si celebravano ad esempio quelli di Mithra, signore e
animatore del cosmo e allo stesso tempo mediatore fra le divinità e
gli esseri umani, così come l'asse degli equinozi è intermediario
tra le due fasi dell'anno. Mithra veniva spesso raffigurato in mezzo
a due portatori di fiaccola, uno (Cautes) con la torcia sollevata in
alto a simboleggiare l'equinozio di primavera e l'altro (Cautopates)
con la torcia abbassata a indicare l'Equinozio di Autunno. Più
tardi le funzioni di Mithra vennero assunte dall'arcangelo Michele,
la cui festa, insieme a quella degli altri due arcangeli Gabriele e
Raffaele ricorre il 29 settembre. Il periodo equinoziale di autunno
è chiamato appunto Michaelmas nei paesi anglosassoni. Michele è
arcangelo di fuoco e di luce, alter ego e gemello di Lucifero: ora
è il momento di congedarci dalla luce. Ma il mese di settembre era
anche il periodo in cui si svolgevano i Grandi Misteri di Eleusi. I
rituali eleusini, basati sul simbolismo del grano, celebravano il
mito di Demetra e sua figlia Persefone: il loro momento culminante
era la presentazione agli iniziati di una spiga di grano
accompagnata dalle parole "nel silenzio è ottenuto il seme di
saggezza". Nel mito classico Persefone venne catturata da Ade,
Dio degli Inferi. Sua madre Demetra, Dea del Grano, la cercò
ovunque lamentando la perdita della figlia e rifiutando di fare
fiorire e fruttificare la terra. Il suolo divenne spoglio e
desolato, e l'umanità invocò il soccorso degli dei. Alla fine,
stanca, Demetra sedette per nove giorni e nove notti e gli dei le
fecero sbocciare papaveri tutt'intorno. Respirando il loro profumo
soporifero Demetra si addormentò e nel frattempo gli dei riuscirono
ad ottenere da Ade il ritorno di Persefone. Ma siccome la giovane
Dea aveva mangiato tre semi di melograno, cibo dell'Altro mondo
offertole da Ade, fu destinata a trascorrere tre mesi ogni anno nel
mondo infero, mesi durante i quali l'inverno cadeva sulla Terra.
Persefone era discesa agli inferi come il sole discende negli inferi
celesti, e come il sole ne sarebbe ritornata con la promessa della
rigenerazione della Natura. Se Lammas è l'inizio del raccolto,
rappresentandone l'aspetto sacrificale, il tema stagionale di
Adarcel è la fine del raccolto, il suo completamento. Ma è anche
il momento del secondo raccolto dopo quello dei cereali: quello
della frutta e dell'uva. Dioniso, nato secondo certi miti proprio
dalle nozze di Persefone e Ade-Plutone, è il dio della vite e
dell'ebbrezza. Il processo che conduce alla fabbricazione del vino
era per gli antichi così misterioso e il prodotto finale così
sacro (come ogni altra sostanza capace di indurre modificazioni
nello stato di coscienza) che ogni fase della raccolta dell'uva
veniva accompagnata da rituali. Il vino pressato veniva poi messo in
botti dove il succo alcolico passava attraverso una seconda
fermentazione fino a diventare vino. Questo processo era per gli
antichi affine alla trasformazione spirituale che ha luogo durante
le iniziazioni. Sembra quasi che la fermentazione nel buio delle
cantine sia immagine speculare alla trasformazione che avveniva
negli iniziati durante i riti misterici nel buio dei santuari
sotterranei. Non per nulla l'alcool è stato chiamato
"spirito"... Se il vino dominava i culti misterici
mediterranei, nelle Isole Britanniche si celebrava John Barleycorn,
lo "spirito" del grano che rinasce nel whisky,
l"'acqua di vita" dei Celti. I Celti chiamavano Adarcel
anche col nome di Mabon, il giovane dio della vegetazione e dei
raccolti. Mabon, indicato col nome di Maponus nelle iscrizioni
romano-britanne, è il figlio di Modron, la Dea Madre: rapito tre
notti dopo la sua nascita, venne imprigionato per lunghi anni fino
al giorno in cui venne liberato dal Re Artù e dai suoi compagni. Il
suo rapimento è l'equivalente celtico di quello di Persefone: un
simbolo evidente dei frutti della terra che sono immagazzinati in
luoghi sicuri e poi "sacrificati" per dare la vita agli
uomini. In questo periodo, un po' ovunque si tengono feste del
raccolto, con abbondanza di cibo e di bevande. C'è grande sollievo,
ora che le messi e i frutti sono stati raccolti e immagazzinati. Un
tempo, il raccolto costituiva la riserva di provviste da conservare
per il sostentamento durante l'inverno. Le divinità della terra
venivano ringraziate per i loro doni, auspicando un futuro ritorno
dell'abbondanza negli anni successivi. Queste celebrazioni avevano
un atmosfera di dolce malinconia. Il Dio del Grano era morto, così
come moriva il Dio del Sole. Egli viaggiava ora nell'Altro Mondo,
discendendo agli inferi per addormentarsi nel grembo della Dea
Madre, da dove sarebbe rinato al Solstizio d'Inverno. Più che una
morte dunque, si trattava di un lungo sonno. Il poeta e scrittore
Robert Graves, parlando degli aspetti della Grande Dea ci dice che
se all'Equinozio di Primavera lei si presentava sotto l'aspetto
dell'iniziazione, all'Equinozio di Autunno era nel suo aspetto di
riposo, il riposo che attendeva gli iniziati dopo le fatiche della
vita. La malinconia era dunque dolce perché c'era la consapevolezza
di una rinascita a una diversa condizione di vita. I due temi
stagionali del sole e del raccolto condividevano con l'umanità un
universale ciclo di nascite, morti e rigenerazioni. Nelle feste del
raccolto aveva un posto d'onore un oggetto simbolico che abbiamo
incontrato più volte nelle feste sacre: la Bambola del Grano,
formata dalle ultime spighe raccolte e legate con un filo
solitamente rosso. La bambola, se non veniva sepolta nei campi a
scopi propiziatori, era conservata fino alla fine del raccolto
dell'anno successivo. Essa veniva chiamata a volte "Ragazza
dell'edera", perché l'edera, che rimane verde durante
l'inverno, è il simbolo della vita che continua: crescendo a
spirale appare come un simbolo di rinascita (la vita che ritorna
ciclo dopo ciclo) e come pegno di rinascita del Dio, sia come nuovo
sole al Solstizio, sia come nuovo raccolto in primavera. La pianta
sacra di Adarcel è la mora selvatica. In molti luoghi si dice che
le more non dovrebbero essere più mangiate dopo la fine di
settembre, perché "il diavolo le guasta". Ciò è legato
ad antiche usanze secondo le quali i prodotti della terra non
raccolti nel loro momento stagionale appartengono agli spiriti di
Natura: in realtà si trattava delle offerte lasciate alle divinità.
La mora selvatica è un sostituto della vite nel simbolismo agrario
dei paesi nordici. Robert Graves aveva ipotizzato l'esistenza di un
antico calendario arboreo nel quale Adarcel viene prima della fine
del "mese della Vite" e dell'inizio del "mese
dell'Edera", due piante che crescono a doppia spirale, simbolo
di rinascita come abbiamo già visto. Sempre secondo Graves il cigno
è l'uccello dell'Equinozio in quanto simbolo dell'immortalità
dell'anima e guida dei morti nell'aldilà (Apollo, dio solare greco,
vola su un carro trainato da cigni fino alla sua nordica dimora
invernale, tra gli Iperborei).
Celebrare
Secunda
Gli
equinozi, tempi di attività sospesa, sono periodi in cui le persone
cambiano i loro ritmi vitali, adattandoli ad una fase stagionale
diversa. Per questo motivo sono epoche di turbolenza fisica e
psichica. Anche meteorologicamente sono momenti in cui le masse di
aria calda si raffreddano provocando le cosiddette tempeste
equinoziali, che i navigatori conoscono fin troppo bene. E'
necessario conoscere il significato e l'importanza di queste fasi
naturali così che la loro turbolenza ci dia energia invece di
svuotarci. Tuttavia, se durante l'Equinozio di Primavera si andava
verso una stagione di crescita e di azione, stavolta ci si muove
verso una stagione di declino. Fisicamente quindi, sarà opportuno
concederci pause di riposo, dopo lo stress della calura estiva e di
vacanze spesso frenetiche, prima di affrontare i rigori
dell'inverno. Se si ha la possibilità, ci si può concedere una
breve vacanza settembrina a scopo esclusivamente riposante. Sono
molto indicati in questo periodo anche esercizi di rilassamento e di
respirazione. Ci possiamo concedere attività fisiche non
particolarmente impegnative: questo è il periodo ideale per
passeggiate ed escursioni in campagna e in collina, anche per
salutare la Natura che si prepara al suo riposo invernale.
L'immagazzinamento e la trasformazione dei prodotti della terra
segna il completamento di un ciclo vitale che si riferisce non solo
ad un evento vegetale e naturalistico esteriore ma, come abbiamo più
volte ribadito, anche alla nostra esistenza umana. Se il tema
cosmico del declino della luce ci spinge alla riflessione,
all'introversione, all'entrare in noi stessi dopo la frenesia
primaverile ed estiva, il tema vegetale e agrario ci suggerisce un
atteggiamento di ringraziamento per i frutti della terra e per le
esperienze dell'anno trascorso, le lezioni imparate che sono il
raccolto delle nostre esistenze. Infatti, psicologicamente è tempo
di riflessione e di contemplazione, di ringraziamento per i frutti
della terra e per le esperienze che abbiamo avuto durante l'anno.
Uno dei temi su cui possiamo meditare, ispirandoci
all'immagazzinamento dei frutti della terra, riguarda tutto quello
che è avvenuto nella nostra vita. Prendiamoci un po' di tempo per
riflettere su quello che ci è accaduto e su quello che abbiamo
raccolto o Imparato durante l'anno. Approfittiamo quindi di questo
periodo per fare "il punto della situazione": possiamo a
questo scopo trascrivere in un diario tutto quello che siamo
riusciti a realizzare, come pure le cose che non siamo riusciti a
fare secondo i nostri progetti e i motivi che ci hanno impedito la
loro realizzazione. Come ogni festa dell'anno anche Adarcel va vista
come una piccola iniziazione ad un nuovo livello di consapevolezza.
Ora la parte alta dell'anno è terminata ed è tempo di volgersi
all'interiorità. Noi entriamo nella parte declinante della Ruota
dell'Anno: è tempo di viaggiare nell'oltremondo e di esplorare il
se, incontrando quegli aspetti di noi che ostacolano la nostra vita
interiore. Entriamo nel tempo del buio, ma privati della luce
esteriore, possiamo incontrare l'illuminazione interiore. Così,
riflettiamo sui misteri della trasformazione attraverso la morte e
prepariamoci per l'arrivo dell'inverno e alla nostra trasformazione
interiore. Ricordiamoci soprattutto che come la morte del Dio della
Vegetazione significa trasformazione, rigenerazione e rinascita, così
anche noi rivedremo la luce rigenerati e rinnovati. Quindi possiamo
dedicare il periodo di Adarcel alla meditazione, alla
visualizzazione guidata, alla riflessione sui nostri sogni. E' un
buon momento per dedicarci a tutte quelle attività che ci pongono a
contatto con il nostro inconscio. Se ce la sentiamo e soprattutto se
abbiamo l'occasione di incontrare validi maestri, possiamo praticare
tecniche sciamaniche, come quelle dei Nativi Americani,
particolarmente adatte ai viaggi nei mondi spirituali. E' una buona
cosa ringraziare la Grande Madre Terra con un piccolo festino:
invitiamo i nostri amici, offriamo loro i frutti di stagione e
ammiriamo il fresco tramonto di settembre ricordando i giorni
trascorsi insieme nell'anno! Possiamo decorare la tavola con foglie,
noci e frutti di stagione. Se desideriamo fare qualcosa di più
complesso per celebrare questo periodo dell'anno possiamo celebrare
un piccolo rito di ringraziamento, all'aperto o al chiuso, come
desideriamo. Sarebbe preferibile il tardo pomeriggio, osservando il
sole che tramonta. Si può accendere una candela blu: è il colore
dell'oceano cosmico in cui tramonta il sole, il colore sacro
dell'Occidente. Diciamo: "Ti salutiamo Dio Sole e aspettiamo la
tua rinascita". Su un tavolo o su un altro ripiano possiamo
aver disposto frutti di stagione e una coppa di vino. Dopo averli
presentati al sole che tramonta diciamo: "Ti ringraziamo Madre
Terra per i doni che ci hai dato". Mettiamo quindi sui temi di
questa stagione e sulle buone cose che abbiamo ottenuto nelle nostre
vie durante l'anno trascorso. Poi consumiamo i frutti e beviamo il
vino, ricordandoci, come abbiamo imparato a fare, di lasciarne una
parte per la terra e le sue creature.
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